martedì 29 luglio 2025

PARLIAMO DI EUDEMONIA: RE MATTEO E LA MISSIONE

 

Eudemonìa è un libro che racconta di una ricerca. Ad avviare questo lungo percorso che attraversa spazi terreni e ultraterreni è una richiesta particolare, fatta niente poco di meno che da un re.
A spingere Francesco ad intraprendere il cammino che lo condurrà fino ai confini dell'universo è l'ordine impartito da re Matteo: trovare Dio. Francesco in Dio non crede, infatti giudica subito assurda la richiesta, ed anche nel sovrano non c'è traccia di fede, lui stesso spiega così la propria richiesta: "Questo regno è una polveriera, i sudditi mi odiano e mi incolpano di tutti i loro problemi. Nascono sempre più gruppi sovversivi e hanno sempre più presa sul popolo, se continua così ci sarà una ribellione e potrei rimetterci il trono. Ho bisogno di rinsaldare il mio potere sulla gente e non può esserci modo migliore di una legittimazione divina. Quando la gente vedrà Dio al mio fianco, non oserà più ribellarsi e mi adorerà come un tempo si adoravano i Faraoni".
Re Matteo vuole Dio al suo fianco solo per consolidare il proprio potere, mostrandosi cinico e per niente interessato al reale benessere del proprio popolo; non chiede che sia trovato Dio per avere una guida suprema capace di portare prosperità al regno, vuole solo consolidare la propria posizione di potere. Il sovrano nell'aspetto e nei ragionamenti si mostra maleducato, arrogante e interessato solo all'apparenza.
Il Regno è la proiezione perfetta dell'animo di re Matteo: infestato dal tanfo di rifiuti bruciati e devastato dall'incuria, muta radicalmente in prossimità del palazzo reale, dove dominano la frescura degli alberi e il profumo di bosco.
Come tutti i governanti mediocri e interessati solo all'affermazione del proprio ego, re Matteo usa la paura per governare. Nell'affidare la missione a Francesco, non cerca di motivarlo o di incoraggiarlo, si limita a dargli un ultimatum: "Sarà meglio per te che esista e venga qui con te, altrimenti cella e forca! Chiaro?"
Come buona parte dei personaggi di Eudemonìa, re Matteo richiama contemporaneamente un personaggio reale ed un concetto. Nel delinearne carattere e comportamenti, mi sono ispirato ad un famoso (purtroppo) uomo politico italiano suo omonimo, personaggio mediocre che fonda il proprio consenso sulla rabbia e la paura, usando di frequente un linguaggio aggressivo che incita all'odio. Re Matteo non è però solo la caricatura di un uomo politico italiano, rappresenta l'idea di governo che osserviamo più di frequente nelle figure politiche mondiali, soprattutto in tempi più recenti; un'idea secondo cui chi guida una nazione deve comportarsi da padre-padrone e lavorare solo per l'accrescimento ed il consolidamento del proprio potere. Di re Matteo nel nostro mondo, purtroppo, ce ne sono tanti.
L'assurda missione affidata a Francesco, nel corso dello sviluppo del romanzo, diventa anche una lezione: nella ricerca di sé stessi, della propria strada e della propria verità, la cosa più importante non è il punto di partenza, perché chi cerca con attenzione finisce comunque per trovare qualcosa, e spesso ciò che si trova è meglio di quello che si credeva di voler trovare.


Vi invito a seguire il blog e le mie pagine social (FacebookMeWeInstagram) per tutti gli aggiornamenti riguardo questo romanzo.
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Francesco Abate

lunedì 21 luglio 2025

LA SELVA OSCURA

 

