mercoledì 25 gennaio 2023

BULLENHUSER DAMM (EBREI)

 

In una raccolta di poesie che narra l'Inferno, non poteva mancare una poesia dedicata al genocidio degli ebrei. Nella mia poesia Bullenhuser Damm (Ebrei) ho voluto ricordare uno degli eccidi che mi ha colpito di più, quello dei venti bambini dell'omonima scuola situata nei pressi di Amburgo. Furono uccisi senza pietà quarantotto persone precedentemente usate come cavie umane, tra cui venti bambini ebrei (c'erano anche ventiquattro soldati russi e quattro sanitari internati). La storia dei venti bambini, già triste di per sé, diventa particolarmente straziante se si ricorda il pretesto con cui furono scelti per il trasferimento nella scuola di Bullenhuser Damm: <<Chi vuole vedere la mamma faccia un passo avanti>> gli fu chiesto.
Un regime sanguinario ormai agli sgoccioli, già colpevole di indicibili crimini contro l'umanità, decise di aggiungere un'ulteriore infamia alla sua sterminata collezione quando, con i nemici ormai vicini alla zona della scuola, decise di uccidere le cavie ormai inutilizzabili. Gli adulti furono strangolati, i bambini uccisi con un'iniezione di morfina e poi appesi per il collo (Venti rose appesero ai ganci). 
Dove avvenne quell'abominevole strage oggi sorge una lapide circondata da un giardino di rose bianche.

In occasione del giorno della memoria, che è sempre più importante visti i rigurgiti nazifascisti e antisemiti che si manifestano in tutto il mondo, voglio lasciare questa poesia a ricordo della disumanità di cui è stato capace l'uomo. Coltiviamo la memoria, la storia ha il brutto vizio di ripetersi.

BULLENHUSER DAMM (EBREI)

Venti boccioli appesero ai ganci
dove venti rose colorano la scuola.
Dov’era la mamma?
Mi mancava la mamma.
Venne il dottore e mi disse
“Fai un passo avanti
se ti manca la mamma”.
Il passo lo feci e il dottore sorrise
e venti boccioli appesero ai ganci
dove venti rose colorano la scuola.
Cercavo la mamma.
Non trovavo la mamma.
Il dottore mi faceva paura
e la mamma mi mancava ancora
anche se il passo l’avevo fatto.
Il dottore rideva e mi faceva male
e venti boccioli appesero ai ganci
dove venti rose colorano la scuola.
Avevano paura,
arrivavano i russi!
Il dottore non rideva più
e tutti tremavano dentro la scuola
ma la mamma mia non c’era.
Il dottore ci fece la puntura per dormire
e venti boccioli appesero ai ganci
dove venti rose colorano la scuola.

Francesco Abate

martedì 17 gennaio 2023

VI PRESENTO "INFANZIE RUBATE", LA MIA NUOVA POESIA

 

Infanzie rubate è l'ultima poesia che ho pubblicato su Spillwords.com.
Con questa poesia ho voluto accendere i riflettori sulle principali vittime di ogni violenza nel mondo, i bambini. La violenza contro i bambini è forse la più odiosa, perché colpisce persone che non hanno ancora avuto il tempo di sporcarsi, contro cui ogni rancore può essere solo ingiustificato, e soprattutto perché ogni bambino che muore è un essere umano che non ha mai avuto speranza.
In questo mondo così crudele, funestato da guerre e atrocità di ogni genere, dominato da un'umanità che commette ciclicamente gli stessi errori, chiudo la poesia dando un consiglio al bambino:
vola lontano come una piuma
e cerca per te un mondo pulito.

Vi ricordo che nella sezione poesie trovate tutto quello che ho pubblicato su Spillwords.com.

Grazie e buona lettura.

