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martedì 31 dicembre 2024

CAPODANNO

La fine dell'anno è sempre un'occasione per tracciare un bilancio, per guardarsi indietro e contemplare la strada fatta, prendere atto degli errori e rallegrarsi delle scelte giuste, anche un momento per prendere il fiato prima del nuovo giro nella lunga corsa che è la vita.
Il 2024 è stato per me un anno molto intenso, fatto di grandi soddisfazioni e qualche delusione (non troppe, per fortuna!), di nuovi incontri e tanti viaggi, di chilometri macinati e panorami goduti.
Non posso che augurarmi che il 2025 sia all'altezza dell'anno appena passato, io ce la metterò tutta.

Vi lascio i migliori auguri di un felice anno nuovo.

Francesco Abate


sabato 28 dicembre 2024

TIBET

 

Tibet è una poesia contenuta nella raccolta Inferno.
Dell'oppressione operata dalla Cina sui tibetani, sulla repressione religiosa e sul controllo delle loro istituzioni c'è ben poco da dire, è storia nota a tutti.
Nella poesia canta il monaco tibetano che dedica la propria esistenza alla cura dello spirito, ma viene infine trascinato nel fango della sofferenza dall'oppressore cinese.
Tutto è spiegato alla perfezione nelle ultime due strofe:
Su questa montagna io bevo il silenzio
ma sali tu qui a rompermi il respiro
e col rumore infrangi il mio loto
e con il fango sporchi la tua anima
infestando con la puzza questo mio regno
che da giardino diventa discarica.

Su questa montagna io elevo lo spirito
ma sali tu qui a trascinarlo in basso
e col potere sbricioli la mia roccia
e con le urla violenti il mio silenzio
sporcando col vile possesso la purezza
dell’anima che posseduta non è mai.


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Francesco Abate

mercoledì 25 dicembre 2024

BUON NATALE SELETTIVO

Se appartenete a quella schiera di persone che oggi vuole festeggiare l'occasione di riunirsi in famiglia o con amici per condividere gioia e tempo, allora vi lascio i miei auguri.
Se invece siete quel tipo di persone che a tutti i costi deve consacrare la festa mangiando e bevendo fino a star male, come fosse una sfida o uno sport estremo, allora non vi lascio alcun augurio, vi invito solo a fermarvi un attimo e chiedervi perché vi serva tanto stordirvi per fuggire dal tempo.
Se siete religiosi, credete nella nascita di Gesù e seguite i suoi insegnamenti, vi lascio i miei auguri perché, pur non essendo credente, sono sensibile alla vostra spiritualità e la rispetto.
Se però appartenete a quella categoria di pseudo-cristiani che, pur credendo nel Dio che si è fatto uomo nascendo in una grotta, ultimo degli ultimi, per essere vicino a chi non ha niente e a chi soffre, usa la propria fede per sentirsi superiore e nega l'aiuto a chi lo chiede, anzi dà potere e fiducia a chi in ogni modo perseguita i disgraziati, allora non vi lascio alcun augurio... anzi, vi auguro di festeggiare il prossimo Natale sotto le bombe o nella miseria, così capirete cosa vuol dire chiedere aiuto e ricevere in cambio calci.

A voi a cui lascio i miei auguri, voglio ricordare che va bene cercare la gioia e celebrarla, ma non bisogna mai scambiarla con la felicità (cosa assai più complessa), e che né l'una né l'altra possono essere contenute in un pacco Amazon: non si possono comprare.
Vi auguro perciò di godervi una giornata piena di gioia, di trovare la vostra felicità, e di non dimenticare nonostante tutto che una festa non spegne i problemi del mondo, e che in tanti posti (anche molto più vicini a noi di quanto possiamo immaginare) il Natale è solo un altro giorno di dolore. Mentre noi festeggiamo, tanta gente soffre; mentre viziamo i nostri figli, a Gaza i bambini muoiono sotto le bombe; mentre noi ci ricongiungiamo coi nostri parenti, a due passi da casa qualcuno scopre che non rivedrà mai più il padre o il fratello per colpa di un incidente sul lavoro.
Vi lascio i miei auguri, ma vi ricordo che la momentanea spensieratezza è un diritto, la consapevole ignoranza una colpa.

Buon Natale!

giovedì 19 dicembre 2024

NUDA DI DORIS BELLOMUSTO

 

Nuda è una raccolta di poesie scritte da Doris Bellomusto.
In questo libro l'autrice presenta poesie brevi e senza fronzoli, nude, a rappresentare la nudità della persona che si pone davanti allo sguardo del lettore, gli sfoghi liberi e senza filtri di un'anima che cerca di preservare la propria solidità e la propria unicità in un mondo che tende a diluire tutti in un unico brodo. L'autrice attraverso le sue poesie, che definisce "un atto impuro in luogo privato", mostra la lotta silenziosa e rumorosa allo stesso tempo di un'anima eretica che prova a resistere all'ortodossia del mondo circostante.
Nelle poesie non manca il desiderio di un amore puro, qualcosa di difficile da tenere vivo, che però l'autrice non rinuncia a sognare. Fiaccata dalle esperienze e dal peso dell'ordinarietà, un mostro che non lascia scampo, l'autrice non rinuncia ad aggrapparsi ai propri versi per resistere ed essere un ciuffo d'erba "disobbediente al cemento urbano".

Nuda è un libro che permette di entrare in contatto con la forza e la fragilità di una persona comune che lotta per vivere ed essere felice in un mondo che ascolta sempre meno le esigenze intime del singolo. Le poesie di Doris Bellomusto presentano la nudità di un'anima in un mondo in cui la nudità è sovraesposta e sfigurata, sono quindi un'occasione per ascoltare una voce che si presenta sincera e interessata solo ad essere ascoltata.

Francesco Abate

giovedì 12 dicembre 2024

L'OMBRELLO

 

Ho aperto l'ombrello
per ripararmi dalla pioggia
perché l'acqua che cade dalla Cina
brucia peggio del fuoco
e soffoca peggio del fumo.
L'ombrello è una poesia contenuta nella raccolta Inferno.
La poesia è dedicata all'attivista Joshua Wong, principale animatore delle proteste a Hong Kong contro le ingerenze cinesi, tra cui anche la celebre Rivoluzione degli ombrelli, così chiamata per via degli ombrelli gialli usati dai manifestanti per proteggersi dai lacrimogeni lanciati dalla polizia.
L'ombrello diventa in questo caso un simbolo potente, la barriera contro la repressione di un mostro che teme e distrugge ogni forma di libertà.
Wong attualmente è in carcere, vive ancora il suo inferno, ma è il simbolo di chi combatte la propria dannazione per crearsi il proprio paradiso:
Solo vago sperduto nel silenzio,
ma ho l'ombrello a cui aggrapparmi
e finché questo saprà aprirsi
nessuna pioggia potrà asciugarmi
e nessun sole potrà congelarmi.


