domenica 25 giugno 2017

COMMENTO DE "LA NOIA" DI ALBERTO MORAVIA

Di Alberto Moravia avevo già letto Gli indifferenti ed ero rimasto piacevolmente colpito dal suo modo di scrivere e di trattare i malesseri dell'animo umano.
La noia tratta una delle forme in cui si manifesta il male di vivere. Il protagonista della vicenda, Dino, è figlio di una ricca donna d'affari. Dalla madre si stacca perché disgustato dalla vita ricca e ipocrita che essa gli può dare, egli però non fugge solo dalla brama di denaro e dalle convenzioni sociali. Dino è infatti dilaniato dalla noia, un sentimento particolare che non consiste nella mancanza di divertimento, si tratta bensì della sensazione di essere totalmente avulso dal mondo circostante. A Dino nulla sembra appartenere alla sua vita, nei suoi momenti di noia percepisce tutto come estraneo e privo di qualsiasi rapporto con lui.
Nel momento in cui abbandona le sue velleità di pittore, constatando di non essere in grado di dipingere nulla, come se la sua anima fosse priva di segni da tracciare su tela, un evento inaspettato gli sconvolge la vita. Il suo vicino di casa, il pittore Balistrieri, muore. Dino incontra la giovane amante del pittore, Cecilia, e con lei avvia una relazione sessuale. Cecilia si mostra subito un'amante atipica, non giura amore all'uomo ma nemmeno lo tratta come un oggetto, non sembra interessata ai suoi soldi ma non li rifiuta quando questo glieli offre, intraprende un'altra relazione sessuale con un giovane attore ma non tronca quella con Dino. L'apparente distacco dagli eventi della sua esistenza che mostra Cecilia, la veste di un manto di inafferrabilità che fa uscire Dino dalla noia. Questa novità però spaventa il protagonista che fa di tutto per liberarsi di lei, finendo però sempre più sprofondato in questa relazione particolare.

Argomento centrale del romanzo è la noia, che l'autore non intende come assenza di divertimento, ma come senso di distacco dal mondo circostante. La noia è uno stato dell'animo con cui il protagonista convive fin da bambino, quando poi sembra trovare qualcuno capace di tirarlo fuori, Cecilia, egli cerca di liberarsene per tornare a quello che era, seppur penoso, uno status quo. Come nelle sabbie mobili però, più Dino si dibatte per liberarsi e più sprofonda, quindi quella che nasce come una semplice relazione sessuale finisce per coinvolgerlo a livelli maniacali, portandolo a compiere azioni disoneste di cui mai prima si sarebbe macchiato.
Nel romanzo è spesso descritta la vita come un'oscillazione tra dolore e noia, pensiero che richiama le idee di Leopardi e Schopenauer.

Il romanzo La noia ha pochi personaggi, tutti però a loro modo sono molto interessanti.
Dino è il protagonista, nonché voce narrante. Tutto ciò che accade lo vediamo attraverso i suoi occhi, così anche i tratti psicologici degli altri personaggi passano per i suoi stati d'animo. Evita rapporti con la madre per sfuggire sia alla sua ricchezza che alla sua mentalità alta borghese, si presenta da lei solo quando ha bisogno di soldi. Nella sua vita è spesso preda di momenti di noia, per questo si rifugia nella povertà, poi nell'arte, infine in Cecilia. Solo l'ultimo elemento finirà davvero per liberarlo, prima però egli farà di tutto per liberarsene finendo sempre più impantanato in una relazione che lo spinge a comportamenti maniacali. Non ama Cecilia, desidera possederla per stabilire con lei quel rapporto che sente di non avere con le cose del mondo, ma sente sempre di non riuscirci e ciò lo sprofonda nell'angoscia.
Cecilia è il personaggio più ambiguo del romanzo. Si tratta senza dubbio di una ragazza molto giovane che cerca con avidità il continuo soddisfacimento degli appetiti sessuali. Non appena muore il suo amante, il vecchio Balistrieri, finisce a letto con Dino. Mentre si incontra con Dino poi, intraprende una relazione sessuale con un giovane attore, inoltre si scopre che aveva un altro uomo anche quando stava con Balistrieri. Non prova un amore profondo ed esclusivo per qualcuno, nemmeno si interroga più di tanto sulla natura dei propri sentimenti, semplicemente fa quello che si sente di fare e per questo si concede a chiunque le interessi. Accetta soldi dai propri amanti, eppure non può essere definita approfittatrice perché da Dino potrebbe averne molti di più, invece sceglie di "accontentarsi", inoltre rifiuta da lui una proposta di matrimonio molto conveniente. Ha poco spirito di osservazione e sembra fare le cose per meccanicità, senza mai mostrarsi preda di sentimenti forti, tanto da indurre a pensare che lei stessa manifesti una forma di noia e che tenti di superarla appagando un avido desiderio sessuale.
La madre di Dino compare poco, si manifesta però come la classica donna dell'alta borghesia molto attenta alle apparenze ed alle ricchezze. Ella biasima lo stile di vita del figlio e con lui tenta sempre di giocare la carta dei soldi, cercando di ottenere qualcosa in cambio ogni volta che gliene presta. 

