lunedì 28 aprile 2025

LA MIA INTERVISTA PER RADIO TAUSIA

Questa mattina ho parlato di Eudemonìa alla trasmissione "Il buongiorno si sente alla radio" dell'emittente Radio Tausia. L'intervista è disponibile sul sito dell'emittente.

Buon ascolto.

Francesco Abate

sabato 26 aprile 2025

VI PRESENTO "EUDEMONIA"

 

Oggi vi parlo un po' del mio ultimo romanzo, Eudemonìa.

Eudemonìa è un romanzo allegorico, un libro dove tutto rappresenta qualcos'altro oltre a quel che appare. Lo scopo per cui ho scritto questo romanzo è infatti molto ambizioso: rappresentare un percorso del pensiero, mostrare il crollo delle certezze e la nascita di nuove consapevolezze in un uomo qualunque.
Il romanzo è in un certo senso autobiografico, per questo ho scelto di chiamare il protagonista Francesco, ma allo stesso modo rappresenta il cammino interiore che può - e dovrebbe - compiere chiunque, quindi non viene mai citato il suo cognome. Francesco è un uomo di trentacinque anni che si trova impantanato in un'inedia mortale, consapevole dello squallore della propria esistenza ma incapace di agire per migliorare la propria condizione; come tanti, non sa cosa l'abbia ridotto così, cosa lo abbia privato delle forze, ne è vittima inerme e si trascina in una vita statica e grigia.
Nella vita di Francesco arriva un evento imprevisto, così, suo malgrado, è costretto a intraprendere un viaggio con un certo Dante, che nel corso delle varie peripezie diventerà un prezioso amico. Gli viene affidato il compito di cercare Dio dal rozzo e volgare re del suo paese; lui nemmeno crede in Dio, ma è costretto a partire in questa ricerca che, col passare degli eventi, lo porterà a ben altra meta.
Della trama sono costretto a dirvi ben poco, vi basti sapere che il viaggio che faccio percorrere fisicamente al protagonista è un'allegoria del viaggio di una mente alla ricerca prima di Dio e poi della verità. Per questo motivo il viaggio di Francesco finirà per condurlo ai confini dell'universo, e poi oltre, lo spingerà a combattere contro un'altra versione di sé e infine a distruggere l'intero universo, perché solo diventando una tabula rasa da ricostruire potrà giungere al cospetto di Eudemonìa. Questo, più che un romanzo di formazione, si potrebbe definire un romanzo di ricostruzione, perché il protagonista viene azzerato e ricostruito daccapo.
Nel corso del viaggio Francesco incontra personaggi molto variegati, ognuno dei quali rappresenta qualcos'altro, e si scontra spesso con la differenza che passa tra l'apparenza e l'essenza.

Il romanzo si divide in tre parti: Apate, Aletheia ed Eudemonìa. Ogni parte prende il nome del personaggio col quale Francesco si confronta alla fine.
Nella prima parte Francesco, cercando Dio, finisce per combattere contro la dea degli inganni, Apate.
Nella seconda parte giunge al cospetto di Aletheia, la Verità, dopo aver distrutto l'universo.
Nella terza e ultima parte, si trova faccia a faccia con Eudemonìa, che rappresenta la felicità, ma se volete sapere cosa intendo io per felicità - che non è per niente semplice da definire -, dovete leggere il libro.

Sebbene il romanzo sia un'allegoria e affronti concetti profondi, ho cercato di renderlo il più immediato possibile, quindi leggendolo non sarà difficile capire cosa rappresenta ogni situazione ed ogni personaggio.
Nei prossimi mesi comunque vi aiuterò dedicando dei post alla presentazione dei personaggi principali, inoltre potrete sempre scrivermi sul blog o sui social per chiedermi spiegazioni, anche perché credo sarebbe bellissimo potermi confrontare con voi lettori sui significati e sui concetti del romanzo. Se ho scritto questo libro è per stimolare delle riflessioni, sarebbe fantastico vedere dove vi ha spinto la lettura di questo romanzo e a quali conclusioni vi ha portato. 
Vi invito a seguire il blog e le mie pagine social (Facebook, MeWe, Instagram) per tutti gli aggiornamenti riguardo questo romanzo.