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Francesco Abate

domenica 8 dicembre 2024

"BERLINGUER DEVE MORIRE" DI GIOVANNI FASANELLA E CORRADO INCERTI

 

Berlinguer deve morire è un saggio scritto dai giornalisti Giovanni Fasanella e Corrado Incerti.
Il libro mostra al lettore il risultato di un'attenta inchiesta su quello che fino ad ora è stato considerato un semplice incidente, il sinistro stradale che coinvolse l'allora leader del PCI, Enrico Berlinguer, a Sofia il 3 ottobre 1973. Quel giorno l'auto che portava Berlinguer all'aeroporto di Sofia, da cui sarebbe rientrato in Italia al termine di un incontro col primo ministro bulgaro Zhivkov, fu colpita in pieno da un mezzo pesante che viaggiava contromano, e per poco il leader del più importante partito comunista dell'occidente non rimase ucciso. Ricoverato in un ospedale di Sofia, sebbene i medici consigliassero un prolungamento della sua permanenza, Berlinguer insistette per tornare in Italia, dove fu curato. Per anni tutti hanno creduto che si fosse trattato solo di un incidente, ma all'inizio degli anni Novanta cominciò a trapelare qualcosa di diverso: lo stesso Berlinguer ai tempi aveva rivelato ad Emanuele Macaluso ed alla famiglia di sospettare che si fosse trattato di un attentato. Forse, stando ai sospetti di Berlinguer, il PCUS aveva tentato di uccidere un leader comunista occidentale ritenuto scomodo.
Il saggio ruota attorno all'indagine condotta dagli autori e con puntualità individua tante evidenze che rafforzano il sospetto di Berlinguer. La lettura è però molto interessante perché, per indagare le circostante e le cause del presunto attentato, permette al lettore di rileggere un'interessante pagina della storia italiana ed europea, una pagina di cui tanto si parla ma poco si capisce.
Quella di Berlinguer, e dell'attentato subito, è la storia di un uomo che lesse il clima sociale teso di quegli anni e decise di cambiare bruscamente la rotta del partito comunista più importante d'occidente. Oggi dall'estrema sinistra la condanna è unanime, perché il "compromesso storico" ha diluito le forze di sinistra fino a renderle incolori ed incapaci d'incidere, così come il centrosinistra sta tentando di ricollocarsi sotto l'ombra di Berlinguer, un uomo capace di sollevare la questione morale e di plasmare un'idea meno estremista di comunismo. 
Si capisce, tornando a quegli anni turbolenti, come Berlinguer avesse scelto la strada del compromesso storico dopo aver visto la repressione della primavera di Praga operata dai sovietici e il colpo di stato cileno favorito dagli USA. Il PCI non esitò a criticare l'atteggiamento liberticida sovietico, esponendosi alle ritorsioni provenienti da quelli che si ergevano a guida dei comunisti di tutto il mondo e generando al proprio interno divisioni importanti con l'ala più filosovietica guidata da Armando Cossutta. Berlinguer cercava una via italiana al comunismo capace di evitare pericolosi contrasti con gli USA, che in Cile avevano favorito un colpo di stato per rovesciare il socialista Allende, ed allo stesso tempo per rendersi più indipendente da un'Unione Sovietica, che voleva svolgere il ruolo di padre-padrone dei governi comunisti. Se è vero che la sua scelta ha finito per annacquare il comunismo italiano, è pur vero che il clima storico e sociale richiedeva una strategia capace di proteggere l'Italia dai due giganti che si contendevano il mondo: la scelta che operò può essere condivisa o meno, ma di certo fu coraggiosa e retta da motivazioni non da poco.
La scelta di Berlinguer ovviamente generò contrasti con i sovietici e con i leader comunisti più sottomessi al PCUS, tra cui il presidente bulgaro Zhivkov, col quale il leader del PCI ebbe una discussione piuttosto accesa proprio in occasione della visita culminata col presunto attentato.

Berlinguer deve morire è un'inchiesta rigorosa su un fatto che avrebbe potuto sconvolgere la storia d'Italia e d'Europa. 
Il saggio è però anche un'occasione per approfondire una figura iconica della politica italiana, quella di un leader politico che, non senza commettere errori, in un momento delicato fece una scelta coraggiosa e non ebbe paura di imporla anche ad alleati pericolosi.
Nelle pagine di questo libro si torna in un'epoca decisiva della nostra storia, ma anche molto complessa, fatta di eventi che non si possono né ignorare né giudicare con superficialità.
Berlinguer deve morire è anche la fotografia di un modo diverso di fare politica, una politica ancora fatta di ideali e di scelte coraggiose, fatta da uomini capaci di leggere la realtà in cui vivevano e di trovare una strada da percorrere per cambiarla in meglio. Certo, nella politica di allora non mancavano gli intrighi e il malaffare, come dimostra lo stesso attentato, ma la grandezza di certi uomini si evidenzia anche dal modo in cui riuscirono a lottare contro certi mostri senza cedere alla paura e senza lasciarsi sporcare.

Francesco Abate

domenica 1 dicembre 2024

HONG KONG

 

Hong Kong è una poesia contenuta nella raccolta Inferno.
In questa poesia parlo dell'oppressione con cui la dittatura cinese sta provando a schiacciare gli indomiti movimenti di protesta della città di Hong Kong. Da quando la città è passata dal controllo britannico a quello cinese, la Cina sta stringendo sempre più le maglie delle catene con cui la cinge, limitando sempre di più le libertà di una località storicamente abituata ad una certa autonomia. Purtroppo l'autonomia causa apertura mentale, e una dittatura non può permettersi di concedere ai propri cittadini troppa libertà di pensiero.
"Le tue catene chiodate
stringono e tormentano il corpo
ma l'anima è forte e vola via,
quell'anima che fermò il carro armato."
Sebbene il governo cinese reprima in modo duro ogni forma di dissenso, il pensiero e la volontà sono difficili da domare, così come il coraggio di quell'uomo che a piazza Tienanmen affrontò senza paura un carro armato.
Il governo cinese può attaccare i cittadini in protesta in mille modi, "ma il coraggio sa dove colpire
come l'urlo che perfora i timpani
ed esplode nell'aria in un suono:
libertà!"