Francesco Abate

sabato 7 gennaio 2023

LA RESURREZIONE DI NADIA

 

Sei gocce di sangue ti lavarono casa
e seicento stelle si spensero a Kocho;
ti rubarono il cielo,
ti gettarono all'inferno,
ti ferirono fuori e sporcarono dentro.
Risero di te, ti credettero morta,
ma una goccia di vita basta
all'anima forte per risorgere;
diventasti fenice e volasti lontano
a guardare dal cielo nelle notti d'inverno
le gocce di sangue e le stelle yazide.
Questo è il testo integrale della poesia La resurrezione di Nadia, contenuta nella raccolta Inferno e riportata anche sulla copertina.
La poesia parla di Nadia Murad, attivista irachena di religione yazida. Fu catturata dall'ISIS nel 2014, quando in un raid a Kocho uccisero seicento yazidi (tra cui anche i suoi sei fratelli), e fu tenuta come schiava, sottomessa e violentata. I terroristi credettero di averla ridotta al silenzio, ma riuscì a fuggire, facendo conoscere al mondo intero le violenze perpetrate dai miliziani dell'ISIS sugli yazidi e soprattutto sulle donne. Nel 2016 ha ricevuto il Premio Nobel per la pace.

Nadia Murad è una delle tante donne che ha resistito alla violenza nonostante le ferite fisiche e morali, è ritornata alla libertà e si impegna perché a tante altre donne nel mondo siano risparmiate le sofferenze che ha dovuto patire. Con questa poesia ho voluto raccontare un inferno, ma anche celebrare una fuga, per ricordare che alla violenza si può sopravvivere.



Vi ricordo che potete acquistare Inferno in tutte le librerie e in tutti i collegamenti che trovate in questa pagina.
Se volete, potete anche seguirmi sui social alle seguenti pagine: FacebookMeWe. Vi informo che ho disattivato il mio account Twitter a seguito del cambio di proprietà, io con quel pagliaccio di Elon Musk non voglio avere niente a che fare.

Grazie e buona lettura.

Francesco Abate

martedì 3 gennaio 2023

LA BATTAGLIA DI LEPANTO RACCONTATA DA ALESSANDRO BARBERO

 

La battaglia navale che si combatté il 7 ottobre 1571 nelle acque di Lepanto è ancora oggi considerata una delle più importanti dell'era moderna. Quel giorno circa 200 navi della Lega Santa, coalizione formata dallo Stato della Chiesa, la Spagna, la Repubblica di Venezia, Genova, il Regno di Savoia e i Cavalieri di Malta, attaccarono e sconfissero la flotta dell'Impero ottomano.
Nel libro Lepanto. La battaglia dei tre imperi, lo storico Alessandro Barbero ci racconta della battaglia, delle lunghe ed intricate premesse che la scatenarono e dell'effettiva importanza che ha avuto nella storia.

Nell'analizzare il fatto, mi preme cominciare dalla fine, dalle conseguenze, perché in esse si vede come la storia dell'uomo tenda ad essere ripetitiva in molti aspetti. La flotta cristiana distrusse quella ottomana, ma a differenza di quello che si crede ancora oggi non fu una vittoria strategicamente così decisiva. La battaglia si svolse a ottobre, con la stagione invernale che incombeva, e dopo la vittoria la flotta cristiana scelse (non senza disaccordi) di rientrare per svernare. Nel lasso di tempo che trascorse prima che i cristiani provassero ad approfittare della vittoria, quindi prima che tornasse la primavera, gli ottomani ricostruirono la flotta e la potenziarono con un numero maggiore di archibugi, la cui scarsità era stata decisiva a Lepanto per la loro sconfitta. Le battaglie successive perciò non portarono ai cristiani vittorie significative, tanto che Venezia negoziò una pace separata e la Lega Santa si sciolse. 
Sfatato il mito delle vittoria che cambiò il corso della storia, bisogna chiedersi perché ebbe un'eco così forte che giunge a noi ancora oggi. Barbero nelle pagine finali del saggio ci ricorda come nei paesi cristiani vi fosse già la stampa, mentre nell'Impero ottomano era vietata. Dopo la battaglia di Lepanto, la notizia della vittoria corse e si ingigantì per tutto il mondo cristiano, suscitò una notevole impressione al punto da tradursi in numerosi libri e opere d'arte. Nel mondo musulmano la stampa era invece vietata, la notizia della sconfitta venne in tutti i modi nascosta e camminò in silenzio solo attraverso i lutti delle tante famiglie che non videro tornare mariti e figli; l'impressione ci fu comunque, ma non venne amplificata così come accadde tra i vincitori e fu lenita dalla celebrazione della nuova flotta.
La battaglia di Lepanto alla luce di questa considerazione è da considerare importante perché mostra l'importanza della propaganda, cosa che al giorno d'oggi chi detiene il potere sa bene.

