sabato 28 gennaio 2017

RECENSIONE DE "LA INCREDIBILE E TRISTE STORIA DELLA CANDIDA ERENDIRA E DELLA SUA NONNA SNATURATA"


La incredibile e triste storia della candida Eréndira e della sua nonna snaturata è una raccolta di racconti pubblicato dallo scrittore colombiano Gabriel Garcia Marquez nel 1972.
Si tratta di sette racconti, l'ultimo dei quali dà il titolo alla raccolta.
Come in tutte le opere di Marquez, in questa raccolta troviamo una fusione perfetta tra realtà e magia, viene così dipinto un mondo irreale e fantastico. La realtà di fondo è quella dura delle persone spesso imbruttite dalla vita, o comunque costrette a fronteggiarla nelle sue manifestazioni peggiori, ma in ogni racconto questa realtà è pregna di piccoli o grandi eventi sovrannaturali che nemmeno suscitano tanto scalpore in chi li vede o in chi li vive.
Il primo racconto narra di un vecchio con ali d'angelo ritrovato in un giardino. Viene trattato come un fenomeno da baraccone e poi dimenticato, alla fine del miracolo vero e proprio non resta nulla. Nel secondo invece un mare putrido e puzzolente inizia a profumare di rose. Nel terzo è raccontato il ritrovamento dell'annegato più bello del mondo, nel quarto leggiamo dell'ultimo amore del senatore Onesimo Sanchez, nel quinto c'è un transatlantico fantasma, nel sesto la storia di un mago che sfrutta il suo potere per vendicarsi crudelmente del ciarlatano aguzzino che lo ha imprigionato. L'ultimo racconto, quello che dà il titolo all'opera, racconta della quattordicenne Eréndira costretta dalla nonna a prostituirsi per pagare un debito.
Leggendo questi racconti ci si immerge in un mondo di persone che stancamente tirano avanti, di contrabbandieri, di prostitute e di politici corrotti, eppure questo mondo duro non manca di meraviglie che rendono magica l'atmosfera. 

Francesco Abate 

giovedì 19 gennaio 2017

RECENSIONE DI "PASTORALE AMERICANA" DI PHILIP ROTH


Pastorale Americana è uno dei romanzi più importanti e forti di Philip Roth. Per questo romanzo Roth nel 1997 ha vinto il Premio Pulitzer. 
Nel 2016 ne è stato tratto l'omonimo film che ha segnato l'esordio alla regia di Ewan McGregor.

Il romanzo si divide in tre parti: Paradiso ricordato, La caduta, Paradiso perduto.
Nella prima parte c'è l'Io narrante, un vecchio amico del fratello dello Svedese, che ricorda le gesta del suo eroe e così ci presenta il personaggio. Egli scopre che Seymour Levov non ha avuto la vita perfetta che gli attribuiva erroneamente e così dà il via al racconto della vicenda centrale.
Nella seconda parte scopriamo il dramma della famiglia Levov, le difficoltà di Merry, l'attentato che ha distrutto la famiglia apparentemente felice e la fuga.
Nella terza parte Seymour prende finalmente consapevolezza della realtà delle cose, di come si è ridotta l'amata figlia e dei tradimenti e delle menzogne che hanno riempito la sua vita.

Il contesto storico nel quale si svolge la vicenda è molto ampio. Si parte dalla fine della Seconda Guerra Mondiale, quando Seymour è ancora un ragazzo, per arrivare al Watergate, passando per la guerra in Vietnam e le contestazioni giovanili. 
Attraverso le vicende l'autore ci presenta con accuratezza gli effetti che ebbero questi eventi drammatici sulle vite e sulle coscienze degli americani. 

Attraverso la storia della famiglia Levov, Roth distrugge il sogno americano mostrando quanto sia scollegato dalla realtà fluida e dura degli Stati Uniti.
La famiglia Levov è il simbolo del sogno americano. Lou è l'emblema del self-made man, un uomo che è partito dal confezionamento di guanti ed è arrivato a costruire una grande azienda. Suo figlio Seymour (detto "Svedese") è stato un atleta formidabile al liceo, imbattibile in ogni sport praticato, ha poi sposato Miss New Jersey ed ha preso la guida dell'azienda paterna, gestendola in modo esemplare. 
Protagonista principale è Seymour, che nella prima parte del romanzo ci viene introdotto e fatto conoscere dall'autore che narra in prima persona. Lui vive il sogno americano e lo realizza in tutto, compra una grande e bella casa in campagna e con la sua bellissima moglie ha una figlia, Merry. La realtà però travolge la sua vita tranquilla come un fiume in piena, lo Svedese vede così i suoi sogni spazzati via e si rivela assolutamente non in grado di fronteggiarli. Merry infatti è balbuziente, una piccola insignificante macchia sull'immagine della famiglia perfetta, ma la cosa peggiore le avviene da adolescente, quando viene sedotta dalle proteste violente contro la guerra in Vietnam e finisce per compiere un attentato nella sua piccola città, per poi fuggire di casa. Questa tragedia mina profondamente la serenità in casa Levov e costringe Seymour a fronteggiare situazioni che nel suo microcosmo non avrebbe mai voluto che entrassero. Il dramma e una serie di circostanze costringono alla fine Seymour Levov ad aprire gli occhi, così scopre che tutte le persone che fanno parte della sua vita gli mentono o gli hanno mentito, lo tradiscono, sono molto più meschine di quanto potessero apparire. Emblematico è il finale del romanzo: durante una cena a casa del figlio, Lou Levov viene aggredito da una vicina alcolizzata di Seymour e, mentre viene curato, la cinica Marcia ride a crepapelle delle disgrazie di una famiglia la cui apparente perfezione si sta sgretolando. Il sogno americano va in pezzi.

