domenica 31 luglio 2016

LETTERATURA: STUDIO DELL'ALEPH DI BORGES

Scrittore argentino, Jorge Luis Borges fu scrittore e poeta dalla grandissima cultura letteraria e filosofica che, con il suo stile preciso, rigoroso ed evocativo, tentò la ricerca del significato più profondo dell'esistenza. 
Visse diversi anni in Europa e in Spagna fu tra i promotori dell'ultraismo, un movimento poetico che rifiutò gli elementi realistici e le ricerche estetizzanti di stampo modernista e si propose di valorizzare l'immagine ed esaltare la modernità. 
Nel 1938 subì un grave incidente che gli compromise irrimediabilmente la vista, tanto che diciotto anni dopo sarebbe divenuto completamente cieco. Ciò però non arrestò e nemmeno alterò la sua produzione letteraria.
La sua vita fu segnata anche dall'avversione nei confronti di Peron. Due volte perdette il lavoro a causa della sua avversione al politico argentino: nel 1946 fu licenziato dal ruolo di assistente bibliotecario perché fu firmatario di un manifesto anti-Peron; nel 1974 fu lui stesso a dimettersi dal ruolo di conservatore della Biblioteca di Buenos Aires a causa del ritorno dello stesso Peron.

Borges fu scrittore e poeta. Una delle sue opere più importanti, e di certo più rappresentative, è L'Aleph. Si tratta di una raccolta di racconti pubblicata nel 1959, inizialmente composta da tredici racconti, poi lo scrittore stesso ve ne aggiunse altri quattro.
Ne L'Aleph Borges mischia immaginazione e realtà inserendo personaggi realmente esistiti reinventati dalla sua immaginazione e inseriti in luoghi immaginari. Due dei racconti, Storia del guerriero e della prigioniera e Emma Zunz narrano di fatti realmente accaduti, gli altri sono frutti dell'immaginazione di Borges.
La racconta è una lunga ricerca dei significati più profondi dell'esistenza umana, lo stesso L'Aleph (che oltre ad essere titolo dell'opera è anche il titolo di uno dei racconti) è la prima lettera dell'alfabeto ebraico e rappresenta l'unità divina. In quest'opera l'Aleph è il punto da cui hanno origine, in cui esistono e in cui finiscono tutte le cose del mondo. E' un punto in cui è raccolto tutto l'universo, tutto ciò che è, che fu e che sarà. 
L'Aleph non è l'unico racconto degno di nota, ogni storia inserita in questa raccolta analizza profondamente un tema centrale dell'universo umano. Ne L'immortale è analizzato l'effetto che l'immortalità avrebbe sull'essere umano, I teologi è una riflessione sul tema dell'identità personale, L'altra morte analizza il tempo e lo stravolge, Deutches requiem è una riflessione sul tragico destino del popolo tedesco, La scrittura del dio narra di una rivelazione mistica. Ogni racconto è una riflessione filosofica su delicati temi legati all'umanità.
Nonostante la gravità dei temi trattati e il linguaggio elegante in cui essa è scritta, tipica di Borges, la raccolta si legge con gran facilità ed è anche una buona lettura da intrattenimento. 
Le ambientazioni dei vari racconti sono disparate, si va da Buenos Aires al Medio Oriente, passando per l'Europa. L'opera è una profonda riflessione sull'umanità, si svolge quindi quasi in tutti i loghi dove l'uomo vive le proprie storie. Non mancano le citazioni importanti, importanti per una comprensione più profonda delle riflessioni dell'autore e segno della sua vasta cultura.

L'Aleph di Borges è un lungo viaggio attraverso l'essere umano. Dall'identità alla morte, dall'universo al tempo, sono trattati tutti i temi protagonisti del pensiero filosofico umano. Borges propone delle riflessioni, scombussola la realtà e rende opinabile anche ciò che ci sembra scontato. I protagonisti dei vari racconti hanno le loro idee ma, come accade ne L'Aleph, scoprono che ciò che ritenevano assurdo è reale, finendo spesso per imbattersi in scoperte interiori o visioni mistiche non sempre previste o cercate. 

