domenica 19 giugno 2022

STA ARRIVANDO L'INFERNO

 

Sebbene il titolo del post suoni tetro, è con la gioia nel cuore che lo annuncio. L'Inferno di cui parlo non si riferisce al regno dei dannati, bensì al titolo della mia prima raccolta di poesie che presto sarà in libreria.
Questo nuovo passo del mio cammino letterario lo devo alla casa editrice indipendente Ensemble Edizioni, che ha apprezzato i miei versi e ha creduto in me.

Seguite il blog e le mie pagine social per tutte le novità. Presto vi mostrerò l'immagine della copertina.

A presto.

Francesco Abate

sabato 18 giugno 2022

LE POESIE DI SOPHIA DE MELLO BREYNER ANDRESEN

 

Il giardino di Sophia è una raccolta di poesie della scrittrice e poetessa portoghese Sophia de Mello Breyner Andresen pubblicata quest'anno dalla casa editrice Il ramo e la foglia edizioni.

In questa raccolta le poesie sono selezionate in modo da evidenziare le principali tematiche trattate dalla Andresen.
La poesia per Andresen è una forma di salvezza del genere umano, infatti il poeta scegliendo la parola perfetta può modificare il mondo in cui vive. Proprio la ricerca della parola perfetta è evidente in ciascuna delle poesie raccolte nel libro; ogni termine è frutto di un'attenta ricerca, in alcuni casi ricorre alla coniazione di neologismi per rendere al meglio un'emozione. 
La parola perfetta serve alla poetessa per ricercare quell'unione tra divinità, uomo e natura che ormai si è perduta nel mondo moderno. Questa ricerca ci spinge, tramite una metrica sapientemente dosata, nel caos primordiale di un mare in tempesta, nel caldo abbraccio di un giardino dei ricordi o su una spiaggia, luogo perfetto per il ricongiungimento con la natura. 
Mare, giardino e spiaggia sono elementi che ricorrono molto spesso nella poetica della Andresen, così come troviamo l'antica Grecia al centro di molti componimenti. Affascinata da un viaggio nel paese, la poetessa vide nella Grecia antica l'esempio perfetto di comunione tra divinità, umanità e natura; i greci riuscirono a raggiungere quella perfezione che l'uomo nel tempo ha poi smarrito. 
Sebbene in prevalenza le poesie di questa raccolta esplorino l'anima dell'uomo e il suo rapporto col cosmo, non mancano versi dedicati alla politica. La Andresen fu un'aspra oppositrice del regime di Salazar, al quale contrappose non solo la sua opera letteraria ma un concreto impegno politico. Per lei un poeta, così come cerca attraverso le parole la vera relazione tra uomo e natura, deve anche cercare quella tra uomo e giustizia, quindi la ricerca della parola più perfetta serve a ricongiungere l'essere umano anche alla giustizia, non solo alle divinità e alla natura. 

La raccolta Il giardino di Sophia presenta le poesie, estratte dalle quattordici opere pubblicate dalla Andresen dal 1944 al 1997, nella versione originale portoghese e con la traduzione in italiano di Roberto Maggiani.
Molto interessante è anche la postfazione di Claudio Trognoni, che permette di capire appieno i temi della poetica andreseniana e ci spiega l'importanza di continuare a scoprire questa straordinaria poetessa.

Il giardino di Sophia è una lodevole iniziativa della casa editrice Il ramo e la foglia edizioni. Sono felice di aver letto questo libro; le poesie sono belle, toccano nel profondo e non lasciano indifferenti, coinvolgono il lettore e lo spingono a riflettere tanto sulla natura umana quanto sulla politica.
La ricerca della perfezione si percepisce, la metrica dei versi rende la lettura leggera e piacevole, mentre le parole riecheggiano nella mente come se il libro non fosse stato mai chiuso. La bravura della Andresen è quella di rendere i concetti astratti che propone riuscendo però a non stravolgere l'atmosfera più naturale dell'elemento descritto; leggendo del suo mare, si percepisce il caos metafisico che rappresenta e allo stesso tempo si sente il rumore delle onde.
Confesso di aver gradito questa lettura non solo come semplice lettore, ma anche come aspirante poeta. Il risultato che ottiene la Andresen coi suoi versi è quello che vorrei ottenere io quando approccio alla scrittura, tanto nel significato quanto nell'armonia dei versi.
Sono felice di aver scoperto quest'autrice e consiglio anche a voi di farlo. 