La chiave del romanzo è sicuramente il personaggio di Seymour Levov. Come già detto, egli è l'incarnazione perfetta del sogno americano: ottimo atleta giovanile, marito di una reginetta di bellezza, dirigente di successo dell'azienda paterna. Il protagonista sente come suo il sogno americano e fa di tutto per costruirsi la vita perfetta, compra una bellissima casa in campagna ed è sempre molto accondiscendente ed affettuoso sia con la moglie che con la figlia. 
Lo Svedese ha la tendenza a non contrariare mai nessuno, cerca sempre di accontentare tutti, spesso anche mettendo sé stesso in secondo piano. Anche quando sua figlia gli porta la guerra in casa, non procede mai ad un'azione decisa e drastica, cerca in ogni modo di non nuocere né alla figlia né agli altri membri della famiglia. Questo suo modo di fare si rivela però un'arma a doppio taglio, infatti la mancanza di azione lo porta a non riavere più sua figlia e ad accettare passivamente il disfacimento della sua famiglia. Quando alla fine del romanzo scopre che tutti quelli che gli sono intorno, che lui più o meno ha sempre stimato o amato, gli hanno mentito o in qualche modo lo tradiscono, non compie alcuna azione, rimugina e ci pensa su, ma anche di fronte alla sconcertante scoperta di amare verità rimane assolutamente passivo. Questo suo atteggiamento gli è sempre valso l'odio del fratello, personaggio molto più impulsivo e irrequieto, che alla fine gli suggerisce invano di riprendersi sua figlia Merry con la forza.

La scrittura con cui Roth ha costruito questo romanzo è forte, narra gli eventi e poi squarcia i personaggi per mostrare al lettore tutte le emozioni che questi hanno provocato in loro, non trascurando anche quelle riflessioni e quegli stati d'animo apparentemente poco importanti. La caratterizzazione dei personaggi è magistrale tanto che anche alle comparse non è possibile restare indifferenti, o si amano o si odiano. L'unica pecca del romanzo è, a mio parere, la tendenza a diventare un po' prolisso. A causa di questa volontà dell'autore di portare alla luce ogni molecola dell'animo dei personaggi, a tratti la narrazione diventa un po' pesante. Si tratta però di un romanzo che vale la pena leggere, porta infatti a conoscere e riflettere su una storia che tutti conosciamo in modo troppo superficiale.

Francesco Abate

domenica 15 gennaio 2017

VI RACCONTO LA MIA POESIA "INVINCIBILE"

Ieri è stata pubblicata da Spillwords.com la mia poesia, "Invincibile".

Potete leggerla collegandovi al link http://spillwords.com/invincibile/.

Se sul sito di Spillwords potete leggere la poesia, approfitto di questo mio spazio per spiegarvi un po' di cosa parla, dato che non sempre il significato di un componimento poetico è immediato.
L'uomo non conosce cosa gli riserva il futuro ("la pagina che viene" o "la guerra che mi aspetta"). Io sono uno di quelli che passa molto tempo ad immaginarlo, a sognare di renderlo magnifico ("gioco a immaginare i mondi fatati che mi darà"). Ovviamente la realtà può essere peggiore delle mie aspettative, o migliore, di certo c'è che finché sogno posso soltanto essere fiducioso e felice, quindi invincibile. Non posso però sapere se essere un sognatore sia un pregio o un difetto, nel dubbio io rimango tale e mi godo i miei attimi di invincibilità. 
La poesia ha un breve epilogo in cui mostro la reazione che ha il vero sognatore quando il futuro si rivela in tutta la sua durezza ("il giardino che sognavo è un deserto"): prende atto della realtà perché negarla sarebbe da stolti, però non si lagna, fa semplicemente affidamento alle sue forze per uscirne al meglio ("ma ho gambe forti e finché reggono/io corro").

