sabato 14 maggio 2022

LA CERTOSA DI PARMA DI STENDHAL

 

La Certosa di Parma è un romanzo pubblicato nel 1839 dallo scrittore francese Henri Beyle, noto a tutti con lo pseudonimo di Stendhal.
Come ne Il Rosso e il Nero, tra le pagine di questo libro troviamo un'immagine disincantata dell'era post-napoleonica.

Protagonista della vicenda è Fabrizio Del Dongo, giovane membro di una famiglia nobile del lombardo-veneto, tornato sotto il dominio degli austriaci dopo la Restaurazione. Mentre suo padre resta sempre fedele agli Asburgo, Fabrizio sogna di combattere per Napoleone e di nascosto si unisce alle truppe francesi. Per sua sfortuna la battaglia che si trova a combattere è quella di Waterloo. Il giovane non riesce a partecipare attivamente agli scontri, vede però il lato meno eroico della guerra, finendo addirittura derubato del cavallo dagli stessi compagni.
Per via della sua partecipazione alla battaglia, Fabrizio è costretto ad allontanarsi dal dominio asburgico onde evitare di essere arrestato. Per il suo benessere si adopera la zia Gina, che lo ama sebbene sia già sposata. Grazie ai buoni uffici del conte Mosca, amante della zia, Fabrizio si ritrova a intraprendere una brillante carriera ecclesiastica, fino a che viene arrestato per l'uccisione di un attore che lo aveva aggredito.
Intorno a Fabrizio, che intanto si innamora di Clelia Conti, figlia del governatore della cittadella carceraria di Parma, si muovono intrighi politici che mettono a rischio la sua stessa vita.

La Certosa di Parma ci dipinge un ritratto disilluso e un po' spietato dell'Italia della Restaurazione, un paese dove fermentano gli intrighi politici, dove per il denaro o per la nobiltà si è disposti a qualsiasi bassezza. A questo paese cattivo e vuoto si contrappone Fabrizio Del Dongo, che in sé racchiude i sogni di gloria risvegliati dall'ascesa di Napoleone, gli slanci eroici e la voglia di condurre una vita attiva, di vivere passioni reali.
Attraverso il protagonista si osserva come tante persone che avevano parteggiato per Napoleone o addirittura avevano combattuto per lui, come il conte Mosca, riescano senza problemi a servire i tiranni e assecondare le loro politiche restauratrici. I nuovi valori si dissolvono così come neve al sole e tutto ritorna com'era prima.
Fabrizio vede un possibile riscatto nel vero amore, che in lui si accende per la giovane Clelia Conti. Nonostante si tratti di un sentimento nobile, vissuto da due anime sincere, alla fine deve cedere il passo al calcolo politico e all'opportunismo, infatti Clelia si vede costretta a sposare un marchese per rilanciare la carriera politica del padre, caduto in disgrazia dopo l'evasione di Fabrizio dal carcere di Parma.

Il protagonista del romanzo è Fabrizio Del Dongo. Giovane figlio di un nobile lombardo fedele agli Asburgo, rinnega tutto ciò in cui credono il padre e il fratello maggiore per seguire la sua passione. Sogna di diventare un eroe dell'esercito di Napoleone, ma la sua breve esperienza militare si rivela tragicomica anziché eroica; ha però il tempo di vedere dal vivo le persone che fanno parte dell'esercito francese, scoprendo che di eroico non hanno niente anzi, alcune si rivelano particolarmente meschine. Nonostante la delusione, continua a vivere tormentato dall'assenza di una passione forte, reale, finché non la trova quando si innamora di Clelia Conti. Le ragioni politiche prevalgono sui sentimenti e Clelia sposa un altro, lui però non smette mai di amarla e non rinnega sé stesso, resta per sempre legato al sentimento forte e sincero, condannandosi però all'infelicità e a una morte precoce. La sua vita dissoluta, la brillante carriera ecclesiastica favorita dai buoni uffici della zia e l'evasione dal carcere sono ispirati alle vicende di Alessandro Farnese, papa Paolo III.
Molto importante nel romanzo è la zia di Fabrizio, Gina. Anche lei si può definire uno spirito libero, ma a differenza del nipote cede a molti compromessi: contrae un matrimonio di interesse per potersi unire al suo amante e acquisire una posizione economica stabile, cede alle lusinghe del principe di Parma per salvare l'amato Fabrizio, e in generale si muove abilmente tra gli intrighi pur di raggiungere i propri scopi. Spinta dall'amore non corrisposto per Fabrizio, combina il matrimonio d'interesse di Clelia nel vano tentativo di cancellarla dalla mente del nipote. 
Il conte Mosca, amante della zia di Fabrizio, è un uomo politico molto abile che riesce a convivere con il potere traendone grandi benefici. La sua posizione di rilievo a Parma lo rende molto odiato dai rivali politici, e questa rivalità crea grossi pericoli per la vita di Fabrizio, ma la sua azione permette al giovane di salvarsi la vita e di avere una brillante carriera ecclesiastica. Lui in realtà ammira Fabrizio ma non gli vuole bene, lo aiuta per conquistarsi l'affetto dell'amante.

La Certosa di Parma è un romanzo che ci permette di vedere quanto la società possa essere lontana dallo spirito dell'uomo. In nome dell'opportunismo l'uomo sacrifica quel che è davvero, spegne i propri reali sentimenti e vive solo per guadagnare ciò che ritiene necessario in quel momento; diventa semplicemente una bestia in cerca del nutrimento per la sopravvivenza. Stendhal ci mostra queste cose nell'Italia dell'Ottocento, ma ancora oggi è così in ogni parte del mondo.
In questo libro vediamo un ragazzo pieno di sogni, vero, che si impantana in mezzo a bugie e intrighi, e per mezzo di questi viene condannato all'infelicità. La "posizione", che per i personaggi che vivono intorno a Fabrizio Del Dongo sembra essere l'unica cosa importante, lui la raggiunge, ma non può bastare a chi vuole vivere la vita davvero. Fabrizio cerca i sentimenti, cerca le emozioni intense, vuole avere qualcosa per cui vivere che vada al di là del titolo o della rendita. Nel mondo concreto de La Certosa di Parma, e in quello superficiale di oggi, avere la testa tra le nuvole non è però concesso; ieri bisognava concentrarsi sulla posizione, oggi sul denaro.
Sebbene in questo periodo mi sia un po' calato l'interesse per i romanzi dell'Ottocento, devo ammettere che i contenuti inseriti da Stendhal in questa storia me l'hanno fatta apprezzare. Si tratta inoltre di un romanzo molto appassionante, con grandi momenti di tensione, come l'evasione dal carcere, e per questo si fa leggere molto volentieri.

Francesco Abate

mercoledì 4 maggio 2022

SIAMO TUTTI UN PO' TACCHINI

 

Ho il piacere di presentarvi la mia ultima poesia, Il Tacchino.
Quante volte ci capita di guardare con adorazione, magari di amare, qualcuno o qualcosa che poi finisce per ferirci? Ho usato l'immagine del tacchino che guarda adorante la mano dell'allevatore, quella mano che lo ucciderà, per rievocare l'ingenuità di cui tutti noi siamo spesso vittime.
Oltre al messaggio finale della poesia, mi piace sottolineare come la natura sia un'infinita fonte di ispirazione.

Vi ricordo che potete trovare tutte le mie poesie già pubblicate nella pagina Le mie poesie.

Buona lettura.

Francesco Abate