domenica 30 gennaio 2022

STORIA DELLA FILOSOFIA OCCIDENTALE DI BERTRAND RUSSELL

 

Storia della Filosofia Occidentale è un saggio scritto nel 1943 dal filosofo, scrittore e matematico Bertrand Russell e pubblicato nel 1945.
Il saggio è ancora oggi uno dei manuali di divulgazione filosofica più conosciuti, questo perché riesce a esporre le varie dottrine con chiarezza e con un linguaggio accessibile anche a chi è solo un appassionato e non uno studioso.

In Storia della Filosofia Occidentale, Russell non si limita a esporre il pensiero dei principali pensatori della storia, ma fa anche un accurato lavoro di presentazione del contesto storico, politico e sociale in cui essi vissero e operarono. Per l'autore infatti i filosofi sono allo stesso tempo effetti e cause: effetti delle condizioni del loro tempo e cause delle dottrine che hanno influenzato la società negli anni successivi. 
Il filosofo, ci dice ancora l'autore, è il prodotto di due fattori: condizioni etico-religiose e ricerche scientifiche. La dottrina di ogni filosofo è perciò influenzata, in modo positivo o negativo, tanto dal Vangelo quanto dalla legge di gravitazione enunciata da Newton.
In tutto il saggio, nelle considerazioni personali sulle varie dottrine, Russell insiste molto nel rapporto che il filosofo ha con la teologia e con la scienza. Per lui chi fa filosofia si trova in una via di mezzo tra i due estremi, in una Terra di Nessuno, perché ragiona su questioni a cui la scienza col suo metodo non può rispondere e per cui le risposte sicure dei teologi non sono soddisfacenti. La filosofia non è né scienza né teologia, però nel suo metodo prende un po' da entrambe, infatti si basa su speculazioni che non portano a conoscenze definite (come fa la teologia) e allo stesso tempo si appella alla ragione umana (come fa la scienza). Scrive Russell: "Quasi tutte le questioni di maggior interesse per le menti speculative sono tali che la scienza non può rispondervi, e le fiduciose risposte dei teologi non sembrano più tanto convincenti come nei secoli precedenti."
Riassumendo tutte le considerazioni dell'autore, si può dire che la filosofia ha una marcia in più sia rispetto alla scienza che rispetto alla teologia, perché specula al di là del metodo scientifico ma non ha l'infondatezza e l'arroganza del dogma religioso. Affidandoci solo alla scienza potremmo conoscere ben poco dell'universo, dimenticando numerose questioni fondamentali intorno ad esso; mettendoci invece solo nelle mani della teologia finiremmo per illuderci di sapere cose che non sappiamo.
Nella parte finale del saggio, Russell conclude che la filosofia nella storia si è composta fondamentalmente di due parti, una che specula intorno alla natura del mondo e l'altra che cerca una dottrina etica e politica sul corretto modo di vivere; queste due teorie sono state mescolate in modo disarmonico, finendo così per generare confusione. Da Platone in poi, i filosofi hanno lasciato che le loro opinioni sull'universo fossero influenzate dal desiderio di miglioramento, hanno così alterato la logica inventando argomenti non fondati per giustificare le loro convinzioni. Lo stesso errore lo hanno fatto per dimostrare l'esistenza di Dio: pur di giustificare un dogma, ogni filosofo ha smontato le teorie errate dei predecessori, però ne ha inventate altre giustificandole con discutibili deduzioni. La soluzione a questo equivoco in cui è caduta la filosofia è un'analisi di tipo scientifico, cioè una conoscenza raggiunta attraverso osservazioni e deduzioni libere dalle influenze dei preconcetti.
Russell è un filosofo che fa dell'analisi logica l'oggetto principale della filosofia. Egli ammette che ci sono domande a cui è impossibile trovare una risposta, ma rifiuta una via della conoscenza più alta che permetta di scoprire verità che sono nascoste alla scienza e all'intelletto. La filosofia così abbandona le sue pretese dogmatiche pur non cessando di suggerire e ispirare una nuova via per la vita.

