giovedì 28 maggio 2020

COMMENTO DEL CANTO "ALL'ITALIA"


O patria mia, vedo le mura e gli archi
e le colonne e i simulacri e l'erme
torri degli avi nostri,
ma la gloria non vedo

All'Italia è il primo componimento contenuto nei Canti di Giacomo Leopardi.
Composto a Recanati nel settembre del 1818, introduce un'importante novità rispetto alla canzone petrarchesca: ne abbandona la perfetta simmetria, infatti le sue sette strofe di venti versi presentano una differenza tra pari e dispari sia nella disposizione di endecasillabi e settenari, sia nell'ordine delle rime.

Si tratta di un canto patriottico che può essere diviso in due parti: le prime tre strofe descrivono la miseria in cui è precipitata l'Italia, le successive quattro raccontano la gloria dei greci che sconfissero i persiani.
Leopardi gioca sul confronto tra la mancanza di amore per la patria degli italiani e l'eroismo dei greci antichi, che diedero la vita pur di non essere conquistati dai persiani di Serse.
Tra la prima e la seconda parte c'è anche un cambio di narratore; nelle prime tre strofe è infatti Leopardi che si rivolge all'Italia e ne canta la miseria, mentre nelle ultime tre a cantare è il poeta greco Simonide, introdotto nella quarta strofa ("e sul colle d'Antela, ove morendo / si sottrasse da morte il santo stuolo, / Simonide salia, / guardando l'etra e la marina e il suolo"). La scelta di Simonide come narratore non è casuale, infatti egli è famoso soprattutto per il suo inno dedicato ai morti delle Termopili (dove un gruppo di spartani tenne testa al ben più imponente esercito di Serse, dando tempo al resto della Grecia di preparare la controffensiva).

Molto significativa è l'immagine con cui Leopardi identifica l'Italia: una donna in lacrime, nuda e in catene, che non regge minimamente il confronto col glorioso passato in cui dominava il mondo ("Sì che sparte le chiome e senza velo / siede in terra negletta e sconsolata, / nascondendo la faccia / tra le ginocchia, e piange. / Piangi, che ben hai donde, Italia mia, / le genti a vincer nata / e nella fausta sorte e nella ria").
Per la critica questa immagine non è da riferirsi solo all'Italia, ma possiamo in essa vedere lo stesso poeta, il quale soffre nonostante l'imponente statura morale. Questa doppia lettura ci permette di trovare anche in questo canto patriottico la dimensione esistenziale della poetica leopardiana.

Nella terza strofa c'è un passo molto interessante riferito agli italiani andati in Russia a combattere per l'esercito napoleonico: "Dove sono i tuoi figli? Odo suon d'armi / e di carri e di suoni e di timballi: / in estranie contrade / pugnano i tuoi figliuoli".
Per Leopardi di certo doveva essere doloroso pensare a italiani che morivano per i francesi, visto che per un periodo fu un acceso nazionalista anti-francese come suo padre Monaldo.

Francesco Abate

giovedì 21 maggio 2020

RECENSIONE DE "L'AMANTE DI LADY CHATTERLEY" DI DAVID HERBERT LAWRENCE

L'amante di lady Chatterley è il più importante romanzo dello scrittore inglese David Herbert Lawrence.
A causa del suo contenuto erotico, il romanzo ha subito in passato duri attacchi da parte della censura, e attualmente viene tenuto in considerazione più dai registi di film erotici che dagli amanti della letteratura. Si tratta però di un atteggiamento ingiusto da tenere nei confronti di un libro che è invece uno dei più importanti romanzi del Novecento, tanto per i temi trattati quanto per il periodo storico in cui ebbe il coraggio di trattarli.