Vi ricordo che potete acquistare il romanzo in tutte le librerie fisiche e virtuali (link in questa pagina). Per chi è di Battipaglia, lo trovate subito disponibile presso Copperflield Bookshop in via Italia, 43.

Come sempre, vi ringrazio e vi auguro buona lettura.

Francesco Abate

venerdì 25 aprile 2025

25 APRILE

 

Il 25 aprile di 80 anni fa il CLNAI (Comitato di Liberazione Nazionale Alta Italia) proclamava l'insurrezione generale, dando inizio ad una serie di azioni che entro pochi giorni avrebbero liberato l'Italia dall'occupazione nazista e posto fine a venti anni di dittatura nazista.
Per chi ancora oggi mette in discussione l'importanza di questa ricorrenza, occorre sottolineare da cosa ci liberarono i partigiani: da un occupante disumano che conduceva inermi prigionieri alle camere a gas, da un dittatore che pur di mantenere il potere aveva ceduto il paese a quell'occupante, da squadracce violente e repressive che seminavano il terrore. Ottant'anni fa i partigiani furono la cura alla peggiore malattia che può colpire un paese, il totalitarismo.
Occorre quindi sottolineare una cosa importante: chi soffre questa ricorrenza, cercando di evitarla o di metterle il silenziatore, prende posizione a favore delle camere a gas e delle camicie nere, contro i cittadini liberi e il diritto al libero pensiero. Quando perciò vediamo un primo ministro italiano fuggire all'estero ogni anno per evitare di partecipare a questa ricorrenza, o vediamo un Governo usare la morte del papa per indurre alla sobrietà (come se le parate del 25 aprile fossero una carnevalata!), dobbiamo prendere atto che sono fascisti, che sono per il totalitarismo e contro la libertà.
Siccome, non dobbiamo mai dimenticarlo, è grazie al 25 aprile 1945 se oggi io sono libero di scrivere questo post, se voi siete liberi di leggerlo, e se in generale siamo liberi di pensare e dire quello che ci pare, ogni anno dobbiamo ricordare e festeggiare questa data col massimo della gioia, e fanculo alla sobrietà. Se per noi davvero è più festa la nascita di un bimbo palestinese avvenuta duemila anni fa, o la favoletta della sua resurrezione, sputiamo in faccia alla libertà che, come diceva Calamandrei, è come l'aria.

Detto questo, vi invito a festeggiare il 25 aprile senza alcuna sobrietà, ma allo stesso tempo senza leggerezza. Mangiate, bevete e fate festa, ma a questo unite una lettura di ciò che avvenne ottant'anni fa, di quello che c'era stato prima e di quello che ci fu dopo, perché si festeggia davvero il 25 aprile solo capendolo.

Vi lascio con due frasi celebri di Sandro Pertini:
<<Il fascismo per me non può essere considerato una fede politica... il fascismo è l'antitesi di tutte le fedi politiche, perché opprime le fedi altrui>>
<<Dietro ogni articolo della Carta Costituzionale stanno centinaia di giovani morti nella Resistenza. Quindi la Repubblica è una conquista nostra e dobbiamo difenderla, costi quel che costi>>

Francesco Abate

martedì 22 aprile 2025

DOVE SEI, KASYMBERDY?

 

Dove sei, Kasymberdy? è l'ultima poesia contenuta nella sezione dedicata ai singoli nella raccolta Inferno.
La poesia parla del medico turkmeno Kasymberdy Garayev, scomparso misteriosamente dopo un incontro con la polizia. Sebbene della sorte di Kasymberdy non si sappia niente, è ragionevole pensare che dietro la sua sparizione ci sia la repressione contro gli omosessuali, visto che da poco aveva dichiarato la propria omosessualità.
"Dove sei finito,
Kasymberdy?
Ha forse spento la tua voce tremante
l'urlo della iena
che strazia un paese dimenticato?"


Vi ricordo che potete acquistare Inferno in tutte le librerie e in tutti i collegamenti che trovate in questa pagina. Trovate tutti i miei libri presso la libreria Copperfield Bookshop di Battipaglia.
Se volete, potete anche seguirmi sui social alle seguenti pagine: FacebookMeWe. Potete seguire anche il mio account Instagram f.abate_scrittoresa.
Se vi fa piacere, fatemi sapere cosa pensate dei miei libri commentando sul blog, sulle pagine social o lasciando una recensione sulle piattaforme di acquisto.