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Francesco Abate

venerdì 22 novembre 2024

STORIA DELLA BAMBINA INFRANTA (DIALOGHI - NUDI) DI LUISA TRIMARCHI

 

Storia della bambina infranta (dialoghi - nudi) è una raccolta di poesie pubblicata nel 2023 dalla poetessa Luisa Trimarchi.
Il libro è un progetto che abbina le parole della poesia alle immagini, permettendo così di percepire gli stati d'animo che vuole rappresentare e allo stesso tempo di osservarli.
Le poesie sono i mille frammenti della bambina/donna fatta a pezzi dal mondo circostante, un mondo che vuole ridurla al silenzio, annichilirla, diluirne l'essenza e relegarla all'oblio. A questo crudele destino la bambina/donna non si rassegna: combatte contro la corrente per non annegare, rimane a galla e non smette di combattere per ogni molecola di vita.
Il femminile rappresentato da questa raccolta subisce ogni sorta di tortura, vive costantemente a contatto con mille tipi di morti diverse; la bambina/donna è rotta e finisce per non essere mai nata, eppure nella sua condizione priva di vita non smette di bussare ancora alle pareti, non si arrende. 
Lo stile delle poesie, inframezzato da frequenti parentesi e trattini, rende tutto frammentato, appunto infranto, eppure questa frammentazione non impedisce all'opera di presentarsi come un corpo unico e coerente, perché la bambina, seppur infranta, resta una persona intera in grado di far sentire la propria voce in questo mondo che vuole ridurla al silenzio ed alla non-esistenza.

Storia della bambina infranta (dialoghi - nudi) è una lettura che mette in contatto allo stesso tempo con le angosce di chi viene tenuto con la testa sott'acqua e con la speranza di chi sa che troverà il modo per respirare ancora.

Francesco Abate

sabato 16 novembre 2024

DI COSA MI ACCUSATE?

 

Di cosa mi accusate? è una poesia contenuta nella raccolta Inferno.
In questa poesia parlo della detenzione illegale in Egitto dell'attivista Patrick Zaki, detenuto per più di un anno senza un'accusa formale solo perché colpevole di aver denunciato sui social i crimini del regime egiziano.
La vicenda di Zaki, insieme a quella di Regeni, va ricordata perché deve ricordarci cosa i nostri governanti sono disposti a tollerare in nome degli accordi economici e sui migranti, e soprattutto sono vicende che vanno ricordate quando qualcuno cerca di proporre l'Egitto come paese sicuro per il rimpatrio dei migranti.
Nella poesia faccio parlare lo stesso Zaki, vittima della detenzione illegale, che chiede ai suoi carcerieri:
Di cosa son colpevoli gli occhi
che private della luce del sole?
E ancora:
Son colpevoli i miei occhi
se hanno visto gli spari sulla folla?
Questa poesia, sebbene ispirata dalla vicenda di Zaki e scritta per essa, è valida per tutte quelle persone incarcerate ingiustamente dai regimi totalitari di tutto il mondo.


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Francesco Abate

martedì 12 novembre 2024

LABORATORIO PALESTINA DI ANTONY LOEWENSTEIN

 

Laboratorio Palestina è un saggio pubblicato nel 2023 dal giornalista d'inchiesta australiano Antony Loewenstein.
In questo libro, l'autore ci racconta come Israele abbia usato l'occupazione della Palestina per affinare i propri strumenti di morte e di controllo, diventando uno dei più potenti esportatori di tecnologie militari e spionistiche. Israele nel corso della storia, sia più remota che più recente, ha venduto le proprie armi e tecnologie tanto a nazioni ufficialmente "corrette" (anche se fa ridere considerare corretto chi usa le bombe per esportare la democrazia) quanto a governi corrotti e sanguinari. Non solo USA ed UE hanno potuto usufruire delle potenti armi israeliane, ma anche la Russia ha acquistato software per il controllo, così come Myanmar ha potuto perpetrare il genocidio dei Rohingya usando i preziosi strumenti di morte acquistati da Israele.
Loewenstein ci mostra come Israele abbia lucrato e lucri tuttora sulla vendita di armi, prodotti testati sui palestinesi sin dal 1948. La lettura di questo libro però non serve solo a dimostrare il totale spregio dei diritti umani del governo israeliano, che stiamo vedendo chiaramente da quando è iniziata questa nuova e terrificante fase del genocidio palestinese, ma getta una luce inquietante sul futuro di tutti noi.
Israele sui palestinesi non sta testando solo armi e strumenti di morte, sta anche affinando hardware e software utili al controllo della popolazione e dei singoli individui. Alcuni di questi strumenti, come ad esempio i droni, vengono già usati dall'Unione Europea nel mar Mediterraneo per il controllo dei flussi migratori. L'uso sui territori dei nostri paesi di tecnologie utili al controllo delle persone apre la strada ad un futuro inquietante; come è facile prevedere, cominceranno a controllare gli immigrati irregolari, dei cui diritti purtroppo interessa poco a tutti (basta vedere le deportazioni in Albania), poi passeranno ai delinquenti, infine controlleranno tutti i cittadini, un po' come già avviene in Cina.
La lettura di questo saggio, oltre ad illuminare oscuri scenari neanche troppo futuri, evidenzia anche l'ipocrisia della comunità internazionale, solita applicare quei doppi standard che negli anni l'hanno spogliata di ogni autorità. L'autore riflette come sia ambiguo da parte della comunità occidentale (USA ed UE su tutti) condannare senza appello i controlli troppo invasivi fatti sulla popolazione dalla dittatura cinese, salvo poi non pronunciare verbo sui controlli biometrici che i palestinesi devono subire ad ogni check point israeliano quando si spostano all'interno del proprio territorio. L'ambiguità si rivela anche di fronte al genocidio: dure parole di condanna sono state pronunciate dall'occidente contro il genocidio degli uiguri perpetrato dalla Cina nella regione dello Xinjiang, invece chiunque provi in Europa o negli USA a parlare di genocidio palestinese viene accusato di antisemitismo. Come si spiega questo doppio standard? Facile: se tutti i paesi europei e gli USA sanno di aver bisogno delle tecnologie israeliane, è ovvio che si guardino bene dall'indispettirne i governanti che, consapevoli del loro potere, ne approfittano e calcano la mano senza pietà.
La realtà è questa: Israele perpetra un genocidio sui palestinesi e per farlo affina le proprie tecnologie militari, che poi rivende a chiunque ne faccia richiesta, e questo spinge gli altri governi a non essere mai troppo duri con loro. E le vittime di questo sistema marcio, perverso e sanguinario, dove i soldi valgono più del sangue e delle anime, sono i palestinesi, vittime di un invasore prepotente e privi di sostenitori, perché dal loro massacro tutti sentono di poterci guadagnare. Laboratorio Palestina è quindi un saggio sulla nostra epoca, un tempo in cui denaro e potere valgono più di qualsiasi diritto umano, alla faccia di tutta la fetida retorica che sgorga come liquame dai parlamenti e dai giornali.