Protagonista della vicenda è Constance Reid, ragazza dell'alta borghesia, la quale sposa il rampollo di una famiglia di ricchi proprietari di miniere, Clifford Chatterley, e con lui si trasferisce a Wragby.
Clifford nel corso della Grande Guerra è rimasto ferito e ha perso l'uso della parte inferiore del corpo. A Constance non pesa prendersi cura del marito invalido e neanche l'assoluta mancanza di attività sessuale. Solo una volta tradisce il marito con lo scrittore Michaelis, ma si tratta di una storia fatta di pochi incontri e davvero poco soddisfacente.
Tutto cambia quando lady Chatterley incontra il guardiacaccia Oliver Mellors il quale, essendo al servizio del marito, vive in una capanna nel bosco di loro proprietà. Inizialmente i due si scontrano, ma lentamente prendono coscienza di provare un interesse l'uno per l'altra e finiscono per diventare amanti.
Constance, stanca della vita con Clifford, preme perché Mellors la prenda con sé, ma la situazione è complicata perché entrambi sono sposati. La loro determinazione è però accelerata da un evento: Constance rimane incinta. A questo punto entrambi decidono di ottenere il divorzio dai rispettivi coniugi, i quali però non intendono assecondarli.

Sebbene la trama sembri quella di un normale romanzo d'amore, L'amante di lady Chatterley è molto complesso, ricco di temi importanti e incredibilmente rivoluzionario. 
Il tema centrale del romanzo è il valore salvifico della passione. Attraverso gli occhi di Constance, Lawrence ci mostra la civiltà industriale in tutto il suo grigiore; l'Inghilterra delle miniere è fatta di minatori deformati nel corpo e nello spirito, mentre i nobili che appartengono alle classi "superiori" sono vuoti e interessati solo al denaro. Siamo negli anni Venti e circola con forza il fiume degli ideali socialisti, ma si tratta di chiacchiere che restano solo teoria perché i lavoratori non fanno nulla per elevarsi e gli intellettuali accettano lo stato delle cose.
L'Inghilterra dell'età industriale è devastata dalla sete di denaro e dalla voglia di divertirsi. Un elemento di modernità è a mio modo di vedere questo giudizio di Lawrence sul divertimento: c'è nelle masse un bisogno disperato di divertirsi, come fosse una droga, e per appagarlo si cerca sempre più denaro e si rinuncia alla propria umanità. Vuoto divertimento e bisogno di spendere sono il male della massa. Cambiando gli anni Venti del Novecento con quelli del Duemila, l'analisi si rivela perfetta anche per i giorni nostri.
Nel romanzo c'è anche un'aspra critica agli intellettuali. Constance ha l'occasione di conoscerne alcuni e assistere alle loro discussioni, rendendosi conto della vuotezza delle loro chiacchiere e della loro ossessione per lo spirito, che li porta a trascurare completamente il corpo o a giudicarlo addirittura un peso. Il loro problema è che ambiscono solo alla fama.
Lady Chatterley scopre inaspettatamente la cura a tutti questi mali del mondo: la passione. Lo scopo del romanzo è quello di comunicarci come si possa fuggire all'imbruttimento dell'essere umano solo tornando alla natura, quindi anche a quello che c'è di naturale nel nostro corpo. Mentre gli intellettuali negano il corpo o lo giudicano un peso, e il sesso sembra visto da tutti come una sporca necessità, lei capisce che è l'unico mezzo per tornare alla natura e all'originaria bellezza dell'uomo. Si tratta di una passione carnale e libera dai vincoli della morale, ma non bisogna prendere il messaggio di Lawrence come un inno alla promiscuità e all'esagerazione, infatti la protagonista sceglie di vivere con Mellors e non ha rapporti con altri mentre sta con lui; la loro ribellione al mondo ipocrita si realizza con il percorso che li porta ad amarsi, perché prima si concedono il sesso e solo dopo si innamorano, e con la loro rottura delle barriere sociali, perché lei è nobile e lui un semplice guardiacaccia.
Il romanzo non può essere giudicato semplicemente erotico, non pone infatti il sesso fine a sé stesso come centro della narrazione ma una carnalità dal valore salvifico, presenta in sé quindi una forte componente filosofica. Anche la descrizione dettagliata degli atti sessuali non viene scelta da Lawrence per fare scalpore, è essenziale per mostrare il cambiamento che avviene in Constance, la quale prima vede il sesso come una porcheria che non dà piacere a nessuno, poi scopre invece quanto possa essere bello e quanto possa cambiare in meglio la vita e l'anima di una persona.

