martedì 13 luglio 2021

ORLANDO FURIOSO DI LUDOVICO ARIOSTO RACCONTATO DA ITALO CALVINO

 

Le donne, i cavallier, l'arme, gli amori,
le cortesie, l'audaci imprese io canto,
che furo al tempo che passaro i Mori
d'Africa il mare, e in Francia nocquer tanto,
seguendo l'ire e i giovenil furori
d'Agramante lor re, che si diè vanto
di vendicar la morte di Troiano
sopra re Carlo imperator romano.
Questo è uno degli incipit più importanti della letteratura italiana, scritto da Ludovico Ariosto nel suo Orlando furioso.
L'opera di Ariosto ha avuto per secoli un notevole impatto nella cultura del nostro paese, basti pensare che i famosi pupi siciliani ancora oggi raccontano vicende tratte dal poema. Innamorato di un'opera così importante, Italo Calvino nel 1970 ci ha regalato una guida alla lettura intitolata Orlando furioso di Ludovico Ariosto raccontato da Italo Calvino.
L'intento dello scrittore in quest'opera non è tanto quello di insegnarcela, egli si sforza in realtà di avvicinarla al lettore del Novecento così da fargli riscoprire il poema ariostesco. Calvino alterna estratti dei canti al suo commento, lasciandoci godere della bellezza dei versi sottolineando allo stesso tempo le caratteristiche di Ariosto che più gli interessano: l'ironia e la fantasia. Il linguaggio che usa l'autore è molto lontano da quello che di solito troviamo nei commenti dei classici, è leggero e spesso accompagna ironicamente la spiegazione delle vicende, creando così un interessante punto d'incontro tra l'autore dell'opera antica (Ariosto) e quello dell'opera moderna (Calvino).

Orlando furioso di Ludovico Ariosto raccontato da Italo Calvino è un libro che consiglio a tutti quelli che vogliono riscoprire il poema pur avendo dimenticato le nozioni scolastiche sull'Orlando furioso
In modo leggero e divertente, Calvino ci permette di entrare nello spirito del poema e ci fa capire perché a distanza di tanti secoli vale ancora la pena leggerlo. Una buona preparazione in vista di una lettura diretta del capolavoro ariostesco.

Francesco Abate

domenica 4 luglio 2021

I FRATELLI KARAMAZOV DI FEDOR DOSTOEVSKIJ

 

I fratelli Karamazov è considerato il più importante romanzo dello scrittore russo Fedor Dostoevskij e uno dei più importanti dell'intera letteratura mondiale. Fu pubblicato per la prima volta a puntate su Il messaggero russo tra il 1879 e il 1880, pochi mesi prima che l'autore morisse.

Volendo riassumere brevemente la trama, posso dire che I fratelli Karamazov racconta di un parricidio. Fedor Pavlovic è un uomo privo di morale e senza amore per nessuno, ha tre figli legittimi avuti da due mogli diverse più uno illegittimo avuto da una donna non nel pieno delle proprie facoltà mentali. Dei tre figli legittimi non si preoccupa, mentre presta più attenzione a quello illegittimo, che tiene in casa come servo.
Fedor Pavlovic entra in urto col suo primogenito, Dmitri, per via di Agrafena Aleksandrovna, che entrambi desiderano. Dmitri ritiene che il padre gli debba del denaro e questa circostanza, unita alla rivalità in amore, lo porta spesso a dichiarare in pubblico di volerlo uccidere. Per sua sfortuna il padre viene ucciso davvero e per questo delitto proprio lui viene condannato, mentre a commettere il fatto in realtà è stato Smerdjakov, il fratellastro tenuto come servo.
Questo è un riassunto molto sintetico della trama e riporta solo la vicenda principale, perché il romanzo si ramifica e ci mostra le vicissitudini dei vari protagonisti. Non mi sono neanche preoccupato di nascondere l'identità del vero assassino, perché il colpevole del delitto posso assicurarvi è una delle cose meno importanti di quest'opera immensa.