La selva oscura nella Divina Commedia è la prima immagine polisemica, cioè la prima che ha più significati.
Di questa selva il poeta non ci dà una descrizione precisa, si limita a definirla selvaggia, aspra e forte, tanto che solo il ricordo basta a rinnovare lo spavento che incute, poco meno amara della morte. A differenza della selva dei suicidi, in cui Dante fa una descrizione minuziosa dell'ambientazione ("Non fronda verde, ma di color fosco; / non rami schietti, ma nodosi e 'nvolti; / non pomi v'eran, ma stecchi con tòsco."), della selva oscura non ci dice niente di concreto, perché non ha l'esigenza di creare lo sfondo a eventi o dialoghi, vuole semplicemente lanciare un messaggio.
La selva è ai piedi di un colle alle cui spalle c'è il sole, quindi fuori dalla sua oscurità c'è la gioia, ma l'uscita è impedita dalle tre fiere, il cui significato descriverò in un altro post. Essa rappresenta quindi lo smarrimento dell'anima vissuto da Dante intorno ai trentacinque anni; uno smarrimento che non sa ben dire quando è iniziato, essendoci caduto che era "pieno di sonno", cioè perso e annebbiato. La critica tende a collocare l'inizio dello smarrimento del sommo poeta, quindi l'inizio del suo stato di torpore morale, nell'anno della morte di Beatrice, la donna che lo salverà poi attraverso il viaggio nei tre regni dell'oltretomba.
Lo smarrimento rappresentato dalla selva non è però solo quello di Dante, perché non dobbiamo dimenticare che la Divina Commedia è un poema universale, cioè abbraccia tutta l'umanità. Il viaggio dantesco comincia nel 1300, anno che è il culmine della vita del poeta (era nel mezzo, quindi iniziava la fase discendente), ma lo è anche per la storia della Chiesa, essendo l'anno del primo giubileo (pochi anni dopo ci sarà lo Schiaffo di Anagni), e per la storia di Firenze, che con la contesa di Calendimaggio vede acuirsi le divisioni che sfoceranno nello scontro tra Bianchi e Neri. Nella selva oscura non è perso solo Dante, lo sono anche la Chiesa e Firenze, che hanno smarrito la retta via per incamminarsi verso un futuro di corruzione e sofferenze. 
Nel canto XX dell'Inferno Virgilio accenna al plenilunio, che porta giovamento a Dante mentre è smarrito nella selva oscura ("e già ier notte fu luna tonda: / ben ten de' ricordar, ché non ti nocque / alcuna volta per la selva fonda"), accennando alle false consolazioni a cui l'anima smarrita si aggrappa (lettura giustificata dal fatto che il richiamo alla luna è fatto nella bolgia dei maghi e degli indovini).

Francesco Abate

sabato 19 luglio 2025

MENZIONE D'ONORE PER "INFERNO" A PONTREMOLI

 

Con grande gioia vi annuncio che Inferno è stato premiato con la Menzione d'Onore nella categoria Poesia Edita al Premio Internazionale di Arte Letteraria "La Via dei Libri" Città di Pontremoli. 
Ringrazio gli organizzatori per lo spazio e la bella serata, fatta di letture e scambi, perché la cultura altro non è che scambio e confronto, per questo arricchisce l'anima. Ringrazio anche la giuria per aver letto le mie poesie e averle giudicate degne di questo palcoscenico.
Per me è stata anche l'occasione di visitare una città che ospita millenni di storia ed è completamente immersa nella bellezza, che consiglio vivamente di visitare.

Francesco Abate

lunedì 14 luglio 2025

STATI UNITI

 

Ci sono le stelle e ci sono le strisce:
le prime cantano in alto con gli angeli,
le seconde scendono la scala per l'inferno.
Con questi versi si chiude Stati Uniti, l'ultima poesia contenuta nella sezione L'Inferno dei popoli, all'interno della raccolta Inferno.
In questa poesia, come è facile dedurre dai versi che ho riportato, canto le profonde diseguaglianze che vivono i cittadini statunitensi: mentre pochi sono così ricchi da permettersi i viaggi nello spazio, molti altri faticano a trovare da mangiare e non hanno accesso a cure mediche adeguate.
Gli Stati Uniti, che per decenni si sono proposti come culla della libertà, altro non sono che una delle manifestazioni più estreme del capitalismo, e man mano che fingevano di esportare democrazia e cultura hanno invece infettato il mondo intero con il loro morbo. Ecco spiegato come alle ultime elezioni le classi povere hanno scelto di essere guidate da un miliardario, convinte che ad affamarle fossero i loro compagni di sventura, non colui che con pochi amici divora risorse sufficienti a nutrire l'intero paese. Ed ecco anche come si spiega che negli Stati Uniti (ma non solo, purtroppo) un pluripregiudicato, evasore e stupratore, si permetta di giudicare e privare della libertà dei poveri disgraziati colpevoli solo di aver cercato una vita migliore nel suo schifoso paese.


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Francesco Abate

venerdì 11 luglio 2025

"EVER AFTER" E "TRIPTYCH OF THE AGES" DI CLAUDIA ROGGE E DORIAN X

 


All'interno della Pinacoteca Provinciale di Salerno, tra le tante opere esposte, ce ne sono due che mi hanno colpito particolarmente e di cui vi voglio parlare.