I protagonisti della storia sono: Constance Chatterley, Clifford, Oliver Mellors, sir Malcom Reid, Hilda Reid, mrs.Bolton.
Constance è una donna ricca di vita. La sua permanenza nella grigia e inquinata Wragby, città industriale sede delle miniere del marito, finisce per imbruttirla dentro e fuori, renderla apatica e totalmente disinteressata a qualsiasi piacevolezza. Il suo rapporto con il sesso inizialmente è lo stesso che sembrano avere tutti: non ne è interessata più di tanto. Un sussulto i suoi sensi lo hanno quando conosce lo scrittore Michaelis, il quale sembra diverso dalle altre persone, ma la scoperta della sua meschinità sembrano riportarla alla totale quiescenza dei sensi. L'incontro con Mellors risveglia di nuovo le sue passioni carnali; lui l'attrae come una calamita e le fa scoprire il piacere del sesso fatto con la spinta di una vera passione. Attraverso gli incontri con Mellors, Constance torna in vita, perciò capisce che l'unica soluzione per liberare l'umanità dalla deformazione generata dall'era industriale è il ritorno alla vera passione e alla natura. Lei realizza in pieno questo ritorno quando, dopo aver fatto l'amore con Mellors, si mette a correre nuda per il bosco. 
Clifford è il ricco proprietario delle miniere di carbone di Wragby. Il suo totale distacco dalla vita sensuale è accentuato dall'autore con l'invalidità che lo paralizza dai fianchi in giù, causata da una ferita durante la Prima Guerra Mondiale. Inizialmente si interessa poco degli affari, scrive e ha ambizioni da intellettuale; non è comunicare qualcosa però il suo vero intento, a lui interessa soltanto la fama. Dopo l'arrivo della governante in casa, perde interesse per la scrittura e riprende a fare l'uomo d'affari, quindi smette di interessarsi alla fama e comincia a correre dietro al denaro. Nel suo pensiero c'è attenzione solo al denaro, al progresso tecnologico e alla spiritualità, mentre in tutto ciò che è "fisico" vede soltanto qualcosa di inferiore. Lui è l'emblema della deformazione prodotta dalla società, un uomo interessato solo a fama e ai soldi, disinteressato a tutti i piaceri fisici e incapace di provare amore. Dopo il tradimento e l'abbandono della moglie, intrattiene una relazione ambigua con la governante, una sorta di sesso senza penetrazione, più simile all'avvinghiarsi di un bimbo alla madre che non a quello di due amanti, segno della deformazione avvenuta negli istinti dell'uomo.
Oliver Mellors è il guardiacaccia di Clifford e diventa l'amante di lady Chatterley. Uomo schivo e scorbutico, in realtà non ama le persone perché ne vede la deformazione. Vive liberamente la sua passione e cerca il piacere, ma solo con lady Chatterley lo trova davvero perché le altre donne sembrano non interessate al sesso. Sebbene non abbia particolari inibizioni, non è però un donnaiolo incallito e tradisce la moglie solo con Constance. Il suo essere diverso, uomo di vera passione in mezzo a uomini presi solo dal denaro e dal potere, finisce per causargli notevoli problemi in società. Ama la natura e per questo, benché fosse un militare dalla carriera ben avviata, ha scelto di fare il guardiacaccia. Diventa la guida di lady Chatterley, le mostra il piacere e le fa capire quanto sia deforme il mondo che invece lo respinge. 
Sir Malcom Reid è il padre di Constance. Lui approva il comportamento della figlia, ma inizialmente tenta di scoraggiarla a proseguire la sua storia con Mellors perché consapevole dei disagi che le comporterà in società. Lui sulla passione la pensa come la figlia, ma non ha il coraggio di viverla apertamente, infatti si è concesso diverse scappatelle ma sempre tenute ben nascoste. 
Hilda Reid è la sorella di Constance. Inizialmente la invoglia a tradire Clifford, consapevole che la giovane sorella non possa vivere una vita intera senza provare i piaceri della carne, poi però si oppone alla storia con Mellors. Nonostante si professi socialista, non ammette che persone di rango diverso possano unirsi e vivere insieme; in lei perciò vediamo l'ipocrisia di chi si professa socialista pur opponendosi all'effettiva realizzazione dell'uguaglianza.
Mrs.Bolton è la governante di Clifford. Si tratta di un personaggio minore, ma voglio citarlo perché rappresenta alla perfezione l'ipocrisia della società: odia i Chatterley, che ritiene responsabili della morte del marito minatore, ma per denaro arriva addirittura ad assecondare le perversioni di Clifford; respinge ogni idea moderna, vede il bene sempre nei comportamenti degli uomini e dei vecchi mentre in quelli delle donne e dei giovani vede sempre il male.

