giovedì 21 aprile 2016

STORIA: IL REGIME DEI COLONNELLI IN GRECIA

La Grecia del dopoguerra soffrì a causa della debolezza del potere centrale che accentuò i contrasti tra la destra e la sinistra del paese. Tali contrasti furono alla base della guerra civile del 1945, dopo la quale si insediarono una serie di governi deboli ed incapaci di pacificare il paese. 

Nel 1963 le elezioni furono vinte dal centrista Georgios Papandreu, che però si dimise per puntare alla maggioranza assoluta dei seggi. L'impresa a Papandreu riuscì, infatti alle elezioni successive ottenne il 53% dei voti, conquistando un'ampia maggioranza in Parlamento. 
Papandreu entrò in contrasto con il re Costantino II e questi nel 1965 lo costrinse alle dimissioni. La scintilla che fece scoppiare l'incendio fu la questione del controllo sull'esercito, il re infatti voleva mantenerlo a tutti i costi ed arrivò a dichiarare, pur di delegittimare Papandreu, che tra i militari vi fosse un gruppo di cospiratori comunisti.
La caduta di Papandreu destabilizzò definitivamente la politica greca, i governi che vennero non riuscirono mai ad ottenere una maggioranza netta in Parlamento e quindi la fiducia.

In questo clima di instabilità si inserisce il golpe dei colonnelli. 
Il 21 aprile 1967 alle 2 del mattino i generali Papadopoulos, Makarezos e Ladas annunciarono il colpo di Stato in Grecia. Questo mentre la polizia militare procedeva all'arresto di circa 10.000 persone tra leader politici e semplici simpatizzanti di sinistra. Il golpe riuscì senza intoppi perché basato su un piano elaborato circa sei mesi prima, il piano "Prometheus", messo a punto per fronteggiare un eventuale golpe comunista.
Inizialmente il re cercò il dialogo con i golpisti, nonostante il parere contrario del primo ministro Kannellopoulos che suggerì di denunciarli pubblicamente. Il dialogo però non portò alcun frutto e i rapporti tra la giunta militare e il sovrano si fecero tesi. Il re fuggì a Kavala, piccolo paesino ad est di Salonicco, e organizzò da lì una controffensiva contro il regime mossa usando i militari rimasti a lui fedeli. La controffensiva fu organizzata, ma si rivelò un fallimento. La Giunta militare decise a quel punto di procedere all'arresto di Costantino II, il quale fuggì dal paese. 

La Giunta militare nominò come reggente Georgios Zoitakis il quale scelse Papadopoulos come primo ministro. Tale status rimase inalterato fino al 1972 quando, a seguito di contrasti nati all'interno della Giunta, Papadopoulos prese l'incarico di reggente.
Papadopoulos inizialmente riuscì ad ottenere ampi consensi. Si presentò come vicino all'uomo qualunque e con una politica economica di sviluppo delle aree rurali si accattivò le simpatie delle classi più povere. Il regime dei colonnelli però cancellò ogni traccia di libertà, fu infatti abolita la libertà di stampa, i partiti politici e la libertà sindacale, molte letture furono vietate (tra cui Euripide, Tolstoj e Sofocle). Il regime impose anche alcuni divieti riguardo i costumi, fu infatti vietato l'uso della minigonna.

Nonostante la dura repressione organizzata dal regime, fatta di incarcerazioni senza processo e torture, un movimento di opposizione nacque e si organizzò nel paese. Al malcontento del popolo di sinistra, si unì anche quello di alcune aree della destra, infatti la crisi economica e l'isolamento internazionale del paese andò a colpire gli interessi delle classi più ricche. 
Il 13 agosto 1968 Papadopoulos uscì illeso da un attentato, fu infatti piazzata una bomba lungo la strada che percorreva per andare dalla sua residenza estiva ad Atene. La bomba fu messa da Alekos Panagulis, il quale fu arrestato e torturato. Panagulis fu anche condannato a morte, ma la condanna non fu mai eseguita per evitare proteste da parte della comunità internazionale. La Giunta militare, per recuperare un po' di consensi, propose a Panagulis l'amnistia, ma quest'ultimo intuì le vere ragioni della concessione e la rifiutò.

Il regime dei colonnelli si avviò al declino quando le luci dei riflettori internazionali si accesero sui suoi crimini. A scatenare la repentina presa di coscienza internazionale fu l'ammutinamento del cacciatorpediniere Velos, al comando di Nicholaos Pappas. Il cacciatorpediniere era dislocato tra la Sardegna e la penisola italiana, impegnato in una manovra coordinata dalla Nato, quando ricevette la notizia dell'arresto di alcuni ufficiali di marina che avevano contestato il regime. Pappas faceva parte di un gruppo di ufficiali democratici e si indignò alla notizia, così il 23 maggio 1973 decise di ammutinarsi con il suo equipaggio, si rifiutò di tornare in Grecia e il comandante denunciò i crimini del regime in una conferenza stampa.
Poco meno di sei mesi dopo l'ammutinamento del Velos, esattamente il 14 novembre 1973, gli studenti del Politecnico di Atene scesero in piazza per protestare contro il regime. La Giunta militare sulle prime non intervenne, giudicando la protesta priva di pericolosità, ma quest'atteggiamento morbido spinse i lavoratori ed altri studenti ad unirsi alla protesta. Il 17 novembre Papadopoulos ordinò che venisse repressa ogni manifestazione contro il regime, intervennero le forze militari ed in campo scese anche un carro armato. Fu una strage, persero la vita 24 civili. A causa dell'eco negativa avuta dalla dura repressione, il 25 novembre Papadopoulos fu rimosso dall'incarico.

Il colpo di grazia al regime, già barcollante dopo i fatti del 1973, arrivò quando il generale Dimitrios Ionnides tentò di rovesciare con un colpo di Stato il presidente di Cipro. Questo tentativo portò alla reazione decisa della Turchia che occupò militarmente la parte nord dell'isola. Il pericolo di una guerra portò gli stessi generali a rimuovere Ionnides e ad iniziare un dialogo con gli esponenti dei vecchi partiti. Si arrivò così ad un governo di unità nazionale e alle prime elezioni libere post-regime, l'11 giugno 1975 fu promulgata la Costituzione repubblicana.

Francesco Abate

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