domenica 24 settembre 2023

"INFERNO" SECONDO CLASSIFICATO AL PREMIO CITTA' DI SIENA

 

La qualità della foto è scarsa (l'ho fatta io...), ma la posto giusto per comunicarvi che Inferno si è piazzato al secondo posto tra le opere di poesia edite nell'VIII Premio Letterario Città di Siena.

Grazie mille a tutti voi che mi seguite.

Francesco Abate

martedì 19 settembre 2023

LA CASA DEGLI SPIRITI DI ISABEL ALLENDE

 

La casa degli spiriti è il primo romanzo pubblicato dalla scrittrice peruviana naturalizzata statunitense Isabel Allende, un capolavoro di realismo magico che nel 1993 ha ispirato l'omonimo film diretto da Bille August e interpretato da attori del calibro di Jeremy Irons, Meryl Streep, Glenn Close, Winona Ryder e Antonio Banderas.
La casa degli spiriti è un romanzo di contrapposizioni: alle idee innovative del socialismo si oppone lo stagnante e prepotente capitalismo, alla generazione vecchia di Esteban Trueba si oppone la libertà di giovani come Blanca e Pedro Terzo Garcia, al carattere duro ed irruente di Esteban si contrappone la mite dolcezza di sua moglie Clara, ed il vento di giustizia portato dalla vittoria elettorale di Salvador Allende si scontra con la cieca violenza dei capitalisti prima e dei militari poi.
La storia della famiglia Trueba, a partire da Esteban fino a sua nipote Alba, attraversa la storia del Cile, compresi i duri e sanguinosi anni del golpe militare. Le vicende di questa famiglia sono perturbazioni, spesso temporali, causati dagli incontri e dagli scontri di personaggi molto diversi tra loro. 
Esteban Trueba è un capitalista capace, che riesce ad avere successo e sviluppa l'arroganza tipica di chi crede di essersi fatto da solo senza però considerare di aver avuto, a differenza di tanti altri, un'opportunità di farcela. Esteban è infatti capace di riportare ai fasti di un tempo la tenuta ereditata dalla madre partendo da una situazione disastrosa, questo lo spinge a ritenersi migliore dei contadini, che giudica incapaci di autogestirsi, senza mai portarlo a chiedersi cosa sarebbe stato di lui se non avesse avuto la proprietà di una tenuta da cui cominciare. Esteban produce e si arricchisce, e più si arricchisce più diventa arrogante, un perfetto esempio di capitalista, convinto di poter disporre liberamente non solo delle proprietà e delle cose, ma anche delle persone; finché non si sposa con Clara, sfoga i suoi impulsi sessuali abusando delle giovani contadine del suo podere. Le persone per lui sono oggetti, da usare a proprio piacimento, ma questa sua arroganza lo porta a creare una delle fonti principali del dolore che lo tormenterà in futuro: Esteban Garcia, il figlio della prima donna di cui il padrone abusa. Esteban Garcia cresce vedendo la miseria della propria famiglia e mettendola continuamente in relazione con gli agi in cui vivono i figli legittimi di Esteban Trueba, diventa perciò consapevole che la sua condizione di sofferenza non nasce da una colpa commessa, ma da un torto subito, e questo senso di ingiustizia finisce per incattivirlo. Esteban Garcia cresce con l'ossessione per Alba, vuole distruggerla a tutti i costi, punirla perché lei ha quello che a lui non è stato concesso, e ci va vicino quando nel corso della dittatura militare la ritrova come prigioniera politica. 
Contrapposta alla solidità, al cinismo ed all'egoismo di Esteban Trueba, c'è sua moglie Clara, l'elemento spirituale della famiglia, la quale è in grado di comunicare con gli spiriti e di esercitare la telecinesi, vivendo quasi più a contatto con le entità ultrasensibili che con quelle sensibili. Il suo spirito così distaccato dalle cose materiali, quindi così diametralmente opposto a quello del marito, porta nella famiglia quella ventata di aria fresca che origina Blanca. La figlia primogenita, Blanca Trueba, sebbene educata dal padre come una perfetta borghese, devia dalla strada tracciata per lei grazie all'amore per il contadino Pedro Terzo Garcia; sebbene resti attaccata ai privilegi di casta in cui è cresciuta, si avvicina di più alle sorti dei derelitti e questo, unito all'amore per Pedro Terzo, la porta ad un continuo ed aspro contrasto col padre.