Francesco Abate

martedì 5 novembre 2024

XINJIANG

 

Xinjiang è una poesia contenuta nella raccolta Inferno.
In questa poesia parlo della persecuzione degli uiguri portata avanti dalla Cina, la quale nella regione dello Xinjiang ha costruito veri e propri campi di concentramento in cui la popolazione musulmana è costretta ai lavori forzati, oltre ad essere sottoposta ad una dura rieducazione. La dittatura cinese vuole cancellare una popolazione non eliminandola fisicamente, ma prova a cancellarne l'anima.
A differenza che col genocidio palestinese, su questa violazione dei diritti umani l'Occidente si è fatto sentire, perché perpetrato da un nemico, ma sono state chiacchiere buttate al vento, perché molti paesi occidentali continuano a fare affari con questa dittatura crudele e disumana. I soldi vincono su tutto.

Guarda l'amore di mamma tua
che tanto ti stringe da toglierti il fiato,
respiro blasfemo che ti fa parlare
una lingua che lei non capisce.


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Francesco Abate

lunedì 21 ottobre 2024

IL DOTTOR ZIVAGO DI BORIS PASTERNAK

 

Il dottor Zivago è un romanzo scritto dall'autore russo Boris Pasternak, pubblicato nel 1957 dall'editore Feltrinelli e trasposto in un fortunato film omonimo vincitore di 5 premi Oscar nel 1965.
In questo romanzo Pasternak racconta la vita di Jurij Andreevic Zivago, dottore e poeta russo, ed attraverso la sua esistenza ci mostra la rivoluzione d'ottobre spogliata dalla retorica eroica con la quale all'epoca l'Unione Sovietica e i partiti comunisti mondiali la vestivano. L'Unione Sovietica in cui si muove Zivago non è né un paradiso socialista né una caserma di eroici proletari rivoluzionari, bensì è una regione del mondo prostrata dalla miseria e dalle violenze, un luogo dove la vita umana sembra non valere più granché e dove tutto è sacrificabile in nome dell'interesse supremo della rivoluzione.
Zivago all'inizio è un ragazzo qualunque che subisce il fascino dei tumulti ideologici del suo tempo, con le idee socialiste che prendono sempre più forza e un nuovo ordine che batte alla porta e pare inarrestabile. Parte per la Grande Guerra come medico, mantenendo di fatto la neutralità dell'osservatore, e può toccare con mano la tragedia in cui si traduce un conflitto bellico. La guerra è per Zivago solo l'inizio delle peripezie, infatti il mondo cambia velocemente e arriva la rivoluzione d'ottobre, seguita poi dalla guerra civile tra bianchi e rossi. Sebbene l'ordine politico-sociale venga stravolto, l'uomo rimane tale e la sua anima non smette di vivere; Zivago è sposato con la cugina Tonia, ma già in guerra è travolto dalla passione per la crocerossina Lara Antipov, passione che riesplode in seguito ed a cui entrambi si abbandonano. Mentre il mondo cambia, l'ordine sociale si distrugge e tutto crolla nella miseria, l'amore continua a palpitare ed a sfuggire a qualsiasi controllo morale e politico.
Con questo romanzo Pasternak mostra il vero volto di quella che fu la rivoluzione d'ottobre: l'ordine sociale fu distrutto, ma non si riuscì a ricostruirne uno nuovo e tutti i cittadini furono precipitati nella miseria. Anche i diritti umani vennero di fatto azzerati, con arruolamenti forzati per la guerra e per i vari gruppi rivoluzionari (lo stesso Zivago è costretto ad allontanarsi dalla famiglia perché arruolato a forza in uno di questi gruppi armati) o con assalti a cittadini inermi colpevoli solo di aver dato appoggio a persone della parte politica avversa. La rivoluzione diventa guerra civile e di colpo i fratelli diventano nemici, scompaiono ogni dignità ed ogni pietà, aprendo così la strada a massacri ed altri crimini.
La visione disillusa e spietata che Pasternak dà della rivoluzione d'ottobre costò tanto sia al romanzo che all'autore. Il romanzo in URSS venne stroncato, così Pasternak fu costretto a inviare il manoscritto in russo ad alcuni amici in Occidente; la pubblicazione si deve a Giangiacomo Feltrinelli, il quale nel 1957 diede alle stampe l'opera in italiano. Anche all'editore la pubblicazione de Il dottor Zivago costò seri grattacapi, fu infatti espulso dal PCI che lo considerò un traditore. Il romanzo grazie a Feltrinelli (ed alla CIA, che lo usò come arma per screditare il regime comunista sovietico) trovò subito diffusione planetaria e Pasternak fu premiato nel 1958 col premio Nobel per la Letteratura, premio che non poté ritirare per l'opposizione dell'allora leader sovietico Nikita Krusciov. Pasternak fu inoltre espulso dall'Unione degli scrittori dell'URSS e privato della nazionalità sovietica; accusato di tradimento, dovette chiedere la grazia a Krusciov.
Se Il dottor Zivago è un ottimo romanzo, piacevole da leggere ed allo stesso tempo profondo, la sua storia contribuisce a renderlo immortale. Le peripezie di Jurij Andreevic Zivago ci mostrano gli effetti reali della rivoluzione d'ottobre, quelli nascosti dalla politica comunista o enfatizzati all'eccesso da quella capitalista; la storia dell'opera, invece, tra censure e strumentalizzazioni, ci mostra come anche sotto una delle più spietate dittature lo spirito critico e l'estro artistico di alcune menti non siano stati oscurati, dimostrando quanto avesse ragione Bulgakov (altro autore inviso alla dittatura sovietica) nello scrivere che "I manoscritti non bruciano".