Come ho già detto, L'amante di lady Chatterley fu a suo tempo giudicato scandaloso e dovette subire una dura censura. Lawrence lo pubblicò a Firenze nel 1928, ma in Gran Bretagna cominciò a circolare legalmente (libero dall'accusa di immoralità) solo nel 1960. Curioso anche l'aneddoto circa la prima traduzione italiana, del 1945: l'autore si preoccupò di non tradurre letteralmente tutti i termini sconci usati da Lawrence, dando così al testo un effetto quasi comico (tradusse fuck con bacio).
Per capire l'ostilità contro questo romanzo, dobbiamo tener conto non solo delle immagini esplicite con cui Lawrence descrive i rapporti sessuali, ma anche a mio parere del significato complessivo del testo. Nel 1928, in un'Inghilterra ancora ferma agli ideali vittoriani del secolo precedente, un romanzo che distrugge la società industriale e indica la passione carnale come via per fuggirne non poteva essere accolto bene. Non solo la sconcezza, quello che a mio modo di vedere dispiacque ai censori inglesi fu vedere il loro modello socio-economico fatto a pezzi e mostrato in tutta la sua mostruosità.
La grandezza di Lawrence e di questo romanzo sta nell'aver sbattuto in faccia ai lettori tanti anni fa temi di straordinaria modernità. Prima di tutto non c'è inferiorità della donna rispetto all'uomo, infatti nel romanzo l'eroina è una donna a cui piace il sesso e non ha problemi a viverlo, nonostante ciò significhi rinnegare la società e i suoi valori. C'è poi il tema del consumismo, oggi tanto attuale, e del bisogno di divertirsi e spendere per dimenticare la propria misera condizione. C'è l'ipocrisia di chi predica la rivoluzione e poi, quando si può fare, protegge lo status quo. C'è anche il tema dell'inquinamento, perché Lawrence nella descrizione di Wragby non manca di sottolineare come il cielo abbia i colori alterati dal fumo e sull'erba piova la cenere come neve. C'è poi il tema della libertà sessuale, che può apparire scontato oggi, ma nel 1928 aveva una carica rivoluzionaria maggiore.

Ho acquistato questo libro quasi per caso. Di sicuro Lawrence è uno scrittore che non riceve grandissime attenzioni, eppure credo che L'amante di lady Chatterley sia uno dei più grandi romanzi del Novecento e per questo vada giudicato una lettura fondamentale.
Consiglio di leggerlo sia a chi ama il genere erotico sia a chi lo detesta, questo perché mostra come anche in questo genere di libri sia possibile inserire una profonda critica sociale e un'importante riflessione sull'umanità.

Francesco Abate



lunedì 18 maggio 2020

PRESENTAZIONE DE "I CANTI" DI GIACOMO LEOPARDI

I Canti di Giacomo Leopardi è un'opera che racchiude la parte più importante della sua produzione poetica. Contiene poesie scritte nell'arco della vita del poeta e per questo presenta più stili e tratta temi differenti, riuscendo a mostrare l'evoluzione stilistica e filosofica di Leopardi nel corso della vita.

