mercoledì 12 luglio 2017

RECENSIONE DE "IL MAESTRO E MARGHERITA" DI MICHAIL BULGAKOV

Le persone che leggono poco e scelgono in genere i romanzi più commerciali hanno generalmente una cattiva opinione della letteratura russa, ritenendola pesante. A motivare questa opinione diffusa c'è sicuramente una valutazione troppo leggera delle opere dei grandi letterati russi, basata perlopiù sull'elevato numero di pagine dei libri e sui temi sempre molto profondi trattati nelle varie opere. Io mi sono avvicinato alla letteratura russa da poco, con Dostoevskij capii subito che l'opinione generale sulla letteratura russa è frutto di grande superficialità, adesso Bulgakov mi ha definitivamente fatto capire che non solo le opere russe non sono necessariamente mattoni pesanti da digerire, ma spesso sono molto godibili pur riuscendo a non cadere mai nella banalità.
Ho letto Il maestro e Margherita e posso dire di essermene letteralmente innamorato. Si tratta di un romanzo così pregno di contenuti da farti sentire una persona diversa già nel momento in cui lo stai leggendo, scritto in modo tale da incollare il lettore e costringerlo a leggere fino all'ultima pagina. Molti definiscono questo romanzo uno dei migliori del Novecento russo, io credo possa benissimo essere uno dei migliori in assoluto nella storia (anche se non ho letto abbastanza perché questo mio giudizio possa essere degno di considerazione).
Questo romanzo fu pubblicato più di vent'anni dopo la morte dello scrittore. Trattandosi di un'opera in cui è forte l'elemento sovrannaturale, cosa non gradita nell'URSS atea di Stalin, ed in cui la società russa è mostrata in tutta la sua corruzione, lo scrittore era ben consapevole che gli avrebbe causato tanti guai. Bulgakov arrivò anche a bruciare il manoscritto, ma attraverso la bocca di uno dei suoi personaggi ci insegna che "i manoscritti non bruciano".

Ne Il maestro e Margherita il lettore vive due vicende parallele. 
Quella principale vede arrivare il misterioso Woland a Mosca, accompagnato da un gruppo piuttosto anormale in cui spicca la presenza di un gatto che parla e cammina su due zampe, Behemoth. L'arrivo di Woland porta con sé tutta una serie di guai che travolgono la città di Mosca. In questa vicenda si inseriscono anche il Maestro e Margherita, due amanti separati dal ricovero in manicomio dell'uomo. Il Maestro ha scritto un'opera su Ponzio Pilato, ma questa gli ha causato solo guai ed ha finito per bruciarla. Grazie all'intervento del malvagio Woland, che altri non è che Satana, il Maestro riesce a recuperare il suo manoscritto e ritrova l'amata Margherita. 
Attraverso il racconto di Woland ed il manoscritto del Maestro, riusciamo a rivivere l'avventura che visse Ponzio Pilato, una vicenda in parte simile al Vangelo, ma diversa per i nomi dei personaggi e per alcune sfumature della vicenda. A differenza delle scritture evangeliche, il protagonista assoluto di questo racconto sacro è proprio il governatore Pilato, che prima vediamo impegnato nella spinosa questione della crocifissione di Jeshua Ha-Nozri, poi lo troviamo condannato ad una pena millenaria, infine lo vediamo finalmente libero dalle sue sofferenze.

Come detto sopra, i temi che il romanzo tratta sono tantissimi. Innanzitutto è forte la critica alla società moscovita dell'epoca. Woland è il male e mette tutti i personaggi in cui si imbatte di fronte alla loro malvagità. A volte in modi drammatici, altri in modi grotteschi, i moscoviti che si imbattono in Woland vengono puniti per le azioni malvagie dettate dal loro animo corrotto e meschino. Anche l'elite letteraria dell'epoca viene rappresentata in modo tutt'altro che lusinghiero, si vedono infatti i membri del MASSOLIT sfruttare la loro tessera non per impegnarsi in proficue discussioni culturali, ma per mangiar bene e vivere agiatamente. I letterati che compaiono in questo romanzo scrivono per mestiere, non per fare arte, e si vedono riservati dei privilegi che ne fanno quasi una casta privilegiata. Ivan Bezdomnyj, il primo poeta che si imbatte in Woland, finisce per comprendere di essere un letterato mediocre e decide che non scriverà più i versi e diventerà una sorta di discepolo spirituale del Maestro.
Nel romanzo i temi di peccato e redenzione sono molto forti. Di peccati lo scrittore ne descrive tanti, il più grande però dice Ha-Nozri è quello di vigliaccheria. Ponzio Pilato è il simbolo della vigliaccheria, dopo aver condannato a morte il povero e inoffensivo Ha-Nozri è tormentato dai sensi di colpa, alla fine del romanzo si scopre poi che quel peccato lo sta pagando anche dopo la morte. Così come c'è il peccato, c'è però la redenzione. Pilato alla fine della vicenda è liberato dalla sua pena, inoltre agli stessi Maestro e Margherita viene concessa la pace nonostante abbiano venduto l'anima a Woland pur di ritrovarsi.
Nella Russia della dittatura comunista l'unica fede ammessa era quella al regime, ogni forma di religiosità e di magia era perseguita, eppure questo romanzo irrompe in quella realtà e la frantuma. Questa irruzione violenta del romanzo nella realtà russa avviene anche all'interno della vicenda principale che esso narra, infatti l'arrivo di Woland è irruzione della spiritualità (sotto forma del suo male supremo, Satana) e della magia nera nella Mosca atea. Anche la stesura da parte del Maestro di un romanzo su Ponzio Pilato è una violazione dell'ateismo forzato in vigore nel paese, lo scrittore perciò ci mostra come la politica non possa impedire alla curiosità che è insita nell'animo umano di esplorare le terre misteriose della metafisica. L'arma che la censura usa per bloccare l'opera della curiosità è la censura, ma Woland (che nel romanzo è la massima espressione del metafisico) dicendo che "i manoscritti non bruciano" vuole secondo me far capire che non è possibile cancellare la cultura, quindi non si può bloccare la formazione del libero pensiero che, in quanto libero, spazia su temi infiniti.
Non manca poi ovviamente il tema dell'amore, che è rappresentato dalla vicenda di Margherita e del Maestro. Per questo amore i due arrivano addirittura a vendere l'anima al Diavolo, ma per questo peccato essi vengono perdonati.

Come già avevo anticipato Il maestro e Margherita è ricco di temi importanti. Quando decisi di approssimarmi alla lettura di questo romanzo, lo feci temendo che fosse la classica storia d'amore tormentata. Fui piacevolmente sorpreso dalla prima parte, in cui si vedono le magie di Woland scombussolare la vita dei moscoviti, ma non appena il Maestro comparve sulla scena e raccontò la sua passione, cominciai a temere che tutto sarebbe stato rovinato dalla dolcezza. A Bulgakov adesso riconosco che non è così, ha saputo rendere bene l'intensità dell'amore provato dai protagonisti, un sentimento per il quale arrivano a mettere in gioco la propria anima, senza però appesantire il romanzo e senza mettere in secondo piano quelli che sono i temi più importanti. Bulgakov è stato poi grande nel creare una vicenda reale farcita di elementi sovrannaturali, il tutto senza renderla inverosimile. Anche i personaggi malvagi poi, non sempre ci regalano momenti crudi e drammatici, ma a volte arrivano perfino a farci sorridere, come spesso accade col lamentoso e bugiardo gattone Behemoth.

Per concludere, mi limito semplicemente a consigliarvi caldamente la lettura di questo magnifico romanzo.

Francesco Abate

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