Resurrezione è un romanzo pubblicato dallo scrittore russo Lev Tolstoj nel 1889.
Ispirato a un fatto realmente accaduto, è un'opera in cui l'autore riflette sulla condizione dei reietti della società, soprattutto i carcerati, usandola come spunto per formulare la propria ricetta per la definitiva redenzione.
Resurrezione è ispirato a un fatto realmente accaduto, cioè al processo di una prostituta che tra i giurati vide l'uomo che l'aveva sedotta e rovinata; così come nel romanzo, l'uomo tentò di rimediare al torto compiuto sposando l'imputata, solo che nella realtà non ci fu lieto fine e la donna morì di tifo. Oltre allo spunto di cronaca, questo è un romanzo fortemente autobiografico, infatti lo stesso Tolstoj aveva sedotto una cameriera che poi, rimasta incinta, era stata allontanata, quindi nel romanzo lo scrittore cerca la redenzione propria, oltre che quella dell'umanità.
Il protagonista del romanzo è il nobile Dmitri Nechljudov, che per un caso ritrova il suo vecchio amore e lo trova corrotto e degradato all'infimo rango di prostituta accusata d'omicidio. La donna viene condannata, ma Nechljudov si convince di essere la causa della sua rovina, così decide di fare tutto il possibile per riscattarla, anche a costo di rovinare sé stesso. Ha inizio il viaggio del protagonista tra le classi più povere della società russa, di cui può osservare la miseria, e tra i carcerati, dei quali vede il profondo stato di degradazione umana.
Tolstoj attraverso Nechljudov propone una profonda riflessione sui contadini e sui carcerati. Riguardo ai primi, lo scrittore sposa la teoria secondo la quale sia ingiusto che i nobili possiedano la terra, traendone grandi profitti e tenendo nella miseria i contadini che la lavorano. Per quanto concerne i carcerati, lo scrittore ce li mostra come i dannati del Cocito, con Nechljudov che cammina dovendo fare attenzione a non calpestarli; gli viene negata la dignità umana e vengono degradati, eppure la loro condanna è stata comminata da una società corrotta che ha costruito le leggi per propria comodità e non per senso di giustizia.
La riflessione di Tolstoj sui carcerati si espande fino a diventare un processo etico alla società, e da questo processo si genera la consapevolezza della via per la resurrezione. La società è ingiusta e corrotta, nonostante ciò si concede il lusso di giudicare colpevoli delle persone e punirle negando loro l'umanità. L'unica soluzione a questa tremenda ingiustizia Tolstoj la rileva, attraverso Nechljudov, in una totale adesione al cristianesimo: gli uomini devono riconoscersi colpevoli davanti a Dio, ammettere perciò di essere incapaci di punire o correggere il prossimo, quindi perdonare.
Resurrezione di Tolstoj, oltre ad essere uno straordinario romanzo, leggibile e pregno di contenuti, offre anche una riflessione sulla condizione carceraria che si può traslare senza problemi ai giorni nostri.
Anche oggi i carcerati sono spesso privati della dignità umana (si guardi al tasso di suicidi in carcere) e ci tocca ancora chiederci chi davvero siano i colpevoli delle loro cattive azioni, perché è assodato che molti delinquenti nella vita non hanno mai avuto veramente la possibilità di vivere seguendo le leggi. Se le norme sono create dalla classe ricca, e in barba ad ogni principio di giustizia penalizzano qualcuno, come si può condannare costui se le viola? E come può chi ha scritto delle regole ingiuste giudicare i colpevoli e gli innocenti?
Al di là della soluzione cristiana che offre Tolstoj, il problema c'è oggi come c'era allora e necessita di essere affrontato con analisi approfondite e non con l'assordante megafono della propaganda, come purtroppo oggi accade.
Francesco Abate