Francesco Abate

martedì 26 luglio 2016

FILOSOFIA: EPICURO E LA RICERCA DELLA FELICITA'

Filosofo dell'Antica Grecia, Epicuro concentrò il proprio pensiero filosofico sull'etica, cioè sui comportamenti pratici dell'uomo. Tanta attenzione sull'etica si era avuta anche da parte di Socrate, mentre Aristotele e Platone si erano concentrati maggiormente sull'ontologia. La grande differenza tra Epicuro e Socrate sta però nel modo di vedere l'uomo. Socrate infatti (ed i suoi allievi dopo di lui) considerò l'uomo principalmente come cittadino, invece Epicuro lo considerò in quanto individuo alla ricerca della felicità.

Epicuro riprese il pensiero di Democrito secondo cui in origine c'erano solo atomi che cadevano dall'alto verso il basso, poi dall'urto di questi atomi sono nate tutte le cose materiali. C'è da sottolineare che sia Democrito che Epicuro non intendevano l'atomo così come lo conosciamo noi oggi (struttura formata da protoni, elettroni e neutroni), per loro erano semplicemente corpi indivisibili che si distinguevano da quelli composti, formatisi successivamente ai loro urti. 
L'universo formato dagli urti tra atomi per Epicuro è infinito ed è formato dai corpi e dal vuoto. Per Epicuro l'universo non fu creato da una divinità, eppure non era ateo, pensava che le divinità esistessero ma non si curassero né dell'umanità né dell'universo. Luciano De Crescenzo, nel suo Storia della filosofia greca da Socrate in poi, ipotizza che Epicuro non volle negare l'esistenza degli Dei solo per evitare l'accusa di empietà. Comunque sia, la sua visione di divinità disinteressate all'universo tolse ogni spazio al Fato o a fantomatiche "missioni" dell'uomo sulla Terra, per lui contava solo il libero arbitrio.  

Essendo l'uomo libero da rapporti con entità divine, per Epicuro lo scopo ultimo della vita di un uomo era il piacere. Sia per la negazione di una divinità creatrice che per questo valore dato al piacere, Epicuro fu osteggiato dal Cristianesimo, anche se in realtà il piacere di cui parlava non aveva niente a che fare con la dissolutezza, che lui condannava.
Epicuro distinse i desideri in tre tipi: naturali e necessari, naturali e non necessari, non naturali e non necessari. I naturali e necessari sono quelli indispensabili per vivere, i naturali e non necessari sono quelli che ci fanno bene ma sono superflui, i non naturali e non necessari sono quelli che non nascono da una nostra reale esigenza ma sono indotti dall'opinione. Per Epicuro i primi vanno sempre soddisfatti, i terzi mai. I secondi invece, quelli buoni ma superflui, vanno soddisfatti solo dopo aver risposto alla domanda: << Mi conviene o non mi conviene? >>. In pratica per Epicuro il superfluo va anche bene, purché non ci arrechi un danno (come il bere troppo fino a sentirsi male, per fare un esempio pratico). In fin dei conti, volendo riassumere il piacere epicureo in poche parole, possiamo dire che piacere è il non soffrire.
Col piacere il filosofo identificò l'amicizia. Per lui l'amicizia è il bene più prezioso che ci viene fornito dalla saggezza, anche se nasce per utilità. 
Epicuro fornì all'uomo un "Quadrifarmaco" per condurlo all'infelicità:
1) per curare la paura degli Dei, egli dimostrò che essi si disinteressano dell'universo;
2) per curare la paura della morte, disse che quando c'è lei non ci siamo noi e quando ci siamo noi non c'è lei, non ha quindi senso temerla;
3) per curare la mancanza del piacere, dimostrò quanto sia facile raggiungerlo, purché non si ambisca alla dissolutezza;
4) per curare la paura del dolore, disse che quando questo dura tanto, è sopportabile, mentre quando è acuto si spegne presto.

