La Rosa Bianca fu un gruppo giovanile di ispirazione cristiana che tra giugno 1942 e febbraio 1943 organizzò una resistenza non violenta al regime nazista di Adolf Hitler attraverso la diffusione di opuscoli in Baviera e in Austria.
I membri più importanti del gruppo furono: Hans Scholl, Sophie Scholl, Christoph Probst, Alexander Schmorell e Willi Graf. Erano tutti ragazzi poco più che ventenni; solo in un secondo momento si unì a loro il professore Kurt Huber, che si occupò di scrivere gli ultimi due opuscoli.
Nella lotta contro il nazismo i ragazzi della Rosa Bianca non vedevano solo il tentativo di liberarsi da una dittatura, per loro era in gioco una lotta più grande contro le forze del male; nel quarto opuscolo scrissero: "E' ben vero che si deve portare avanti con metodi razionali la lotta contro lo stato terroristico; ma chi oggi dubita ancora sulla reale esistenza di forze demoniache, non ha assolutamente capito lo sfondo metafisico di questa guerra. Dietro al concreto, che è afferrabile con i sensi, dietro ogni riflessione obiettiva e logica, sta l'irrazionale, e cioè la lotta contro il demonio, contro il messaggero dell'Anticristo".
L'obiettivo del gruppo era la sconfitta delle forze del male, di un dittatore che vedevano alla stregua di un demone uscito dall'Inferno, non c'era nei loro programmi nessuna intenzione di spingere la Germania verso una forma di governo democratica. Scrissero nel primo opuscolo di non voler formulare giudizi sulle diverse forme dello Stato, quindi nelle loro intenzioni non c'era la transizione democratica della Germania; Alexander Schmorell addirittura vedeva nel governo autoritario dello zar la soluzione adatta per il popolo russo, che era stato corrotto nella fede dai bolscevichi, mentre non aveva una buona opinione degli stati democratici.
Le prime azioni della Rosa Bianca furono più prudenti: si limitarono a spedire copie degli opuscoli ad indirizzi presi a caso in Baviera, a lasciarne altre nelle cabine telefoniche o alle fermate degli autobus.
Nella distribuzione degli ultimi due opuscoli si concentrarono su Monaco di Baviera, fino a tentare di distribuire gli ultimi all'interno della stessa università. Sophie Scholl prese coraggio, salì in cima alla scala dell'atrio e lanciò le copie nel cortile, così che tutti gli studenti potessero vederle. Purtroppo quel coraggio costò caro: furono individuati dal bidello Jakob Schmid e consegnati alla Gestapo insieme a Probst.
Schmid fu ricompensato per la sua impresa (la Gestapo da tempo cercava invano di arrestare i membri della Rosa Bianca) con un pagamento di 3000 marchi, una promozione a impiegato e una cerimonia di ringraziamento in cui gli studenti lo acclamarono come un eroe.
Durante gli interrogatori, i fratelli Scholl provarono a prendere su di sé tutte le colpe e salvare i compagni da morte certa, ma non furono creduti. A interrogarli fu l'agente della Gestapo Robert Mohr, il quale si accanì particolarmente su Sophie, torturandola per quattro giorni (dal 18 al 21 febbraio). Otto anni dopo Mohr scrisse in una memoria consegnata al padre dei fratelli Scholl di averlo fatto per spingerla a dare tutta la colpa al fratello, così che si potesse salvare la vita. Sophie non cedette però alle torture e fu mandata a processo insieme al fratello e a Probst.
Hans Scholl, Sophie Scholl e Christoph Probst furono processati il 22 febbraio 1943 dal Tribunale del Popolo presieduto da Roland Freisler. Per capire quale immane farsa fu il processo e quanto scontata fosse la condanna, basteranno brevi cenni sul tribunale e il giudice.
Il Tribunale de Popolo fu istituito da Hitler dopo l'incendio del Reichstag, con la giurisdizione prima sui soli processi politici e poi sempre più ampliata. In questo tribunale era quasi del tutto negato all'imputato il diritto alla difesa: i pubblici ministeri potevano fare ricorso per richiedere un inasprimento della pena, mentre l'imputato non poteva ricorrere in alcun caso contro una sentenza; l'avvocato della difesa non poteva essere scelto dall'imputato e le imputazioni venivano fornite sempre in grave ritardo (spesso poche ore prima del processo). Ad aggravare la posizione dei giovani Scholl e Probst ci fu la figura di Freisler, noto come "il boia di Hitler". Nei pochi anni in cui Freisler resse il Tribunale del Popolo, furono emanate 5300 condanne a morte; lui inoltre era solito umiliare gli imputati durante il dibattimento urlandogli contro e costringendoli a presentarsi alle udienze senza cinture e bretelle, così da renderli ridicoli.
In quel tribunale e con quel giudice, la condanna alla decapitazione dei tre imputati fu una conseguenza logica e prevedibile. Stando alle testimonianze dei secondini, non mostrarono alcun segno di paura o pentimento e affrontarono la morte con grande coraggio.
Dopo la decapitazione dei fratelli Scholl e di Probst, nonostante essi non fecero i nomi degli altri, la Gestapo arrestò gli altri elementi primari e secondari della Rosa Bianca (che nel frattempo era cresciuta numericamente), mandandoli quasi tutti a morte dopo i processi farsa al Tribunale del Popolo.
La storia della Rosa Bianca, benché non ebbe un grande impatto sugli sviluppi politici e bellici, fu una grande storia di coraggio e un esempio di lotta non violenta. Fu anche la dimostrazione di come i giovani possano fuggire ai disvalori della prepotenza e della tirannide.
Essendo il gruppo spinto da ideali religiosi, i fratelli Scholl sono stati dichiarati martiri dalla chiesa cattolica, mentre Alexander Schmorell è stato canonizzato santo da quella ortodossa.
Francesco Abate
È come la storia delle donne di Rosenstrasse, la dimostrazione che per fortuna non tutti i tedeschi appoggiavano la follia nazista.
RispondiEliminaBaci!
Esatto. E' importante ricordare l'Olocausto per sapere quanto male può fare l'essere umano, ma è altrettanto importante ricordare questi esempi di coraggio che non si sottomette al male.
EliminaBaci.
Una grande dimostrazione di coraggio, di civiltà, questi ragazzi hanno dimostrato che anche una semplice goccia nel mare può fare la differenza. Dovrebbero essere un esempio per i giovani di oggi.
RispondiEliminaBuon pomeriggio!
Ho voluto raccontare la loro storia proprio per questo, per dimostrare come i giovani possano diventare determinanti per le sorti della storia.
EliminaBuona serata.