I Canti vide la luce per la prima volta a Firenze nel 1831, fu poi ristampato a Napoli nel 1835. Nel 1845 Antonio Ranieri, amico di Leopardi, pubblicò l'edizione definitiva e postuma. 
L'opera nell'edizione definitiva è formata da quarantuno poesie. Essendo queste composte in momenti diversi, non presentano unità stilistica o contenutistica e per questo non possono essere racchiuse in un unico gruppo. Convenzionalmente sono divise in cinque gruppi diversi:
1) canzoni = composte tra il 1818 e il 1823, sono accomunate dalla forma metrica che è appunto quella della canzone;
2) gli idilli = composti tra il 1819 e il 1821, sono composti in endecasillabi sciolti e, a differenza dei loro modelli greco-ellenistici, spostano l'attenzione sull'interiorità dell'uomo invece che sulla natura;
3) canti pisano-recanatesi = composti tra il 1828 e il 1830, sono poesie liriche e filosofiche allo stesso tempo, scritte come canzoni libere (private cioè dei vincoli sul numero di versi e le rime) che sottolineano il contrasto tra i desideri dell'uomo e la realtà;
4) ciclo di Aspasia = composti tra il 1830 e il 1831, sono poesie il cui tema centrale è l'amore, e sono ispirate dall'amore non corrisposto di Leopardi per la nobildonna Fanny Targioni Tozzetti (il ciclo prende il nome da Aspasia di Mileto, donna amata da Pericle);
5) canzoni sepolcrali = composte negli ultimi anni di vita, contengono riflessioni sulla fragilità della vita umana e sulla morte, ma anche sul mistero della bellezza.

I Canti di Leopardi meritano di essere letti non solo per la loro bellezza, ma per la loro carica rivoluzionaria.
Il poeta recanatese compone delle liriche filosofiche; le sue poesie non sono soltanto manifestazioni belle di pensieri elaborati in altre sedi, ma sono esse stesse riflessioni filosofiche che a volte anticipano idee a cui il pensiero leopardiano non era ancora giunto. 

Francesco Abate

lunedì 11 maggio 2020

RECENSIONE DE "IL PIACERE" DI GABRIELE D'ANNUNZIO

Il piacere è una delle opere più importanti dello scrittore italiano Gabriele D'Annunzio.
Pubblicato la prima volta nel 1889, è un romanzo che mostra la decadenza della società aristocratica e dell'ideale aristocratico della bellezza.

Protagonista de Il piacere è il nobile Andrea Sperelli, il quale è amante del lusso e in generale pone la bellezza e i piaceri sensuali sopra ogni cosa. Sperelli è bravo nell'arte dell'incisione ed è bravissimo a comporre versi rassomiglianti per eleganza e temi a quelli degli antichi poeti stilnovisti, inoltre sa vivere nell'alta società e sa farsi amare dalle donne.
Il protagonista intrattiene una relazione passionale con la vedova Elena Muti, finché lei non lo abbandona per rimediare ai propri guai economici con un matrimonio di convenienza. 
Sperelli, persa Elena, si lancia nel corteggiamento di tante donne diverse, finché non entra in urto con lo spasimante di una di queste e rimedia in duello una grave ferita.
In cura presso la cugina, Sperelli prende coscienza della propria miseria morale e decide di dedicarsi interamente all'arte. Il suo proposito frana quando a casa della cugina arriva la bellissima Maria Ferres. Lui inizia a corteggiare la nuova arrivata e, nonostante lei resista perché sposata e animata da profondi valori religiosi, riesce a sedurla.
Mentre Sperelli vive la relazione clandestina con Maria Ferres, in città torna Elena e in lui si accende nuovamente il vecchio desiderio.

Come per tutta l'opera di D'Annunzio, Il piacere si distingue innanzitutto per il linguaggio molto raffinato con cui è scritto.
In contrasto con le tendenze delle correnti letterarie di fine Ottocento, su tutte Naturalismo e Positivismo, D'Annunzio con il linguaggio e con la sua stessa esistenza si dedicò alla ricerca estrema della perfezione estetica. Per il lettore è evidente come la scelta di ogni singolo termine e l'abbondante uso di elisioni siano stati concepiti per costruire un discorso raffinato e di alto valore estetico.
Il tipo di linguaggio usato dall'autore si abbina perfettamente con la natura del protagonista, Andrea Sperelli, il quale si mostra amante della raffinatezza e della bellezza.