La noia è un romanzo che descrive in modo molto approfondito una forma di male di vivere, cioè la sensazione di essere qualcosa di avulso dal mondo, di non avere alcun rapporto con ciò che ci circonda. Nonostante la complessità dell'argomento e la necessaria piattezza della trama (un personaggio come Dino non poteva in alcun modo vivere avventure mirabolanti, il romanzo punta molto di più sull'introspezione), il romanzo è piacevole da leggere. Vi avviso però che i personaggi possono risultare odiosi, l'autore infatti si è preoccupato di rivoltare il loro animo ed esporre quelli che sono i lati peggiori del loro carattere. L'odiosità dei protagonisti li rende però veri e credo sia il segreto della grandezza di questo romanzo.

Francesco Abate

domenica 18 giugno 2017

COMMENTO DE "IL NOME DELLA ROSA" DI UMBERTO ECO

"Mi rallegro che si possa diventare best seller contro i pronostici cibernetici, e che un'opera di letteratura genuina possa soppiantare il ciarpame ... l'alta qualità e il successo non si escludono a vicenda". Ho voluto aprire con questo commento di Antony Burgess perché credo che il modo migliore per definire Il nome della rosa è dichiarare come esso sia una prova lampante che un'opera di qualità può avere successo.
Il nome della rosa è un romanzo storico ricco di elementi e spunti di riflessioni, scritto molto bene, ricco di suspance e mai banale. Attraverso questo romanzo, che per lui fu il primo, Umberto Eco ci trasporta nel '300 e ci catapulta nel bel mezzo dei travagli politici e spirituali che dominavano l'epoca. La vicenda si svolge nel bel mezzo della cattività avignonese, periodo in cui la sede papale fu trasferita da Roma ad Avignone a causa dei numerosi contrasti con il Sacro Romano Impero. Quello che sarebbe potuto essere un banale thriller, iniziato con l'arrivo di un monaco dalla mentalità molto "illuminata" all'interno di un'abbazia benedettina del nord Italia per indagare sulla misteriosa morte di un monaco, si intreccia col clima politico-culturale molto agitato. Si finisce in un turbine di eventi storici, di riflessioni filosofiche di carattere spirituale e non, ma soprattutto si resta immersi nella corruzione nascosta all'interno di un luogo sacro. 
Mentre le morti nell'abbazia aumentano e il mistero si infittisce, assumendo quasi dei caratteri sovrannaturali e apocalittici, i lettori possono vedere attraverso gli occhi del protagonista una delle fasi più cruente dello scontro tra papato e impero, vedendo snocciolate le tesi delle due diverse fazioni. Nonostante il contesto storico delicato e la voglia dell'autore di approfondire tante tematiche storiche e filosofiche di grande importanza, la storia non perde mai il suo fascino e costringe il lettore a leggere con avidità fino all'ultima pagina.

