domenica 29 agosto 2021

ANTOLOGIA DI SPOON RIVER DI EDGAR LEE MASTERS

 

Antologia di Spoon River è una raccolta di poesie composte dallo scrittore americano Edgar Lee Masters nel 1915.
L'opera fu pubblicata in Italia solo nel 1943 grazie alla traduzione di Fernanda Pivano, che l'aveva avuta da Cesare Pavese. La Pivano, allora giovanissima, rimase colpita dalle poesie e decise di tradurle per sé, ma la sua traduzione fu scoperta da Pavese che si adoperò perché venisse pubblicata. L'opera dovette passare anche per la censura, il Governo fascista non vedeva di buon occhio le opere provenienti dagli Stati Uniti, e Fernanda Pivano fu anche incarcerata per averla tradotta.
L'antologia ebbe negli anni grande successo e una grandissima influenza su altri artisti; su tutti cito Fabrizio De André, che nel 1971 adattò e musicò alcune poesie dando vita all'album Non al denaro non all'amore né al cielo.

Antologia di Spoon River raccoglie degli epitaffi scritti in forma di poesia. Gli epitaffi sono presi dalle tombe del cimitero di Spoon River, località immaginaria il cui nome deriva dal fiume Spoon, che scorre vicino alla città in cui Masters risiedeva, Lewistown.
Le poesie sono composte in versi liberi. Ciascuna racconta una storia; l'opera infatti è molto narrativa.
La poesia che apre l'opera è La Collina, che funge da introduzione e ci mostra come le tante persone che ci parleranno "dormono, dormono, dormono sulla collina."
Ciascuna poesia porta poi il nome della persona di cui parla, è infatti l'epitaffio che sta sulla sua tomba.

Attraverso gli epitaffi, Masters ci introduce in una grande riflessione sulla vita. Ogni poesia racconta una storia dal punto di vista di chi l'ha vissuta, con riflessioni anche tra loro molto diverse. Le storie raccontate tra loro si incrociano spesso, quindi è possibile vedere una vicenda da differenti punti di vista. Non ci sono buoni e cattivi, santi e diavoli, ma persone con i loro pregi e i loro difetti che hanno compiuto delle azioni, finendo a volte per pentirsene e altre per esserne felici. Con questa antologia Masters non vuole dare insegnamenti o sentenze, mostra semplicemente la vita da tutte le angolazioni possibili.
Oltre ai momenti toccanti, come il malato di cuore la cui anima vola via mentre bacia con l'anima sulle labbra la sua Mary, ci sono numerose riflessioni sulla vita assolutamente degne di nota. Parlando dell'avidità, attraverso l'epitaffio Schroeder il pescatore si chiede "e dico se c'è qualcosa nell'uomo - spirito, coscienza, / o alito divino che lo rende diverso dai pesci e dai porci, / vorrei vederlo all'opera!", mentre Lucinda Matlock chiude il suo dicendoci che la vita può amarla solo chi la vive davvero ("ci vuole vita per amare la vita"). Non mancano anche riflessioni di natura religiosa, come quella di Judson Stoddard che, dopo aver paragonato le preghiere alle montagne, si chiede: "Che ne fa Dio delle montagne che s'innalzano quasi al cielo?"
Non mancano figure straordinarie come quella di Jones il violinista, il quale passa la vita intera a suonare il violino alle feste, trascura completamente il lavoro, e muore con "una risata rauca, e mille ricordi, e neppure un rimpianto".

Antologia di Spoon River è un'opera grandissima e ne consiglio la lettura anche a chi non ama particolarmente la poesia.
Masters scrive epitaffi, quindi racconta di morti, ma riesce a non cadere mai nel patetico. Ha inoltre l'abilità di raccontare tante storie diverse con la voce dei suoi protagonisti, quindi senza dare nei versi un giudizio morale, così anche chi normalmente noi etichetteremmo come malvagio può esprimere il proprio punto di vista e mostrarci perché secondo lui ciò che ha fatto è stato buono. Tutto è mostrato senza censure e da ogni cosa è rimossa l'etichetta di buono o cattivo, perché la realtà è molto più complessa e non si può racchiudere in questi due concetti. Questa liberazione dalla dicotomia "buono/cattivo" permette a Jones, che di norma sarebbe bollato come fannullone, di morire senza rimpianti come normalmente in letteratura succede agli eroi.
Leggere l'Antologia di Spoon River permette al lettore di calarsi nel mondo e viverlo da mille prospettive diverse, gli fa capire che in molti fatti della vita non c'è un colpevole e un innocente, ma ci sono semplicemente due modi di agire in contrasto tra loro, o due modi diversi di interpretare la vita. 
Nel mondo superficiale di oggi, dove appioppiamo etichette a ogni cosa e non ci sforziamo di cogliere l'essenza di ciò che ci circonda, fare un viaggio in queste vite può servirci ad aprire la mente, ad essere meno giudici e più osservatori.
Di questo libro è molto importante conoscere anche la storia della pubblicazione in Italia. Se Fernanda Pivano, allora una ragazza, non se ne fosse innamorata e non avesse trasformato il suo amore in un'opera concreta, la traduzione, oggi forse non conosceremmo un'opera straordinaria. Questa storia ci insegna come la letteratura e l'arte si giovino della passione del pubblico, non solo del genio degli artisti, e ci fa vedere quanto può essere importante l'azione dell'intellettuale per la promozione e la diffusione della cultura. Non dobbiamo solo leggere i libri, o guardare i quadri, o ascoltare le canzoni, ma dobbiamo amare tutto ciò che è arte e il nostro amore trasformarlo in concrete opere di divulgazione.