Francesco Abate

martedì 15 aprile 2025

CRONOFAGIA E MEDIA

 

Cronofagia e media. La gestione e il consumo del tempo fra cinema, arti visive, tv e web è un libro pubblicato nel 2024 dalla casa editrice Meltemi che raccoglie dieci saggi sull'argomento dei media e della loro funzione di ladri di tempo.
Già con la diffusione dalla stampa popolare alla fine dell'Ottocento i media hanno acquisito la loro funzione cronofagica, essi infatti si nutrono del nostro tempo e della nostra attenzione, che monetizzano. Se con la stampa tradizionale e la televisione la monetizzazione del tempo avveniva solo dirottando l'attenzione del fruitore sugli inserti pubblicitari, oggi i meccanismi sono più raffinati e le piattaforme lucrano anche trasformando le nostre azioni in dati, rendendo di fatto noi "clienti" della piattaforma dei veri e propri lavoratori non pagati: ogni volta che interagiamo con o sulla piattaforma, generiamo un guadagno per l'azienda che la gestisce.
Grazie ai nuovi media, oggi il tempo libero si è trasformato per molti in una inquieta e continua ricerca di nuove informazioni in rete. Noi crediamo di agire liberamente, ma in realtà le informazioni che otteniamo sono quelle decise dall'algoritmo per aumentare il nostro tempo di utilizzo della piattaforma, quindi possiamo dire che oggi l'essere umano è libero di scegliere l'orario in cui vedere quello che gli viene imposto. In uno dei saggi viene esplicitamente affermato che non possiamo definire questa condizione una schiavitù, perché l'individuo si sottomette liberamente, ma io non sono completamente d'accordo, considerata l'importanza che molte app hanno nella nostra quotidianità.
Uno dei saggi approfondisce il tema della gamification, cioè della trasformazione del tempo libero in tempo di lavoro e viceversa. Quando una persona, per godere del proprio tempo libero, si avventura su queste piattaforme che offrono giochi o svaghi, entra in un mondo dove è contemporaneamente consumatore e lavoratore; egli infatti consuma il prodotto per passare il tempo, ma allo stesso tempo fornisce agli sviluppatori informazioni e riscontri utili per migliorarlo, quindi garantisce un doppio guadagno al fornitore senza ricevere niente in cambio. Questo fenomeno è ampiamente sfruttato dalle aziende che forniscono questi prodotti, infatti per lo sviluppo dei social o dei giochi esse si avvalgono di studi psicologici, così da intrappolare l'utente nella propria rete per quanto più tempo possibile. Il libro cita il caso di un gioco molto popolare su Facebook qualche anno fa, sviluppato in modo tale da innescare nel giocatore gli stessi meccanismi psicologici della ludopatia, così da aumentare a dismisura il tempo di fruizione dell'app e indurre all'acquisto in denaro vero del passaggio ai livelli superiori.

Cronofagia e media è un libro che ci apre gli occhi sui meccanismi su cui si fonda la nostra realtà iperconnessa, mostrandoci anche come la nostra moderna schiavitù parta molto da lontano e sia solo un'evoluzione del vecchio e marcio capitalismo.
Nel libro si trovano anche saggi dedicati al cinema e al suo modo di affrontare il tema della manipolazione del tempo da parte dei padroni d'azienda, perché già parecchi anni addietro gli intellettuali si ponevano il problema del ruolo svolto dai mass media nel contesto economico occidentale.
La lettura di questo libro per certi versi è inquietante, perché fa capire fin quanto siamo affondati nella palude in cui ci hanno spinto i detentori del potere economico, e con quanta facilità ci riescano a manipolare, però conoscere l'amara verità è un passo fondamentale per trovare delle contromisure. 

Francesco Abate

domenica 13 aprile 2025

PUBBLICATO IL MIO QUARTO ROMANZO: EUDEMONIA

 


Sono felice di annunciarvi l'uscita del mio quarto romanzo, Eudemonìa, pubblicato dalla casa editrice indipendente Atile Edizioni.
Dei contenuti vi parlerò più approfonditamente nei prossimi giorni, per ora vi anticipo che racconta di un viaggio iniziato per cercare Dio ma che conduce ad una meta del tutto inattesa.
Sebbene potrebbe sembrare un fantasy, definirlo così sarebbe riduttivo e impreciso, è più giusto dire che si tratta di un'allegoria.