Dall'unione tra Blanca e Pedro Terzo Garcia nasce Alba, la quale perfeziona il cambio ideologico e generazionale rispetto al nonno Esteban. Alba è giovane, sin da subito vicina ai ribelli socialisti, e non esita ad aiutare i perseguitati politici quando viene instaurata la dittatura militare. Il nonno, sebbene così diverso da lei, le vuole molto bene, ma la sua colpa antica finisce per causarle enormi sofferenze quando Esteban Garcia, avendola agli arresti, ne abusa senza pietà con l'intento di distruggerla.
La grandezza de La casa degli spiriti sta anche nei personaggi che possiamo definire minori. Ferula, sorella di Esteban Trueba, vive la giovinezza dedicandosi alla cura della madre malata, non riesce perciò a provare mai il vero amore; quando incontra Clara, e comincia a prendersene cura, sviluppa per lei un'ossessione morbosa, quasi un innamoramento, e per questo entra in contrasto col fratello, che non può certo tollerare che qualcuno aneli alla sua proprietà. Ci sono poi Jaime e Nicolas, figli minori di Esteban e Clara, i quali crescono insieme ma finiscono per prendere strade diametralmente opposte: il primo, medico socialista, rimane fedele ad Allende e per questo finisce torturato e ucciso, il secondo invece diventa capo di un'improbabile setta e va a vivere all'estero.
Tutto questo excursus sui personaggi già da solo basterebbe a far capire l'immensità dell'opera. Eppure questo romanzo non è solo lo scontro di modi di essere e di pensare, di caratteri e di idee politiche, è soprattutto una fotografia dell'evoluzione della società sudamericana. Nelle pagine iniziali leggiamo di un paese dominato da padroni senza scrupoli, possessori dei beni e delle persone, e immerso nelle atmosfere fatate delle superstizioni, con spiriti ed eventi soprannaturali di ogni tipo. Questo Cile ingiusto e fatato lentamente si spegne, viene prima scosso dall'ascesa del socialismo e poi sferzato dal golpe militare: crollano le vecchie classi dominanti, che finiscono per non contare più niente (quando sua nipote Alba viene arrestata, Trueba viene trattato come un vecchio rimbambito nonostante abbia dato lui impulso al rovesciamento di Allende); col passare degli anni sparisce anche la magia, infatti Clara vive più tra gli spiriti che tra i vivi, sua figlia Blanca ha un potere molto più limitato e addirittura la nipote Alba non lo manifesta mai. 
Le figure di Esteban Trueba ed Esteban Garcia, così diverse tra loro, impongono al lettore anche una seria e molto attuale riflessione sullo stupro. L'abuso del corpo delle donne che i due fanno mostra un concetto che oggi molti dimenticano, o fingono di dimenticare: lo stupro non è un atto sessuale, è un atto violento. Esteban Trueba non stupra le donne, ma stupra le contadine, questo perché esercita un diritto di possesso che ritiene naturale; Esteban Garcia, invece, stupra Alba non perché ne sia attratto, ma perché vuole distruggerla, fare qualcosa che sia peggio di ucciderla. In un caso lo stupro è perciò un atto di prepotenza sul corpo di un essere ritenuto inferiore, la cui inferiorità è marcata proprio attraverso l'abuso, nell'altro è un colpo inferto per uccidere. Sebbene dovrebbe essere un'ovvietà, oggi molti tendono a confondere l'abuso sessuale con un impulso sessuale incontrollato (complici i media di regime) e questo porta al successo di soluzioni tanto assurde quanto illogiche come la castrazione chimica. Chi stupra non è un uomo particolarmente eccitato, è solo un violento privo di empatia e rispetto, e come tale va trattato dalla giustizia; il problema degli abusi sessuali non si risolve di certo vendicandosi degli stupratori con un atto altrettanto violento (la castrazione), questo perché giustizia e vendetta sono due concetti contrastanti.