I vari personaggi che animano la vicenda rappresentano essi stessi modi diversi di vivere la fede e la sete di conoscenza, che i tragici accadimenti dell'abbazia finiscono per rendere temi centrali del romanzo. Ovviamente all'interno di un'abbazia, in cui tra l'altro si svolge un incontro tra due delegazioni, i personaggi sono tantissimi. Mi limiterò a descrivere quelli che mi hanno impressionato maggiormente, dandomi l'impressione di essere veicoli di un messaggio.
Adso da Melk è colui che narra la vicenda, scrivendo in vecchiaia ciò che visse in gioventù. Nei giorni in cui si svolge la vicenda, egli è un giovane novizio benedettino che fa da assistente a Guglielmo da Baskerville. Nel corso del romanzo subisce un processo di crescita molto brusco. All'inizio è un ingenuo novizio, affascinato dall'erudizione e dalla sagacia del maestro, ma poco utile perché spettatore passivo dei suoi ragionamenti. Alla fine del romanzo invece inizia ad esporre con coraggio le sue personali riflessioni ed è decisivo nella risoluzione del caso. Anche a livello spirituale subisce una maturazione importante, infatti nell'abbazia vede da vicino la corruzione di alcuni appartenenti al proprio ordine monastico (lotte di potere, sodomia, sfruttamento della prostituzione, amore malato per la cultura), allo stesso modo assiste all'ingiustizia perpetrata dalla Santa Inquisizione, inoltre sperimenta in prima persona il peccato di lussuria e questo lo porta ad importanti riflessioni sull'amore e sulla purezza dello spirito.
Guglielmo de Baskerville è il vero protagonista della vicenda. Egli simboleggia la ragione e con metodo deduttivo è abilissimo nel cercare verità nascoste. Guglielmo arriva all'abbazia non solo con l'ordine di indagare su una morte misteriosa, egli è anche nel vivo dello scontro politico-spirituale che coinvolge l'imperatore ed il papa. Da francescano quale è, egli è chiamato a difendere le posizioni dei suoi fratelli spirituali riguardo la povertà di Cristo, ed è inviato a farlo dall'imperatore, che per convenienza politica appoggia tale teoria teologica. Guglielmo de Baskerville è anche simbolo di una fede inquieta: egli è un ex inquisitore, andato via perché non più convinto che la Santa Inquisizione fosse dalla parte del giusto, o almeno sempre più sospettoso che tra eretici e cattolici vi fossero semplicemente delle differenze di vedute, che non necessariamente una delle due parti fosse nel torto. Alla fine della vicenda Guglielmo ottiene una vittoria e una sconfitta. Esce sconfitto sul piano politico quando l'incontro tra la legazione papale e quella dei francescani fallisce grazie all'astuzia dell'inquisitore Bernardo Gui. Vince però sul piano della logica, riuscendo finalmente a scoprire l'origine delle morti sospette che sconvolgono l'abbazia. La vittoria serve a Guglielmo solo per appagare il suo orgoglio smisurato, infatti la catastrofe cala comunque sull'abbazia e non gli è possibile salvare il tesoro più prezioso custodito nella biblioteca.
Abbone da Fossanova, l'Abate dell'abbazia in cui si svolge la storia. Si tratta di un religioso molto legato alle ricchezze materiali ed al prestigio dell'ordine. Spesso si dilunga in lodi sulla magnificenza dei gioielli in possesso dell'abbazia e sulla grandezza della biblioteca, tenta di giustificare la sua passione dando a questa ricchezza un valore spirituale che spesso appare forzato. Una volta terminato in modo fallimentare l'incontro tra le due legazioni, dopo aver incassato una figuraccia con la legazione papale che ha scoperto i tanti peccati commessi dai monaci all'interno dell'abbazia, l'Abate solleva Guglielmo dalle indagini temendo che si scopra altro solo per salvare il buon nome dell'ordine, incurante del rischio che l'assassino possa tornare a colpire.
Malachia e Berengario, rispettivamente bibliotecario e aiuto bibliotecario dell'abbazia. Il primo è un fantoccio, custodisce i libri semplicemente eseguendo ordini e senza alcuna curiosità verso la conoscenza che essi custodiscono. Berengario è un lussurioso, coinvolto in torbide vicende di sodomia.
Remigio e Salvatore, due ex dolciniani arrivati all'abbazia dopo l'uccisione di Fra Dolcino. Sono all'abbazia semplicemente per sfuggire alle persecuzioni, del loro passato tutti sanno ma tutti tacciono. Remigio però, nonostante sia fuggito per viltà, si rivela alla fine intimamente ancora convinto della bontà dell'eresia dolciniana; Salvatore è invece un misto di nozioni cristiane, eretiche e stregonesche, non esita addirittura a tentare riti di magia nera per far innamorare di sé una donna. Il primo quindi rappresenta l'adesione consapevole all'eresia, il secondo invece l'adesione del popolo ignorante spinto dalla rabbia per una classe clericale sempre più ricca e lontana.
Jorge da Burgos, uno degli abati più anziani, completamente cieco, molto ricercato dai suoi confratelli per le confessioni. Jorge è un fedele intransigente ed estremista, contrario a tutto ciò che non sia una passiva ed intensa fede in Dio. Fortemente convinto che l'eccessivo amore per il sapere porti alla perdizione, non esita a macchiare la propria anima di terribili peccati pur di salvare la cristianità dalla diffusione di nuove teorie da lui giudicate dannose per l'animo umano. Si tratta a mio parere dell'esatto contrario di Guglielmo, ritiene infatti che la ragione debba fermarsi alla contemplazione della Verità e non debba andare oltre, l'uomo deve conoscere solo per arrivare a Dio; Guglielmo invece non ritiene sbagliato l'amore per la conoscenza per sé stessa ed è convinto che conoscere più cose possa solo avvicinare a Dio.  
Bernardo Gui, inquisitore dell'ordine domenicano, arriva all'abbazia come membro della legazione papale. Si tratta di un uomo astuto che usa le regole della fede per fini politici. Venuto a conoscenza dei delitti e dei tanti peccati che si consumano nell'abbazia, non esita a far cadere tutte le colpe su un capro espiatorio al fine di ufficializzare la vicenda, screditare così la reputazione di chi si proponeva da mediatore (in questo caso l'Abate) e mandare all'aria l'incontro. Con questa mossa Bernardo Gui assicura al papa la possibilità di poter screditare ulteriormente i propri avversari politici, accostandoli tutti all'eresia. A Bernardo Gui del vero assassino non interessa nulla, trovato il capro espiatorio e processatolo, dichiara fallito l'incontro tra le due legazioni e va via, senza nemmeno aspettare per verificare la bontà delle sue conclusioni.