Come ho scritto all'inizio, la genesi della battaglia fu complessa e travagliata, come sempre accade per le guerre.
Tutti sanno che la Lega Santa si mosse dopo la conquista ottomana dell'isola di Cipro, eppure è sbagliato dire che questa fu la ragione della battaglia perché i movimenti politici e militari erano cominciati già un anno prima.
In origine la Repubblica di Venezia voleva difendersi da un solo presunto tentativo ottomano di conquistare Cipro, un suo possedimento. L'intenzione dell'impero non era dichiarata, ma fu intuita osservando i preparativi della flotta ordinati dal sultano Selim II.
La conquista di Cipro per gli ottomani avrebbe avuto di certo un alto valore strategico, ma a incidere sulla decisione del sultano fu probabilmente l'intenzione di continuare la politica espansionistica di suo padre, Solimano il Magnifico, e la consapevolezza di avere un notevole vantaggio di posizione, visto che Cipro è vicina alla Turchia e molto lontana da Venezia.
Cipro perciò fu sicuramente una causa, ma non fu per difenderla che si scatenò la battaglia di Lepanto, perché il 7 ottobre 1571 l'isola era stata già conquistata. 
La verità è che i veneziani non fecero in tempo ad armare una flotta e a spingerla verso Cipro, nonostante i preparativi ottomani fossero lenti e costrinsero l'impero a rimandare l'assedio di un anno. L'isola nel tempo smise di essere la ragione principale, perché l'espansionismo ottomano spaventò i regni cristiani e il papa ne approfittò per convincere gli alleati a formare la Lega Santa. Sebbene la difesa di Cipro fosse sempre in cima alle priorità, l'intenzione reale di buona parte della Lega (meno entusiasti erano gli spagnoli e i genovesi) era quella di distruggere la flotta ottomana così da ridimensionare la forza del nemico.
Anche nelle premesse vediamo come la storia spesso si ripeta: in guerra a una causa ufficiale se ne affianca sempre una politica più forte ma meno popolare.

Spiegati per sommi capi cosa fu la battaglia di Lepanto, voglio parlarvi del libro di Alessandro Barbero, Lepanto. La battaglia dei tre imperi.
Un argomento che io ho trattato molto superficialmente in questo post, lo storico lo sviscera per più di 500 pagine, riuscendo però a non diventare pesante. Benché si tratti di un saggio che approfondisce ogni aspetto della battaglia, e pur essendo scritto col rigore dovuto (vi basti pensare che un'ampia trattazione è dedicata all'effettivo numero di navi usate in battaglia), il libro non è mai pesante. Barbero lo scrive nello stile di un romanzo, rende così la lettura scorrevole e appassionante, e riesce a mostrare con chiarezza i fatti e il mondo in cui si svolsero.
Leggere un saggio storico ben scritto è importante, ci permette di vedere la storia in modo meno schematico di come ci viene insegnata a scuola. Tutti abbiamo studiato la battaglia di Lepanto, ma pochi ricordano qualcosa che vada oltre alla data in cui fu combattuta e al fatto che vinse la Lega Santa. Leggendo questo libro scopriamo i travagliati preparativi che la precedettero, vediamo quanto fossero difficili all'epoca le comunicazioni e quanto i ritardi dei messaggi incisero sull'effettivo andamento delle battaglie o sulle decisioni politiche, tocchiamo con mano come anche allora la politica e il potere fossero corrotti e come anche allora due potenze nemiche fossero in stretti rapporti commerciali mentre politicamente cercavano di distruggersi.
Leggere un libro così semplice eppure tanto ricco di informazioni ci permette di lasciare la visione piatta e monotona della storia, facendoci recuperare la passione di tuffarsi in mondi lontani nel tempo che sono stati e che influenzano quello che siamo oggi. Sono sicuro che questo libro potrebbe avvicinare alla storia molte persone che oggi la snobbano, per questo credo sia giusto considerare Barbero, oltre che un grande storico, uno dei migliori divulgatori in Italia.

Francesco Abate