Come tutti i romanzi di Dostoevskij, I fratelli Karamazov è un viaggio nelle profondità più aspre e oscure dell'animo umano. Fondamentale è il processo finale contro Dmitri per l'uccisione del padre, che attraverso le arringhe del procuratore e dell'avvocato diventa un vero e proprio dibattito sulla condizione umana. Il procuratore indica il parricidio come la manifestazione di un profondo malessere sociale, causato dal dilagare dell'ateismo e del nichilismo, la difesa invece incolpa la cattiva educazione delle nuove generazioni; se per l'accusa la mancanza di un ordine morale porta all'uccisione del padre, per la difesa è la cattiva condotta del padre ad armare la mano del figlio. 
Il discorso sull'educazione non è secondario nell'opera e non si limita solo al processo. In tutto il romanzo, Dostoevskij ci pone davanti a padri e madri snaturate, a figli che crescono da soli e spesso entrano in urto con i genitori. La famiglia Karamazov rappresenta solo il caso analizzato più in profondità, con due madri che per ragioni diverse hanno abbandonato i figli, un padre che non li considera e addirittura contende l'amante a uno di loro. Aleksej Karamazov nel discorso finale fatto a un gruppo di bambini dopo la tragica scomparsa di un loro amichetto, il cui padre era stato gravemente offeso da Dmitri, sottolinea l'importanza di una buona infanzia, arrivando ad affermare come conservare un qualche ricordo meraviglioso dell'infanzia rappresenti la migliore educazione. Attraverso questo romanzo perciò Dostoevskij ci mostra i danni prodotti alla società e agli uomini dai cattivi genitori e sottolinea la grande importanza che l'infanzia ha nella vita futura dell'individuo.
Anche la religione è profondamente analizzata nel romanzo. Attraverso Aleksej osserviamo la vera fede, quella pura che si manifesta in tutti i pensieri e in tutte le attività. L'autore però non manca di analizzare nei suoi pregi e nei suoi difetti anche la religiosità popolare, per farlo si serve dello starec Zosima. Lo starec attraverso le sue parole e la sua vita da asceta mostra un'immagine pura e profonda della fede religiosa, mentre l'attesa di un miracolo che anima i fedeli dopo la sua morte e le reazioni deluse successive mostrano quella religiosità che tende a sconfinare nella superstizione. Lo stesso Aleksej, che allo starec era molto affezionato, rimane malissimo quando il corpo di questi inizia a guastarsi come quello di un mortale qualunque e pare addirittura sul punto di perdere la fede, salvo poi tornare sulla retta via.
Non meno importante nel romanzo è l'analisi della società russa del diciannovesimo secolo. Dostoevskij ci mostra persone perlopiù prive di valori morali, alcuni pronti a distruggere tutto pur di assecondare le proprie passioni, altri bravi a salvare le apparenze ma sempre discutibili nella sostanza.

