domenica 27 febbraio 2022

FORZA UCRAINA!

 

In genere non scrivo di politica su questo blog e fino all'ultimo sono stato indeciso circa l'opportunità di scrivere un post su quello che sta accadendo in questo momento a poche centinaia di chilometri dalle nostre case, ma alla fine ho capito che in casi del genere restare in silenzio è solo un atto di vigliaccheria, perché di fronte alle grandi ingiustizie è compito di ognuno usare le proprie forze e le proprie libertà per urlare al mondo la verità.
Prevengo subito qualsiasi obiezione circa l'opportunità di un post del genere su un blog culturale. Siamo in presenza della storia, e la storia è cultura, così come la politica (quella vera) lo è. 

Desidero innanzitutto esprimere la mia solidarietà al popolo ucraino. Ancora una volta le perverse logiche di potere schiacciano gente inerme sotto il peso dell'odio e delle bombe. Lo scoppio di una guerra è sempre una sconfitta; lo scoppio di questa guerra, che per le sue premesse potrebbe deflagrare in un nuovo conflitto mondiale, è una sconfitta per tutta l'umanità e per tutto quello in cui crediamo. A meno di cento anni dalla follia hitleriana, dai lager nazisti e dalla bomba atomica di Hiroshima, rischiamo di cadere nuovamente in un vortice folle capace di risucchiare miliardi di vite. 
Tutto quello in cui crediamo è crollato come un castello di carte, perché restiamo ancora immersi in una cultura violenta, dove è tollerabile l'uso della prepotenza per la risoluzione delle controversie internazionali, dove si sorride di fronte al leader politico che usa i manganelli per reprimere il dissenso. Dagli anni Settanta, in cui i manganelli erano la risposta agli studenti che in piazza chiedevano un mondo migliore, non è cambiato niente, perché ancora oggi molti leader eletti ed apprezzati rispondono alle istanze dei propri cittadini con le manette e i lacrimogeni. Non succede solo in Russia, è successo in casa nostra un paio di settimane fa, succede di continuo in tutto il mondo; finché fatti del genere non diventeranno intollerabili nelle nostre menti, finché ci sarà qualcuno pronto a giustificare queste violenze o a liquidarle con un sorriso beffardo, ci saranno i Putin a guidare le nazioni e i carri armati a schiacciare persone inermi.
Concludo questo post con un'amara riflessione. I colpevoli di questa situazione li conosciamo tutti, vediamo le pistole fumanti ancora nelle loro mani: Putin, che vuole sottomettere i paesi dell'ex URSS, Biden, che ha iniziato una prova di forza consapevole che le conseguenze l'avrebbero solo sfiorato, e l'intera NATO, che si è confermata schiava degli USA. Questi colpevoli hanno però dei complici, e siamo tutti noi, perché questi leader politici che governano con logiche da Medioevo, che ancora vedono nella politica un Risiko con cui giocare a proprio piacimento, hanno tutto questo potere grazie a noi, alla nostra passività o peggio al nostro consenso. Questa può essere l'occasione di cambiare la nostra mentalità, di tornare a vedere la politica nel modo giusto, di abbandonare la cultura della violenza; finché non opereremo in noi tale cambiamento, i carri armati continueranno a far sentire la propria voce.

Francesco Abate

martedì 22 febbraio 2022

MOLL FLANDERS DI DANIEL DEFOE

 

Moll Flanders è uno dei romanzi più importanti dello scrittore inglese Daniel Defoe, pubblicato nel 1722. 
Si tratta di un'opera scritta con semplicità, destinata a un pubblico ampio e non riservata solamente alle persone colte.

Il romanzo racconta la vita di una donna che nasce povera, figlia di una reclusa del carcere di Newgate, ma che riesce a farsi strada nella società grazie alle proprie doti e soprattutto alla propria furbizia.
Subito si accorge di essere molto più dotata delle sue amiche ricche, ma la sua estrazione sociale le preclude ogni possibilità di un buon matrimonio e di una vita agiata. La relazione con un amico ricco le insegna l'arte dell'inganno, infatti lui viene meno alle promesse di matrimonio una volta che si concretizza il rischio di uno scandalo, e affinando questa dote riesce a trovare un buon marito.
Purtroppo la sfortuna la perseguita e, nonostante riesca ogni volta a risposarsi, perde tutti i mariti, ritrovandosi sola e con poco denaro una volta che la bellezza è ormai quasi sfiorita. In questa drammatica condizione comincia a mantenersi coi furti, diventando una leggenda grazie alla sua destrezza.
La sua carriera di ladra però è distrutta quando viene arrestata. Condannata a morte, si pente e la pena le viene commutata nella deportazione nel Nuovo Mondo grazie all'intercessione di un prete che le si affeziona.

