domenica 28 marzo 2021

"L'AMICA GENIALE" DI ELENA FERRANTE

 

L'amica geniale è il romanzo più importante della scrittrice Elena Ferrante. Si tratta del primo volume di una tetralogia, un'opera dal successo travolgente, tanto da essere il romanzo italiano più venduto nel mondo negli ultimi dieci anni. Nel 2018 il regista Saverio Costanzo ha tratto dall'intera tetralogia una fortunata serie televisiva.

L'amica geniale racconta la storia di due bambine che crescono nella periferia degradata di Napoli nel secondo dopoguerra. A raccontare la storia è la stessa protagonista, Elena Greco, che vive le varie tappe di una vita ordinaria confrontandosi continuamente con l'amica, Lila Cerullo.
Si tratta di due bambine molto sveglie che si fanno valere a scuola. Elena, che all'apparenza è più brava, si trova di colpo oscurata dall'inaspettata bravura della meno disciplinata Lila. La loro maestra delle elementari preme affinché continuino gli studi, sperando di tirarle fuori dalla miseria del quartiere in cui vivono, ma le sue pressioni fanno presa solo sulla famiglia Greco, mentre i genitori di Lila non vogliono saperne di mandarla a studiare.
Da qui le strade delle due bambine si dividono, anche se spesso arrivano di nuovo a contatto e la loro amicizia non viene intaccata. Elena scopre che Lila affitta dalla biblioteca i libri delle materie che avrebbe studiato a scuola per leggerli di nascosto, e a malincuore constata di essere meno brava dell'amica nonostante abbia il vantaggio di frequentare le lezioni.
Col passare del tempo le due bambine crescono e diventano belle ragazze. Lila attira suo malgrado le attenzioni dei delinquenti del quartiere e lentamente la vita squallida e senza speranza risucchia anche lei.

Benché personaggi nel romanzo ce ne siano tanti, più o meno tutti quelli che una persona incontra in quindici anni di vita, degne di attenzione sono le due protagoniste, Elena e Lila.
Elena Greco è diligente e molto dotata, perde però la sicurezza nei propri mezzi quando scopre che Lila è molto più brava di lei. Studia e ottiene buoni risultati, soffre perché tale possibilità è negata all'amica, ma allo stesso tempo fa di tutto per concretizzare il vantaggio ottenuto e superarla, perché in fondo si vede privata dell'identità quando non è la migliore negli studi.
Lila Cerullo è un genio, impara a gran velocità e senza bisogno di essere aiutata, è però più indipendente e meno accondiscendente di Elena, finendo così per essere meno apprezzata. La sua famiglia le nega il diritto di proseguire la scuola; nonostante questo lei studia di nascosto e con orgoglio mostra i propri risultati a Elena, aiutandola anche quando la vede in difficoltà. 

Il tema del romanzo è l'effetto del degrado sociale sulle persone. 
Sia Elena che Lila sono molto dotate ma, nonostante la seconda sia più brava, a eccellere alla fine è la prima perché non le viene negata la possibilità di studiare. Il quartiere degradato in cui vivono è come una palude che prova a risucchiare chiunque nelle sabbie mobili della miseria e della delinquenza; a Elena è concesso di aggrapparsi alla scuola e provare a uscirne, Lila invece viene lasciata inerme ad affondare.
Nonostante il suo destino sia segnato, Lila prova a reagire studiando di nascosto e sognando di liberarsi da quella palude, lentamente però i legami familiari e le circostanze la risucchiano e finiscono per imprigionarla.
La sconfitta di Lila serve però a Elena per capire quanto sia importante liberarsi definitivamente da quell'ambiente e staccarsi dai legami che la bloccano.

Ho letto L'amica geniale su consiglio di un'amica che ha amato l'intera tetralogia. Devo dire di non essere assolutamente d'accordo con lei, io ho trovato questo romanzo vuoto e scritto tanto per vendere.
Non mi meraviglia che la saga abbia venduto decine di milioni di libri, è infatti paragonabile a fenomeni commerciali senza tempo come la soap opera Beautiful: privo di arte e di significato, ricco di colpi di scena e con una trama alla moda. In questo romanzo c'è tutto quello che vende: quartiere degradato di una grande città, bambini maltrattati, un po' di molestie sessuali, intrecci sentimentali e la speranza che qualcosa si aggiusterà.
La quarta di copertina recita: "...provate a leggere questo libro e vorrete che non finisca mai". Confesso che invece io non vedevo l'ora che finisse; contiene pagine di nulla, personaggi privi di significato e una trama banale da serie tv da due soldi.   
Pensare che la Ferrante tratta un tema interessante, cioè quello delle persone a cui la società non concede nessuna possibilità di miglioramento. L'autrice ha però scelto di stiracchiare la storia per renderla un'insulsa saga capace di vendere, privandola così del suo potenziale significato.
Oltre che la penuria di temi, a colpirmi negativamente in questo romanzo è l'assoluta assenza di arte. Questo libro è un prodotto commerciale, scritto seguendo senza alcuna eccezione le regole comuni della buona scrittura, manca completamente di personalità e di originalità. Leggendo un romanzo del genere, ho capito perché alcuni credono che Elena Ferrante non esista e il libro sia stato scritto da un gruppo di editor; paragonare L'amica geniale a un romanzo, un'opera d'arte, è infatti come mettere a confronto il disegno di un cerchio fatto col compasso a un'opera di Caravaggio: il primo sarà pure preciso, ma solo il secondo è arte.
Il fatto che un libro del genere abbia venduto decine di milioni di copie nel mondo, ci spiega perché al botteghino un cinepanettone incassa milioni di euro o perché canzoni fatte di tre note campionate e mandate in loop piacciono più di melodie complesse e piene d'anima.