Francesco Abate

martedì 3 agosto 2021

NOTRE-DAME DE PARIS DI VICTOR HUGO

 

Notre-Dame de Paris è il primo romanzo scritto dallo scrittore francese Victor Hugo. Pubblicato nel 1831 col titolo di Notre-Dame de Paris. 1482, è un romanzo storico ambientato nella Parigi dell'anno 1482.
Il titolo richiama la celebre cattedrale parigina di Notre Dame, di recente devastata da un incendio, ed è una celebrazione di questa grande chiesa.
La trama avvincente e la grandezza dei personaggi delineati da Hugo (su tutti spiccano il gobbo Quasimodo e la gitana Esmeralda) hanno fatto sì che il cinema e il teatro attingessero dall'opera a piene mani; non si contano i film, i musical, i balletti e gli spettacoli scritti ispirandosi a questo romanzo. Su tutti voglio citare il musical francese omonimo scritto da Luc Plamondon e composto da Riccardo Cocciante, andato in scena per la prima volta nel 1998.

Al centro delle tante e complesse vicende narrate dal romanzo c'è la perversa ossessione di Claude Frollo, arcidiacono di Notre Dame, per la bellissima gitana Esmeralda. L'arcidiacono prova a farla rapire dal gobbo Quasimodo, di cui si prende cura da quando lo trovò abbandonato in fasce. Esmeralda viene salvata dal capitano degli arcieri reali Phoebus, di cui si innamora.
Del rapimento viene accusato il solo Quasimodo, che è visto come un demonio a causa delle sue spaventose deformità. Il povero gobbo viene torturato e messo alla gogna; mentre tutta la folla lo deride e lo tratta da mostro, sopraggiunge Esmeralda, che ha pietà di lui e gli porta da bere.
Phoebus decide di approfittare dell'innamoramento di Esmeralda per vivere con lei una notte di passione. Stesso da lui viene a sapere dell'incontro l'arcidiacono, che lo convince a lasciarlo assistere di nascosto. Nella locanda, Phoebus si incontra con Esmeralda e di nascosto l'arcidiacono assiste alla scena. La gelosia esplode nel cuore di Claude Frollo che, prima che i due amanti riescano a unirsi carnalmente, fa irruzione nella camera e pugnala il militare.
La versione del tentato omicidio che circola tra la gente è che Phoebus sia stato pugnalato da un monaco nero. Credendo che si tratti di una maledizione, le autorità danno la colpa alla gitana, che viene processata e torturata finché non confessa. Esmeralda viene così condannata a morte ma Quasimodo, memore della pietà che ebbe per lui, la prende e la porta nella cattedrale di Notre Dame, dove anche ai condannati a morte era concesso diritto d'asilo.
Purtroppo per Esmeralda, il parlamento decide di negarle l'asilo e comanda alle autorità di entrare nella cattedrale, prenderla ed eseguire la condanna a morte. Saputa la notizia, gli zingari della Corte dei Miracoli decidono di assaltare la cattedrale e liberare Esmeralda per salvarla; il loro assalto viene però respinto prima da Quasimodo, che crede vogliano farle del male, poi dalle autorità, sopraggiunte per reprimere quella che credono una rivolta e recuperare la condannata. 
Esmeralda riesce a fuggire da Notre Dame prima dell'arrivo delle autorità grazie a Quasimodo e l'arcidiacono, ma quest'ultimo la tradisce quando viene respinto per l'ennesima volta. La gitana fa appena in tempo a ritrovare la madre a cui era stata strappata da piccola, poi arrivano le autorità e la impiccano, nonostante la mamma faccia di tutto per difenderla (e muoia dal dolore quando gliela strappano via).
Quasimodo dalla cima di Notre Dame assiste sconsolato alla morte dell'amata Esmeralda. Si accorge di come invece l'arcidiacono suo benefattore guardi con malvagia soddisfazione lo spettacolo, capisce che è stato lui a tradirla e lo butta giù, uccidendolo.
In genere la trama non la riporto così dettagliatamente per non privare il lettore del piacere della sorpresa, ma in questo caso ho fatto un'eccezione perché il finale serve a comprendere meglio i personaggi e il significato dell'opera.