Epicuro fu lungamente osteggiato dopo l'esplosione del Cristianesimo, con il quale poco si accordava la sua teoria delle divinità disinteressate all'universo e la visione del piacere come fine ultimo della vita. Con l'avvento dell'Umanesimo e del Rinascimento la sua figura e il suo pensiero furono rivalutati. 
Anche prima del Cristianesimo comunque l'Epicureismo ebbe detrattori agguerriti. Cicerone fu uno dei più celebri, ma l'intera corrente filosofica degli stoici fu estremamente critica nei confronti della scuola epicurea.
A non piacere dell'Epicureismo non fu solo la visione di un Dio disinteressato o del piacere come fine dell'esistenza, ma anche il disinteresse per la politica. Epicuro si curò dell'uomo in quanto tale, dei suoi bisogni, e dichiarare che il fine di un uomo dev'essere solo il piacere taglia fuori ogni interesse verso la vita politica. Per i Romani, che tanta importanza davano alla grandezza dell'Impero (o della Repubblica, a seconda del periodo storico), era una visione assolutamente inaccettabile. Ovviamente non furono pochi i Romani seguaci di Epicuro, il più celebre fu di certo Lucrezio che col suo De rerum natura espose per intera la teoria atomistica dell'Epicureismo.

Francesco Abate

sabato 23 luglio 2016

ARTE: LE PROVOCAZIONI IN STRADA DI PLASTIC JESUS

Famoso artista di strada di Los Angeles, Plastic Jesus è salito oggi agli onori della cronaca per aver costruito un piccolo muro intorno alla stella di Donald Trump sulla Walk of Fame. Il riferimento dell'artista di strada è alla proposta di costruire un muro sul confine tra Stati Uniti e Messico, uno dei cavalli di battaglia della campagna per le primarie di Trump.
Non è la prima volta che Plastic Jesus si scaglia contro Donald Trump. Tempo fa installò nei parcheggi di Los Angeles cartelli con su scritto "No Trump Anytime" (al posto dei "no parking anytime"), evidenziando la sua avversione per il magnate ora in corsa per la carica di presidente USA.

Plastic Jesus non è né un anarchico né un rivoluzionario, semplicemente ama evidenziare i lati oscuri della società moderna. Con le sue istallazioni cerca sempre di attirare l'attenzione su una pecca del mondo moderno. Molte sue sculture evidenziano il rapporto stretto che c'è tra ricchezza e abuso di cocaina. Non ha mancato di prendere posizione anche sulla questione del razzismo ad Hollywood con un'installazione molto provocatoria. Plastic Jesus ha sollevato anche la questione dei suicidi tra i veterani di guerra, con un'installazione fatta di ventidue paia di scarpe a simboleggiare i ventidue veterani che ogni giorno si tolgono la vita negli USA.

Francesco Abate

sabato 16 luglio 2016

STORIA: LA TURCHIA DEI COLPI DI STATO

La notte appena passata sarà ricordata negli anni come quella del golpe fallito in Turchia. In nottata i militari turchi, guidati dall'ufficiale Muharrem Kose hanno tentato di rovesciare il presidente Erdogan e di prendere il potere con la forza.
Il tentativo è stato serio, i carri armati hanno sfilato per le strade, la tv turca è stata oscurata, è stata proclamata la legge marziale e il coprifuoco. La polizia si è opposta al tentativo dei militari, mentre il presidente Erdogan è fuggito in aereo.
I militari hanno dichiarato di voler prendere il potere per riportare la laicità e la democrazia nel paese. Erdogan ha lanciato un appello ai turchi attraverso lo smartphone e i social network (da lui censurati e osteggiati in tutti i modi) affinché si opponessero ai militari in difesa della democrazia. Nonostante il presidente non sia particolarmente amato, il suo appello ha avuto successo. Tanti sono scesi per le strade ed hanno portato l'azione di forza dei militari al fallimento. Ovviamente non tutto il popolo ha osteggiato il golpe, appena usciti fuori i carri armati non sono mancati i turchi scesi in piazza a sventolare bandiere ed applaudire, ma evidentemente l'azione dei pro-Erdogan è stata più incisiva.
Nonostante tutto sia avvenuto con grande rapidità, di sangue ne è stato versato tanto. Sono stati uccisi 104 golpisti, 41 poliziotti, 2 soldati e 47 civili.
Ora Erdogan è tornato al suo posto, dopo che per qualche ora il suo volo era sembrato al mondo intero una fuga grottesca in cerca di asilo all'estero, e si attende la sua reazione contro i golpisti, che non sarà tenera.