Il personaggio intorno a cui ruota l'opera intera è Andrea Sperelli, ma importantissime sono anche le due donne su cui riversa buona parte della sua passione, cioè Elena Muti e Maria Ferres.
Andrea Sperelli è un nobile amante del lusso, dell'arte (soprattutto antica) e della raffinatezza. Ha una grande capacità di muoversi nella vita mondana, è infatti apprezzato in tutti i salotti, ha ottime capacità artistiche ed è un grandissimo seduttore. Ha numerose relazioni clandestine, oltre le due principali con le protagoniste, e una di queste gli costa quasi la vita. Ama con trasporto e senza dozzinalità; nonostante cambi amante di frequente, non tollera i suoi amici che parlano degli aspetti più intimi delle loro conquiste con leggerezza, perché in fondo per lui il gioco della seduzione è pur sempre un'espressione d'arte ottenuta con la sapiente miscelazione del bello e del patetico. Sebbene viva le passioni profondamente, è molto ipocrita: anche quando sente di amare davvero, non riesce mai a esprimersi dicendo la verità, ma ricorre sempre a parole false pensate per addolcire il cuore della donna che corteggia. Tanto è intriso di arte da risultare incapace di uscire dalla simulazione. 
Elena Muti è la prima grande amante di Sperelli, cioè la prima con cui intrattiene una relazione lunga. Si tratta di una donna molto opportunista, infatti vive la sua passione con Sperelli poi, stritolata dai debiti, si salva con un matrimonio d'interesse. Ha altri amanti oltre al protagonista; con lui si comporta esattamente come lui con le amanti, cioè lo seduce e sfoga la sua passione senza esitare a mentirgli, recita la parte dell'innamorata sofferente quando invece lo abbandona solo per sistemare la propria posizione economica.
Maria Ferres è l'esatto opposto di Elena. Donna molto colta, estremamente religiosa e legata alla figlia Delfina; ama davvero il protagonista, per lui viola i suoi principi morali e accetta di buon grado la rovina. 
Elena è la passione ipocrita e vuota, Maria il vero amore. Andrea Sperelli insozza il sentimento puro sovrapponendolo a quello falso e la povera Maria, una volta scoperta l'ossessione che lui ha per Elena, va via in rovina e senza quell'amore per cui ha rinnegato sé stessa.
In Andrea Sperelli, visto come rovina consapevolmente la dolce Maria, e visto poi come la perde, si può ravvisare una tendenza allo stesso tempo distruttiva e autodistruttiva. Lui è consapevole della propria miseria morale, la comprende appieno durante la convalescenza dopo la ferita rimediata in duello, ma non fa nulla per riscattarsi.

Nonostante il ruolo centrale nella cultura italiana di D'Annunzio e l'importanza de Il piacere, devo dire che non ho amato per niente questo romanzo.
Il linguaggio usato da D'Annunzio, benché motivato da una precisa scelta ideologica, è troppo affettato; risulta spiacevole da leggere e molte descrizioni sono così pesanti da far valutare l'abbandono.
Oltre al linguaggio, anche la costruzione dei personaggi non mi è piaciuta. Sperelli è una sorta di superuomo: grande artista, dotato di buon gusto, ottimo poeta, grande seduttore. Un personaggio troppo bello per essere vero, almeno a mio modo di vedere. Si tratta di un uomo così "perfetto" da risultare odioso e vi confesso che in occasione del duello ho sinceramente sperato che morisse. 
Anche i personaggi femminili a mio modo di vedere rispecchiano più la fantasia d'annunziana che una ipotetica realtà. Elena Muti è l'unica ad avere una propria personalità. Maria Ferres è una santa così pura da essere patetica, però cede all'irresistibile fascino di Andrea Sperelli, che probabilmente avrebbe trascinato nel peccato anche la Vergine Maria; alla fine incassa la totale rovina semplicemente andando via, senza una vera reazione. Anche i personaggi femminili minori sono stati delineati male, sembrano infatti delle comparse messe lì solo per cedere al corteggiamento del protagonista o di qualche suo amico.
La storia poi la considero tremendamente banale. Al netto di qualche riflessione, siamo di fronte a un libro che parla di un nobile che vive nel lusso e si diverte a sedurre dame. Ci sono tante descrizioni fatte con grande affettazione, tante poetiche professioni d'amore, ma nel suo insieme in questo romanzo c'è ben poco di significativo.
A mio modo di vedere il successo di questo romanzo è dovuto più al fascino dell'autore (uno Sperelli del mondo reale ma senza soldi) che al suo effettivo valore artistico. 
Nello stesso anno de Il piacere, Verga pubblicò Mastro-don Gesualdo e mostrò che la letteratura aveva preso una strada diversa. D'Annunzio volle rinnegare tale svolta letteraria (che già prima di Verga aveva avuto i suoi nobili esponenti) e secondo me ottenne un risultato davvero mediocre.