Francesco Abate

giovedì 25 marzo 2021

UN VIDEO PER IL DANTEDI'

 

In occasione del Dantedì, voglio segnalarvi un brano che ho scritto e recitato su richiesta dell'Associazione Rinascita Commerciati di Battipaglia. Lo trovate su questa pagina Facebook.
La recitazione non è granché, purtroppo non è il mio mestiere e non sono pratico, spero però che io sia riuscito nella lettura a comunicare con chiarezza il messaggio del testo e la passione con cui lo scritto.

Grazie e buona visione.

Francesco Abate

lunedì 8 marzo 2021

"LA PESTE" DI ALBERT CAMUS

 

La peste è un romanzo dello scrittore francese Albert Camus pubblicato nel 1947.
Si tratta di un'opera che riscosse subito un grande successo e che molti hanno riscoperto dopo l'inizio della pandemia di Covid-19. Nel 1992 il regista argentino Luis Puenzo ne fece un film.

Il romanzo narra di un'epidemia di peste nella città algerina di Orano in un momento imprecisato degli anni Quaranta, quando era ancora sotto il dominio della Francia.
Il dottor Rieux e i cittadini di Orano improvvisamente vedono un gran numero di topi uscire dalle tane e morire, ma nessuno vi presta particolare attenzione. A questo macabro segnale seguono però i primi casi di un terribile male, la peste, che presto diventa epidemia e costringe le autorità a chiudere i confini della città, vietando a chiunque di attraversarli sia in entrata che in uscita.
Di colpo i cittadini si trovano isolati, molti anche separati dai propri affetti, e assediati da un male che uccide dopo atroci sofferenze e si propaga inesorabilmente. 
Il dottor Rieux prova a combattere il male come può, ma si scontra di continuo con gli insuccessi delle cure e la morte dei pazienti. Intanto si organizzano delle squadre di soccorso e dei centri dove mettere in quarantena le persone state a contatto con i malati.
Tutta la narrazione segue l'evoluzione dell'epidemia, fino alla sua estinzione spontanea.

La peste si può considerare un dipinto in cui compaiono, con tratti più o meno definiti, tutti gli abitanti di Orano. I veri personaggi degni di nota a mio modo di vedere sono: il dottor Rieux, Raymond Rambert, Jean Tarrou e padre Paneloux.
Il dottor Rieux è il vero protagonista nonché il narratore della storia attraverso i suoi taccuini. Soffre per l'allontanamento della moglie, che si trova fuori città per curarsi al momento della chiusura e che morirà lontana da lui. Nonostante il dolore che ha dentro, e nonostante sia costantemente esposto a spettacoli di sofferenza e morte, mantiene una salda razionalità e prova a vincere la battaglia con le armi della ragione. Il suo attaccamento alla razionalità, e la sua "rabbia" nei confronti di Dio che esplode alla morte atroce di un bambino, lo portano ad un aperto contrasto con padre Paneloux.
Raymond Rambert è un giornalista parigino che si trova imprigionato a Orano per via della chiusura. Fa di tutto per uscire clandestinamente dalla città e tornare a Parigi, dove l'aspetta la donna che ama, ma quando finalmente ha la possibilità concreta di riuscirci vi rinuncia per aiutare il dottor Rieux a combattere l'epidemia.
Jean Tarrou è forse il personaggio più enigmatico della storia, ma la sua vicenda personale aiuta molto a comprendere il senso del romanzo. Figlio di un pubblico ministero francese, fugge dal paese quando assiste a un'udienza in cui suo padre condanna a morte l'imputato. Durante l'epidemia di peste organizza le squadre di soccorso e collabora attivamente col dottor Rieux alla gestione dell'emergenza medica.
Padre Paneloux è un gesuita che inizialmente arringa i fedeli indicando la peste come una punizione divina e invitando ad accettarla; dopo aver assistito alla morte di un bambino tra atroci sofferenze, la sua fede vacilla. La sua visione religiosa rigida lo porta a scontrarsi duramente col dottor Rieux.