Nelle intenzioni dichiarate dalla protagonista, che è la voce narrante del romanzo, questa dovrebbe essere una storia di perdizione, una guida al vizio pensata per istruire le persone rette affinché evitino di prendere brutte strade. La realtà è però ben diversa, infatti Moll Flanders ci racconta la vicenda di una donna che nasce segnata dalle disuguaglianze presenti nella società: sebbene lei sia dotata, molto più bella e intelligente delle sue amiche, le sue origini e la povertà le precludono ogni possibilità di essere felice. Vittima di una società che usa il denaro come unità di misura delle persone, è costretta a usare la furbizia e questo lentamente la spinge in mezzo a cattive compagnie e a pessime scelte. Moll Flanders non è disonesta per indole, è solo vittima di un gioco le cui regole la penalizzano.
Così come possiamo escludere che la protagonista sia malvagia, non possiamo però nemmeno santificarla. Sicuramente è vittima di una società troppo centrata sul denaro, ma è pur vero che lei sceglie la furbizia invece del lavoro perché non si accontenta di vivere dignitosamente, bensì sogna di farlo come una signora. Se si accontentasse di un lavoro onesto e una vita tranquilla avrebbe delle possibilità, ma lei vuole gli agi di una signora, e sente di averne diritto perché è più dotata delle amiche a cui di certo quella fortuna spetterà. Se questo è un romanzo sul potere del denaro, possiamo dire che mostra anche la seduzione che questo esercita sulle persone, perché Moll Flanders vuole vivere nel lusso e, anche quando è costretta a rubare, non si ferma nonostante abbia messo da parte una buona sostanza.
Sulla base di quanto detto sopra, si può ribadire che Moll Flanders non è né delinquente né santa; è una persona qualunque animata da desideri e invidie, dotata di furbizia ma a volte ingorda e presuntuosa. Defoe mostra una persona qualunque che sgomita nel mondo alla ricerca della propria felicità.
Sebbene il romanzo sembri partire con un intento moraleggiante, alla fine vediamo premiata una persona che usa il cervello e non esita a imbrogliare anche nella redenzione, quindi la Provvidenza non ha alcun ruolo e la religione agisce più come uno spauracchio nella mente della protagonista che come qualcosa di concreto.

Moll Flanders è un romanzo scritto per un pubblico ampio con l'intento di mostrare gli affanni di una persona comune. Si può dire che è un romanzo scritto sulla gente e per la gente, col linguaggio agevole proprio di un giornalista più che di un romanziere.
Si tratta di una lettura scorrevole e piacevole, inoltre Moll Flanders è un personaggio a cui ci si affeziona facilmente visto il mosaico di sentimenti che la anima; è impossibile non leggere in lei un pezzo di noi, si finisce perciò inevitabilmente per fare il tifo per lei.
Defoe ci mostra che giusto e sbagliato sono categorie da non prendere troppo sul serio, o comunque da non seguire con eccessiva rigidità, perché azioni che possono apparire scorrette spesso sono figlie della necessità e non del vizio, quindi il cattivo spesso è solo una vittima. Allo stesso tempo ha però il merito di non santificare la vittima, non commette cioè l'errore di creare una donna pura ma sfortunata, invece plasma una persona imperfetta come siamo tutti noi, che è spinta dal bisogno ma non manca di difetti che la fanno sprofondare nella melma più del necessario. Nella vita che ci mostra Defoe non c'è un Dio severo che ci punisce, o uno misericordioso che ci premia; ci sono tante decisioni prese e tante azioni compiute che generano conseguenze spesso imprevedibili.

Francesco Abate

mercoledì 16 febbraio 2022

ROSSO MALPELO DI GIOVANNI VERGA

 

Rosso Malpelo è una delle più importanti novelle di Giovanni Verga. Pubblicata per la prima volta nel 1878, fu poi inserita nella raccolta Vita nei Campi due anni dopo.

