mercoledì 26 giugno 2019

RECENSIONE DEL ROMANZO "CAINO" DI JOSE' SARAMAGO

Lo scrittore portoghese José Saramago si è occupato con due romanzi della religione cristiana e di Dio. Nel romanzo Il Vangelo secondo Gesù Cristo ha analizzato il Dio del Nuovo Testamento, poi a vent'anni di distanza, con Caino, si è concentrato con la figura divina descritta nell'Antico Testamento.
Come tutta l'opera di Saramago, Caino non è un romanzo fine a sé stesso e non nasce con l'intento di fare scalpore; l'autore con questo libro stravolge completamente la figura di Dio, il suo rapporto con gli uomini e i valori proposti dal Cristianesimo.

La trama di Caino nella sua semplicità è molto interessante. 
A causa del peccato originale, Adamo ed Eva vengono cacciati dal Paradiso terrestre. Essi hanno due figli, Caino e Abele. Entrambi fanno sacrifici al Signore ma, per motivi mai chiariti, quelli di Abele sono accettati di buon grado, mentre quelli di Caino vengono rifiutati. Roso dall'invidia, accentuata dalla derisione del fratello, Caino cede all'ira e uccide Abele.
Scoperto il delitto, Dio affronta Caino il quale, tutt'altro che pentito e remissivo, lo incolpa del suo gesto crudele. Alla fine, messo davanti alle proprie responsabilità, Dio non uccide Caino, ma lo condanna a un eterno girovagare e gli pone sulla fronte il famoso segno grazie al quale nessuno gli farà del male.
Inizia la lunga peregrinazione di Caino, il quale non vaga solo tra i luoghi, ma anche in diversi spazi temporali, finendo coinvolto in modo più o meno attivo nelle diverse vicende bibliche, dalla distruzione di Sodoma e Gomorra al diluvio universale.

Caino è una riscrittura originale e irriverente dell'Antico Testamento.
Come già fatto ne Il Vangelo secondo Gesù Cristo, Saramago crea un pretesto per analizzare una religione e il suo Dio. Tutti siamo abituati a pensare a Dio come al padre amorevole e misericordioso dell'umanità, ma leggendo l'Antico Testamento di amore e misericordia ci sono poche tracce. Su questo gioca Saramago, e per farlo usa come protagonista colui che è nella tradizione la perfetta incarnazione del male, Caino.
Come ci hanno insegnato in chiesa, Caino è il primo assassino della storia, uccide infatti il pio Abele per invidia. Nella Bibbia Dio predilige Abele perché questi è più devoto, quindi è colpa di Caino se c'è questa preferenza. Qui nel romanzo abbiamo il primo stravolgimento: Dio predilige Abele per capriccio, e Caino è spinto all'omicidio dalla frustrazione e dal comportamento scorretto del fratello, che lo deride. In questo libro Caino è sì l'assassino, ma allo stesso tempo è la vittima, mentre il vero colpevole è Dio che ha creato i presupposti dell'omicidio.
Il lungo peregrinare a cui è condannato il protagonista diventa poi il pretesto che permette a Saramago di rileggere i fatti più importanti della Bibbia. Non ve li elencherò tutti per non rovinarvi il piacere della lettura, mi limito solo a dire che emerge un ritratto di Dio capriccioso e crudele, che non ama per nulla l'umanità e manca completamente di misericordia. 
Un episodio che devo necessariamente citare è quello delle piaghe mandate da Satana al pio Giobbe per via di una scommessa fatta con Dio. Una volta conosciuta la verità, Caino conclude che Satana non è altri che un angelo che fa il lavoro sporco per Dio, mettendo perciò sullo stesso piano le due figure, testimoniando che tra il bene e il male non c'è tanta differenza.