La casa degli spiriti, come è tipico del realismo magico, narra la realtà decorandola con brillanti manifestazioni metafisiche.

Francesco Abate

martedì 12 settembre 2023

DARFUR

 

Darfur è una poesia contenuta nella raccolta Inferno.
In questa poesia parlo del genocidio del Darfur, iniziato nel 2003 e ancora ben lontano da una vera conclusione. Il Darfur è una regione del Sudan nella quale, venti anni fa, le popolazioni non-arabe insorsero contro il Governo, il quale non esitò a colpire indiscriminatamente civili e militari pur di venirne a capo. Da allora sono stati centinaia di migliaia i morti, numerosi villaggi sono stati rasi al suolo e non si contano i casi di abusi sessuali.
Trattandosi di una guerra civile, cioè di uno scontro armato tra gente dello stesso paese, ho immaginato lo smarrimento e il dolore del sudanese "fratello" di entrambi i gruppi in guerra, che viene da tutti e due umiliato e ferito. In questo interminabile genocidio infatti, come sempre accade in tutte le guerre, in mezzo ai due schieramenti c'è tanta gente che si dibatte in un mare di sofferenze nel disperato tentativo di sopravvivere.
Il civile che ho immaginato nella poesia non è però neutrale, viene prima sedotto dalle promesse di libertà dei ribelli ("Viene il brigante e mi chiama amico, / mi darà la libertà, la prosperità..."), poi dalla promessa di vendetta dell'esercito regolare ("Viene il soldato e mi chiama amico, / mi darà la vendetta, l'orgoglio..."). Entrambe queste promesse si riveleranno però false, e per il povero sudanese in entrambi i casi ci saranno solo violenze e umiliazioni, così da lasciarlo intrappolato nella paura:
Resto da solo, io non ho un amico;
ho paura di volere, paura di non volere,
la mia saliva sa di fucile, la pelle di pistola,
mia moglie è un tempio straziato, in macerie,
i miei figli sono anime senza tomba, senza pace.


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Grazie e buona lettura.

Francesco Abate

giovedì 7 settembre 2023

LA SOLITUDINE DEL CITTADINO GLOBALE DI ZYGMUNT BAUMAN

 