Francesco Abate

lunedì 4 maggio 2020

ESTRATTO N°5 DEL ROMANZO "I PROTETTORI DI LIBRI"

"Prese tre fucili e li caricò, sistemandoli ai piedi della finestrella, poi fece lo stesso con la pistola. Finito di caricare, si avvicinò alla finestra e imbracciò uno dei fucili carichi. Teneva lo sguardo fisso verso il cancello della casa di Francesco, stava però sistemata un po' di sbieco in modo da potersi nascondere subito dietro al muro per non essere vista.
Stava sudando e aveva il fiatone. Si vergognò un po', da poliziotta non avrebbe dovuto temere le sparatorie, ma non era mai stata davvero una persona coraggiosa, inoltre adesso non temeva solo per la propria vita, anche il destino del convivente le stava molto a cuore. Ora non provava solo fiducia per lui, gli voleva davvero bene. Giurò a se stessa che l'avrebbe difeso anche a costo della vita.
Francesco era scappato in casa, ma non si era chiuso dentro. Prese la pistola carica e un paio di caricatori, li infilò nel secchio dove solitamente metteva il mais per le galline e li portò fuori, nascondendoli nel bidone dove teneva tutto il mais."

***

Quale pericolo minaccia Francesco? Riuscirà con l'aiuto di Giovanna a salvarsi o soccomberà? Cosa difende il misterioso sovversivo nella sua casa?
Scoprirlo è semplice, basta acquistare I Protettori di Libri su uno dei link che trovate andando a questa pagina. Il romanzo è disponibile sia in formato cartaceo che elettronico.
Dopo averlo letto, non dimenticate di lasciare un commento sul blog, su Facebook o su Twitter.

Grazie e buona lettura.

Francesco Abate

venerdì 1 maggio 2020

RECENSIONE DEI RACCONTI DEL MISTERO, DELL'INCUBO E DEL TERRORE DI EDGAR ALLAN POE

Tutti noi conosciamo lo scrittore americano Edgar Allan Poe principalmente per i suoi racconti e per la poesia Il corvo.
In questo post mi soffermerò sui racconti del mistero, dell'incubo e del terrore, i quali compongono la parte principale della sua opera.

Possiamo considerare Poe uno dei padri del genere horror, infatti tra i suoi grandi ammiratori c'è anche Stephen King. Quello che molti non sanno, però, è che egli è anche il padre del genere poliziesco. 
Con tre racconti (I delitti della rue Morgue, La lettera rubata e Il mistero di Marie Roget) egli crea la figura di Auguste Dupin, un appassionato di enigmi che riesce a risolvere intricati misteri grazie alla sua infallibile logica. Questo personaggio frutto della mente di Poe si può considerare l'antenato dei più famosi Sherlock Holmes e Hercule Poirot; lo stesso sir Arthur Conan Doyle disse che il genere poliziesco è nato coi racconti di Edgar Allan Poe.
Dupin non è un poliziotto; si dedica alla risoluzione degli enigmi prima per diletto, come accade ne I delitti della rue Morgue, poi per denaro. Con la sua straordinaria logica riesce a cogliere i più piccoli dettagli per metterli insieme come i pezzi di un puzzle e ricostruire la verità.
Se I delitti di rue Morgue e La lettera rubata sono opere completamente frutto della fantasia di Poe, Il mistero di Marie Roget ricrea con nomi fittizi e in una città diversa (Parigi) un triste fatto di cronaca verificatosi a New York: l'uccisione di Mary Cecilia Rogers. In questo racconto Poe esercita attraverso Dupin le sue qualità mentali per risolvere un vero delitto fino a quel momento insoluto; il racconto rimane però senza conclusione perché lo stesso evento reale non ebbe una felice conclusione. 