Come già detto più volte sopra, Il nome della rosa offre un quadro piuttosto ricco di particolari dei contrasti che dilaniavano il mondo cristiano nel Trecento. Oltre a citare numerose eresie, indicandone in linea di massima il credo, Eco ci fa conoscere le tristi imprese di Fra Dolcino e la terribile fine che gli riservò la Chiesa.
Nel romanzo è però vissuto in diretta uno dei momenti di maggior tensione tra il papato e l'impero. Il papa si è insediato ad Avignone per essere protetto dal re di Francia, l'imperatore Ludovico pretende il primato sul potere temporale e per farlo appoggia quel ramo dei francescani che predica la povertà della Chiesa in conseguenza della povertà che fu di Cristo. Lo scontro tra francescani e delegati papali è quindi in realtà scontro tra papa e imperatore. Poco dopo la fine della vicenda narrata, la situazione degenererà con l'elezione di un antipapa da parte di Ludovico e si arriverà allo scontro definitivo. La tensione non si manifesta però soltanto con gli scontri politici, attraverso alcuni personaggi e le loro vicende viene evidenziato un momento di inquietudine spirituale, lo stesso francescano Guglielmo è pieno di dubbi e guarda con interesse a nuove teorie poco gradite alla chiesa.
Come tutti sappiamo, uno dei più celebri romanzi storici è I promessi sposi di Alessandro Manzoni. Eco prende da Manzoni lo stratagemma del manoscritto ritrovato, così da avere un pretesto per poter narrare i fatti in prima persona e soprattutto poter anticipare anche avvenimenti che al momento della vicenda principale non si sono ancora verificati. Così come Manzoni nel Prologo dice di aver rinvenuto il manoscritto contenente la storia di Renzo e Lucia, allo stesso modo Eco dice di aver ritrovato questo quaderno con gli appunti di Adso da Melk.

Tutto il romanzo è ricco di particolari. I personaggi spesso sul loro corpo portano i segni di quello che è il loro spirito, vi sono però descrizioni molto approfondite anche delle costruzioni in cui si svolge la vicenda. Questo io credo sia dovuto all'Eco semiologo, da bravo studioso dei segni egli è attento a lasciarne nel romanzo tanti da rendere evidente in un particolare quella che è l'anima della persona o dell'oggetto descritto.
Nonostante questi tanti approfondimenti storico-filosofici e questa ricchezza di particolari descritti, il merito di Umberto Eco è senz'altro quello di aver creato una storia che incolla il lettore e lo costringe a non fermarsi fino all'ultima pagina, infatti la suspance non manca mai e i colpi di scena arrivano con un buon ritmo. Per questo un'opera tanto complessa è riuscita a conquistare anche i meno "colti", diventando un best-seller contro le previsioni.

