domenica 27 novembre 2022

L'ELEGANZA DEL RICCIO DI MURIEL BARBERY

 

Renée e Paloma sono due anime in incognito, come i ricci si sono messe al riparo dietro uno stereotipo per difendersi da una realtà troppo mediocre.
La prima è la portiera di un elegante palazzo abitato dall'alta borghesia parigina, la seconda invece una ragazzina di dodici anni la cui mente geniale è mortificata da una famiglia superficiale e ottusa.
Attraverso le loro storie, raccontate dalle dirette interessate, Muriel Barbery ci mostra gli stereotipi della società attuale e come questi possano sotterrare personalità straordinarie.
Solo un uomo proveniente dall'altra parte del mondo, mister Ozu, libero dai preconcetti della società parigina, riesce a vedere il vero volto di quella portiera in apparenza tanto burbera e ottusa; lui scopre che dietro quella finzione si nasconde una donna molto colta, affamata di conoscenza e incline alla riflessione, un'attenta osservatrice della realtà da cui però fugge a causa di un grande dolore patito tanti anni prima. Mister Ozu libera Renée dalla finzione in cui si è intrappolata e, senza volerlo, finisce per salvare anche la vita di Paloma, che stanca del mondo e della famiglia aveva deciso di uccidersi nel giorno del suo compleanno.
Se le due protagoniste hanno deciso per ragioni diverse che il mondo è un posto da cui è meglio nascondersi, mister Ozu è un'immagine che viene da lontano e mostra loro che è possibile trovarvi anche del buono, che è sbagliato nascondersi e si può provare a vivere con le carte scoperte.

Sebbene il messaggio del romanzo sia importante e la narrazione sia densa di riflessioni profonde, la lettura scorre con una certa pesantezza e il romanzo solo nel finale cattura l'interesse e invita alla lettura. Diciamo che per parecchie pagine bisogna forzarsi ad andare avanti, solo alla fine la strada si fa in discesa e la lettura comincia a scorrere via piacevolmente.
Un'altra cosa che mi è piaciuta poco di questo romanzo è che combatte una battaglia contro le apparenze, mostrandoci il vero volto di una portiera che tutti credono ignorante e stupida, ma nella descrizione delle famiglie alto-borghesi cade in tentazione e dagli stereotipi attinge in abbondanza, senza una vera indagine psicologica degli altri personaggi. Certo l'autrice non ne avrà rilevato la necessità visto che il romanzo è impostato come la lunga riflessione di Renée e Paloma, ma forse nella parte finale avrebbe potuto sfruttare la nuova consapevolezza delle due protagoniste per guardare con occhio un poco più attento la realtà circostante; non facendolo, ha lasciato nel romanzo tre personaggi circondati da bambole di pezza.
Certo queste pecche sembrano aver dato fastidio solo a me, visto che il romanzo è stato un best-seller mondiale e ha addirittura ispirato il film Il Riccio nel 2008. Per quanto mi riguarda però non è un libro memorabile, anche se è una lettura che può piacere e che di sicuro non è tempo perso; un libro discreto, insomma, non un capolavoro.

Francesco Abate

mercoledì 16 novembre 2022

LA DEA MALALA

 

La dea Malala è la terza poesia contenuta nella sezione "L'Inferno dei singoli" del mio libro Inferno.

La poesia parla dell'attivista pakistana Malala Yousafzai, che a quindici anni fu gravemente ferita con degli spari alla testa dal regime dei talebani pakistani. Sin dall'età di tredici anni, Malala attraverso un blog sulla BBC ha documentato le violazioni dei diritti delle donne nel suo paese, inoltre si è sempre battuta per il diritto all'istruzione, che nei paesi dove si applica rigidamente la sharia è negato alle donne.
La sua storia per me è il simbolo dell'antagonismo che c'è tra i totalitarismi e la cultura, infatti la storia insegna che chiunque voglia detenere il potere assoluto per prima cosa manipola o nega l'istruzione; chi si istruisce bene sviluppa coscienza critica ed è difficile da imbrigliare con le favolette religiose o politiche.
Mentre noi diamo per scontata l'istruzione, spesso vantandoci della nostra ignoranza o comunque deridendo chi cerca di acculturarsi, in altre parti del mondo c'è chi sceglie di rischiare la vita pur di riceverla. Purtroppo è vero che solo quando qualcosa manca se ne riconosce il valore, noi sputiamo sopra qualcosa che altri vedono come la salvezza.