La prima è Inferno di Claudia Rogge, che fa parte della più ampia serie Ever After. Con Ever After, la Rogge ha voluto celebrare Dante Alighieri proponendo la propria visione dei regni dell'aldilà. L'opera esposta a Salerno raffigura l'Inferno, rappresentato da un gran numero di figure umane sporche di fango e bloccate sul fondo di una grotta oscura, e alcune di queste anime in pena vanamente tese verso l'alto. Si tratta di una raffigurazione potente, emozionante, che rende alla perfezione l'immagine di un'anima sporcata e schiacciata dal peccato che guarda con disperazione a una salvezza che non potrà mai raggiungere.
Per la realizzazione di Ever After Claudia Rogge ha realizzato decine di fotografie a ciascuno dei soggetti che fanno parte dell'opera, assemblando poi il tutto con un lavoro minuzioso di elaborazione digitale.

L'altra opera che colpisce per il forte impatto estetico e per il significato è il Triptych of the Ages dell'artista milanese Dorian X. Si tratta di tre acrilici su tela che a prima vista colpiscono per l'abbondanza dei colori e la varietà delle immagini, ma che visti con attenzione rivelano una critica molto potente alla società odierna ed alla sua deriva. Il dipinto centrale raffigura un'età dell'oro in cui uomini nudi, per niente imbarazzati dalla propria nudità, vivono nella concordia e nell'abbondanza. Alla sua sinistra c'è l'età della Nuova Creazione, in cui spicca una divinità il cui volto è una carta di credito su cui c'è scritto "In gold we trust", che quindi eleva la ricchezza a nuovo Dio; sotto la nuova divinità vediamo un laboratorio nel quale vengono riprogrammati i nuovi esseri umani - tenuti prigionieri in una botola coperta di teschi -, ai quali vengono collegate sulle teste delle flebo di dollari. Alla destra c'è l'Età della Guerra, diretta e prevedibile conseguenza della Nuova Creazione, dove vediamo una pioggia di missili abbattersi su un'umanità tormentata dai soldati.
Il trittico proposto da Dorian X comunica un messaggio forte che oggi dovrebbe riecheggiarci ancora più forte nella mente: scegliendo la ricchezza come valore supremo della società, si apre la strada alla guerra ed alla soppressione delle libertà.

Francesco Abate

domenica 6 luglio 2025

PARLIAMO DI EUDEMONIA: FRANCESCO, IL PROTAGONISTA

 

Francesco è il protagonista del mio ultimo romanzo, Eudemonìa.
Il fatto che il protagonista del romanzo si chiami come me non è affatto una coincidenza, infatti questo romanzo mi piace considerarlo una mia autobiografia interiore, cioè descrive un percorso davvero compiuto dal mio essere e dal mio pensiero. Il nome Francesco inoltre si prestava alla perfezione perché molto comune, e il protagonista di questo romanzo è una persona come ce ne sono miliardi, appunto un uomo qualunque.
Francesco è un giovane uomo insoddisfatto della propria vita, consapevole della propria insoddisfazione ma incapace di determinarne le cause, preda di un male oscuro che lo tiene immobilizzato in un lento appassire. Quando re Matteo gli affida una missione in apparenza impossibile, trovare Dio, si trova costretto a muoversi, e questo movimento innesca la serie di eventi che lo porterà a distruggersi e ricostruirsi. Nella missione lui non crede, perché non crede in Dio, e infatti questa passa presto in secondo piano, ma il cammino che ha iniziato deve pur portare da qualche parte e lui, grazie anche all'aiuto prezioso di Dante, riesce a raccogliere i frutti di quei dubbi che per anni lo hanno paralizzato. Francesco riesce in un'impresa difficile, diventa tabula rasa, cioè distrugge tutto il proprio universo interiore, così da avere la possibilità di ricostruirsi da zero.
Francesco è quello che noi definiremmo un buono, sempre pronto a schierarsi dalla parte dei più deboli, eppure durante il viaggio impara che non sempre il bene è quello che appare tale, e lo stesso vale per il male, così crollano le sue poche certezze, ma questa distruzione invece di ucciderlo gli dà la forza per ricominciare daccapo.
Francesco in Eudemonìa è l'uomo qualunque che, intrappolato nella propria infelicità, si impegna in una lunga e radicale riflessione interiore che lo porta alla scoperta delle verità della vita, fino a fargli trovare la propria Eudemonìa, la vera felicità.

Francesco Abate