Francesco Abate

mercoledì 9 ottobre 2024

VERITA'

 

Verità è una poesia che fa parte della raccolta Inferno.
La poesia è dedicata a Giulio Regeni, la cui vicenda è tristemente nota ma merita di essere ricordata. Presente in Egitto in qualità di ricercatore, fu rapito a Il Cairo il 25 gennaio 2016 e ritrovato senza vita il 3 febbraio successivo con evidenti segni di tortura sul corpo. La tipologia di torture riscontrate sul corpo del giovane, il luogo del ritrovamento (nei pressi di una prigione dei servizi segreti egiziani) e altre circostanza emerse poi nel corso delle indagini danno modo di pensare con ragionevole certezza che ad ucciderlo siano stati i servizi segreti egiziani. L'Egitto, come prevedibile, non ha mai collaborato davvero alla scoperta della verità e l'Italia, impegnata in importanti accordi commerciali col paese nordafricano, non ha mai esercitato una vera pressione diplomatica, anzi ha più volte represso le richieste di verità.
Quella di Giulio Regeni è perciò l'ennesima storia di negazione dei diritti umani insabbiata in nome di accordi commerciali, politici o militari.

"Verità!" grida la madre,
"verità!" fa eco il popolo,
"verità!" pregano i sassi,
ma il verde del dollaro
e il bianco della paura
e il rosso della vergogna
ascoltano solo il chiasso
dei mercanti che insozzano il tempio.
Questo passaggio della poesia racchiude tutta la vicenda: richieste di indagini approfondite e imparziali arrivano dalla società civile, ma l'Italia, frenata da interessi economici, dalla paura di perdere un partner strategico e forse dalla vergogna di dover giustificare l'imbarazzante silenzio tenuto in casi simili (perché in Egitto le torture degli oppositori politici sono prassi comune), preferisce fingere di bersi le versioni della dittatura egiziana.

Vi lascio un link alla pagina di Amnesty International dedicata alla ricerca di verità per Giulio Regeni.


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Francesco Abate

mercoledì 25 settembre 2024

"INFERNO" PREMIATO AL VI PREMIO LORD BYRON PORTO VENERE GOLFO DEI POETI

 

Sono felice di annunciarvi che Inferno ha ricevuto la Menzione d'Onore nella sezione Poesia Edita alla VI edizione del Premio Lord Byron Porto Venere Golfo dei poeti, dedicata al bicentenario della morte del celebre poeta inglese Byron.

Continua il viaggio della mia prima raccolta di poesie, che mi porterà nella bellissima Portovenere (SP) il 13 ottobre per la cerimonia di premiazione.

Francesco Abate

domenica 15 settembre 2024

DANZE D'AMORE E DUENDE DI GIANPAOLO G. MASTROPASQUA

 

Danze d'amore e duende è una raccolta di poesie scritte dal poeta italiano Gianpaolo G. Mastropasqua.
Non è facile spiegare con precisione cosa contiene quest'opera, che si presenta carica di significati mistici sin dalla sua struttura. Divisa in sette sezioni da sette poesie ciascuna, ogni sezione è introdotta da sette notazioni, ciascuna delle quali riporta: il nome di un arcangelo, una vocale gnostica, il nome di un pianeta a cui corrisponde un giorno della settimana, una chiave musicale, un grado della scala musicale, una nota musicale, un metallo alchemico, una delle sette lettere alchemiche (lettere che formano la parola Vitriol) ed infine il nome di un chackra. Il richiamo a Vitriol, acronimo della frase "Visita Interiora Terra Rectificando Invenies Occultum Lapidem" ("visita l'interno della Terra e rettificando ritrova la pietra occulta"), chiarisce subito che siamo in presenza di un'opera che non ha per oggetto il semplice amore in qualche sua manifestazione, bensì una forma più alta dello spirito raggiungibile attraverso una comprensione possibile solo con l'amore.
Con un linguaggio ricco di simboli, alto e semanticamente ricco, Mastropasqua non ci indica una via per la conoscenza, ma ci mostra uno stato dell'anima che si può raggiungere solo attraverso una totale penetrazione nel superiore oggetto dell'amore, l'oltrefemmina. L'anima che raggiunge questa condizione superiore entra in risonanza con le altre, diventando inoltre padrona di una lingua "rapida come le nuvole, profonda come un oceano, danzante come una danza", quella lingua che appunto il poeta mette nelle sue poesie.
Come tutte le opere del suo genere, Danze d'amore e duende non si presta ad una lettura superficiale. Le poesie sono come i dolci finemente speziati, vanno assaporate più e più volte, lentamente, e assimilate fino a farle proprie. Chi avrà la volontà e la capacità di approcciarsi al libro con la giusta voglia di capirlo e di entrare in risonanza con l'anima dell'autore sarà proiettato in un lungo viaggio dentro un inquieto fluido infinito.

Francesco Abate 

martedì 10 settembre 2024

PUBBLICATA LA POESIA "GLI ALBERI DI GAZA"

 

Sono felice di annunciarvi la pubblicazione della mia ultima poesia su Spillwords.com.
La poesia si intitola Gli alberi di Gaza e tratta del genocidio dei palestinesi che Israele sta perpetrando, aiutato dal silenzio complice dell'Occidente.
Dei fatti c'è ben poco da dire, vi lascio i miei stati d'animo nella poesia.

Vi ricordo che potete trovare i link a tutte le poesie che ho pubblicato in rete accedendo a questo link.

Grazie e buona lettura.

Francesco Abate

sabato 7 settembre 2024

CINA

 

Cina è una poesia contenuta nella raccolta Inferno, nella sezione dedicata all'Inferno dei popoli.
La Cina è il paese simbolo dello sfruttamento, dello stato-padrone che si nutre delle esistenze e delle energie dei propri cittadini, della dittatura che schiaccia qualsiasi forma di opposizione. Giusto per citare i crimini più noti del governo cinese, posso menzionare lo sfruttamento dei lavoratori (minori compresi), la repressione anche violenta del dissenso, il genocidio degli uiguri. Ovviamente nel mondo capitalista la violazione dei diritti umani non conta, quindi i nostri governi continuano a foraggiare questa dittatura da anni e hanno reso la Cina il gigante che oggi conosciamo.
La poesia è il canto di un cinese a cui il drappo rosso, simbolo della dittatura socialista cinese, impedisce di fare qualsiasi cosa: conoscere modi di vivere diversi ("un drappo rosso mi ruba il panorama"), vivere nel rispetto della natura ("un drappo rosso mi copre gli alberi") e allargare la propria conoscenza attraverso il confronto con opinioni diverse ("Trovo l'albero del sapere / ma il drappo rosso lo avvolge tutto"). Anche la libertà religiosa ("la Pace Celeste") è negata.
La poesia si conclude con un'amara riflessione valida per tutte le dittature sedicenti socialiste, cioè che si spacciano per forze a difesa del popolo:
Guardo al volto che mi chiama "compagno"
e cerco di trovare una strada
ma il suo piede gigante mi schiaccia
e le catene mi legano alla sua fabbrica.