La solitudine del cittadino globale è un saggio scritto dal sociologo polacco Zygmunt Bauman.
Pubblicato nel 1999, un anno prima del suo lavoro più celebre, Modernità liquida, questo saggio ci mostra come nell'epoca attuale, l'epoca postmoderna, nella nostra società l'assenza di libertà si è sostituita con un'assoluta mancanza di limiti alla libertà individuale; la libertà dovrebbe consistere nella possibilità data a ciascun individuo di scegliere i propri limiti, oggi invece limiti non ce ne sono e la libertà individuale è, almeno in apparenza, infinita. Questa overdose di libertà individuale, che a prima vista potrebbe sembrare positiva, finisce per creare una realtà sregolata in cui viene a mancare quella che i tedeschi chiamano Sicherheit, cioè un insieme di sicurezza esistenziale, certezza e sicurezza personale.
L'assenza di limiti, di un percorso definito, oltre a generare questa insicurezza, finisce per rendere il cittadino solo, distrugge infatti tutti gli spazi di condivisione delle idee e dei bisogni; in questo contesto di solitudine viene a mancare il tendere verso a un bene comune, c'è quella che Bauman chiama "privatizzazione dell'utopia". Questa solitudine, questa assenza di condivisione, si traduce nell'uomo in una sterile lotta contro nemici invisibili sostenuta spesso creando comunità fasulle, le quali fingono di combattere collettivamente una battaglia che in realtà ogni membro affronta per conto proprio.
Oltre a essere solo, quello che un tempo era un cittadino politico nella società postmoderna è semplicemente un consumatore. Questa trasformazione avviene perché il flusso di capitali sta acquistando sempre più potere a discapito della politica, aiutato dalla scellerata deregolamentazione con la quale i governi cedono lo scettro a chi detiene il potere finanziario, e avvantaggiato inoltre dal suo carattere internazionale che gli permette di sfuggire alle regole nazionali imposte dai vari governi. Quello che prima era fatto dalla regolamentazione normativa è oggi fatto dalla fabbricazione dei desideri operata dai grandi capitalisti; mentre un tempo erano i governi a dettare le norme di comportamento, e tali norme venivano fatte rispettare dagli organi di polizia, oggi le regole sono fatte da chi detiene i capitali e sono fatte rispettare dalla propaganda commerciale. Mentre un tempo i governi dittatoriali usavano l'oppressione per schiacciare i cittadini e ridurli all'obbedienza, oggi il capitale usa la routine, che limita ugualmente la libertà della persona ma viene percepita come rassicurante e viene addirittura ricercata. 
Essendo il cittadino abituato alla routine, finisce per soffrire maggiormente la crisi, che un tempo era il momento di prendere decisioni mentre oggi genera un surplus di incertezza. La condizione di incertezza delle conseguenze delle azioni, quindi la crisi, è per Bauman una realtà normale, ma attualmente fa più paura perché i cambiamenti sono molto più numerosi e profondi, più veloci, e soprattutto le persone si trovano nell'impossibilità di poter decidere perché mancano regole decifrabili.
L'uomo della società attuale è un "uomo modulare", cioè un uomo con troppe qualità e troppi aspetti, così che molti possono essere mantenuti soltanto per un po' ed essere esibiti al bisogno. L'uomo modulare è dotato di qualità mutevoli, scambiabili e monouso, ma è privo di essenza, esiste come una serie di compiti da eseguire; sviluppa legami ad hoc, pieni di incertezza e di rischio, mai rigidi.
L'incertezza in cui annaspa l'uomo modulare non è osteggiata da chi detiene il vero potere nella società attuale, cioè da chi detiene i capitali, in realtà è l'arma dell'attuale sistema economico usata per tenersi in vita, per evitare che i cittadini si stacchino da esso. Tutti sono resi precari, il futuro è mostrato come una costante minaccia e di conseguenza l'insicurezza aumenta. Perché cresca l'insicurezza, il sistema alimenta di proposito la povertà, usando così i poveri per ricordare agli schiavi che in caso di ribellione possono essere privati dei mezzi di sostentamento. Per lo stesso scopo esiste il lavoro flessibile, che priva il cittadino della sicurezza di un posto di lavoro stabile e di un futuro senza lo spettro della povertà.
La società odierna può essere definita una società eteronoma, fondata su certezze e tradizioni sacre ("Dio, patria e famiglia", giusto per fare un esempio), che si eleva a qualcosa di intoccabile, al di sopra dei cittadini e a cui questi devono obbedire e uniformarsi. Per giungere a una società autonoma, cioè ad una società fondata sulla consapevolezza che le regole e le istituzioni possono sempre essere migliorati, servono individui autonomi, cioè formati da un "arduo e infinito lavoro di identificazione", consapevoli dell'assenza di fondamenti prefabbricati ed esterni all'Io e pronti ad assumersi la responsabilità di formare l'Io ancora da scegliere. L'insicurezza impedisce però all'individuo di dedicarsi a questa "missione", per questo Bauman individua la necessità di un Reddito minimo garantito che, liberando i cittadini dalla paura della povertà, gli permetta di concentrarsi sulla costruzione e sul miglioramento di una repubblica con al centro dell'appartenenza comunitaria l'indagine critica. In alcuni paesi, rileva l'autore, qualcosa di simile al Redditto minimo garantito c'è già, ma viene commesso l'errore di presentarlo come un aiuto ai meno fortunati invece di uno strumento utile a cambiare il sistema socio-economico. Ovviamente tali misure dovrebbero essere universali e non statali, perché il potere globalizzato non può essere combattuto con azioni locali, per questo è necessario un nuovo internazionalismo utile a formare una repubblica che superi i confini nazionali. 