Poe non è importante nel panorama letterario solo perché padre del genere poliziesco, ma i suoi racconti del terrore e dell'incubo ancora oggi fanno scuola.
Con una scrittura raffinata, l'autore americano crea un'atmosfera di attesa e paura. Non si sofferma più di tanto sulle immagini raccapriccianti ma fa leva sull'attesa costante del terribile, che pare sempre sul punto di manifestarsi. Nel racconto Il pozzo e il pendolo leggiamo di un uomo in costante attesa di una morte atroce che è sul punto di arrivare, la vediamo e la tocchiamo, ma che non arriva mai.
Nelle sue opere c'è una continua oscillazione tra l'elemento reale e quello fantastico, col secondo che spesso è solo frutto della mente del protagonista. Anche in questo sta la straordinarietà di Poe, il quale riesce a fare uno studio approfondito della psiche dei suoi personaggi nonostante ai suoi tempi di Freud e di psicanalisi ancora non si parlava (Freud sarebbe nato sette anni dopo la morte di Poe).
La grande eccezionalità dell'autore gli negò consensi durante la vita; all'epoca del razionalismo i suoi racconti pervasi di elementi fantastici non vennero apprezzati, solo molti anni dopo la sua morte in Europa cominciarono ad apprezzarlo.

Nei racconti gli elementi più frequenti sono: la morte di belle donne, il mesmerismo, la crittografia, la sepoltura in vita.
Diceva Poe che "la morte di una bella donna è il tema più poetico del mondo", e nei suoi racconti capita spesso di imbattersi in belle donne che muoiono o sono già morte. Questa sua ossessione è giustificabile con la morte di sua moglie e di altre donne che in vita amò; la perdita della giovanissima consorte, la quale si sposò a soli 13 anni (lui ne aveva 22), spinse lo scrittore all'alcolismo e alla tossicodipendenza. 
Il mesmerismo, cioè l'utilizzo del magnetismo vitale per controllare le persone, compare in diversi racconti. In uno di questi, Rivelazione mesmerica, il protagonista riesce a ricevere notizie dall'aldilà; in un altro, La verità sul caso di mr. Valdmar, col mesmerismo frena gli effetti della morte su un malato terminale.
Per quanto riguarda la crittografia, Poe ne era appassionato e scrisse Lo scarabeo d'oro, in cui il protagonista la usa per decifrare un antico messaggio e trovare un tesoro nascosto. Grazie allo scrittore, la crittografia appassionò un gran numero di persone; William Friedman, il crittografo che decifrò i messaggi giapponesi durante la Seconda guerra mondiale, dichiarò di essersi innamorato della materia proprio leggendo i racconti di Poe.
Molto spesso i racconti di Poe ruotano intorno un personaggio sepolto vivo. La sepoltura prematura è un racconto che ruota tutto intorno al terrore che il protagonista ha di essere sepolto vivo. "Essere sepolti vivi è, senza dubbio, il più terribile tra gli orrori estremi che siano mai toccati in sorte ai semplici mortali. Che sia avvenuto spesso, spessissimo, nessun essere pensante vorrà negarlo" scrive l'autore.

Tutti noi conosciamo di fama Edgar Allan Poe e lo associamo solo all'horror, ma leggendo i suoi racconti si capisce che dentro c'è molto di più. Egli fu un precursore per certi aspetti, per altri un maestro; ha saputo creare personaggi o ambienti che all'epoca nessuno immaginava, creando delle storie piacevoli da leggere e molto coinvolgenti. Ai giorni nostri, in cui l'horror degrada spesso nel cattivo gusto e presenta trame scadenti, leggere questi racconti ci permette di riscoprire come una buona struttura possa coinvolgere il lettore molto più delle immagini forti.
Poe è inoltre consigliabile per chi ama i polizieschi. Le indagini di Dupin sono costruite in modo da incuriosire il lettore e si leggono con piacere fino alla fine, inoltre ci permettono di entrare in una mente (quella di Poe) molto affascinante da seguire quando si perde in ragionamenti.

Francesco Abate