Notre-Dame de Paris racconta una storia che ne contiene tante, quindi è ricchissimo di personaggi significativi e ben delineati. Io ovviamente mi limiterò a parlare dei più importanti.
Molti individuano come assoluto protagonista dell'opera Quasimodo, altri sottolineano maggiormente la figura di Esmeralda; io credo che entrambi siano il centro della vicenda e che vadano necessariamente considerati insieme. Le vite intere del gobbo e della gitana sono intrecciate dall'inizio alla fine, nonostante entrambi ne siano inconsapevoli: la piccola Agnes, vero nome di Esmeralda, viene strappata alla madre, a cui gli zingari fanno credere di averla usata in un sacrificio e le appioppano un piccolo sgorbio deforme che lei poi abbandona, cioè Quasimodo. Il gobbo viene adottato dall'arcidiacono Claude Frollo, diventa suo benefattore l'uomo che con la sua ossessione conduce alla rovina Esmeralda, e il primo incontro tra il gobbo e la gitana avviene proprio a causa dell'arcidiacono. Quasimodo prima asseconda il suo benefattore e si pone come antagonista di Esmeralda, cercando di rapirla, e favorendo così l'incontro con Phoebus, poi diventa suo protettore. Alla fine Quasimodo diventa il vendicatore di Esmeralda, uccide infatti Claude Frollo dopo averne capito la malvagità, e si congiunge a lei nella tomba. Scrive infatti Hugo nell'ultimo capitolo, che intitola in modo beffardamente triste Matrimonio di Quasimodo, che quando andarono a scavare dove era sotterrata Esmeralda, al suo scheletro ne trovarono abbracciato uno d'uomo con evidenti deformità, e questo scheletro (che era di Quasimodo) andò in polvere non appena provarono a staccarlo.
Quasimodo è un uomo buono, ma viene sempre respinto dalla gente ed è costretto a vivere internato dentro la cattedrale, quindi capisce poco quello che gli succede intorno e spesso pur volendo sistemare una situazione finisce per peggiorarla. Ha una devozione infinita per l'arcidiacono Claude Frollo, l'unico che ebbe pietà di lui e lo raccolse in fasce, l'unico che lo tratta come un essere umano. Solo alla fine, quando Esmeralda è morta, capisce come il suo benefattore sia un assassino. Ama Esmeralda, ma è pienamente consapevole della propria mostruosità, quindi la aiuta tenendosi sempre un po' da parte, e osa abbracciarla da uomo innamorato solo nella tomba.
Esmeralda è la bellissima gitana che attrae tutti con la propria avvenenza. Nonostante viva in un ambiente considerato moralmente poco virtuoso, è una ragazza di sani principi e non si concede ad uomo alcuno, perché le fu predetto che solo conservando la verginità avrebbe ritrovato i genitori. Esmeralda in realtà si chiamava Agnes e fu rubata dagli zingari alla madre, la prostituta Paquette Guybetraut, che era ancora bambina. La sua virtù vacilla solo di fronte a Phoebus ed è questo piccolo inciampo a perderla: durante un incontro clandestino con l'uomo si svolge l'aggressione di cui viene accusata, e per chiamare in suo aiuto l'uomo che ama (che lei ritiene virtuoso ed è quindi sicura che non la lascerà morire) si fa scoprire dai soldati che dopo la impiccano. La sua esistenza scorre tutto sommato tranquilla finché a funestarla non giunge l'ossessione dell'arcidiacono, che la perseguita e alla fine, non potendola avere, la fa uccidere. 
Claude Frollo, arcidiacono di Notre Dame, è un uomo retto e molto colto, dedito agli studi e alla cura del fratello scapestrato, oltre che di Quasimodo. Si tratta quindi di un brav'uomo, ma la visione di Esmeralda insinua in lui il desiderio, un'ossessione malata che lentamente lo conquista e lo devia, trasformandolo in un demonio senza pietà. Per la gitana non esita ad assalire Phoebus, e solo per caso non lo uccide, e alla fine decide che se non può essere sua non deve essere di nessuno, quindi la fa uccidere. Pur di assecondare la sua lussuria, non esita a servirsi anche dell'ingenuo Quasimodo.
Phoebus è un donnaiolo che agisce per sé stesso senza minimamente preoccuparsi dei sentimenti di chi ha accanto, in lui non c'è un briciolo d'amore. Approfitta dell'innamoramento della povera Esmeralda e prova a farla sua, poi non muove un dito per aiutarla quando questa viene ingiustamente accusata e impiccata. Lei spera in lui e nel suo amore fino all'ultimo respiro, lui invece si butta subito tra le braccia della ricca fidanzata.