Il romanzo si può ordinare in tutte le librerie, fisiche e virtuali. Vi invito, se potete, a prediligere quelle fisiche, evitando così di foraggiare un sistema malato e dando ossigeno a luoghi che possono essere molto di più di semplici negozi: fate lavorare le persone e non gli algoritmi!
Trovate tutte le informazioni in questa pagina.

Vi invito, una volta letto il romanzo, a lasciare i vostri commenti (positivi e negativi), perché il confronto è la linfa vitale della cultura.

Grazie e buona lettura!

Francesco Abate

mercoledì 9 aprile 2025

BIELORUSSIA

 

Bielorussia è una poesia contenuta nella raccolta Inferno.
Nel periodo in cui scrissi la raccolta, la Bielorussia era interessata da un'imponente ondata di proteste, represse nel sangue come sempre avviene nei regimi totalitari. Il paese è da decenni nelle mani di Aljiaksandr Lukasenka, dittatore amico di Putin che, forte dell'alleanza del gigante russo, non esita a calpestare qualsiasi diritto umano pur di mantenere il potere.
Nonostante le violenze della dittatura, come avviene in molti paesi dell'ex Unione Sovietica (Russia compresa), le istanze di libertà del popolo non perdono forza, e la poesia è proprio il canto di chi pretende questa libertà.
"Bianco e rosso!
Bianco e rosso!
Ghiaccio d'inverno
e sole d'estate
ecco la voce dell'urlo
di bocche affamate
non del pane infuocato
ma di fresca libertà."


Vi ricordo che potete acquistare Inferno in tutte le librerie e in tutti i collegamenti che trovate in questa pagina. Trovate tutti i miei libri presso la libreria Copperfield Bookshop di Battipaglia.
Se volete, potete anche seguirmi sui social alle seguenti pagine: FacebookMeWe. Potete seguire anche il mio account Instagram f.abate_scrittoresa.
Se vi fa piacere, fatemi sapere cosa pensate dei miei libri commentando sul blog, sulle pagine social o lasciando una recensione sulle piattaforme di acquisto.

Ne approfitto inoltre per invitarvi a seguire il blog, perché sono in arrivo importanti novità (avete notato la nuova pagina?).

Francesco Abate

mercoledì 2 aprile 2025

"PRIMA CHE IL GALLO CANTI" DI CESARE PAVESE

 

Prima che il gallo canti è un'opera di Cesare Pavese costituita da due romanzi brevi, Il carcere e La casa in collina, scritti tra il 1948 e il 1949.
I due romanzi affrontano il tema dell'ignavia durante la dittatura fascista. I due protagonisti sono, ognuno a modo suo, sospesi in un Limbo posto appena al di fuori della storia, e mentre nel mondo infuria la guerra e in Italia scoppia la Resistenza, loro restano confinati nelle proprie vicende personali senza lasciarsi coinvolgere.
Il carcere racconta dell'ingegnere Stefano, condannato al confinio in un piccolo paesino dove il mare è la quarta parete della prigione, invece La casa in collina narra del professore Corrado. Entrambi vivono la propria vicenda umana venendo solo sfiorati dagli eventi storici che infuriano tutt'intorno, si perdono tra la natura dei luoghi in cui vivono e la gente che frequentano, donne comprese.
Sia Stefano che Corrado soffrono la condizione di esuli della storia e sentono il bisogno di impegnarsi, tutti e due però al momento decisivo rinunciano e restano in disparte; Stefano sceglie di non incontrare un altro esule che l'ha contattato, Corrado sceglie di non farsi coinvolgere nella Resistenza e si limita a fuggire tra le montagne. A differenza del protagonista di Sostiene Pereira di Antonio Tabucchi, Corrado non cede all'impulso di impegnarsi nemmeno quando diventa testimone dell'ingiustizia della dittatura fascista, cioè quando i suoi compagni vengono arrestati e deportati, e sceglie solo di scappare e salvarsi la pelle.
Con Prima che il gallo canti, soprattutto col racconto La casa in collina, Pavese riflette sull'uguaglianza delle vittime della guerra, proponendo un'ideale superamento della contrapposizione tra antifascisti ed ex fascisti. L'opera è però anche un'importante riflessione sulla complicità con i regimi dittatoriali di chi non si oppone e lascia che le cose vadano per il proprio conto. Questo concetto si esplica chiaramente in questo dialogo tra Corrado e Cate, una sua vecchia fiamma:
"- Non sei mica fascista? - mi disse.
Era seria e rideva. Le presi la mano e sbuffai. - Lo siamo tutti, cara Cate, - dissi piano. - Se non lo fossimo, dovremmo rivoltarci, tirare le bombe, rischiare la pelle. Chi lascia fare e s'accontenta, è già un fascista."
Come in tutte le opere di Pavese il paesaggio svolge un ruolo di primo piano. Ne Il carcere tutto il paesino è una prigione a cielo aperto, di cui il mare è la quarta parete. Ne La casa in collina il paesaggio piemontese è invece un accogliente luogo che ospita e protegge, una culla in cui Corrado trova riparo dal mondo sconvolto e deturpato dalla guerra.