La storia di Malala mi colpì moltissimo quando nel 2012 le spararono, da allora provo per lei una grandissima ammirazione. Ne ammirai la maturità precoce e il coraggio, perché francamente dubito che a quindici anni sarei stato capace di mettere in gioco la mia vita per avere diritto all'istruzione, considerando soprattutto che a quell'età a scuola andavo malvolentieri.
Lei ha sempre compreso il valore che hanno le parole scritte in un libro, quindi leggendo sente "il rumore che fanno nel cuore / e vedi inchinarsi a loro il sole". Lei ha capito che i talebani avevano le armi e potevano uccidere, ma chi sa maneggiare le parole e l'arte è capace di creare: 
Cosa può fare un colpo di pistola?
Uccidere.
Cosa può fare una parola nell'aria?
Creare.
Avendo lei compreso il potere creativo che danno le parole, dichiaro che: 
"Di questo mondo arido sei una divinità,
uno sparo a cancellarti non servirà".



Vi ricordo che potete acquistare Inferno in tutte le librerie e in tutti i collegamenti che trovate in questa pagina.

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Grazie e buona lettura.

Francesco Abate

domenica 13 novembre 2022

FIABE IRLANDESI DI WILLIAM BUTLER YEATS

 

Lo scrittore William Butler Yeats trascrisse numerose fiabe della tradizione irlandese in due raccolte: Fiabe e racconti popolari delle campagne irlandesi (1888) e Fiabe irlandesi (1892).
L'interesse per questi antichi frutti della cultura antica d'Irlanda fu giustificato dalla totale adesione dell'autore alla corrente del Rinascimento Celtico, che si proponeva la riscoperta della lingua e della cultura gaelica che stavano soccombendo col progredire della modernità rappresentata dagli odiati dominatori inglesi. 
In Inghilterra gli esseri fatati e le loro storie erano ormai spariti, distrutti dalla tradizione cristiana, invece in Irlanda, grazie anche all'opera di trascrizione portata avanti da tanti scrittori, questi racconti antichi sopravvivevano, rendendo la cultura irlandese un baluardo contro una modernità troppo piatta e conformista.
Nelle due raccolte l'autore non si limita solo a trascrivere storie tramandate da generazioni, si preoccupa di fare una precisa descrizione delle creature che popolavano questa particolare mitologia, permettendo al lettore di immergersi nell'Irlanda dei secoli passati, fatta di folletti e sirene.
Leggere le due raccolte di Yeats permette al lettore di conoscere una cultura antica, fondata su tradizioni pagane contaminate poi dall'avvento del cristianesimo. Si può anche osservare come alcune fiabe siano comuni a tutta la letteratura popolare nordeuropea, seppure con non poche variazioni. Ad esempio troviamo la fiaba di Biancaneve, ma in questa non c'è traccia dei sette nani e la matrigna non trama contro di lei per invidia, lo fa per una questione ereditaria, inoltre qui la protagonista ha dodici fratelli mutati in oche selvatiche e per salvarli non può né parlare né ridere.
L'Irlanda esercita su molti di noi un certo fascino e credo che la lettura di queste fiabe sia ideale per conoscere meglio le radici di questo paese.

Francesco Abate

martedì 1 novembre 2022

YAZIDI

 

Yazidi è la terza poesia contenuta nella sezione "L'Inferno dei popoli", la quarta della raccolta Inferno.
Gli Yazidi sono tribù di lingua e origine curda che hanno una religione propria. Chiamati "adoratori del Diavolo" dai musulmani, nel 2014 subirono nel nord dell'Iraq la furia omicida dell'Isis, che in pochi giorni uccise migliaia di persone e rapì numerose donne allo scopo di renderle schiave sessuali. Una di queste, Nadia Murad, riuscì a fuggire dopo tre mesi e nel 2018 fu insignita del premio Nobel per la pace insieme all'attivista congolese Denis Mukwege per l'impegno contro l'uso dello stupro come arma di guerra.
Gli Yazidi sono uno fra i tanti popoli perseguitati per via delle differenze religiose, piaga ancora molto diffusa nel nostro mondo che crediamo tanto civile. Sono però anche il simbolo di un popolo che resiste, perché nonostante le persecuzioni non rinnegano la loro fede e conservano dignità e tradizioni pur nelle tribolazioni.
La poesia si apre con una domanda:
Ci chiamate "adoratori del Diavolo"
e fate bruciare al sole le nostre pelli;
quale Dio potrà perdonarvi?



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Grazie e buona lettura.

Francesco Abate