Francesco Abate 
    

lunedì 12 giugno 2017

VI RACCONTO LA MIA POESIA "ALBA"

Vi è mai capitato di svegliarvi al mattino presto, di gettare lo sguardo oltre la finestra e godere del momento magico in cui il cielo si illumina, cambia colore, e la notte cede il passo al giorno? Ad eccezione delle persone tremendamente pigre, che sprecano quei momenti imprecando contro il motivo della levataccia, credo che chiunque finisca per essere rapito dallo spettacolo dell'alba. Questo rapimento io racconto nella poesia Alba.
Pubblicata sul sito Spillwords.com, la poesia descrive la sensazione che l'alba regala al corpo ed alla mente, poi ci mostra anche come questa fotografia della potenza della natura possa e debba darci la forza per combattere le nostre battaglie quotidiane contro la società che vuole annullare la nostra individualità per omologarci e trasformarci in pezzi di una macchina inumana (i nuovi colori che invadono il cielo / sono il tuo biglietto d'ingresso / allo stadio che ospita la gara del secolo / tra la vita e la morte dell'animo).  
La poesia si apre con l'invito ad alzarsi fatto come se avessimo trascorso la notte distesi sull'erba (Abbandona l'abbraccio della rugiada), l'ho fatto sia per mantenere tutto in un contesto naturale, perché siamo tutti immersi nella natura, che ci piaccia o no. Subito dopo c'è l'invito a godersi la bellezza dell'alba (e apriti alla nuova luce che arriva / ... / sono il saluto che ti arriva dal mondo). Ovviamente l'alba è il risveglio del mondo, quindi non rappresenta solo l'inizio della giornata, ma anche l'inizio delle nostre battaglie quotidiane, quindi nel componimento invito il lettore a trarre energia dalla rinascita della natura (Spalanca le braccia e ruba il miracolo) per poi affrontare la vita con coraggio (Gioca con coraggio la tua partita / e non sprecare occasioni).

Qualora vogliate leggere la poesia, la trovate al link http://spillwords.com/alba/.

Grazie e buona lettura.

Francesco Abate 

martedì 6 giugno 2017

LE DIVERSE FACCE DEL SESSO NEL MIO ULTIMO ROMANZO

Nel mio ultimo romanzo spesso viene tirato in ballo il sesso. Ognuno dei personaggi coinvolti nella vicenda ha una vita sessuale attiva, ognuno di loro ha però un modo diverso di concepire e di vivere l'atto sessuale.
Premetto che nei miei romanzi nulla è fine a sé stesso, se raccontando le vicende mi sono preoccupato di descrivere determinati atti sessuali è per rendere in modo più efficace la psicologia dei soggetti che li compivano. Ovviamente il romanzo non è erotico e per questo non c'è una descrizione particolarmente ricca di particolari degli amplessi, in fondo siamo adulti e tutti sappiamo come avvengono certe cose, inoltre internet e la tv oggi ci offrono modi molto più immediati di vedere nel dettaglio certe cose. Negli ultimi tempi anzi di sesso, secondo me, se ne parla pure troppo e si cerca troppo di creare regolamenti e codici di comportamento, privandolo di quella naturalezza e spontaneità che dovrebbero governarlo.
Di seguito comunque vi spiegherò come vivono il sesso i diversi protagonisti del romanzo Il prezzo della vita.