Questo romanzo, così originale nei contenuti e tanto irriverente nella scrittura da risultare simpatico, non è una semplice storia scritta per intrattenere.
Saramago ribalta la figura del Dio biblico e lo fa per mostrarci come nella principale religione monoteista, la più importante per diffusione nel mondo, il Dio presentato come amorevole e misericordioso è descritto in modo da mancare completamente di queste due caratteristiche. Dio ama l'uomo, ci dicono, ma la Bibbia ci narra di Sodoma e Gomorra incenerite senza pietà, dell'umanità azzerata dal diluvio universale, di un padre spinto sul punto di uccidere l'unico figlio (Abramo) e di un pio uomo devoto ridotto a larva umana semplicemente per metterlo alla prova.
Il Dio dell'Antico Testamento viene spogliato della retorica clericale e visto solo per ciò che nella Bibbia è scritto, quindi diventa molto simile alle divinità della mitologia greca o di quella romana, un essere capriccioso che gioca con le vite umane tanto per passare il tempo. 
Questa distruzione di Dio porta ovviamente a ripensare i concetti di bene e male. La Bibbia ci presenta Abramo, pronto a sacrificare a Dio il suo unico figlio, come persona estremamente devota; Saramago questa devozione la chiama col suo vero nome, crudeltà. La distruzione di Sodoma e Gomorra, che per la religione sono una purificazione, in questo romanzo diventano atti di violenza indiscriminata, senza nessuna misericordia per gli innocenti (spesso, a ricordare questa crudeltà, vengono citati i bambini periti a Sodoma).

I personaggi del romanzo sono quelli della Bibbia, ma realmente approfonditi sono solo Caino e Dio. Il primo è un uomo pieno di demoni, che non trova mai pace ed è roso da un profondo astio nei confronti del Signore, da cui sente di aver subìto un grande torto. Man mano che conosce l'opera di Dio, il suo astio aumenta e sfocia in una sfida aperta. Nei suoi discorsi con Dio si mostra anche molto irriverente e per niente timoroso del Signore, come se non ne riconoscesse la superiorità.
Dio appare come un'entità capricciosa, gioca con gli uomini come un bimbo coi soldatini, non prova nessun amore per gli esseri umani e come unica preoccupazione ha quella di essere adorato. 
Un personaggio minore, che però occupa diverse pagine del romanzo è Lilith, una donna sposata e dedita alla più sfrenata lussuria, con cui Caino intrattiene una lunga relazione sessuale e da cui ha un figlio. Nella Bibbia di questa donna c'è solo qualche traccia, mentre negli antichi testi dell'Ebraismo è presentata come la prima moglie di Adamo, la quale fuggì dall'Eden perché non intenzionata a sottomettersi al maschio. Siamo perciò in presenza della prima femminista dell'umanità, e anche in questo romanzo viene presentata come una donna che esercita una libertà sessuale assolutamente inusuale nell'epoca in cui si svolge la vicenda. Nella tradizione ebraica, Lilith è una specie di demone, anche amante di Satana, invece in questo romanzo diventa una figura positiva, è l'unica persona con cui Caino intrattiene un lungo rapporto interpersonale, l'unica con cui va d'accordo, che mai gli dà problemi e che, tutto sommato, lo rende felice e da lui trae la propria felicità. Anche qui vediamo lo stravolgimento dei valori cristiani di cui scrivevo sopra: la tradizione ebraica chiama lussuria ciò che Saramago chiama libertà; non c'è dannazione in Lilith, ma è l'unico personaggio del romanzo ad assaporare e a dare la felicità.

Io credo che Caino sia uno dei migliori romanzi di Saramago, nonché una delle letture che al giorno d'oggi andrebbero considerate necessarie.
Vivendo in un'epoca molto superficiale, da Caino e da Il Vangelo secondo Gesù Cristo c'è molto da imparare. Saramago era ateo, come sono moltissime persone nel mondo. Oggi però, così come c'è la tendenza a essere religiosi con superficialità, c'è anche la tendenza a un ateismo acritico, cioè si sceglie spesso di essere atei per moda o per essere liberi dagli obblighi prescritti dalle varie religioni. Molte volte viene chiamato "ateismo" una sorta di agnosticismo passivo, cioè il totale disinteresse circa le questioni dello spirito: non ci si dà una risposta perché ci si scoccia di fare la domanda. Con le due opere "religiose", Saramago invece ci mostra come un ateo possa prodursi in una profonda riflessione circa le religioni e la metafisica, da lui possiamo perciò imparare l'ateismo attivo, cioè quello a cui si giunge dopo attente e profonde riflessioni. Lo scrittore portoghese non crede nei valori proposti dalla religione cristiana, non si limita però a rinnegarli, li mostra sotto una luce diversa per mostrare a tutti dove sono gli errori e quanta grottesca sia la figura del Dio biblico.
Come ho già detto sopra, considero Caino uno dei migliori romanzi di questo scrittore che adoro, anche se a mio modo di vedere ha qualcosa in meno rispetto a Il Vangelo secondo Gesù Cristo; sono entrambe opere che fanno riflettere, ma la seconda mi ha anche profondamente emozionato, mentre la prima tiene un tono più irriverente e diverte più che emozionare.

Francesco Abate  

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