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Francesco Abate

martedì 3 settembre 2024

LA LEGGENDA DEL SANTO BEVITORE DI JOSEPH ROTH

 

La leggenda del santo bevitore è un racconto dello scrittore austriaco Joseph Roth pubblicato nel 1939, pochi mesi dopo la morte dell'autore. 
Il racconto può considerarsi un'autobiografia, o addirittura un testamento morale di Roth, il quale attraverso il protagonista, Andreas Kartak, ci mostra un uomo proveniente dall'impero asburgico ormai smembrato dopo la prima guerra mondiale, una persona rimasta ai margini della società ma che conserva una propria dignità e i propri valori. 
Ad Andreas, un senzatetto che vive vicino alla Senna, un misterioso sconosciuto dona duecento franchi; Andreas non vorrebbe accettarli perché consapevole di non poterli restituire, alla fine cede promettendo di dare la stessa somma in dono a una statua di santa Teresa. Dal momento del dono la vita di Andreas cambia, diventando una costante oscillazione tra la fedeltà al proprio voto (la restituzione dei soldi alla santa) e le occasioni per disattenderlo. La costante lotta di Andreas pare perduta, con incontri e distrazioni che ogni volta lo spingono a non rispettare il suo voto, ma in punto di morte trova la redenzione riuscendo (almeno nella sua immaginazione) a mantenere la promessa.
Joseph Roth, attraverso Andreas Kartak, ci mostra i suoi ultimi anni di vita. Roth è un uomo che abusa dell'alcol, eppure mantiene una propria dignità e i propri principi senza mai cadere nella totale dissoluzione. Ciò che l'autore pensa di sé stesso può riassumersi in una frase: <<Ecco quel che sono veramente: cattivo, sbronzo, ma in gamba.>>

Francesco Abate

mercoledì 28 agosto 2024

MANI SPORCATE

 

Mani sporcate è una poesia contenuta nella raccolta Inferno. Di tutte le poesie, questa è una delle più lunghe e anche delle più strazianti.
La poesia è ispirata alla storia di Lisa Montgomery, 52enne statunitense condannata a morte per omicidio. Il reato da lei commesso fu particolarmente cruento: uccise una donna incinta per estrarne il feto e tenerlo per sé. La pseudo-giustizia umana non perse tempo a condannarla alla pena capitale (pena che confonde la giustizia con la vendetta), soffermandosi sulla particolare efferatezza del delitto. 
Eppure, soffermandosi sulla storia di Lisa, ci si rende conto che lei è stata una delle vittime e non una carnefice. La sua infanzia e adolescenza è stata un'interminabile sequenza di abusi: il padre aveva una roulotte nascosta nel bosco in cui portava a turno Diane, la sorella maggiore, e Lisa per poterne abusare senza interferenze; la madre non solo conosceva ciò che subivano le figlie, ma era complice del mostro e addirittura spingeva le piccole a prostituirsi. I tanti anni di abusi hanno causato gravi turbe psichiche alla povera Lisa, che divenne ossessionata dall'idea di essere incinta sebbene fosse sterile. La circostanza della sua infermità mentale, legata appunto all'ossessione della maternità, avrebbe dovuto far riflette chi la giudicava per un delitto finalizzato all'estrazione e al furto di un feto, invece giudici e giuria si sono comportati da veri boia ed hanno calato la scure della vendetta senza pietà.
La storia di Lisa è l'esempio più fulgido di Inferno, di vita passata tra costanti sofferenze e ingiustizie, senza alcuna speranza di salvezza. Se davvero vogliamo chiamare Lisa "assassina", dovremmo come minimo chiederci chi sono stati i suoi mandanti.
La poesia Mani sporcate è strutturata come una canzone: composta di otto strofe, di cui quattro raccontano la sua vicenda (la prima gli abusi su Diane, la seconda gli abusi su Lisa, la terza la condanna a morte, la quarta è una sintesi) e quattro sono un ritornello che si ripete e che qui riporto:
Lisa affonda le mani
sporcate di sangue... sporcate da altri;
stringe al petto e piange amore
ma è un germoglio morto che culla.
Lisa dice qualcosa,
ascoltala bene, chiede pietà:
ma il mondo a cui chiese solo amore
rispose morte.
La settima strofa (l'ultima prima dell'ultimo ritornello) si conclude con un'amara sintesi della vicenda:
E' stata spezzata, uccisa dentro,
poi il lupo gigante l'ha sacrificata
sull'altare del tempio
dandola in pasto a pecore assetate di sangue
affinché ingozzandosi della propria crudeltà
non vedessero chi gli mordeva i lombi.
L'esecuzione di Lisa Montgomery è a mio modo di vedere il classico esempio di prepotenza del potere finalizzata alla distrazione della massa: hanno dato in pasto alla gente un "mostro" per poter vendere una sicurezza fasulla che li distraesse dalle ingiustizie di cui sono quotidianamente vittime.


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Colgo anche l'occasione per ricordarvi che sabato 31 agosto parlerò di Inferno al Terracina Book Festival. Appuntamento a partire dalle 18 al Teatro don Bosco in San Domenico Savio.
Vi aspetto.