Francesco Abate

sabato 11 giugno 2022

LE VENE APERTE DELL'AMERICA LATINA DI EDUARDO GALEANO

 

Le Vene Aperte dell'America Latina è un saggio pubblicato nel 1971 dallo scrittore e giornalista uruguaiano Eduardo Galeano.

Sin dalla scoperta dell'America a opera di Cristoforo Colombo, la storia per l'America del Sud ha preso una strada dissestata e sporca di sangue. I conquistadores sterminarono le popolazioni locali con le violenze e le malattie, resero quelle terre libere delle colonie utili a inondare Spagna e Portogallo prima, e Inghilterra poi, di risorse.
Dal 1492 le Americhe hanno regalato uno sviluppo economico formidabile all'Europa, ma questo arricchimento europeo è andato di pari passo con il progressivo impoverimento di quelle che a tutti gli effetti erano nazioni conquistate. Dopo l'egemonia europea è sorta quella statunitense, e alle armi si sono sostituite le regole del mercato libero, ma il destino dell'America Latina è rimasto lo stesso: miseria e morte. Quando la coscienza di classe ha poi spinto le popolazioni locali a ribellarsi al gioco imposto loro dai paesi colonizzatori, alle armi economiche si sono affiancate quelle politiche, con l'installazione di dittature sanguinarie il cui unico scopo è sempre stato la salvaguardia dello status quo.

Quello che ho scritto sopra lo sa chiunque abbia studiato un po' di storia al liceo, Galeano però entra più in profondità nei meccanismi e attraverso le vicende del continente getta una luce limpida e spietata su un intero sistema economico.
Lo scopo di questo saggio non è insegnarci che il popolo sudamericano è oppresso, ma usarlo come esempio per farci comprendere come nel nostro attuale sistema economico il benessere di alcune nazioni necessiti della schiavitù di altre. Leggendo queste pagine inoltre si impara anche a diffidare di ricette semplici come le nazionalizzazioni, che non sempre possono essere la risposta perché, prima di tutto, quando uno Stato prende possesso di una risorsa diventa fondamentale capire chi possiede lo Stato.
Galeano scrive con uno stile semplice, giornalistico, creando un saggio che può essere letto da chiunque sia interessato all'argomento, senza richiedere una preparazione specifica. Così chiunque può scoprire i meccanismi attraverso cui il libero mercato diventa la catena che blocca intere nazioni, scoprendo che le guerre di conquista ormai si combattono a suon di dollari e non con le armi (anche se, quando i dollari non bastano, i conquistatori non esitano ad armare i propri complici).
L'America Latina raccontata da Galeano è un continente violato in ogni modo, sottomesso e tenuto nella miseria, una terra in cui si coltiva ciò che serve agli altri e si lasciano i contadini morire di fame. Chi detiene il potere economico ha condannato quelle popolazioni a un'esistenza senza speranza, fatta di sfruttamento e degrado. 

Le Vene Aperte dell'America Latina è un romanzo che permette di capire a fondo non solo la storia di un continente umiliato e depredato, ma anche i meccanismi economici che muovono il libero mercato. Quello che noi vediamo come un mondo di liberi scambi, attraverso la politica è stato trasformato in un'efficace arma di conquista, che trasforma nazioni libere in colonie e sottomette qualsiasi ragione morale e umanitaria.
Leggere questo libro permette di capire come il nostro sistema economico, quindi il nostro intero stile di vita, sia interamente basato sullo sfruttamento, perché il nostro smisurato benessere può essere figlio solo dello sfruttamento e del malessere di altri popoli. Finché non ci sarà un reale cambiamento delle logiche economiche che reggono il mondo, per le superpotenze sarà necessaria l'esistenza delle favelas e degli schiavi.
Consiglio di leggere questo libro perché storicamente importante, sia per quanto racconta che per l'effetto avuto sull'opinione pubblica sudamericana, e perché con semplicità ci spiega come mai non si riesca in alcun modo ad estirpare la piaga della misera in alcune parti del mondo. 
Questo è un libro che parla alla coscienza di noi popoli occidentali: siamo davvero bravi e buoni come crediamo di essere? O ci nascondiamo dietro un po' di carità e volutamente ignoriamo le stragi e la schiavitù che portiamo in altre parti del mondo?