Prima che il gallo canti è da molti ritenuto il capolavoro di Cesare Pavese, ancor più importante de La luna e i falò. Al di là dei giudizi circa l'importanza dell'opera, a mio parere questa si può considerare decisamente la più moderna. 
In questi due racconti Pavese non racconta di eroi, ma di persone comuni, concentrate a preservare la propria quotidianità mettendosi al riparo dall'onere di una scelta coraggiosa e pericolosa. Ancora oggi tanti scelgono di ignorare i problemi del mondo, illudendosi di poter chiudere la storia fuori dalla porta e vivere una vita tranquilla, ma Pavese ci mostra come questa scelta lasci solo una profonda inquietudine e costringa ad una condizione subumana, immersi in un pantano ed in balìa degli eventi.

Francesco Abate

domenica 30 marzo 2025

FINALE PREMIO NABOKOV 2024

Sono ancora un po' frastornato per le ore di viaggio in auto, ma anche per il lungo fine settimana che mi sono concesso nella bellissima Lecce, coccolato dall'ospitalità salentina e dalla bella compagnia offerta dagli altri finalisti del premio Nabokov.
Sono stati due giorni bellissimi, passati tra nuovi amici, buon cibo e la straordinaria bellezza di Lecce. Tutto è poi culminato ieri sera a Novoli, dove sono salito sul palco del Premio Nabokov 2024 come finalista della sezione Racconti.

Se volete leggere Il ladro e gli altri racconti giudicati meritevoli dalla giuria del Nabokov, potete acquistare l'antologia Traiettorie.

Spero di tornare presto a Lecce, di cui sono innamorato. Chissà, magari potrò tornarci ancora grazie al Premio Nabokov, in fondo non c'è due senza tre!

Francesco Abate 

domenica 23 marzo 2025

CANTA AL CIELO LATIFA

 

Canta al cielo Latifa è una poesia contenuta nella raccolta Inferno.
Nei versi di questa poesia canto la storia della principessa Latifa del Dubai, che nel 2021 denunciò di essere tenuta prigioniera nella villa del padre, che l'aveva addirittura sequestrata a seguito del suo tentativo di fuga negli Stati Uniti.
Canta al cielo Latifa
dalla sua gabbia dorata;
quanto è triste la tua voce,
principessa
prigioniera del tuo stesso regno.
La storia fu seguita anche da Amnesty International perché, sebbene Latifa sia una principessa, la sua è una storia simbolo dell'oppressione femminile, quindi accende i riflettori su quello che succede a miliardi di donne in tutto il mondo, anche a pochi passi da casa nostra.
Canta al cielo Latifa;
cielo che non può più vedere
mentre la mano paterna
le copre spietata gli occhi.


Vi ricordo che potete acquistare Inferno in tutte le librerie e in tutti i collegamenti che trovate in questa pagina.
Se volete, potete anche seguirmi sui social alle seguenti pagine: FacebookMeWe. Potete seguire anche il mio account Instagram f.abate_scrittoresa.
Se vi fa piacere, fatemi sapere cosa pensate dei miei libri commentando sul blog, sulle pagine social o lasciando una recensione sulle piattaforme di acquisto.

