venerdì 29 marzo 2019

COMMENTO AL CANTO XXIII DELLA "DIVINA COMMEDIA - PURGATORIO"

Mentre che li occhi per la fronda verde
ficcava io sì come far suole
chi dietro a li uccellin sua vita perde,
lo più che padre mi dicea: << Figliuole,
vienne oramai, che 'l tempo che n'è imposto
più utilmente compartir si vuole >>.
Dante sta ancora osservando il grande albero che cresce nella sesta cornice, come il cacciatore che perde il suo tempo a scovare gli uccelli, quando Virgilio lo esorta a muoversi e lo riporta con la mente alla sua missione, dicendogli che bisogna impiegare in modo migliore il tempo loro concesso. Subito il poeta ascolta il suo maestro e riprende il cammino dietro Stazio e Virgilio (i savi), i quali con i loro discorsi riescono a non fargli sentire la fatica ("Io volsi 'l viso, e 'l passo non men tosto, / appresso i savi, che parlavan sìe, / che l'andar mi facean di nullo costo"). D'un tratto sente piangere e cantare "Labia mea, Domine" in un modo che unisce la beatitudine e la pena. Le parole del canto appartengono al Miserere, il Salmo 51, in cui David a un certo punto prega il Signore affinché si riaprano le sue labbra e nasca di nuovo il canto di lode; Dante attribuisce ai golosi questa parte del salmo e dichiara che nel loro canto si sente contemporaneamente gioia e dolore, lasciandoci intendere che le anime, nel chiedere che le loro labbra si riaprano, manifestano sia la speranza della beatitudine che la sofferenza della fame patita. Subito il poeta chiede alla guida spiegazioni su ciò che sta udendo e Virgilio gli spiega che sono le anime che si purificano dai peccati in quella cornice. Le anime dei golosi intanto fanno come i pellegrini assorti nel loro viaggio, danno una semplice occhiata carica di stupore ai nuovi arrivati e proseguono nel loro cammino, restando in silenzio e in atteggiamento meditativo ("Sì come i peregrin pensosi fanno, / giugnendo per cammin gente non nota, / che sì volgono ad essa e non restanno, / così di retro a noi, più tosto mota, / venendo e trapassando ci ammirava / d'anime turba tacita e devota"). Le anime hanno gli occhi incavati e spenti, sono pallide e tanto magre da far aderire la pelle alle ossa. L'autore, per rendere l'idea dell'incredibile magrezza che ha davanti agli occhi, prima ci dice che nemmeno Erisittone, che fu punito dalla dea Cerere con una fame mai sazia, fu mai così magro, poi dichiara di aver pensato che quelli potessero essere gli abitanti di Gerusalemme periti nell'assedio portato dai Romani ai tempi di Tito (la città sotto assedio patì la fame, si narra addirittura di una donna, Maria di Eleazaro, la quale uccise e mangiò il figlioletto). Gli occhi sembrano anelli senza la gemma incastonata, inoltre nel loro viso si può leggere la scritta "omo" con la m particolarmente accentuata (le due o sono le orbite, la m invece è formata dal naso e i due archi delle sopracciglia; secondo alcuni autori ascetici medievali, Dio scrive la parola omo sul volto degli uomini). Osservandoli, Dante si chiede come si possa credere che il desiderio di un pomo o di un po' d'acqua possa ridurre l'uomo a un tale stato. 
Dante guarda le anime nella loro terribile magrezza, ancora ignorandone la causa, quando una di loro volge verso di lui la testa e si chiede ad alta voce quale grazia gli sia stata riconosciuta ("ed ecco del profondo de la testa / volse a me li occhi un'ombra e guardò fiso; / poi gridò forte: << Qual grazia m'è questa? >>"). Dall'aspetto il poeta non lo riconosce, ma il suono della voce gli indica subito che si tratta del suo amico Forese. Forese Donati, figlio di Corso, fu parente lontano della moglie di Dante, Gemma Donati; furono molto amici in vita, nonostante un acceso scambio di sonetti di scherno in cui il Donati accusò l'Alighieri di non vendicare le offese e d'essere figlio di un usuraio, mentre quest'ultimo rispose indicando l'accusatore come ghiottone, ladro, indebitato e bastardo. Forese esorta l'amico a non badare al suo aspetto simile a quello dei malati di scabbia, con la pelle secca e scuamosa, né alla sua magrezza, poi gli chiede chi siano le due anime che lo accompagnano