martedì 30 maggio 2023

I VERSI SATANICI DI SALMAN RUSHDIE

 

I Versi Satanici è un romanzo pubblicato nel 1988 dallo scrittore indiano naturalizzato britannico Salman Rushdie. L'opera si può considerare a tutti gli effetti un esempio di realismo magico mistico, infatti miscela vicende realistiche ambientate nella Londra di fine anni Ottanta con le storie dell'arcangelo Gabriele e di Satana, il tutto impreziosito da rievocazioni della vita del profeta Maometto.
L'arcangelo del Bene e l'angelo del Male sono i due protagonisti del romanzo, impegnati in una lotta eterna che a tratti si sopisce in due umane esistenze, salvo poi risvegliarsi in tutta la sua potenza. Gibreel Farishta e Saladin Chamcha sono due indiani musulmani che scampano miracolosamente ad un disastro aereo. Gibreel, che si rivela poi essere la reincarnazione dell'arcangelo Gabriele, fugge da una vita di successo come attore di film teologici, quindi anche come uomo comune svolge il ruolo di messaggero divino. Saladin, la personificazione di Satana, ha rinnegato le sue origini indiane per vivere nel mito dell'Occidente civilizzato e si guadagna da vivere doppiando numerosi personaggi, cambiando continuamente voce, quindi anche nella sua forma umana è ingannatore. Sebbene umanizzati, spostati in contesti che di mistico non hanno nulla, i due protagonisti restano schiavi del loro ruolo sacro e finiscono per impegnarsi nella lotta che li coinvolge da sempre. La divinità fa solo una breve apparizione nella storia come spettatrice passiva, priva dell'amore per gli uomini che la religione gli attribuisce.
Il titolo del romanzo richiama alcuni versetti che il profeta Maometto recitò a La Mecca nel periodo in cui l'elite mercantile della città era restìa a convertirsi. In questi versi il profeta riconobbe l'esistenza di tre divinità femminili del culto politeista praticato nella città e il loro ruolo di messaggere divine, salvo poi rimangiarsi tutto il giorno dopo perché tale rivelazione, a suo dire, era stata un inganno di Satana. L'episodio è esplicitamente richiamato (in forma romanzata, ovviamente) nel romanzo, in cui diverse fasi della vita di Maometto sono riprese, e insieme ad altre situazioni partecipa alla costruzione di un dubbio che è forse lo scopo per cui il romanzo è stato scritto, viene infatti da pensare che tutta la Rivelazione sia stata solo frutto dell'ingegno di un uomo per favorirne l'ascesa politica e sociale. Lo stesso arcangelo Gabriele, nel ricordare una delle numerose "rivelazioni", manifesta il dubbio di non essere lui il suggeritore, ma di proferire in realtà solo quello che l'ascoltatore (Maometto) vuole sentirsi dire.
Rushdie in questo romanzo si diverte a giocare con l'Islam, ne stravolge i protagonisti e arriva a mettere in dubbio l'essenza stessa della religione, e questo ha generato dure conseguenze. L'ayatollah Khomeini ha emesso sullo scrittore una fatwa per blasfemia, lasciando dietro al libro una lunga scia di sangue: il traduttore italiano del romanzo fu accoltellato, quello giapponese addirittura ucciso, e l'editore norvegese che lo pubblicò nel suo paese fu ferito con colpi di arma da fuoco. Lo stesso Rushdie l'anno scorso è stato accoltellato durante una conferenza, perdendo così l'uso di un occhio e di una mano. Se le parole contenute nel libro ci spingono a riflettere sulla natura della religione, sul suo carattere effettivamente divino e sulla sua sudditanza alla politica, la sua controversa storia ci impone di guardare in faccia l'intolleranza religiosa e di comprendere la paura che le idee fanno a chi usa i dogmi per detenere il potere.
I Versi Satanici non è solo un romanzo sulla religione, ci impone anche delle riflessioni sul mondo in cui viviamo. I due protagonisti fuggono da quello che sono, Saladin addirittura rinnega la sua origine indiana e nasconde il suo accento, accecato dal mito di Londra. Entrambi però devono cedere il passo alla loro vera essenza, e lo stesso Saladin alla fine ritorna nel suo paese pronto a riabbracciare quella cultura e quella società da cui era fuggito, respinto da una Londra razzista e inospitale.
Per concludere, come sempre dico la mia. Sebbene questo sia considerato uno dei romanzi più importanti della letteratura mondiale contemporanea, io non posso dire di averlo gradito. L'ho trovato confuso come una strada affollata di Mumbai, con tanti personaggi e tante vicende intrecciate tra loro in modo quasi inestricabile, e quando finalmente sembra si stia arrivando a una conclusione si resta con l'amaro in bocca, come se il discorso si interrompesse prima di giungere a una logica conclusione. Si tratta di un romanzo originale e pieno di spunti interessanti, però alla fine lascia la sensazione di essersi persi per strada.