Francesco Abate

domenica 9 marzo 2025

RESURREZIONE DI LEV TOLSTOJ

 

Resurrezione è un romanzo pubblicato dallo scrittore russo Lev Tolstoj nel 1889.
Ispirato a un fatto realmente accaduto, è un'opera in cui l'autore riflette sulla condizione dei reietti della società, soprattutto i carcerati, usandola come spunto per formulare la propria ricetta per la definitiva redenzione.
Resurrezione è ispirato a un fatto realmente accaduto, cioè al processo di una prostituta che tra i giurati vide l'uomo che l'aveva sedotta e rovinata; così come nel romanzo, l'uomo tentò di rimediare al torto compiuto sposando l'imputata, solo che nella realtà non ci fu lieto fine e la donna morì di tifo. Oltre allo spunto di cronaca, questo è un romanzo fortemente autobiografico, infatti lo stesso Tolstoj aveva sedotto una cameriera che poi, rimasta incinta, era stata allontanata, quindi nel romanzo lo scrittore cerca la redenzione propria, oltre che quella dell'umanità.
Il protagonista del romanzo è il nobile Dmitri Nechljudov, che per un caso ritrova il suo vecchio amore e lo trova corrotto e degradato all'infimo rango di prostituta accusata d'omicidio. La donna viene condannata, ma Nechljudov si convince di essere la causa della sua rovina, così decide di fare tutto il possibile per riscattarla, anche a costo di rovinare sé stesso. Ha inizio il viaggio del protagonista tra le classi più povere della società russa, di cui può osservare la miseria, e tra i carcerati, dei quali vede il profondo stato di degradazione umana.
Tolstoj attraverso Nechljudov propone una profonda riflessione sui contadini e sui carcerati. Riguardo ai primi, lo scrittore sposa la teoria secondo la quale sia ingiusto che i nobili possiedano la terra, traendone grandi profitti e tenendo nella miseria i contadini che la lavorano. Per quanto concerne i carcerati, lo scrittore ce li mostra come i dannati del Cocito, con Nechljudov che cammina dovendo fare attenzione a non calpestarli; gli viene negata la dignità umana e vengono degradati, eppure la loro condanna è stata comminata da una società corrotta che ha costruito le leggi per propria comodità e non per senso di giustizia.
La riflessione di Tolstoj sui carcerati si espande fino a diventare un processo etico alla società, e da questo processo si genera la consapevolezza della via per la resurrezione. La società è ingiusta e corrotta, nonostante ciò si concede il lusso di giudicare colpevoli delle persone e punirle negando loro l'umanità. L'unica soluzione a questa tremenda ingiustizia Tolstoj la rileva, attraverso Nechljudov, in una totale adesione al cristianesimo: gli uomini devono riconoscersi colpevoli davanti a Dio, ammettere perciò di essere incapaci di punire o correggere il prossimo, quindi perdonare.

Resurrezione di Tolstoj, oltre ad essere uno straordinario romanzo, leggibile e pregno di contenuti, offre anche una riflessione sulla condizione carceraria che si può traslare senza problemi ai giorni nostri.
Anche oggi i carcerati sono spesso privati della dignità umana (si guardi al tasso di suicidi in carcere) e ci tocca ancora chiederci chi davvero siano i colpevoli delle loro cattive azioni, perché è assodato che molti delinquenti nella vita non hanno mai avuto veramente la possibilità di vivere seguendo le leggi. Se le norme sono create dalla classe ricca, e in barba ad ogni principio di giustizia penalizzano qualcuno, come si può condannare costui se le viola? E come può chi ha scritto delle regole ingiuste giudicare i colpevoli e gli innocenti? 
Al di là della soluzione cristiana che offre Tolstoj, il problema c'è oggi come c'era allora e necessita di essere affrontato con analisi approfondite e non con l'assordante megafono della propaganda, come purtroppo oggi accade.