Colgo l'occasione per ringraziare tutti coloro che dedicheranno qualche secondo del loro tempo alla lettura della mia poesia, spero possa regalarvi le stesse emozioni che ha dato a me quando l'ho creata. Qualora doveste farvi piacere lasciare un vostro pensiero, buono o cattivo che sia, non esitate a farlo. Ringrazio anche il sito Spillwords.com per lo spazio concesso a me e ai tanti altri bravissimi artisti che pubblicano sulle sue pagine.   

Francesco Abate

mercoledì 11 gennaio 2017

KAFKA E LE DONNE

Di Franz Kafka si scrive tantissimo, molto alto è infatti l'interesse degli accademici e degli amanti della letteratura riguardo la figura dello scrittore cecoslovacco.
Uno degli aspetti su cui si stanno concentrando maggiormente gli studiosi della vita di Kafka è il suo rapporto con le donne.
Nel suo libro pubblicato di recente, intitolato Excavating Kafka, lo scrittore James Hawes sfata alcuni miti riguardo la biografia di Kafka. Riguardo al suo rapporto con le donne, Hawes sostiene che Kafka non fosse affatto timido, semplicemente non si legò a donne del suo ceto sociale perché amante del sesso sado-masochistico. Volendo essere lui il dominatore in un rapporto sadomaso, Kafka aveva rapporti con le donne prevalentemente nei bordelli e si legò solo ad una cameriera, Hansi Szokoll. Hawes giustifica la sua teoria con il fatto che Kafka fosse lettore di riviste pornografiche di carattere sado-masochistico.
La teoria di Hawes, ripresa dai più importanti giornali europei, non ha però convinto tutti gli studiosi anzi, molti non hanno esitato a criticarla. Klaus Wagenbach, storico biografo di Kafka, sostiene di aver letto le riviste consultate da Kafka e citate da Hawes, Der Amethist e Die Opale. A suo dire si tratta di riviste erotiche e non pornografiche, composte principalmente da testi scritti e disegni, prive di qualsiasi fotografia. Wagenbach ritiene quindi che quelle riviste non giustifichino in alcun modo le conclusioni di Hawes.
Se il sado-masochismo di Kafka è tutt'altro che dimostrato, quello su cui concordano molti studiosi è che non fosse timido con le donne come erroneamente creduto per decenni. Marketa Malisova, direttrice della Società di Franz Kafka a Praga, ha dichiarato in un'intervista che lo scrittore amava le donne e da loro era corteggiato. Egli non si legò mai sentimentalmente, secondo molti per timore di essere inadeguato dal punto di vista sessuale, secondo la Malisova invece egli fuggì il matrimonio e non l'amore. Non temeva altro che la riduzione della propria libertà conseguente al matrimonio.
Di Kafka sappiamo per certo che visse la più profonda passione amorosa per Milena Jesenska, scrittrice e traduttrice. Lei gli scrisse per chiedergli l'autorizzazione a tradurre un suo racconto dal tedesco al ceco, da allora nacque una fitta corrispondenza che si evolse nell'innamoramento di Kafka. La relazione rimase però solo epistolare, non per colpa di Kafka, ma perché la donna era già sposata e non volle lasciare il proprio marito. 

La figura di Kafka è, insieme a quella di Shakespeare, una delle più studiate in letteratura. Come tutte le personalità caratteristiche, anche su Kafka tanti scrivono di tutto. Non è mia intenzione volermi ergere a studioso di spessore, sono solo un amante della letteratura, ma sinceramente conclusioni "estreme" come quella di Hawes mi sembrano sensazionalistiche e poco supportate da prove concrete, buone per vendere tante copie e niente più. Kafka ebbe certamente un carattere per nulla convenzionale, basti leggere le sue opere e le sue lettere per capirlo, e questo ovviamente accende le più azzardate fantasie, ma di uomini che non vogliono sposarsi e che non intrecciano relazioni stabili ce ne sono a milioni e non credo che tutti siano sado-masochisti o abbiano una sessualità disturbata. Non bastano certo un paio di riviste pornografiche per delineare la sessualità di un individuo con precisione, altrimenti nell'era della pornografia online saremmo tutti libri aperti e probabilmente risulteremmo tutti più o meno disturbati.
Per onorare al meglio uno dei più grandi letterati del '900, io direi di lasciar perdere le illazioni sui suoi gusti sessuali e leggere le sue opere, comprendendo i suoi messaggi riguardo l'alienazione, le difficoltà del rapporto padre-figlio, l'angoscia di fronte all'esistenza. Ne trarremmo tutti un gran giovamento.

Francesco Abate