nel cammino. Dante dichiara che vedere l'amico così malconcio gli genera una tristezza identica a quella che provò quando lo pianse morto nella bara, perciò gli chiede di spiegargli prima la sua pena e non farlo parlare adesso, perché parla malvolentieri chi è pieno di un altro desiderio ("<< La faccia tua, ch'io lagrimai già morta, / mi dà di pianger mo non minor doglia >>, / rispuos'io lui, << veggendola sì torta; / però mi di', per Dio, che sì vi sfoglia; / non mi far dir mentr'io mi maraviglio, / ché mal può dir chi è pien d'altra voglia >>"). Forese soddisfa la richiesta: gli spiega che per volontà divina nei pomi dell'albero e nell'acqua che lo bagna c'è una virtù che fa dimagrire sempre di più le anime; tutta quella gente si purifica del peccato della gola patendo la fame e la sete ("Tutta esta gente, che piangendo canta, / per seguitar la gola oltra misura, / in fame e 'n sete qui si rifà santa"); il profumo dei pomi e dell'acqua accende nelle anime la fame e mai queste trovano nella cornice la fine della loro pena, la quale è però una gioia perché li porta volontariamente alla purificazione tramite la sofferenza, così come Gesù volontariamente scelse di sacrificarsi per l'umanità. Forese, per citare il sacrificio di Gesù, ne ricorda l'invocazione "Elì", richiamando il momento in cui sulla croce chiese al Padre perché l'avesse abbandonato ("E non pur una volta, questo spazzo / girando, si rinfresca nostra pena: / io dico pena, e dovria dir sollazzo, / ché quella voglia a li alberi ci mena / che menò Cristo lieto a dire "Elì", / quando ne liberò con la sua vena"). 
Sentita la spiegazione di Forese circa la purificazione dei golosi, Dante manifesta un nuovo dubbio: l'amico si pentì solo in punto di morte dei suoi peccati, si sarebbe aspettato perciò di trovarlo nell'Antipurgatorio, dove tempo per tempo si ristora, cioè dove si trascorre del tempo per aver tardato troppo a pentirsi. Forese spiega di essere lì grazie alle preghiere della moglie Nella, che chiama << vedovella >> in modo affettuoso, e ne loda la virtù che tanto cara la rende a Dio. Partendo dalla figura di Nella, l'amico di Dante si lascia andare a una critica sul malcostume delle donne fiorentine: la zona montuosa della Sardegna, dove gli abitanti sono barbari, è meno barbara di quella che lasciò lui (Firenze) e, in un futuro non molto lontano, l'autorità vescovile sarà costretta a richiamare le donne contro la moda dell'epoca di mostrare troppo il petto; si chiede come sia possibile che alle donne serva una predica per non farle andar in giro nude; infine dichiara che già urlerebbero se sapessero a quali sciagure si stanno destinando, perché, prima che i loro pargoli inizino ad avere un accenno di barba, su di loro si abbatteranno delle sciagure (non si sa bene a quale evento storico Dante si riferisca). 
Terminato il suo discorso, Forese esorta Dante a rispondere alle domande che gli ha fatto prima, facendogli notare che ormai tutti guardano con stupore l'ombra che proietta al suolo ("Deh, frate, or fa che più non mi ti celi! / Vedi che non pur io, ma questa gente / tutta rimira là dove 'l sol veli"). A questo punto, Dante spiega che Virgilio e Stazio sono le due anime che lo guidano; il primo è colui che l'ha tirato via dal peccato pochi giorni prima e l'ha condotto per l'Inferno e per il Purgatorio, finché non lo lascerà alla cura di Beatrice; il secondo è colui per la cui redenzione ha tremato la montagna poco prima ("Di quella vita mi volse costui / che mi va 'nnanzi, l'altr'ier, quando tonda / vi si mostrò la suora di colui / ... Costui per la profonda / notte menato m'ha d'i veri morti / con questa vera carne che 'l seconda. / Indi m'han tratto sù li suoi conforti, / salendo e rigirando la montagna / che drizza voi che 'l mondo fece torti. / Tanto dice di farmi sua compagna / che io sarò là dove fia Beatrice; / quivi convien che sanza lui rimagna. / Virgilio è questi che così mi dice / ... e quest'altro è quell'ombra / per cui iscosse dianzi ogni pendice / lo vostro regno, che da sé lo sgombra"). 

Francesco Abate 

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