Francesco Abate

sabato 17 agosto 2024

AMAZZONIA

 

Amazzonia è una poesia contenuta nella raccolta Inferno.
L'Amazzonia è considerata il polmone verde del mondo, un immenso patrimonio che ci dà l'ossigeno e dà la vita a numerose specie animali diverse, ma come sempre accade l'uomo capitalista pur di accumulare ricchezze la distrugge. La foresta amazzonica ogni anno subisce un forte disboscamento a causa delle coltivazioni intensive, che necessitano sempre di maggiori spazi, e dei cercatori d'oro.
In Amazzonia non vivono solo animali, ci sono anche esseri umani che, essendo la loro esistenza legata alla foresta, la difendono mettendo a repentaglio la propria vita. Ogni anno numerosi attivisti vengono uccisi dai criminali interessati alla distruzione della foresta amazzonica, e spesso i villaggi degli indigeni vengono trovati bruciati e pieni di cadaveri.
La poesia è il canto di un attivista, il quale difende la foresta "perché sei l'acqua, / l'aria, / il sangue che dà la vita, / e delle tue linfe si nutre la mia anima". L'attivista sa quanto è importante la foresta e la difende, ma conclude ognuna delle due strofe del canto con una tragica domanda: "il fuoco è morte in divisa mimetica, / sarò io l'acqua che lo spegnerà / o il legno che cenere sarà?" e "la morte abbaia sul nostro coraggio, / saremo noi il muro che la fermerà / o il gattino che indifeso morrà?"


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Francesco Abate

martedì 13 agosto 2024

MEDIOEVO SIMBOLICO DI MICHEL PASTOUREAU

 

Il Medioevo è un'epoca che esercita ancora oggi un potente fascino, basti pensare alla mole enorme di opere letterarie e cinematografiche ispirate a tale epoca. Con il saggio Medioevo simbolico lo storico Michel Pastoureau prova ad approfondire alcuni aspetti del Medioevo, così da permettere di comprenderne meglio alcune dinamiche.
Pastoureau prova a ricostruire la storia del Medioevo attraverso il simbolo e i colori, perché le immagini dei blasoni e delle arme, così come i colori degli abiti, dicono molto più di quello che possa sembrare a prima vista. Le immagini sono spesso simboli, rappresentano cioè qualcosa con l'intenzione di veicolare un messaggio. Ovviamente per comprendere al meglio le immagini medievali, ed avere quindi i mezzi per ricostruire accuratamente la storia dell'epoca, è necessario innanzitutto capire come all'epoca venivano percepite determinati immagini o determinati colori.
Oggi associare il giallo e il verde non ci dà alcun fastidio, sono due colori vicini nello spettro e per questo non creano un gran contrasto; nel Medioevo invece l'accostamento giallo-verde era considerato il più brutale possibile e veniva usato per vestire i matti, così da sottolinearne la pericolosità. Questo piccolo esempio che ho fatto, uno dei tanti riportati nel saggio, ci mostra come i colori non siano stati percepiti sempre allo stesso modo e per questo, conclude Pastoureau, diventa necessaria una storia dei colori. Solo capendo nei determinati momenti storici come era percepito un certo colore possiamo comprendere il messaggio che ci lancia quando inserito in un'arme o un blasone.
La storia dei colori poi deve tenere conto del modo in cui la chiesa li considerava. I Padri della chiesa in origine avevano un'opinione negativa dei colori, i quali sviavano dalla realtà delle cose, mentre in epoca carolingia prevalse la linea cromofila, che li identificava con la luce, conferendogli così un valore positivo. Questo dibattito intorno al valore del colore, e le diverse sensibilità sviluppatesi in epoche diverse, aiuterebbero a capire meglio le scelte intorno al colore degli abiti monastici, o a quello dei vestiti dei nobili e delle persone comuni.
Pastoureau dedica un'ampia porzione del saggio allo studio delle arme medievali, perché queste attraverso i colori e le immagini descrivono ciò che la persona vuole comunicare della propria identità. Ovviamente per comprendere appieno il significato dietro le arme, i blasoni e gli stemmi araldici, è necessario conoscere il modo in cui erano visti e percepiti gli animali o le cose che in essi sono rappresentati.

In questo post ho provato a descrivere i tratti salienti del pensiero che Pastoureau esprime a più riprese nel saggio Medioevo simbolico, senza la pretesa di essere esaustivo. Il saggio merita però di essere letto non solo per le argomentazioni che ho esposto sopra, ma anche per le numerose nozioni che fornisce proprio intorno alla simbologia medievale. Leggendo Medioevo simbolico scopriamo per esempio che Giuda era rappresentato spesso coi capelli rossi perché il rosso era considerato uno dei colori peggiori, e che nelle rappresentazioni in cui bacia Gesù nel Getsemani spesso anche Gesù "acquista" il rossore dei capelli del traditore per simboleggiare l'unione tra gli estremi. Leggiamo anche curiosità come il processo alla scrofa di Falaise, in Normandia, che nel 1386 fu giudicata da un tribunale ecclesiastico, torturata pubblicamente e uccisa per aver sbranato un bambino; attraverso esempi come questo, Pastoureau ci mostra in quale considerazione erano tenuti gli animali a quell'epoca.
Il saggio Medioevo simbolico merita di essere letto perché offre tutte le nozioni che ho descritto fino ad ora, e molte di più, in un modo semplice e coinvolgente che permette una facile comprensione anche a chi di storia è poco ferrato.

Francesco Abate

mercoledì 7 agosto 2024

IL FURTO DELLA FELICITA'

Per parlarvi de Il furto della felicità, poesia contenuta nella raccolta Inferno, ho scelto di non postare alcuna immagine, così come non vi dirò a chi di preciso si riferisce la poesia. Faccio così perché Michele (il nome ve lo posso dire perché lo trovate citato nella poesia) era un uomo qualunque incastrato in una vita qualunque. 
Michele si uccise a trent'anni, lasciando una lettera che fu pubblicata su diversi giornali. Quello che più mi colpì della sua vicenda fu l'assoluta specularità con le vite di milioni di persone, compresa la mia di allora. Uomo intrappolato in un lavoro precario, senza la possibilità di provare almeno a sognare un futuro, quindi senza prospettive, sentiva la propria esistenza come un lento trascinarsi e per questo decise di uccidersi.
Michele fu schiacciato dalla vita, sarebbe ingiusto dire che ad ucciderlo fu la sua fragilità o chissà quale altro problema psicologico: Michele fu spezzato dalla società disumana creata dall'attuale sistema politico-economico. Legalmente Michele si uccise, ma in realtà è stato ucciso da chi ha voluto questo stato di cose.
Chi scrive le regole del nostro mondo ha trasformato le nostre esistenze in inferni; per molti la vita è una continua lotta per la sopravvivenza, un logorante combattimento dal quale non si può uscire davvero vincitori. Michele scelse di chiamarsi fuori da questo gioco e sarebbe ingiusto condannarlo: che senso ha vivere sapendo che la felicità è irraggiungibile?

