In genere non scrivo di politica su questo blog e fino all'ultimo sono stato indeciso circa l'opportunità di scrivere un post su quello che sta accadendo in questo momento a poche centinaia di chilometri dalle nostre case, ma alla fine ho capito che in casi del genere restare in silenzio è solo un atto di vigliaccheria, perché di fronte alle grandi ingiustizie è compito di ognuno usare le proprie forze e le proprie libertà per urlare al mondo la verità.
Prevengo subito qualsiasi obiezione circa l'opportunità di un post del genere su un blog culturale. Siamo in presenza della storia, e la storia è cultura, così come la politica (quella vera) lo è.
Desidero innanzitutto esprimere la mia solidarietà al popolo ucraino. Ancora una volta le perverse logiche di potere schiacciano gente inerme sotto il peso dell'odio e delle bombe. Lo scoppio di una guerra è sempre una sconfitta; lo scoppio di questa guerra, che per le sue premesse potrebbe deflagrare in un nuovo conflitto mondiale, è una sconfitta per tutta l'umanità e per tutto quello in cui crediamo. A meno di cento anni dalla follia hitleriana, dai lager nazisti e dalla bomba atomica di Hiroshima, rischiamo di cadere nuovamente in un vortice folle capace di risucchiare miliardi di vite.
Tutto quello in cui crediamo è crollato come un castello di carte, perché restiamo ancora immersi in una cultura violenta, dove è tollerabile l'uso della prepotenza per la risoluzione delle controversie internazionali, dove si sorride di fronte al leader politico che usa i manganelli per reprimere il dissenso. Dagli anni Settanta, in cui i manganelli erano la risposta agli studenti che in piazza chiedevano un mondo migliore, non è cambiato niente, perché ancora oggi molti leader eletti ed apprezzati rispondono alle istanze dei propri cittadini con le manette e i lacrimogeni. Non succede solo in Russia, è successo in casa nostra un paio di settimane fa, succede di continuo in tutto il mondo; finché fatti del genere non diventeranno intollerabili nelle nostre menti, finché ci sarà qualcuno pronto a giustificare queste violenze o a liquidarle con un sorriso beffardo, ci saranno i Putin a guidare le nazioni e i carri armati a schiacciare persone inermi.
Concludo questo post con un'amara riflessione. I colpevoli di questa situazione li conosciamo tutti, vediamo le pistole fumanti ancora nelle loro mani: Putin, che vuole sottomettere i paesi dell'ex URSS, Biden, che ha iniziato una prova di forza consapevole che le conseguenze l'avrebbero solo sfiorato, e l'intera NATO, che si è confermata schiava degli USA. Questi colpevoli hanno però dei complici, e siamo tutti noi, perché questi leader politici che governano con logiche da Medioevo, che ancora vedono nella politica un Risiko con cui giocare a proprio piacimento, hanno tutto questo potere grazie a noi, alla nostra passività o peggio al nostro consenso. Questa può essere l'occasione di cambiare la nostra mentalità, di tornare a vedere la politica nel modo giusto, di abbandonare la cultura della violenza; finché non opereremo in noi tale cambiamento, i carri armati continueranno a far sentire la propria voce.
Francesco Abate
Concordo con ciò che hai scritto. La violenza è radicata nella nostra cultura, lo vediamo a anche nel piccolo. Il problema sta nell’educazione, perché fin da piccoli ci insegnano ad essere competitivi gli uni con gli altri, questa competizione diventa la base per le guerre, quelle che avvengono nel piccolo, (tra famiglie, amici etc )e quelle che avvengono in grande ( tra le nazioni). Quindi in un certo senso siamo tutti colpevoli per aver costruito e per aver portato avanti questo modo di pensare basato sull’uso della forza.
RispondiEliminaSono contento di non essere l'unico a pensarla così.
EliminaNon commento su una guerra che non esiste e non ci riguarda.
RispondiEliminaVedi solo questo video, se vuoi capire come stanno le cose:
https://www.youtube.com/watch?v=1ZhbdcB2muw
Ciao.
Non cancello il tuo commento per amore della democrazia, ma mi cadono le braccia.
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