Un colpo di Stato militare è sempre un evento cruento che ovunque genera impressione e brutti ricordi, ma la Turchia è un paese in cui tale evento non è affatto raro. Basti pensare che solo nel Novecento se ne sono registrati quattro, contando solo quelli che hanno avuto successo nel rovesciare il leader in carica.

Nel gennaio del 1913, quando non c'era ancora la Turchia ma l'Impero Ottomano, i Giovani Turchi presero il potere con la forza, spazzando via l'Unione Liberale che era al governo.
Dell'Unione Liberale erano parte gli stessi Giovani Turchi. Essi in quegli anni godevano dei consensi della maggioranza della popolazione, ma alle elezioni pagarono la perdita della provincia di Libia (conquistata dall'Italia). Vinsero comunque le elezioni, ma per governare dovettero formare un governo di coalizione, formando appunto l'Unione Liberale.
La coalizione durò circa un anno, poi Ismail Enver (oggi noto come Enver Pasha) con un colpo di Stato annientò l'Unione Liberale e diede tutto il potere in mano ai Giovani Turchi. Nacque il governo detto dei "Tre Pasha" (Ismail Enver, Ahmed Jemal e Mehmed Talat). 
Ismail Enver già negli anni precedenti aveva pesantemente condizionato la politica dell'impero. Nel 1908 con una rivoluzione impose al sultano Abdul-Hamid II la Costituzione.
Il governo dei Tre Pasha durò fino alla fine della Prima Guerra Mondiale, conflitto che l'impero perse e che ne causò la disgregazione. I tre Pasha furono esiliati e i Giovani Turchi al governo diedero le dimissioni in massa.

Un altro colpo di Stato, il primo della Turchia post-imperiale, avvenne il 27 maggio 1960. 
Si trattò di un golpe promosso da 37 ufficiali di medio e basso rango, che agirono al di fuori della catena di comando dello Stato Maggiore e, sotto la guida di Alparslan Turkes e Cemal Madanoglu, rovesciarono il governo in carica. 
I militari fecero arrestare il presidente Celal Bayar e il primo ministro Adnan Menderes. Entrambi furono condannati a morte, ma la sentenza fu eseguita solo per il primo ministro che venne impiccato. Il ministro degli Interni Namik Gedik si uccise mentre era detenuto all'Accademia militare turca.
Rovesciato il governo, i golpisti scelsero come guida per il paese il generale Cemal Gursel. Gursel non aveva avuto un ruolo attivo nel colpo di Stato, lo scelsero per la sua popolarità. Inizialmente gli conferirono contemporaneamente i poteri di presidente, primo ministro e ministro della Difesa. L'incarico di presidente lo mantenne fino al 1966, gli altri due per un periodo di circa un anno.
Sotto il governo di Gursel, la Turchia ebbe una nuova Costituzione e per la prima volta nel paese fu introdotta la Corte Costituzionale.

Il colpo di Stato del 1971 è noto agli storici come "colpo del memorandum". Non si trattò infatti di un'azione di forza da parte dei militari, semplicemente i capi delle Forze Armate, guidati dal generale Faruk Gurler, presentarono un memorandum al presidente Sunay in cui esigevano l'istallazione di un governo "forte e credibile".
Non vi fu bisogno della forza, il memorandum suscitò un terremoto politico e il primo ministro Suleyman Demirel diede le dimissioni il giorno stesso. Proprio per evitare la prova di forza, il governo attuò una serie di riforme, tra cui quella agraria.

L'ultimo colpo di Stato del Novecento in Turchia si ebbe nel settembre del 1980. Era stato però pianificato in gran segreto già l'anno prima, quando il generale Kenan Evren ordinò al generale Haydar Saltik di valutare la fattibilità di un colpo di Stato "costituzionale".
Rimasto nascosto nella scrivania di Evren, il piano saltò fuori nel settembre 1980 quando quest'ultimo prese il potere insieme ad un Consiglio di Sicurezza Nazionale. Evren tentò di normalizzare il paese cancellando i partiti allora presenti e promuovendo la nascita di nuovi soggetti politici, slegati da quelli che erano stati protagonisti in Turchia fino a quel momento. Fu anche varata una nuova Costituzione con cui si abolì il Senato e si rafforzarono i poteri del presidente. Il generale venne eletto presidente e rimase in carica per 7 anni.