Francesco Abate

mercoledì 24 maggio 2023

VI PRESENTO "ME NE RESTO FUORI", LA MIA ULTIMA POESIA

 

Ho il piacere di annunciarvi la pubblicazione della poesia Me ne resto fuori su Spillword.com.
Si tratta di una poesia sulla rinuncia ad un amore non corrisposto, il canto di un innamorato che capisce come "il mio meglio non ti basta".
Scoprendo che l'oggetto dell'amore è irraggiungibile, all'innamorato non resta che restare a guardarlo mentre si allontana per sempre, restarsene fuori; non deve essere però un abbandono alla morte, la fine della speranza deve infatti essere un nuovo inizio, perché la vita non finisce certo con la fine di una storia d'amore, e lasciare serve solo ad aprire la strada a una nuova esperienza, perché "tra il gelo delle nubi / un angelo canterà per me".

Vi ricordo che trovate i collegamenti alle mie poesie nell'apposita sezione.

Grazie e buona lettura.

Francesco Abate

domenica 21 maggio 2023

INTERVISTA SUL BLOG "SOGNANDO DI SCRIVERE"

 

Ho il piacere di segnalarvi la mia ultima intervista, pubblicata sul blog Sognando di scrivere.

Ringrazio di cuore lo staff del blog per lo spazio concessomi.

Grazie e buona lettura.

Francesco Abate

giovedì 18 maggio 2023

MAMMA DI KABUL

 

Mamma di Kabul è una poesia contenuta nella raccolta Inferno, nella sezione dedicata ai drammi delle singole persone.
Ad eccezione della maggior parte delle poesie inserite in questa sezione, questa non è ispirata alla vicenda di una persona sola ma di un gruppo. Scrissi questa poesia per ricordare una strage di mamme e neonati compiuta dall'Isis nel maggio del 2020 in un ospedale a Kabul.
Sebbene a stragi di innocenti siamo ormai abituati (perché anche all'orrore ci si abitua), questa mi colpì particolarmente per il suo valore simbolico:
"perché la mamma di Kabul
è vita
nemica dei seminatori di morte."



Vi ricordo che potete acquistare Inferno in tutte le librerie e in tutti i collegamenti che trovate in questa pagina.
Se volete, potete anche seguirmi sui social alle seguenti pagine: FacebookMeWe.
Se vi fa piacere, fatemi sapere cosa pensate dei miei libri commentando sul blog, sulle pagine social o lasciando una recensione sulle piattaforme di acquisto.

Grazie e buona lettura.

Francesco Abate

sabato 13 maggio 2023

INTERVISTA SUL SITO LIFE FACTORY MAGAZINE

 

Ho il piacere di segnalarvi la mia intervista rilasciata sul sito Life Factory Magazine.

Ringrazio lo staff per l'attenzione e lo spazio dedicatomi.

Grazie e buona lettura.

Francesco Abate

mercoledì 10 maggio 2023

TURCHIA

 

Turchia è una poesia contenuta nella raccolta Inferno, precisamente nella sezione dedicata ai popoli.
Dopo la caduta dell'Impero ottomano, il popolo turco conobbe all'inizio del Novecento una forte europeizzazione grazie alla politica laica e moderna di Mustafa Kemal, tanto che negli anni Novanta del secolo scorso parve molto vicino l'ingresso del paese nell'Unione Europea. Questo sviluppo si è poi arrestato con l'ascesa di Erdogan, il quale governa col pugno di ferro e impone al paese una politica fortemente islamizzata.
Al di là di quelle che possono essere le opinioni sull'occidentalizzazione del paese, quello che mostro nella poesia è il dramma di un popolo governato da un padre-padrone e privato di molte libertà politiche e sociali. Come in tutti i paesi governati dall'oscurantismo religioso, in Turchia ti cavano gli occhi se non riesci a chiuderli. Anche in questa poesia ho usato i colori della bandiera per dipingere la sofferenza del popolo: 
e il rosso del sangue nascose
il sorriso della mezzaluna.



