Sono felice di annunciarvi che il sito Spillwords.com ha pubblicato la mia ultima poesia, Corpi.
Si tratta di un componimento breve col quale cerco di mostrare il dramma dei migranti che ogni giorno annegano nel Mediterraneo. Molti li odiano senza motivo, altri li ignorano, pochi davvero soffrono per il loro dramma.
Per molti ormai sono diventati dei numeri, delle cifre che il tg snocciola senza senso e che il politico di turno agita o per seminare il panico o per aggraziarsi le persone compassionevoli. Tutti i discorsi che noi cittadini facciamo intorno a quella gente, e tutti i ragionamenti politici sulla questione, nascono senza considerare che parliamo di esseri umani.
Quello che spero riesca a far capire la mia poesia è che il Mediterraneo è diventato un gigantesco cimitero che inghiotte quotidianamente vite spezzate, non numeri.
Spero che la poesia vi piaccia. In questa pagina trovate le altre che ho pubblicato.
Buona lettura.
Francesco Abate
Sul pensiero dell'immigrazione sono un po' dura, nel senso che penso che queste persone dovrebbero restare nella loro terra e cercare di cambiare le cose lì piuttosto che continuare a fuggire per una ricchezza che poi non trovano.
RispondiEliminaBella poesia.
Baci.
Sono contento che ti sia piaciuta.
EliminaNon sono d'accordo col tuo ragionamento. Immagina di essere un bambino nato in un paese raso al suolo, tormentato da faide continue, dove non puoi andare a scuola e a stento hai accesso al cibo o all'acqua, dove magari ti toccherà vedere uccisi i tuoi genitori o di essere rapito un giorno mentre sei a scuola. In un contesto del genere, dove la vita non è vita e dove non c'è nemmeno il diritto di parlare, è impensabile creare un cambiamento. Quando pensiamo agli immigrati, dobbiamo prima di tutto ricordare che loro vengono da realtà dove non è concessa nemmeno la metà delle libertà che noi oggi diamo per scontate.
Baci.
Sì ma il problema è quelle persone non vengono qui da noi, la maggior parte degli immigrati che restano in Italia provengono da paesi dove non c'è una guerra o una crisi tale da prevedere l'abbandono del paese.
EliminaE la maggior parte sono delinquenti, parlano i numeri purtroppo.
Baci.
Nessuno lascia il proprio paese, attraversa il deserto e il mare, magari si ferma in un lager, per voglia di fare vacanza. Chi emigra è sempre spinto dalla necessità, poco conta che questa sia la guerra o la fame. Chi si stacca dal luogo natìo per andare verso l'ignoto ha evidentemente ben poco da perdere e tutto da guadagnare.
EliminaSul fatto che la maggior parte sono delinquenti, dovremmo chiederci quante opportunità diamo loro di non esserlo. Se li costringiamo alla clandestinità, impediamo loro di lavorare e li lasciamo alla mercé di sfruttatori e caporali, come possiamo pretendere che vivano rispettando le nostre leggi? La ghettizzazione produce miseria e crimine, non l'immigrazione. Basta studiare la storia degli emigranti italiani per comprendere l'origine di certe convinzioni.
Baci.