La storia recente della Turchia è piena di colpi di Stato. In alcune occasioni i militari si sono proposti come i difensori della laicità e della stabilità del paese, intervenendo con forza contro governi a loro parere incapaci di governare. Nel 1960, 1971 e 1980 essi riuscirono in effetti a portare una normalizzazione in tempi relativamente brevi nel paese, anche se il fatto che si succedettero in così breve tempo indica che le loro soluzioni sono state inefficaci nel lungo termine. Nel 1913 invece instaurarono un governo autoritario e sanguinario, responsabile del genocidio degli armeni e indirettamente responsabile dello scoppio del primo conflitto mondiale.
Ovviamente le poche notizie contenute in questo post non bastano per dare un giudizio sulle esperienze golpiste, questo è un compito che spetta agli storici. Questo post ha il solo scopo di approfondire un po' un evento di storia contemporanea.

Francesco Abate

domenica 10 luglio 2016

ESTRATTO N°4 DE "IL PREZZO DELLA VITA"

"Il viaggio di nozze i due lo fecero in Spagna, dove gironzolarono per tutte le principali località turistiche, dalla caotica e giovanile Ibiza (meta sempre sognata da Filomena) alla tranquilla e pacifica Malaga (molto gradita ad Antonio, che amava i posti tranquilli e che poté ingozzarsi in pace dell'ottima paella di una piccola taverna). In diverse città i due sposi novelli poterono assistere anche alla corrida, spettacolo che piacque ad Antonio, solo perché gli portò alla mente il cambiamento in lui avvenuto nel passaggio dalla giovane età (passata senza soldi) alla maturità: da giovane lui aveva sempre tifato per il toro, perché la sua vittoria era il simbolo dell'oppresso che sconfigge l'oppressore; da vecchio ora tifava per il torero, perché la sua vittoria era il simbolo dell'oppressore che con i mezzi e con l'astuzia vince sull'oppresso. Tale cambiamento era avvenuto quando il giovane Antonio aveva realizzato che il toro vincitore trovava comunque la morte, che l'oppresso vincitore trova sempre e comunque un altro oppressore pronto a sopprimerlo. La scoperta della fine comunque certa del toro fu la caduta dell'ultimo mattone che formava il muro delle sue illusioni giovanili; a quel punto si liberò l'Antonio leone: visto che nella vita tutti giocano sporco, avrebbe giocato sporco anche lui. Negli ultimi quarant'anni di vita, Antonio aveva sempre giocato sporco e aveva sempre vinto, seppellendo così del tutto il giovane sognatore che era stato un tempo e che ormai gemeva vivendo di ricordi, sotto una montagna di soldi".

Francesco Abate - Il Prezzo della Vita - CSA Editrice

Il libro può essere ordinato sul sito www.csaeditrice.it, il sito della casa editrice, in tutte le librerie ed anche in quelle online.

Potete seguire l'attività dell'autore su questo blog, sulla pagina Facebook "Francesco Abate, lo scrittore battipagliese" e su Twitter "@FrancescoAbate3".

Grazie mille e buona lettura.

Francesco Abate

Francesco Abate nasce a Salerno il 26 agosto 1984, ma da sempre vive nella città di Battipaglia. Sin da piccolo manifesta grande interesse prima per la lettura, poi per la scrittura. Comincia ad abbozzare i primi romanzi già ai tempi del liceo, ma la prima pubblicazione arriva solo nel 2009 con Matrimonio e Piacere. Autore anche di poesie. Il Prezzo della Vita è la sua prima pubblicazione per la CSA Editrice.

martedì 5 luglio 2016

PITTURA: ADAM MARTINAKIS E L'ANIMO UMANO RACCONTATO ATTRAVERSO LA GRAFICA 3D

Adam Arthourus Martinakis è nato a Luban, in Polonia, nel 1972 da madre polacca e padre greco. Nel 1982 si è trasferito ad Atene, dove ha compiuto i suoi studi artistici. Grande conoscitore dei programmi di modellazione 3D, è oggi un artista molto stimato che lavora tra Polonia, Grecia e Regno Unito.