Storia della Filosofia Occidentale è un saggio completo ma alla portata di tutti, che permette di osservare il percorso che ha seguito il pensiero nel corso dei millenni. 
Il merito di questo libro è innanzitutto la sua leggibilità, non occorre infatti essere un conoscitore della filosofia per leggerlo, per questo si può considerare un mezzo attraverso cui chiunque può avvicinarsi a una materia così complessa e affascinante (purché sia animato da buona volontà, è chiaro).
Giusta è anche la scelta dell'autore di descrivere il contesto storico-sociale in cui si sono sviluppate le varie correnti di pensiero. Può sembrare banale, ma certe idee che oggi possono sembrarci folli si leggono e assimilano in modo diverso se inserite nel proprio contesto storico. Questa scelta però permette anche una doppia lettura, ci permette infatti anche di capire l'impatto che certi dogmi o certe dottrine hanno avuto sull'intera società. Io per esempio, non me ne vogliano i religiosi, ho toccato con mano l'azione dannosa dell'espansione cristiana ed islamica sul pensiero occidentale: l'insistenza su dogmi giudicati intoccabili e la creazione di mostri sacri ha gettato l'attività intellettuale di tutta l'Europa in un profondo torpore per parecchi secoli.
Sempre molto interessanti sono anche le considerazioni di Russell sui vari filosofi e sulle loro dottrine. Tali esternazioni non sono mai fuori luogo e rendono l'esposizione meno piatta, infatti ogni capitolo non è la semplice esposizione di vari concetti ma diventa quasi un confronto tra due diversi modi di pensare. Inoltre dà una certa soddisfazione al profano come me leggere un filosofo che ne dice quattro a mostri sacri come Hegel o Nietzsche.
Leggere Storia della Filosofia Occidentale è un buon modo per entrare in contatto, o incontrare di nuovo dopo tanto tempo, una materia straordinaria come la filosofia.

Francesco Abate

martedì 11 gennaio 2022

LA REAZIONE ALLA CORRUZIONE DELLA CHIESA: L'ERESIA CATARA

La storia del cristianesimo, in special modo quello medievale, è storia di nefandezze e corruzione, di interessi puramente terreni e immoralità. I vescovi, i preti e i papi si comportavano come dei comuni nobili, a caccia semplicemente di titoli e vantaggi economici. In questo contesto di profonda corruzione nacquero numerosi movimenti poi condannati come eretici; di questi l'eresia catara fu quella che ebbe il maggiore impatto sugli eventi storici dell'epoca.

La parola "cataro" deriva dal latino medievale catharus, che significa "puro". La purezza fu infatti il dogma principale di questo movimento, in risposta al clero cristiano corrotto. Il movimento si diffuse principalmente tra l'Italia settentrionale e la Francia meridionale, trovando adepti in abbondanza sia tra il popolo che tra i nobili. I catari francesi furono anche detti "albigesi", nome derivante dalla zona di Albi.
I catari furono molto diffusi tra la seconda metà del XII secolo e la prima del XIV, anche se c'è chi si dichiara cataro ancora oggi. Favorì la loro nascita, oltre alla ricchezza e alla profonda corruzione del clero cristiano, il disappunto per il fallimento delle crociate in Terrasanta.

Per quanto concerne il dogma cataro, è difficile tratteggiarlo con esattezza perché lo conosciamo solo attraverso le testimonianze dei loro nemici.
Furono dualisti, credevano nell'opposizione tra materia e spirito. Essi vedevano inoltre una distinzione tra il Dio del Vecchio Testamento, che ritenevano solo un cattivo demiurgo, e quello vero rivelato nel Nuovo Testamento. 
Per loro la materia è cattiva e non esiste la resurrezione della carne. La punizione che spetta ai malvagi è la trasmigrazione dell'anima nel corpo di un animale; per questo seguivano una dieta vegana, anche se mangiavano i pesci, che credevano che si moltiplicassero per via non sessuata.
Aborrivano il sesso e addirittura consideravano il matrimonio peggiore dei rapporti occasionali, perché nel matrimonio il peccato è continuo. 
Non avevano nulla da obiettare contro il suicidio.
Per descrivere la contrapposizione tra catari e cristiani, il filosofo Russell cita: "I persecutori narrano il caso di un uomo accusato di eresia, il quale si difese dicendo che mangiava carne, mentiva, spergiurava, ed era un buon cattolico" (B. Russell - Storia della filosofia occidentale).
Erano precetti duri, ma non tutti erano obbligati ad osservarli per intero. Solo persone eccezionalmente sante, chiamate "i perfetti", dovevano osservarli tutti; gli altri potevano tranquillamente mangiare carne e sposarsi.

Il catarismo è importante da conoscere sia per l'impatto che ebbe sul piano dogmatico sia per quello storico.
La loro dottrina conquistò i popoli, stanchi di guide spirituali peccatrici e false, e anche i nobili, che vedevano nella povertà del clero l'occasione per acquisire più ricchezze e poteri. La loro richiesta di povertà e umiltà, sebbene osteggiata dalla chiesa cristiana, fu accolta in seguito da diversi ordini monastici, come quello domenicano.
Per quanto riguarda la storia, i catari furono perseguitati e subirono numerosi massacri. La loro espansione portò alla prima crociata indetta da cristiani contro altri cristiani e, fallita questa, alla creazione da parte di papa Gregorio IX dell'Inquisizione. La Chiesa, impegnata all'epoca nell'affermazione del proprio potere temporale, decise di rispondere col fuoco alle richieste di una religione più pulita e spirituale.

Francesco Abate