I personaggi del romanzo sono tantissimi e ciascuno a suo modo rappresenta qualcosa, ma quelli più importanti da analizzare, perché in sé racchiudono l'essenza dell'intera opera, sono i membri della famiglia Karamazov.
Fedor Pavlovic è un uomo senza dignità e privo di morale, preoccupato solo di assecondare le proprie voglie e senza amore per nessuno. Ha quattro figli da tre donne diverse, di cui una dalla mente malata. Come fosse un appestato, rovina nel corpo o nella mente chiunque abbia con lui un rapporto sentimentale (solo Aleksej si salva): le due mogli si rovinano, l'amante di una notte muore dando alla luce il suo figlio illegittimo, il figlio primogenito finisce in carcere mentre il secondo muore in preda all'isteria. 
Dmitri è il figlio primogenito di Fedor Pavlovic, l'unico avuto dalla prima moglie. Odia ardentemente il padre perché convinto di essere in credito nei suoi confronti, l'odio viene poi acuito dalla passione comune per Agrafena Aleksandrovna. Minaccia in pubblico più volte di voler uccidere il padre e per via di queste parole si ritrova ingiustamente condannato quando questi viene davvero ucciso. E' un uomo schiavo delle passioni, possiede un senso dell'onore che soccombe facilmente quando un fuoco gli si accende dentro. 
Ivan è il secondogenito. In apparenza è quello meno astioso nei confronti del padre, addirittura riesce a stargli vicino senza entrare in urto con lui, ma in cuor suo desidera che questi venga ucciso. Ateo e profondamente legato alla razionalità, la sua mente cede a una forma di isteria accompagnata dalla visione del diavolo. Si convince di essere stato il mandante morale dell'omicidio del padre, perché Smerdjakov uccide sapendo di fare un favore a lui che troppo gli aveva detto in un momento di confidenza. 
Aleksej è il terzogenito, il più diverso dal padre e per questo l'unico che si salva dalla rovina che accompagna i Karamazov. E' un uomo molto devoto, ama entrambi i fratelli e resta vicino a entrambi quando cadono in disgrazia. E' l'esatto opposto dei suoi familiari: altruista e amorevole, al contrario di Fedor Pavlovic; capace di resistere alle passioni, in opposizione a Dmitri; pieno di vera fede in Dio, diversamente da Ivan. Viene rispettato da tutti e per questo diventa parte attiva di tutti gli eventi narrati nel romanzo.
Smerdjakov è il figlio illegittimo di Fedor Pavlovic, che lo ha avuto da una donna inferma di mente che muore nel darlo alla luce. E' molto scaltro, opportunista e privo di scrupoli: il padre lo tiene come servo e i fratellastri lo trattano con disprezzo, lui finge di accettarlo e recita la parte del sottomesso, quando però ha l'occasione si prende il centro della scena uccidendo Fedor Pavlovic e lasciando che la colpa cada su Dmitri. Mette al corrente del suo ruolo nell'omicidio solo Ivan, consapevole che questi non avrà alcun modo per scagionare il fratello. Smerdjakov si può considerare il simbolo degli scarti della società che provano a riscattarsi compiendo azioni crudeli.

Tutte le opere di Dostoevskij sono un viaggio nei lati più bui dell'animo umano, I fratelli Karamazov non fa eccezione. In questo romanzo lo scrittore russo analizza le storture generate nel cuore delle persone da una cattiva educazione e da genitori inadeguati, da questo tema principale getta lo sguardo sull'intera società e sulle sue tante sfaccettature; è straordinario come l'autore usi il processo contro un singolo imputato come pretesto per un confronto tra l'influsso di nuove ideologie e le conseguenze della cattiva educazione.
Il romanzo è molto complesso e per questo richiede un po' di impegno per la lettura, soprattutto nelle parti dedicate allo starec Zosima, che possono mettere a dura prova chi non è interessato alle questioni di fede. Vale comunque fare uno sforzo, perché comprendere bene cosa sia la fede in questo romanzo ci permette di conoscere meglio il personaggio di Aleksej.
I grandi libri hanno il pregio di lasciarci qualcosa, questo romanzo a me ha lasciato tantissimo. Il dibattito circa le cause della corruzione della società è sempre attuale e Dostoevskij si mostra straordinariamente moderno non gettando la croce sui soliti capri espiatori, le nuove ideologie, ma mettendo sotto accusa l'educazione; se imparassimo anche noi a fare così, forse riusciremmo a produrre il mondo migliore di cui ci piace tanto parlare. Il romanzo inoltre ci ricorda come sia bene non spargere minacce gratuite ai quattro venti, anche quando siamo in preda alla rabbia, queste infatti potrebbero ritorcersi contro di noi in situazioni future: è sempre importante misurare bene le parole.
Questo è considerato uno dei più grandi romanzi della letteratura mondiale e io credo che debba essere necessariamente letto da chiunque ami la letteratura non fine a sé stessa, quella che ti lascia dei contenuti.

Francesco Abate