Francesco Abate

domenica 2 marzo 2025

RUSSIA

 

Russia è una poesia contenuta nella raccolta Inferno.
L'immagine che ho scelto per introdurre il post è quella degli ostaggi uccisi all'interno del teatro Dubrovka nel 2002, cittadini presi in ostaggio da terroristi ceceni e sacrificati dal proprio paese in nome di una parvenza di sicurezza. Ho scelto questa immagine per ricordare come le mostruosità della Russia di Putin non sono iniziate tre anni fa con l'invasione dell'Ucraina, ma da sempre l'ex KGB calpesta democrazia e diritti umani nel paese, come denunciato da coraggiosi giornalisti come Anna Politkovskaja (alla quale pure è dedicata una poesia in Inferno).
La poesia è composta da tre strofe. Nella prima traccio un malinconico parallelo tra la grande tradizione letteraria del paese e l'attuale squallida dittatura degli oligarchi ("C'era lo sguardo profondo di Lev, / c'era lo speleologo dell'anima Fedor, / c'era lo spirito di Anton e gli altri versi / ... / tutto oggi è coperto e calpestato / dai canini sporgenti e dal gas asfissiante / dello zar sorto dalla spuma di Stige").
Nella seconda strofa canto il desiderio di fuga di un cittadino russo soffocato dalla dittatura, perché non dobbiamo mai dimenticare che i russi sono esseri umani come noi e di questa situazione sono vittime, non complici.
Nella terza infine chiudo la poesia segnalando come il mondo scelga di non guardare. La poesia l'ho scritta prima dell'invasione dell'Ucraina, quando la Russia era ancora membro del G8 e nessuno si vergognava a fare affari col dittatore che faceva uccidere i giornalisti e aveva annesso militarmente Cecenia e Georgia.


Vi ricordo che potete acquistare Inferno in tutte le librerie e in tutti i collegamenti che trovate in questa pagina.
Se volete, potete anche seguirmi sui social alle seguenti pagine: FacebookMeWe. Potete seguire anche il mio account Instagram f.abate_scrittoresa.
Se vi fa piacere, fatemi sapere cosa pensate dei miei libri commentando sul blog, sulle pagine social o lasciando una recensione sulle piattaforme di acquisto.

Francesco Abate

domenica 23 febbraio 2025

CAPIRE I BALCANI OCCIDENTALI

 

Capire i Balcani occidendali. Dagli accordi di Dayton ai giorni nostri è un saggio scritto a cura di Martina Napolitano, dottoressa di ricerca in Slavistica e docente di lingua russa, che si propone di spiegare in modo semplice e accessibile a tutti cosa sono i Balcani e quali criticità ancora oggi covino.
Comprendere i Balcani è fondamentale non solo per arricchire le proprie conoscenze, ma perché la storia d'Europa e del mondo spesso è stata fortemente influenzata dalle vicende di quei paesi. Un attentato compiuto a Sarajevo, nell'attuale Bosnia Erzegovina, fu la miccia che fece esplodere la Prima guerra mondiale, ed anche una delle ultime guerre combattute in Europa, la guerra in Kosovo, si è combattuta in quella regione. 
I Balcani sono da sempre un rebus, un enigma difficile da risolvere in cui troppi si cimentano con leggerezza e con la mente carica di pregiudizi. Culla di grandi diversità politiche ed etniche, i paesi balcanici convivono da sempre con situazioni tese e complesse da gestire. Alcuni fanno già parte da anni dell'Unione Europea, altri hanno intrapreso il percorso necessario per l'adesione, pur mantenendo però al loro interno forti movimenti nazionalisti che non smettono di fermentare e che chiedono (e spesso impongono) di seguire la direzione opposta.
A rendere delicata la regione dei Balcani, e quindi a renderne necessaria la comprensione, è anche la sua centralità in quei problemi che riguardano l'Europa intera. Nella zona c'è chi guarda con favore ad alleanze politico-economiche con la Russia, per non parlare degli importanti accordi commerciali che alcuni paesi balcanici hanno stipulato con la Cina, rinforzando quelli che al momento sono i nemici economici (e non solo) dell'UE.
Molto delicata per questi paesi è anche la questione dei migranti. I paesi balcanici fanno parte della rotta di passaggio dei migranti che dal Medio Oriente procedono verso nord, passando per Turchia e Grecia, allo scopo di raggiungere l'Unione Europea. Lo scoppio della guerra in Siria ha aumentato il flusso di migranti lungo la rotta e le politiche di chiusura dell'UE hanno trasformato questi paesi di passaggio in paesi di arrivo, costringendoli ad accollarsi l'accoglienza di un numero cospicuo di migranti. Questa enorme pressione su casse statali quasi mai floride, unite alla forza dei movimenti nazionalisti e di estrema destra dei paesi balcanici, ha favorito l'adozione di politiche disumane nei confronti dei migranti (come dimenticare i profughi a piedi nudi nella neve in Bosnia Erzegovina?), andando ad ingrossare inoltre le file degli euroscettici, che si sono sentiti appunto traditi e abbandonati dall'UE.