Notre-Dame de Paris è un romanzo ricco di storie e personaggi, quindi è allo stesso modo pregno di contenuti.
Il romanzo nasce come celebrazione della cattedrale, e in generale della Parigi del 1482; Hugo descrive entrambe molto accuratamente. Nel descrivere le costruzioni, lo scrittore si abbandona ad importanti riflessioni sull'arte e l'architettura. La sua idea è che le opere antiche (già ai suoi tempi) fossero trascurate e nel romanzo critica aspramente la manìa degli architetti suoi contemporanei di distruggere le opere antiche nel momento in cui decidevano di rinnovarle. Hugo prende nettamente posizione a favore dell'arte medievale, che era un racconto della storia e della cultura dei popoli, contro quella moderna.
Durante il romanzo, Hugo riflette sul passaggio di testimone tra l'architettura e la letteratura. Prima dell'invenzione della stampa era l'architettura la narratrice principale della storia e della cultura dei popoli, perché resisteva nei secoli e poteva far sopravvivere i messaggi; dopo la stampa i libri hanno acquisito la possibilità di durare nel tempo quanto e più delle opere artistiche, quindi alla letteratura è passato il ruolo di narratrice. L'effetto del passaggio di testimone, dice Hugo, è un impoverimento dell'architettura, che ha smesso di narrare ed è diventata una semplice (e non sempre bella) espressione di forme, con rare esplosioni di genio.
Oltre alle riflessioni sul ruolo storico e culturale dell'architettura, il romanzo è una grande opera che ci parla del pregiudizio. Quasimodo ci mostra come il giudizio estetico influenzi la nostra opinione sulle persone: tutti lo giudicano un mostro, tutti lo accusano di un rapimento senza approfondire eventuali complicità, lo giudicano cattivo e non hanno pietà di lui, la stessa Esmeralda non riesce a guardarlo nonostante le abbia salvato la vita, e tutto ciò solo perché è brutto. Il pregiudizio lo vediamo anche contro la povera gitana, la quale viene considerata capace di oscure magie per via della propria etnia, e si ritrova condannata a morte nonostante abbia subito ogni sorta di oltraggio dall'arcidiacono.

Notre-Dame de Paris è un romanzo che resta sempre attuale grazie alle mille trasposizioni teatrali e cinematografiche che ha ispirato.
Si tratta di un'opera che non smetterà mai di piacere, ha infatti una trama avvincente e fino all'ultimo lascia sperare nel lieto fine che poi non arriva. A mio modesto parere, una delle ragioni della sua grandezza è proprio il finale tragico. Hugo non ha ceduto alla tentazione del lieto fine e non c'è l'azione di una Provvidenza benevola che sistema tutto quando ormai sembra perduto; alla fine a spuntarla sono i pregiudizi della gente, la superficialità di chi ha il potere e la malvagità di chi può nascondersi dietro una maschera di rispettabilità. Il finale rende il romanzo più realistico, coglie di sorpresa il lettore, oggi troppo avvezzo a smielati finali romantici, e potenzia il messaggio, perché spinge le conseguenze del male fino all'estremo. 
La storia raccontata in questo romanzo è anche tristemente attuale. Hugo ci racconta di un uomo isolato, malvisto e maltrattato per via del suo aspetto fisico sgradevole; nella nostra società dell'apparire, dove puoi essere perseguitato per qualche chilo di troppo o per una semplice insicurezza, siamo circondati da tante persone che trasformiamo in Quasimodo, a cui quindi roviniamo l'esistenza. Parliamo poi di Esmeralda, una bella ragazza discriminata per l'estrazione sociale e usata dagli uomini senza il minimo riguardo; non siamo martellati oggi da storie di ragazzi e ragazze discriminati per motivi razziali o per altre cosiddette "diversità"? non sono all'ordine del giorno vicende di donne ingannate da uomini senza scrupoli, usate come oggetti, oppure uccise perché hanno osato esprimere i propri sentimenti?
Mi fa male dirlo, ma oggi siamo circondati da Quasimodo ed Esmeralda, e siamo noi a renderli tali coi nostri pregiudizi e le nostre azioni. Siamo tutti Claude Frollo o Phoebus, spesso senza nemmeno accorgercene. Hugo scrive questo romanzo nel 1831, lo ambienta nel 1482, ma racconta una storia che si svolge sempre e ovunque. Non sottovalutiamo quindi il finale, la morte di Esmeralda, perché Hugo ci fa vedere come i nostri preconcetti, la nostra cattiveria e la nostra ignoranza possano uccidere le persone. 
Per questo motivo, oltre che per la straordinaria bellezza del romanzo, io lo ritengo una lettura fondamentale. Ve lo consiglio vivamente. 

Francesco Abate