La solitudine del cittadino globale non è certo un saggio di facile lettura, non può esserlo vista la complessità e la delicatezza del tema trattato, eppure permette di ragionare sull'epoca che viviamo. Oggi viviamo dentro un turbine di informazioni, le quali ci piovono addosso così fittamente da impedirci di assimilarle, lasciandoci con la mente confusa e la bocca piena di preconcetti.
Bauman nel suo saggio rileva come sia venuto meno il ruolo di guida che un tempo avevano gli intellettuali; quelli moderni sono autoreferenziali e pensano più alle loro apparizioni televisive che non ai concetti espressi o al peso di quello che dicono. Il mio pensiero di fronte a questa cosa che sento giustissima va ai tanti personaggi che non fanno altro che appropriarsi di battaglie serie e trasformarle nella vetrina in cui mettersi in mostra, preoccupandosi di prendere sempre la posizione più rumorosa e proporla in modo da scatenare un putiferio. L'intellettuale vero è di certo divisivo, ma porta anche contenuti propri, cosa che, almeno a mio modo di vedere, i personaggi in questione non fanno (non ne cito nessuno perché non voglio trasformare il post in una disputa tra i loro sostenitori e i loro detrattori).
Venuti meno i riferimenti di un tempo, mancando la guida degli intellettuali e la necessaria riflessione per la creazione dell'uomo nuovo, ecco arrivare fenomeni come la solitudine e l'uomo modulare. Al di là di quelle che possano essere le idee politico-sociali di una persona, sfido chiunque a contestare la visione dell'uomo trasformato in consumatore, o del mito del multi-skills che si traduce in tanti ottimi lavoratori privi di qualsiasi essenza, o ancora del capitale che opera al di sopra della politica e al di fuori delle regole.
Nel 1999 Bauman descriveva nei dettagli un fenomeno che nei successivi ventiquattro anni ha prodotto i suoi effetti più sanguinosi, con la solitudine e l'assenza di limiti autoimposti che si sta traducendo in fenomeni di violenza gratuita ed estrema, con la deregolamentazione che sta spingendo l'umanità all'autodistruzione, e così via. Se non cominciamo a riflettere sul nostro mondo seriamente, a ragionare sul superamento dell'attuale sistema socio-economico e sulla creazione di nuovi punti di riferimento, sul modo di costruire una società che non schiacci né trascuri l'individuo ma gli permetta di trovare la propria felicità, trasformeremo la nostra esistenza in una lunga ed estenuante agonia. Dobbiamo cominciare a pensarci e farlo in fretta, perché il sistema economico sta già elaborando nuove teorie per conservarsi (vedi il lungotermismo).

Francesco Abate

sabato 2 settembre 2023

HANA, IL GATTINO AMAZZONE

 

Hana, il gattino amazzone è una poesia contenuta nella mia raccolta Inferno.
In questa poesia parlo di Hana Kimura, lottatrice di wrestling giapponese che si tolse la vita nel 2020. A spingerla al suicidio pare sia stato il cyberbullismo; una donna forte, una lottatrice, uccisa da uno o più vigliacchi pronti a colpirla dove era più fragile e indifesa: "...alla guerriera era impossibile far male / e ti spararono di notte dal mondo digitale."
La storia di Hana dimostra quanta fragilità si possa nascondere dietro un'immagine forte; lei era "Di giorno un'amazzone invincibile, / di notte un gattino morbido e fragile".
Quella di Hana è una vicenda come tante. Il grosso problema culturale che ci tormenta, e che non ci permetterà di essere pienamente umani finché non sarà risolto, è la tendenza a colpire chi viene percepito "debole"; solo quando capiremo che un vero uomo (inteso come essere umano, non come maschio) aiuta chi percepisce in difficoltà, non lo tormenta, vedremo risolversi i mille problemi che affliggono la nostra società. Purtroppo oggi l'essere umano medio è un vigliacco: "...mentre eri di spalle ti colpirono al cuore / e della tua vita rubarono il calore."


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Grazie e buona lettura.

Francesco Abate