Sul proprio sito internet, Martinakis dichiara che l'arte è connessione tra lo spirito e il materiale, tra il personale e l'universale. Questa sua concezione dell'arte è pienamente rispecchiata nelle sue opere, dove noi vediamo forme umanoidi, spesso disgregate, immerse in ambientazioni surreali. 
Nell'arte di Martinakis i corpi esprimono tutto, attraverso essi possiamo leggere l'angoscia, il trasporto erotico, la solitudine o l'amore romantico. Le sue opere sono allo stesso tempo arte, filosofia e scienza, in esse infatti l'autore evidenzia sempre il rapporto tra la condizione umana e il mondo tecnologico (spesso rappresentato dalle ambientazioni).

Vista l'attualità del messaggio che Martinakis lancia, e visto anche il grande impatto emotivo che causano le sue opere, mi sono preso la libertà di analizzare quelle che più di tutte mi hanno colpito. Premetto che non sono un esperto d'arte, la mia parola perciò è quella di un profano e il mio intento è solo quello di destare nel lettore la voglia di approfondire. Tutte le opere di Martinakis sono comunque visibili sul suo sito internet personale: www.martinakis.com.

THE EROTIC VOID (2013)
In questo ritratto vediamo due persone intente a fare l'amore. I corpi sono in realtà parzialmente disgregati e le loro crepe ci permettono di vedere che all'interno sono vuoti. Essi inoltre sembrano affondare, eppure sotto di loro non è rappresentata né acqua né terra, perciò sembra che stiano affondando nel vuoto. Stanno svanendo nel nulla mentre sono impegnati nell'atto amoroso, cosa che si potrebbe interpretare in due modi:
1) immergersi nell'amore li estrania dal mondo, li fa fuggire dalla realtà;
2) il loro atto è un vuoto accoppiamento ed essi si stanno disintegrando in quell'assenza di sentimento.
La prima spiegazione è di sicuro più romantica, ma il titolo mi porta a propendere per la seconda ipotesi. Anche se, per avere la certezza, bisognerebbe chiedere all'autore.

THE INEVITABILITY OF TIME (2013)
Quest'opera riprende la Pietà di Michelangelo. Vediamo una figura femminile in ginocchio che tiene tra le braccia una figura maschile. La figura distesa è disgregata, quella femminile invece è macchiata. 
La figura femminile solleva da terra quella maschile e tiene la testa rivolta verso l'alto, come se volesse mostrare a Dio la morte di suo figlio. Nonostante sia una donna, riesce a sollevare il corpo del morto senza alcuna difficoltà, come se dall'alto una forza invisibile la stesse aiutando. In effetti la bocca semichiusa della donna non evoca l'urlo scomposto della madre che ha visto il figlio morire, sembra più che stia dialogando con Dio, che stia pregando. Visto il richiamo (presente anche nel titolo, che per intero è "The Inevitability of Time/Pietà") è alle varie celebri raffigurazioni della Madonna che tiene Gesù morto tra le braccia, siamo autorizzati a pensare che la donna stia semplicemente mostrando a Dio che il suo volere è compito. Soffre in silenzio, ha accettato la volontà di Dio.

DE GRADATION (2015)
Mostra un uomo in posizione fetale, immerso con la schiena in acque increspate, che con i piedi tiene il mondo. Il suo corpo parzialmente immerso in acqua e la sua bocca spalancata suggeriscono che stia annegando e sia terrorizzato, ma il peso del mondo lo schiaccia in basso. Sullo sfondo una scalinata che porta a degli alberi. La possibilità di risalire c'è ed è lì a portata di mano, ma il peso del mondo impedisce ogni salvezza.

LIGHTBREAK_01 (2014)
Vediamo una figura umana dalle cosce in su. L'ambientazione è scura, tagliata da una fitta rete di fili bianchi che avvolgono la figura umana e la tendono quasi fino a spezzarla. Sullo sfondo c'è un piccolo Sole che non illumina nulla.

THE INSIDERS (2011)
La Terra è una palla di vetro dove le acque sono la superficie trasparente. Dentro questa palla di vetro vi è un gran numero di figure umane intrappolate dalle cui posizioni si intuisce che premano per uscire ed urlino.
L'opera probabilmente rappresenta l'essere umano intrappolato all'interno delle rigide strutture della società, di quello che oggi è il nostro mondo.

Francesco Abate