Come tutti i grandi romanzi, La peste cela al suo interno più significati e più spunti di riflessione.
La critica ha visto nelle pagine del libro una sorta di allegoria della Francia durante la seconda guerra mondiale, dove la peste rappresenta proprio il conflitto bellico che devasta il paese e distrugge tanto i corpi quanto le menti.
Non manca tra le righe dell'opera un'immagine della società di quel tempo, fatta di persone troppo prese ad oscillare tra il lavoro e la ricerca di svago per pensare a problemi più seri.
Al netto dei significati secondari, sicuramente l'opera contiene una profonda riflessione e critica sulla religione. Lo scontro tra il dottor Rieux e padre Paneloux ci pone di fronte a due punti di vista nettamente contrapposti: il primo usa e difende la scienza, il secondo è acceso dalla fede più ardente. Quando però entrano in contatto con la peggiore immagine del male, un bambino devastato dalla peste che muore dopo una notte di atroci sofferenze, la scienza rinnega definitivamente Dio e resta sulla sua posizione mentre la fede vacilla fortemente. Emblematici sono i due sermoni pronunciati dal padre e riportati dal narratore: nel primo indica la peste come giusto castigo e invita i fedeli ad accettarla, nel secondo è molto meno fermo e mostra di non aver accettato il terribile spettacolo del male. 
La sconfitta della religione non è sancita solo dai dubbi di padre Paneloux, ma le stesse riflessioni finali del dottor Rieux evidenziano come l'uomo che si accontenta di sentimenti umani riesce a trovare la felicità, mentre chi cerca cose più astratte rimane isolato anche quando la calamità che lo isolava è passata. 
Tarrou, e qui sta la sua importanza, rinnega ogni forma di violenza e per questo vive infelice: sa che l'essere umano è violento e resta tale anche quando crede di fare giustizia (cosa che capisce quando vede suo padre condannare a morte l'imputato). Lui cerca l'astratto e resta infelice, non ha speranza che la sua vita cambi. 

La peste di Camus è stata riscoperta da molti dopo l'inizio della pandemia che ancora oggi ci tiene bloccati in casa. Sebbene le tecnologie rendano la realtà odierna molto diversa da quella descritta da Camus (oggi con gli smartphone non siamo mai totalmente isolati, negli anni Quaranta sarebbe stato ben più difficile), non è azzardato attingere alle parole dello scrittore per capire meglio quello che stiamo vivendo. Nella Orano di Camus c'è chi va in crisi e prova a violare l'isolamento, ci sono quelli che pretendono dalla scienza risposte che non sa dare, quelli che lucrano sull'emergenza e degli scienziati costretti a improvvisare la gestione dell'emergenza. Leggere l'opera può quindi permetterci di capire meglio la situazione, vederla da un altro punto di vista, rendendoci più consapevoli e un po' meno giudici.
L'opera va però letta anche per quello che è, un romanzo di grande spessore che tratta temi delicati. Io confesso di essere stato molto colpito dal personaggio di Jean Tarrou, la cui riflessione sull'uomo irrimediabilmente violento mi è parsa molto vicina alla mia idea di società immersa nella cultura della violenza. Settantaquattro anni fa Camus si poneva le stesse domande che mi pongo io oggi, segnalando come la legge stessa invece di censurare la violenza si macchi di sangue le mani.
Trovo importante leggere La peste perché ci spinge a farci domande profonde sulla fede e sui valori astratti in un'epoca dove a queste siamo abituati a dare risposte frettolose e preconfezionate, dove si sceglie il concreto per condizionamento più che per convinzione.
Vi invito a leggere questo romanzo, scritto sotto forma di cronaca e quindi di facile lettura, non solo per la sua vicinanza alla pandemia di Covid, ma per guardare una foto dell'umanità e far nascere dentro di sé qualche domanda profonda.

Francesco Abate

lunedì 1 marzo 2021

PUBBLICATA LA POESIA "CORPI"

 

Sono felice di annunciarvi che il sito Spillwords.com ha pubblicato la mia ultima poesia, Corpi.

Si tratta di un componimento breve col quale cerco di mostrare il dramma dei migranti che ogni giorno annegano nel Mediterraneo. Molti li odiano senza motivo, altri li ignorano, pochi davvero soffrono per il loro dramma.
Per molti ormai sono diventati dei numeri, delle cifre che il tg snocciola senza senso e che il politico di turno agita o per seminare il panico o per aggraziarsi le persone compassionevoli. Tutti i discorsi che noi cittadini facciamo intorno a quella gente, e tutti i ragionamenti politici sulla questione, nascono senza considerare che parliamo di esseri umani.
Quello che spero riesca a far capire la mia poesia è che il Mediterraneo è diventato un gigantesco cimitero che inghiotte quotidianamente vite spezzate, non numeri.

Spero che la poesia vi piaccia. In questa pagina trovate le altre che ho pubblicato.

Buona lettura.

Francesco Abate