Lo schiaffo di Anagni è un episodio che si fonde tra storia e leggenda, che è stato l'apice del conflitto tra potere temporale e spirituale ed ha protratto per secoli i suoi effetti. Forse, volendolo descrivere con linguaggio moderno, lo potremmo definire come la crisi internazionale più grave d'Europa prima della scoperta dell'America.
L'episodio affonda le sue radici in una crisi profonda apertasi tra Francia e Chiesa verso la fine del Duecento. Sebbene fosse ancora radicata l'idea della preminenza del papato sul potere temporale, quindi su tutti i sovrani, il Regno di Francia reclamava con sempre maggior forza una più ampia autonomia, soprattutto in materia fiscale. Impegnata nel conflitto lungo e sanguinoso contro l'Inghilterra, la Francia aveva bisogno di entrate fiscali più cospicue, quindi nel 1296 deliberò il prelievo di un cinquantesimo della ricchezza di tutti i francesi, incluso il clero. Bonifacio VIII contestò con forza tale iniziativa del sovrano francese e con la bolla Clericis laicos sancì che il clero potesse essere tassato solo dietro autorizzazione papale.
Bonifacio VIII non aveva nemici solo in Francia. Sin dal proprio insediamento, il pontefice aveva intrapreso un'energica politica di acquisizione e annessione di proprietà, allo scopo di rendere più fulgido e potente il nome della sua casata, i Caetani. Questa espansione territoriale "personale" lo portò in conflitto con la potente famiglia dei Colonna, che in Lazio pure vantava vasti possedimenti. Lo scontro si acuì quando, il 3 maggio del 1297, Stefano Colonna, nipote del cardinale Giacomo e fratello del cardinale Pietro, assalì sulla via Appia un convoglio che trasportava denaro di Bonifacio VIII. Il pontefice subito convocò i due cardinali parenti dell'assalitore, chiedendo la restituzione della somma rubata, la consegna di Stefano e la cessione della città di Palestrina. I due cardinali accettarono solo la prima richiesta, mentre nel Manifesto di Lunghezza invocarono un nuovo concilio e protestarono contro l'illegittimità dell'elezione di Bonifacio VIII, il quale rispose scomunicando loro e il ramo principale della famiglia Colonna. Successivamente, da Palestrina, i due ex cardinali Colonna tornarono alla carica accusando il pontefice di assolutismo tirannico e fiscalismo rapace. Il papa, intenzionato a chiudere la questione, indisse una crociata contro la famiglia Colonna, che portò nel 1298 alla loro resa. I Colonna, sperando nel perdono papale, il 15 ottobre 1298 sfilarono a Rieti vestiti di sacco e a piedi nudi. Il papa, sebbene il Cristianesimo predichi la misericordia, non si mostrò per nulla propenso al perdono: ordinò la distruzione di Palestrina, sulle cui terre fu passato l'aratro e cosparso il sale, affinché nulla più vi crescesse.
Bonifacio VIII aveva quindi nemici potenti e arrabbiati tanto a pochi passi da casa (i Colonna) quanto oltralpe (Filippo IV il Bello, re di Francia). Proprio lo scontro col re francese si stava acuendo ancor di più, sempre per ragioni fiscali. Quando Bonifacio VIII fu sul punto di scomunicare il sovrano, questi decise di passare all'azione: il 7 settembre 1303 inviò due truppe di mercenari, una delle quali capitanate da Giacomo "Sciarra" Colonna (i nemici del papa si erano alleati), le quali entrarono nella città di Anagni grazie al tradimento di Adinolfo di Mattia, assediarono il palazzo del pontefice e penetrarono fino alle stanze di Bonifacio VIII. Al papa, Giacomo "Sciarra" Colonna pose delle condizioni per aver salva la vita, ma questi le rifiutò. Secondo la leggenda, vi fu anche uno schiaffo del Colonna al papa, ma gli storici sono oggi propensi a ritenere che il pontefice non fu colpito, e che lo schiaffo fu solo morale.
Bonifacio VIII restò ostaggio degli invasori, che intanto presero a saccheggiare tutti i beni del palazzo e della cattedrale di Anagni, finché la popolazione non insorse, temendo ritorsioni del mondo cristiano per aver lasciato uccidere un papa dentro le proprie mura, e lo liberò. Si narra che l'orgoglioso papa Bonifacio VIII, che aveva accumulato ricchezze e potere, che aveva sfidato il Regno più potente d'Europa, rimasto senza beni, elargì agli assalitori assoluzioni in cambio di pane e vino.
Dopo l'episodio, Bonifacio VIII fuggì da Anagni a Roma. Si narra però che neanche lì si sentisse al sicuro, consapevole di avere tanti nemici. Spaventato, e forse ancora umiliato dall'episodio dello schiaffo (l'umiliazione di essere stato catturato dai nemici), morì nella notte tra l'11 e il 12 ottobre del 1303.
Per capire l'impatto che l'episodio dello schiaffo ebbe sul mondo cristiano, basti pensare che questo affronto violento e aperto del re di Francia al papa precedette di soli sei anni lo spostamento della sede papale ad Avignone, quindi una delle più profonde crisi del potere papale.
Per comprendere poi quale impatto emotivo ebbe sui cristiani d'Europa, ricordiamo che Dante cita l'episodio nella Commedia, quando nel XX canto del Purgatorio Ugo Capeto, antenato dei re francesi ("radice de la mala pianta") dice: "veggio in Alagna intrar lo fiordaliso, / e nel vicario suo Cristo esser catto. / Veggiolo un'altra volta esser deriso; / veggio rinovellar l'aceto e 'l fiele, / e tra vivi ladroni esser anciso. / Veggio il novo Pilato sì crudele, / che ciò nol sazia, ma sanza decreto / portar nel Tempio le cupide vele". Nel canto dantesco, Filippo il Bello è un nuovo Pilato, che nella città di Anagni (Alagna) cattura e umilia Cristo (nella persona del suo vicario, Bonifacio VIII) tra i ladroni (Guglielmo di Nogaret e Sciarra Colonna).
Per chi volesse approfondire questo episodio, che oltre ad essere fondamentale è importante per capire gli interessi economici e politici di chi governava (e governa) la Chiesa, consiglio il libro Lo schiaffo di Anagni - La storia, i luoghi, le leggende di Lorenzo Proscio. Questo libro ha il merito di illustrare con cura la figura di Bonifacio VIII, i suoi interessi economici e le sue ambizioni, e di incastonarle in un evento che, sebbene abbia coinvolto un papa, di religioso ha ben poco.
Vi consiglio anche una visita alla città di Anagni, alla bellissima cattedrale ed al palazzo di Bonifacio VIII.
Francesco Abate
Il tutto "a maggior gloria di Dio" naturalmente...
RispondiEliminaUn salutone
"Povero Dio, tirato in ballo dagli uomini;
Eliminamacché religione, sono questioni di economy"
Così inizia una canzone di Caparezza.
Buona serata!