domenica 7 ottobre 2018

RECENSIONE DEL ROMANZO "SOSTIENE PEREIRA" DI ANTONIO TABUCCHI

Sostiene Pereira è il romanzo più famoso di Antonio Tabucchi, uno dei più importanti intellettuali italiani del Novecento. Dall'opera, edita nel 1994, fu tratto l'anno dopo l'omonimo film diretto da Roberto Faenza che vede nei panni del protagonista il grande Marcello Mastroianni.

Il romanzo si svolge a Lisbona nell'agosto del 1938, nel pieno del regime dittatoriale salazarista. Pereira è un giornalista che ha abbandonato la cronaca nera e dirige la pagina culturale di un piccolo giornale locale, si disinteressa completamente della politica e vive in un mondo tutto suo, immerso nei suoi adorati classici francesi (che traduce per il giornale) e nel lutto per la recente morte della moglie. Mentre un giorno pensa alla morte, si imbatte in un saggio sull'argomento scritto dal giovane Monteiro Rossi; tanto lo colpisce l'opera del ragazzo da spingerlo a mettersi in contatto con lui e assumerlo come collaboratore, dandogli l'incarico di scrivere necrologi per letterati famosi non ancora morti. Monteiro Rossi è un ragazzo molto particolare, cambia lentamente e radicalmente la vita di Pereira che, senza nemmeno capire perché, lascia che tale cambiamento si concretizzi. Dopo aver compreso il mutamento che è in corso dentro di lui, grazie al prezioso aiuto del dottor Cardoso, e dopo essere entrato direttamente in contatto con la violenta repressione attuata dalla dittatura portoghese, Pereira decide di cambiare radicalmente la propria vita.
Come sempre ho spiegato la trama in modo da non rovinarvi il finale e i punti salienti, quindi mi perdonerete se ho descritto tutto in modo molto vago.

Sostiene Pereira mostra l'impatto che i totalitarismi hanno sull'uomo. Il protagonista vive nella Lisbona del regime salazarista, in un contesto dittatoriale e fortemente repressivo, eppure si disinteressa completamente di politica e la stessa per buona parte della vicenda si intravede solo vagamente sullo sfondo. La sua vita oscilla tra la traduzione dei classici francesi e le chiacchierate con la fotografia della moglie morta, è un uomo immerso in un mondo tutto suo fatto di un passato ormai perduto e una cultura priva di valore sociale. La storia però non permette a nessuno di chiamarsi fuori; Pereira fugge il dramma politico-sociale del suo paese, ma da questo viene raggiunto e investito in pieno. Il romanzo inizia con il protagonista assolutamente avulso dalla storia del mondo per poi terminare con un uomo che decide di prendere una posizione tanto pericolosa quanto inevitabile. In questo romanzo io ho visto un monito per tutti gli intellettuali: l'uomo di cultura non può fuggire dalla realtà, arriva un momento in cui l'arte deve diventare impegno sociale e l'intellettuale deve usare le proprie qualità per favorire nella gente una presa di coscienza. Se l'intellettuale vede un po' più in là dell'uomo comune, è giusto che aiuti quest'ultimo a vedere ciò che gli sfugge.
Attraverso la figura di Pereira, Tabucchi ci mette in guardia anche da una forma di finta libertà dell'intellettuale, quella che coincide con il disimpegno. Parlando del suo giornale, quando il protagonista critica i necrologi di Monteiro Rossi perché troppo politici, Pereira lo definisce "libero e indipendente". La libertà di cui parla il giornalista non è però reale e se ne accorge lui stesso quando gli viene intimato di abbandonare la letteratura francese perché figlia di una nazione politicamente nemica, è soltanto la scelta comoda di non schierarsi, di trascurare completamente ogni problema politico così da non avere guai. Questa non è affatto libertà, è solo una maschera creata per nascondere la vigliaccheria.

Pereira in questo romanzo subisce un'evoluzione, da intellettuale chiuso nel passato e isolato dal mondo diventa impegnato e interessato alla politica. Questo suo cambio di personalità è spiegato dal dottor Cardoso, che il giornalista incontra in una clinica, attraverso la teoria dell'Io egemone. Il dottore spiega che si tratta di una teoria enunciata da i "medici filosofi" Thèodule Ribot e Pierre Janet, secondo la quale la personalità di una persona è formata da una confederazione di anime posta sotto il controllo di un io egemone, il quale ne determina i comportamenti e i pensieri. Secondo i due medici francesi, può capitare a volte che emerga un nuovo io e che diventi egemone per attacco diretto o per lenta erosione, determinando così un cambiamento della personalità. Di fatto è quello che succede a Pereira, lentamente passa dal suo disinteresse per la politica a un interesse diretto, molto rischioso, e questo cambiamento si avvia dapprima lentamente, infine viene accelerato da una violenza subita in prima persona. 
Scientificamente parlando, la teoria dell'Io egemone fu spazzata via da Freud, che riportò in auge quella di un'anima unica. Tabucchi però in un'intervista rilasciata nel 1994 al quotidiano "la Repubblica" disse: "...l'ipotesi di Binet e Ribot è molto creativa, direi anzi che è il principio stesso della fiction: in ogni libro si esprime nel protagonista un io egemone dell'autore che la struttura aiuta a emergere dalle profondità celate dentro di noi". Tabucchi applica la teoria dell'Io egemone allo scrittore.  

Oltre a quella del protagonista, una figura che merita molta attenzione è quella di don Antonio. Si tratta del parroco confidente di Pereira e attraverso le sue parole, soprattutto quelle pronunciate in occasione dell'ultimo incontro col giornalista, evidenzia la distanza che si creò in quegli anni tra i preti vicini alla gente e il clero politico. Don Antonio racconta infatti dei preti baschi, schierati contro le truppe fasciste di Franco nella Spagna straziata dalla guerra civile, e del clero di Roma che si schiera contro di loro, perché politicamente vicino alle forze reazionarie.

Sostiene Pereira è considerato a ragione uno dei migliori romanzi del Novecento. Scritto in modo molto semplice e scorrevole, riesce a proiettarci in una realtà politicamente complessa analizzandone però l'effetto sull'uomo, mettendo la politica in secondo piano. Pereira è l'uomo qualunque, avvolto nei suoi drammi personali e nelle sue aspirazioni, sceglie di essere distante da una politica che non gli appartiene e non vuole capire, finché la vita non gli insegna che non è possibile ignorare ciò che ci succede intorno, perché prima o poi finiamo per subirne gli effetti. Mi sembra evidente che l'autore non si sia posto come scopo principale quello di fornire giudizi politici, semplicemente ci dice che dalla storia non si può fuggire e prima o poi una scelta va fatta.
La bravura di Tabucchi è anche quella di usare un pretesto affascinante come la teoria dell'Io egemone per farci comprendere in modo semplice l'evoluzione del pensiero e delle azioni del protagonista, in modo molto elementare ci spiega perché il Pereira di fine romanzo è differente da quello che abbiamo conosciuto all'inizio del libro.
Il protagonista del romanzo è uno di quelli di cui ci si può innamorare. Il perfetto prototipo di uomo medio che si scontra con una realtà più grande di lui e che ha cercato di evitare in tutti i modi. La scelta finale di Pereira può quindi essere un esempio per tutti noi, ognuno deve fare la propria parte perché giustizia, verità e libertà continuino a vivere in qualsiasi contesto storico e politico. Prima o poi dobbiamo scegliere da quale parte stare.
Un romanzo bellissimo di un autore di cui certamente leggerò altro.

Francesco Abate

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