Vi lascio il testo della poesia:
Vivesti trent'anni, vivesti male
cercando nel mondo
la felicità
che t'avevan rubato.
A ogni corsa sbattevi nel muro,
a ogni volo cadevi nel fango:
stanco di botte e lerciume,
sei sceso e non hai proseguito.
Non perdonarli, 
Michele:
non devi!
Essi non hanno rimorso
e stuprano
quella felicità che t'amava
e ti hanno rubato.
Non abbassasti gli occhi allora
e non devi abbassarli ora,
la tua non fu una fuga
ma un urlo di protesta.
Non perdonarli,
Michele:
non devi!


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Francesco Abate

mercoledì 31 luglio 2024

X AGOSTO DI GIOVANNI PASCOLI

 

San Lorenzo, io lo so perché tanto
di stelle per l'aria tranquilla
arde e cade, perché sì gran pianto
nel concavo cielo sfavilla.

Ritornava una rondine al tetto:
l'uccisero: cadde tra spini:
ella aveva nel becco un insetto:
la cena de' suoi rondinini.

Ora è là, come in croce, che tende
quel verme a quel cielo lontano;
e il suo nido è nell'ombra, che attende,
che pigola sempre più piano.

Anche un uomo tornava al suo nido:
l'uccisero: disse: Perdono;
e restò negli aperti occhi un grido:
portava due bambole in dono...

Ora là, nella casa romita,
lo aspettano, aspettano in vano:
egli immobile, attonito, addita
le bambole al cielo lontano.

E tu, Cielo, dall'alto dei mondi
sereni, infinito, immortale,
oh! d'un pianto di stelle lo inondi
quest'atomo opaco del Male!

Come ho già avuto modo di dire in un precedente post, X agosto è la poesia che mi ha fatto innamorare dei versi e se oggi leggo e scrivo lo devo in buona parte a questo capolavoro di Giovanni Pascoli.
Pubblicata per la prima volta sul <<Marzocco>> il 9 agosto 1896 e successivamente inclusa nella raccolta Myricae, questa poesia formata da quartine di endecasillabi e novenari alternati ha il potere di affascinare per la contrapposizione che crea tra il Cielo, infinito e tranquillo, e la Terra, violenta e piena di dolore.
Il poeta vede nella pioggia di stelle cadenti del 10 agosto le lacrime di san Lorenzo e sostiene di sapere cosa provochi il pianto del santo. Sull'immagine della pioggia di lacrime Pascoli torna nell'ultima quartina, quando descrive il Cielo immortale e immobile che piange sulla Terra, che è un atomo opaco del Male.
Per descrivere la crudeltà in cui annegano gli uomini il poeta ricorre a due immagini forti e dolorose, molto vicine alla sua esperienza personale (il padre fu ucciso quando era ancora un bambino). Prima ci mostra una rondine abbattuta mentre tornava al nido col cibo per i suoi cuccioli, poi un uomo ucciso mentre portava in dono delle bambole alle figlie che lo aspettavano a casa. In entrambe le immagini, la vittima mostra al Cielo quel che portava, come a lanciare un atto d'accusa, inoltre in tutti e due i casi l'assassinato viene descritto in modo da avvicinarlo a Gesù Cristo: la rondine è là, come in croce; l'uomo, come Gesù, al momento di morire dice Perdono. La dura esperienza personale di Pascoli lo porta a considerare, e mostrare, come le vittime di questa barbarie non siano solo coloro che perdono la vita, ma anche i loro cari; per mostrarci ciò, ci racconta come il nido a cui tornava la rondine attende e pigola sempre più piano, così come anche nella casa dell'uomo ucciso lo aspettano, aspettano in vano. Alle immagini violentemente dolorose della rondine e dell'uomo uccisi che guardano il Cielo e lo accusano mostrandogli l'atto d'amore interrotto per sempre vengono così affiancate quelle dei cari che in silenzio si consumano nella vana attesa.

Ancora oggi, nonostante abbia letto molto da quando tanti anni fa l'ho scoperta, giudico X agosto una delle più belle poesie mai scritte. Trovo straordinaria la grazia con la quale Pascoli ha saputo contrapporre la sanguinosa realtà umana all'universo immenso, la perfezione delle immagini scelte per dipingere il dolore delle vittime innocenti e la delicatezza con cui accenna al lutto dei cari. C'è in questi versi un silenzio tanto tragico quanto pacifico, non un urlo straziante ma un pianto sommesso.

Francesco Abate

martedì 30 luglio 2024

INFERNO AL TERRACINA BOOK FESTIVAL

 

Sono felice di annunciarvi che avrò il piacere di presentare Inferno al Terracina Book Festival il prossimo 31 agosto a partire dalle ore 18.
Sarà per me l'occasione, oltre che di parlare del mio libro, di incontrare alcuni dei finalisti dell'ultimo Premio Nabokov.

Non vedo l'ora.

Francesco Abate

domenica 21 luglio 2024

BRASILE

 

Brasile è una poesia contenuta nella mia raccolta Inferno.
In questa poesia parlo del paese più grande del sud America, che è anche simbolo dello sfruttamento ad opera dell'Occidente. Terra ricca di risorse agricole e minerarie, il Brasile è stato interamente sfruttato dagli Stati Uniti e dai paesi europei (da qualche anno ci si è messa anche la Cina) per la coltivazione del cacao e l'estrazione delle risorse minerarie, riducendo la popolazione locale ad un deposito di manodopera a basso costo da sfruttare e buttare via.
Il Brasile è uno dei tanti esempi di sfruttamento neocoloniale operato dall'Occidente. Eppure i brasiliani vivono con passione un sogno, il calcio, e questo nella mente di un bambino povero e sofferente può diventare l'unica fonte di speranza, l'unica strada da percorrere per riscattarsi. Nella poesia io canto appunto ad un bambino brasiliano che sogna di diventare calciatore, che gioca mentre il suo paese viene depredato e maltrattato dalle potenze straniere.
"Rotola nella ghiaia il tuo sogno
e rotola nello spazio il tuo pianeta
ma gli applausi che senti
sono ululati di lupi bipedi
venuti a pulire il paese."
Concludo la poesia con una raccomandazione:
"Difendi il tuo sferico sogno
e dimentica questo sferico pianeta
che mai ti protegge
e dà forza alle bestie
venute a spegnerti i sogni."


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Francesco Abate