Francesco Abate

sabato 4 giugno 2022

LA LETTERATURA MORIBONDA

 

La letteratura nasce come forma d'arte, è il tentativo di comunicare qualcosa di profondo attraverso il bello, cioè raccontando una bella storia (o scrivendo una bella poesia) lo scrittore cerca di esprimere un'idea che gli sbatte dentro e pretende di uscire fuori.
Nella letteratura intesa come forma d'arte il ruolo del lettore è fondamentale. Chi legge il libro non è solo uno che per passare il tempo scorre gli occhi su una pagina e immagazzina informazioni, questo lo fa chi legge un manuale tecnico o scientifico; il lettore ha il compito non semplice di comprendere e interiorizzare, cioè capisce cosa intende dire l'autore e lo modella a misura della propria anima, così da trasformarlo in un'idea personale.
Senza il lettore, la letteratura non esisterebbe.

Alla luce del ruolo fondamentale che il lettore ha nella letteratura, rabbrividisco pensando al modo in cui oggi si leggono i libri.
A differenza del passato, i libri sembrano tornati interessanti. Su internet, la principale piattaforma di condivisione di idee ed esperienze di cui oggi disponiamo, cresce di continuo il numero di utenti che commentano i libri o che ne discutono con altri. Questo fermento sarebbe un ottimo segnale, ma il modo in cui viene svolto il ruolo di lettore desta non poche perplessità. 
Guardando le foto di questi lettori, specialmente di quelli che si propongono come influencer, ci si rende conto di come il libro sia solo un oggetto marginale, mentre il soggetto principale è sempre il corpo della persona. Sebbene l'argomento del post sia il libro, la fotografia cerca di colpire col corpo, quindi l'immagine prende subito il sopravvento sul contenuto. Si punta a colpire l'occhio, non a comunicare il pensiero; qualcuno dirà che serve per catturare il potenziale lettore, ma se così fosse si cercherebbe di creare un'immagine accattivante al cui centro ci sia il libro, invece questo diventa un semplice elemento decorativo del soggetto principale che è il corpo. L'effetto di questa scelta è molto spesso il dirottamento dell'attenzione del potenziale utente-lettore sul corpo e non sul libro, quindi molti guardano la foto e del libro finiscono per ricordare a stento il titolo. I post associati a queste foto sono poi sempre qualitativamente molto scarsi, spesso poco personali, perché chi propone così il libro lo fa per pubblicizzare il proprio corpo, non certo la letteratura.
Un altro segnale della malattia del lettore contemporaneo è evidente nei commenti lasciati dagli utenti sulle pagine social dedicate ai libri. Si tratta molto spesso di pochi aggettivi, rare sono le argomentazioni e quasi mai originali, spesso poi si degenera nel giudizio morale sull'autore e si dimentica l'opera. 
Non mancano su queste piattaforme le gare di bravura, ci si vanta del numero di libri letti. Forse proprio perché si punta a leggere tanto ci si dimentica di leggere bene; come ho già detto sopra, leggere non significa solo scorrere gli occhi sulla pagina, ma richiede un'elaborazione interiore. Già nella nostra società frenetica è difficile ritagliare spazio per un'attività lenta, se poi questa si trasforma in una gara di velocità è la fine. A che serve leggere cento libri all'anno se poi si riesce solo a lasciare commenti come "bello", "brutto" o "non mi è piaciuto"? Il libro è un organismo complesso, contiene profondità e dimensioni infinite, come lo si può ridurre a un semplice aggettivo? Di fronte a un commento secco riguardo un libro, che sia un saggio o un romanzo, in genere mi convinco che il lettore non l'abbia capito o non l'abbia letto veramente.
Tutto quello che ho scritto sopra si può riassumere in una frase: l'apparenza conta più della sostanza. Si tratta di una frase con cui oggi si può descrivere un po' tutto, non solo la lettura. Per i lettori del web conta più dire di aver letto mille libri che averne capito qualcuno, è più importante fare la foto col libro in mano che posare il culo su un divano e leggerlo. Oggi si parla tanto dei libri, ma pochi leggono davvero.

La superficialità che ha contagiato i lettori finisce per inquinare anche la scrittura, rovinando la letteratura su due livelli.
Gli scrittori sono (o dovrebbero essere) anche lettori; se leggono con superficialità, hanno idee superficiali (se ne hanno), quindi possono scrivere solo cose banali. A questo dobbiamo poi aggiungere le regole di mercato, che spingono le case editrici a produrre ciò che si vende; se il contenuto non interessa a nessuno, è normale che si punti di più su romanzi fotocopia costruiti sulla base di una ricetta perfetta, così da offrire agli pseudo-lettori una storia veloce e fatta di tante banalità facili da memorizzare e adatti a una discussione sterile. 
L'arte va capita, richiede uno sforzo, le parole vuote invece puoi incastrarle tra una foto e una diretta.

Francesco Abate