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Francesco Abate

domenica 7 maggio 2023

CANDIDI SOLI E RISO DI TRAMONTI DI GIOSUE' CARDUCCI

 

Candidi soli e riso di tramonti,
Mormoreggiar di selve brune a' venti
Con sussurrio di fredde acque cadenti
Giù per li verdi tramiti de' monti,

Ed Espero che roseo sormonti
Nel profondo seren de' firmamenti,
E chiara luna che i sentier tacenti
Inalbi e scherzi entro laghetti e fonti,

Questo m'era ne' voti. Or miei desiri
Pace ebber qui tra fiumi e tra montagne
De le secure muse in compagnia:

Pace: se non che te ne' miei sospiri
Chiamo, te che da noi ti discompagne,
E il caro aspetto de la donna mia.

Questa che ho riportato integralmente sopra è una poesia di Giosuè Carducci, precisamente la nona contenuta nella raccolta Juvenilia.
Juvenilia è formata da cento poesie composte tra il 1850 e il 1860, negli anni giovanili del poeta, nato nel 1835. L'opera si compone di sei libri che trattano temi diversi: il primo raccoglie componimenti più intimi, i libri dal secondo al quarto trattano argomenti vari che spaziano dal classico all'età contemporanea, il quinto satira e polemica letteraria, il sesto vicende contemporanee.
Temi ricorrenti della raccolta sono la difesa dei classici e della rinascita del classicismo che stava avvenendo in quel periodo, oltre che l'avversione per la poesia sentimentale tipica del Romanticismo. Compaiono anche i primi accenni di quei temi che accompagneranno tutta l'opera carducciana, cioè gli affetti familiari e l'avversità del destino.
Il titolo dell'opera deriva da un verso di Ovidio ("Ad leve rursus opus, iuvenilia carmina, veni", che tradotto significa "di nuovo son venuto a leggera opera, carmi giovanili") contenuto nella raccolta Tristia (trad. Tristezza), che il poeta latino scrisse negli anni dell'esilio.
Carducci più tardi, precisamente nel 1880, in una prefazione della riedizione di Juvenilia, non sarà tenero con l'opera, i cui versi giudicherà puerili e contrari al suo concetto di poetare. Nonostante questo commento, però, si dirà favorevole alla loro ripubblicazione per un valore storico che le poesie hanno acquisito: "...sento che dover mio è di combattere, nella parte che mi toccò, e non di pensare a me; e quei versi attestano che a combattere cominciai presto."

La poesia può essere considerata una sorta di plazer, cioè un componimento nel quale vengono descritte cose, situazioni e sensazioni gradevoli. I versi ci mostrano la pace di un tramonto in montagna al termine di una giornata soleggiata (Candidi soli e riso di tramonti); la vegetazione mormora accarezzata dal vento, le acque delle cascate sussurrano, Venere (Espero) splende nel cielo sereno e la luna illumina di luce argentata i sentieri e le acque. Da notare come la serenità della natura, che di riflesso si manifesta nello spirito del poeta che trascorre la giornata in compagnia della poesia ("... Or miei desiri / Pace ebber qui tra fiumi e tra montagne / De le secure muse in compagnia"), sia resa con la scelta di verbi "delicati": la vegetazione mormora, non rumoreggia o suona; le acque sussurrano, non scrosciano; Venere sormonta roseo il profondo seren de' firmamenti, non lampeggia o illumina.
Negli ultimi tre versi l'attenzione si sposta dalla pacifica natura al ricordo malinconico dell'amico e della donna amata. L'amico in questione è il poeta e saggista Enrico Nencioni, al quale la poesia è dedicata (in origine fu pubblicata col titolo A Enrico Nencioni, dal monte Amiata), la donna invece è Elvira Menicucci (sua futura moglie), la quale ricorre spesso nei componimenti giovanili del poeta. Questo tema espresso nei versi finali, cioè il pensiero al sodalizio esclusivo con un amico e la donna amata, è tipico del Dolce Stil Novo e può richiamarci alla mente il sonetto di Dante Guido, i' vorrei che tu e Lapo ed io.

Francesco Abate

venerdì 5 maggio 2023

INTERVISTA SUL SITO "LIFESTYLE MADE IN ITALY"

 

Ho il piacere di segnalarvi la mia intervista rilasciata sul sito Lifestyle Made in Italy.

Ringrazio lo staff per l'attenzione e lo spazio dedicatomi.

Grazie e buona lettura.

Francesco Abate