La novella parla di un bambino che lavora in miniera insieme al padre. Siccome ha i capelli rossi e un carattere violento, è chiamato Malpelo e maltrattato da tutti. Il suo brutto carattere attira su di lui le violenze e i rimbrotti di parenti e colleghi, ma nessuno capisce che è proprio l'assoluta mancanza di amore nella sua vita a renderlo così selvaggio.
L'unica persona che mostra affetto sincero per il piccolo è il padre, il quale lavora con lui in miniera e là muore.
Benché indurito dalla vita, il piccolo non è cattivo e riesce ad affezionarsi a un bambino zoppo chiamato Ranocchio. Non avendo mai ricevuto manifestazioni d'affetto, Rosso Malpelo mostra i propri sentimenti in modo duro, arrivando spesso a picchiare l'amico per insegnargli a difendersi. L'affetto che prova per lui è però sincero e fa di tutto per renderlo più forte. Purtroppo anche l'amichetto muore, lasciando il piccolo protagonista da solo nel mondo duro e spietato della miniera.
Alla fine la morte arriva anche per il piccolo Rosso Malpelo, che viene inviato in una pericolosa esplorazione dalla quale non fa più ritorno.

Rosso Malpelo è una novella molto toccante e tratta i temi del pregiudizio, della miseria e della violenza contro i bambini.
La storia ci mostra come il protagonista sia buono, però viene giudicato cattivo solo perché rosso di capelli e dal carattere selvatico; nessuno pensa che siano i maltrattamenti a incattivirlo, gli adulti non fanno altro che picchiarlo e accusarlo ingiustamente di ogni guaio, così da generare un giovanissimo essere rassegnato come un vecchio prossimo alla morte. Fa specie leggere che il bambino invidia un asino morto, il quale ormai non sente più dolore; giovanissimo, con l'intera esistenza davanti, è già arrivato a giudicarla un supplizio peggiore della morte. Tanto assuefatto è all'oscurità della miniera da desiderare che tutte le notti siano scure.
La miseria è un'altra protagonista assoluta della novella. La famiglia del piccolo è povera, suo padre lavora in miniera ed è costretto a trascinarvi pure il figlioletto, finendo per condividere con lui i torti e la tragica fine. L'umanità che ci mostra Verga è senza speranza e senza sogni, fatta di persone che si trascinano col solo scopo di portare a casa la pelle. C'è anche un rapido sguardo sullo sfruttamento del lavoro quando il padre del protagonista, rimasto a lavorare di notte e in balìa dei pericoli, muore mentre il suo padrone si gode uno spettacolo a teatro.
La violenza contro i bambini è infine il tema principale di tutta la storia. I bambini sono la categoria di persone più debole della società, la meno protetta, e Verga ci mostra come nella miseria essi subiscano vessazioni ancora peggiori rispetto a quelle degli adulti. Il piccolo protagonista, che è un bambino come tanti, è costretto a un lavoro disumano e alienante, viene maltrattato dai colleghi più grandi, perché i più forti tendono a essere prepotenti coi più deboli, e non riceve un briciolo d'amore nemmeno dalla famiglia. Se l'umanità intera della novella non ha speranza, i bambini non hanno diritto neanche a briciole di gioia, ma subiscono soltanto rimbrotti e violenze.

Rosso Malpelo è una delle novelle più belle e toccanti di Giovanni Verga. Leggendola possiamo riflettere sui pregiudizi che generano i comportamenti che abbiamo nei confronti di altre persone, sull'imbruttimento morale causato dalla miseria e sulle violenze patite dai bambini.
La forza di questa novella è la sua modernità, infatti ancora oggi dobbiamo assistere allo sfruttamento e al maltrattamento dei bambini in zone del mondo particolarmente sferzate dalla povertà. I bambini vengono ancora usati nelle miniere, ad esempio in Congo costituiscono la principale fonte di manodopera per l'estrazione del cobalto, ma non serve andare così lontano per vedere atrocità del genere. 
La lettura di Rosso Malpelo ci ricorda che i bambini sono una categoria indifesa, che dovremmo proteggere, che spesso subisce in misura maggiore le cattiverie del mondo. Purtroppo i bambini non fanno rumore e non sanno piangere a comando per bucare lo schermo, quindi di loro ci interessa poco, ma ogni anno anche nel nostro paese tanti vivono una vita d'inferno, traditi e devastati da chi dovrebbe amarli e proteggerli.
Rileggete ogni tanto Rosso Malpelo e pensate nel mondo quanti bambini subiscono una sorte simile, quanti odiamo solo perché vestiti di una pelle dal colore diverso, quanti devono rinunciare all'infanzia per assicurarsi una stentata sopravvivenza.

Francesco Abate

mercoledì 2 febbraio 2022

PUBBLICATA LA MIA INTERVISTA SUL BLOG "IL GIALLISTA"

 

Sono felice di annunciarvi la pubblicazione della mia ultima intervista sul blog letterario "Il Giallista".

Colgo l'occasione per ricordarvi di visitare la pagina in cui sono raccolti tutti i contenuti inerenti il mio ultimo romanzo.

Buona lettura.

Francesco Abate