Antonio Baldi, il protagonista assoluto, il ricco uomo d'affari che tutto compra col denaro, è quello la cui attività sessuale compare più volte nel romanzo. Il suo sesso non è però figlio di amore o passione, nei suoi rapporti non c'è traccia di queste due cose. I suoi rapporti carnali sono un'affermazione di potere, lui sottomette la donna per mostrare la propria forza, trasformando il potere del denaro in una vera e propria sopraffazione fisica. Non si fa scrupoli a stuprare o a prendere la donna con l'inganno, mai seduce facendo leva solo sulle sue qualità e mai prova qualcosa che possa essere definito un innamoramento. Antonio non solo arriva ad usare il corpo delle donne con cui sta senza avere il loro consenso, gode anche nell'umiliarle ed a manifestare pienamente il potere che gli ha consentito di perpetrare il suo abuso. La sua vita lo porta però a vivere un vero e proprio contrappasso, infatti lui usa il sesso per manifestare il proprio potere e nel sesso troverà la propria rovina.
Filomena Livriero usa il suo bellissimo corpo come moneta di scambio. Donna poco dotata, non esita a sfruttare la propria bellezza per sedurre l'uomo ricco e sistemarsi con un buon matrimonio. Anche quando tradisce, lo fa con una persona che può garantirle benessere più economico che spirituale, mai le sue azioni sono mosse da amore o passione. Pur di difendere i vantaggi che acquisisce con la vendita del proprio corpo, non esita a subire le più atroci umiliazioni. 
Michele Mestieri, pur essendo il collaboratore più vicino ad Antonio, segretamente è anche il suo più determinato antagonista. Egli usa il sesso per ferire e spodestare il suo padrone, rubandogli la moglie come un traditore ruberebbe al proprio re il suo gioiello più splendente. Il suo rapporto clandestino è un vero e proprio gioco di potere, una sorta di ammutinamento. Solo in gioventù provò una vera passione, ma la vita gli insegnò presto un'amara lezione.
Jessica Mestieri, la figlia di Michele, è una sedicenne che usa il sesso come modo per trasgredire. Chiusa in casa da un padre troppo possessivo, priva di una vera vita sociale, finisce per avere solo i rapporti sessuali proibiti con un uomo più anziano come occasione per evadere dai propri disagi. La trasgressione però può rovinare, infatti finisce con lo spalancare al male le porte della propria esistenza e si riduce anche lei ad usare il proprio corpo come moneta di scambio.
La madre di Jessica è un personaggio minore, eppure la sua vicenda prima ci mostra il sesso usato come moneta di scambio, poi come mezzo per riconquistare la gioventù perduta. Donna di mezza età, infatti, finisce per sedurre ragazzini così da sentirsi giovane almeno per qualche ora.
Di John Wayne nel romanzo si parla pochissimo, è una vera e propria comparsa, eppure in lui si vede il sesso più vero e sincero, quello fatto per semplice passione. John adesca senza curarsi dell'età e dello status sociale, cambia continuamente partner e se la spassa. Magari è molto lontano dall'ideale cristiano o da quello romantico del sesso, ma è infinitamente più puro e sincero del sesso fatto dagli altri personaggi.

Inutile dirvi che trovo infinitamente squallido il sesso manipolatorio, quindi non posso che biasimare coloro che vivono come Antonio, Filomena o Michele (e sono tanti!). Già provo molta più comprensione per Jessica, lei infatti sfoga in modo sbagliato un istinto che le viene impedito di sfogare, finisce per concedersi a chi non dovrebbe. Per la sua sfortuna però hanno più colpe i genitori che lei stessa, non posso dirvi altro perché vi anticiperei la trama, ma capirete il mio ragionamento leggendo il romanzo. La madre di Jessica fa prima una scelta di vita disgustosa, cedendo all'opportunismo, poi rovina l'esistenza propria e della sua famiglia cercando di recuperare in modo maldestro una gioventù ormai perduta. L'unico personaggio che, almeno dal punto di vista dell'attività sessuale, giudico positivo è John Wayne. In molti censurerebbero il suo modo di fare libertino, lui però è felice, dona felicità, si gode i momenti senza impegnarsi in promesse fasulle. John Wayne è l'unico uomo davvero spontaneo e sincero e come tale va apprezzato anche da chi normalmente censura un'eccessiva liberalità di costumi. 

Sarei felice di conoscere la vostra opinione in merito, visto che l'argomento suscita sempre l'attenzione di tutti. Se vi farà piacere, lasciate un commento a questo post.



Vi ricordo che Il prezzo della vita può essere ordinato al link http://www.csaeditrice.it/index.php?option=com_virtuemart&view=productdetails&virtuemart_product_id=294&virtuemart_category_id=2&lang=it, in tutte le librerie ed anche in quelle online. Attualmente è in promozione sui siti de LaFeltrinelli e Mondadori Store.
Potete seguire la mia attività su questo blog, sulla pagina "Francesco Abate, lo scrittore battipagliese" (https://www.facebook.com/FrancescoAbatescrittore/?fref=ts) e su Twitter "@FrancescoAbate3".

Grazie mille e buona lettura.

Francesco Abate

Francesco Abate nasce a Salerno il 26 agosto 1984, ma da sempre vive nella città di Battipaglia. Fin da piccolo manifesta interesse prima per la lettura, poi per la scrittura. Comincia ad abbozzare i primi romanzi già ai tempi del liceo, ma la prima pubblicazione arriva solo nel 2009 con Matrimonio e piacere. Il prezzo della vita è la sua prima pubblicazione per la CSA Editrice. Pubblica anche poesie sul sito Spillwords.com.