venerdì 23 settembre 2016

LETTERATURA: RECENSIONE DE "IL CAVALIERE INESISTENTE" DI ITALO CALVINO

Pubblicato nel 1959, Il cavaliere inesistente fa parte della trilogia "I nostri Antenati" insieme a Il barone rampante e Il visconte dimezzato
Il romanzo è ambientato nella Francia medievale, al tempo di Carlo Magno e del suo scontro con i mori. 

Personaggio principale dell'opera è Agilulfo, un cavaliere perfetto in ogni pensiero e azione, con un solo difetto: non c'è. Egli è solo un'armatura vuota, sa di esserci ma non c'è, è solo coscienza di sé ma è incorporeo. Questo non non essere persona, ma solo un'insieme di idee e codici cavallereschi, lo rende un cavaliere perfetto, così come perfetta e priva di qualsiasi difetto è la sua armatura. La sua perfezione viene però messa in dubbio quando viene insinuato che egli non ha diritto ai suoi titoli dato che la fanciulla che salvò non era vergine (per il salvataggio di una non-vergine non gli sarebbe spettata la nomina a cavaliere). Agilulfo affronta un lungo viaggio per provare di essere degno dei titoli che egli possiede, anche perché lui è solo quei titoli e perdendoli perderebbe sé stesso. Nel finale un grave equivoco lo convince di non essere in diritto di essere cavaliere, portandolo all'estrema decisione di sparire per sempre.
Scudiero di Agilulfo è Gurdulù. Si tratta di un pazzo, a differenza di Agilulfo c'è ma non ne è cosciente, tanto che a volte crede di essere un animale, altre volte l'aria, ma mai è consapevole di essere sé stesso. I Franchi lo incontrano mentre crede d'essere prima un'anatra, poi una rana, e Carlo Magno per dispetto lo nomina scudiero dell'impeccabile Agilulfo che, ligio al dovere, non disobbedisce all'ordine del sovrano e lo tiene con sé.
C'è poi Bradamante, la bellissima fanciulla-cavaliere. Compare nel romanzo quando salva il giovane Rambaldo da un'imboscata. Ama Agilulfo nonostante egli non ci sia, di lui infatti ama la perfezione, in lui vede il perfetto cavaliere libero dai vizi e dal disordine degli altri guerrieri. Perso Agilulfo, trova però l'amore di Rambaldo.
Rambaldo è un giovane che si unisce all'esercito di Carlo Magno per vendicare il padre, che fu ucciso dall'argalif Isoarre. La sua vendetta si consuma in modo un po' grottesco, infatti l'argalif è ucciso da una lancia, ma Rambaldo si sente appagato perché gli ha impedito di indossare gli occhiali da vista, impedendogli di schivare l'attacco. Caduto in un'imboscata, è salvato da Bradamante e subito se ne innamora, ma non riesce a far breccia nel suo cuore se non dopo essersi congiunto carnalmente a lei grazie ad un equivoco. Ammira Agilulfo e si rivolge a lui per diventare un perfetto cavaliere, da lui non viene mai davvero amato, però quando il cavaliere inesistente sparisce lascia a lui la sua armatura, riconoscendo in un certo senso che il cavaliere più vicino ai nobili ideali cavallereschi è proprio lui. Rambaldo, forte dell'investitura ricevuta da Agilulfo, diventa un cavaliere coraggioso ed eroico.
Torrismondo è in un certo senso l'antagonista di Agilulfo. Vittima di un equivoco, solleva dubbi sulla validità del titolo di cavaliere di quest'ultimo, spingendolo ad un avventuroso viaggio ed alla scelta finale di sparire. Solo dopo la scomparsa di Agilulfo scopre la verità sul suo passato, quindi anche di aver messo in dubbio ingiustamente il titolo dell'eroe, ma non può rimediare. Convinto di essere figlio di un cavaliere del Santo Gral, che violò la madre, egli prova un'ammirazione verso quell'ordine di uomini pii, salvo poi scoprire che si tratta di persone avide che uccidono innocenti giustificandosi con la volontà del Gral e finire a combattere contro di loro per salvare un villaggio. Alla fine verrà nominato conte del villaggio che ha salvato, ma la gente del posto, ormai indipendente e capace di difendersi, lo accetta lì solo a patto che sia un loro pari. Vivrà in pace con quella gente, sposo della donna che per anni aveva creduto sua madre.

Il cavaliere inesistente è un romanzo il cui tema centrale è l'essere. Agilulfo non è, non esiste come persona, è solo un insieme di ideali e di codici, non ha vizi e non ha debolezze. Questo suo non essere, che sembra essere la sua arma vincente perché lo rende invincibile, è in realtà anche il suo tallone d'Achille perché quando crolla ciò che egli rappresenta, egli si dissolve. Anche Gurdulù non è, a differenza di Agilulfo però c'è, solo che si immedesima in tutto ed è come se si fondesse nel mondo circostante, perdendo la propria individualità.

L'opera è ambientata nel Sacro Romano Impero all'epoca dello scontro tra Carlo Magno e i mori. Nel campo dell'esercito di Carlo Magno incontriamo alcuni degli eroi descritti dall'Ariosto ne L'Orlando Furioso (opera particolarmente amata da Calvino, a cui dedicò anche una sua personale riscrittura), solo che qui sono privi dell'epica poesia che li veste nel poema e sono grotteschi, tendono a dire fandonie per coprirsi di gloria e preferiscono i banchetti e le taverne alle battaglie ed all'eroismo. La stessa Bradamante, la bellissima fanciulla-cavaliere, è presentata da Calvino in modo molto originale, infatti compare nell'opera salvando Rambaldo da un'imboscata, subito dopo però il giovane la segue e incantato la osserva orinare in un fiume, oltretutto nel romanzo viene detto senza mezzi termini che ha amato molti uomini (e per questo i compagni d'arme la prendono in giro). 
Ci sono poi i cavalieri del Gral, considerati da tutti molto pii, si rivelano in realtà come un gruppo di personaggi strambi che non esitano a saccheggiare un villaggio inerme che non era stato in grado di rifocillarli con i soliti tributi in cibo e bevande. Attraverso la descrizione di questi cavalieri, che vengono visti attraverso gli occhi di Torrismondo, Calvino evidenzia ancor di più il distacco netto tra la reputazione di cui godevano i cavalieri e la loro reale essenza, conosciuti come pii e senza macchia, non erano altro che uomini preda di avidità e vizi. 

Nonostante l'importanza dei temi trattati, il romanzo è scritto in un linguaggio molto semplice. Nonostante Calvino tenda ogni tanto ad impreziosire il linguaggio con espressioni che richiamano all'epoca cavalleresca, tanto per rendere l'atmosfera in cui si svolge la vicenda, la storia è scorrevole ed a tratti strappa anche un sorriso.

Francesco Abate

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