Le questioni riguardanti i paesi balcanici, la loro storia e la loro cultura, le loro divisioni etniche e politiche, non sono argomenti semplici al punto da essere esauriti in un breve articolo.
Il saggio Capire i Balcani occidentali ha però il merito di spiegare con molta semplicità, quindi in modo accessibile anche a chi è a digiuno della storia balcanica, tutte queste contraddizioni. Il saggio è ben lontano dall'esaltazione o dalla commiserazione dei paesi di cui tratta, ne analizza storia, geografia e società in modo molto semplice, non mancando di porre l'accento anche sulla cultura della gente che li abita, così da avvicinare di più il lettore a quei paesi che conosciamo così poco, ma che geograficamente e culturalmente ci sono molto vicini.
Dobbiamo capire i Balcani, anche perché la comprensione di altri popoli può sempre servire a correggere la rotta che sta seguendo attualmente il nostro paese. Nella nostra Italia tiepidamente rassegnata al fascismo che ritorna, che accetta passivamente l'approvazione di norme liberticide degne dell'Iran (il cosiddetto Ddl sicurezza), la lezione che in questi giorni arriva dalla Serbia può essere una scossa, perché i serbi ci hanno dimostrato che un popolo compatto e deciso nella protesta può rovesciare un Governo autoritario.

Francesco Abate 

sabato 15 febbraio 2025

VALANGA DI NEVE (CANTO PER I TOSSICODIPENDENTI)

 

Nessun cane in cerca dei loro resti,
nessun orecchio ad ascoltarne i lamenti;
soffocano silenziosi e nascosti,
sotto i passi di una umanità senza cuore.
Questa è la strofa conclusiva di Valanga di neve (canto per i tossicodipendenti), poesia contenuta nella raccolta Inferno.
In questa poesia canto dei tossicodipendenti, vittime di una società che prima li distrugge, poi li devia, infine li giudica e li allontana.
La tossicodipendenza è una piaga di cui si parla tanto, ma quasi sempre a sproposito, e gli approcci di chi dovrebbe salvare le vittime di questo morbo sono quasi sempre punitivi. La società che spinge le persone nel tunnel della droga finisce poi per punirli, perché è più facile rinchiuderli e giudicarli che aiutarli e fare autocritica.


Vi ricordo che potete acquistare Inferno in tutte le librerie e in tutti i collegamenti che trovate in questa pagina.
Se volete, potete anche seguirmi sui social alle seguenti pagine: FacebookMeWe. Potete seguire anche il mio account Instagram f.abate_scrittoresa.
Se vi fa piacere, fatemi sapere cosa pensate dei miei libri commentando sul blog, sulle pagine social o lasciando una recensione sulle piattaforme di acquisto.

Francesco Abate

sabato 8 febbraio 2025

"I DEMONI" DI FEDOR DOSTOEVSKIJ

 

I demoni è un romanzo scritto da Fedor Dostoevskij e pubblicato per la prima volta nel 1872. Con quest'opera l'autore russo riprende le riflessioni sulla crisi morale della società russa sviluppate in Delitto e castigo, riflessioni che poi troveranno pieno compimento ne I fratelli Karamazov.
In origine Dostoevskij progettò di scrivere la Vita di un grande peccatore, che però nella sua forma unitaria non vide mai la luce, venendo invece pubblicata sotto forma di due opere distinte: I demoni e L'adolescente.
In questo romanzo lo scrittore analizza i problemi posti dall'avanzare del nichilismo nella società russa. Una nuova generazione priva di valori morali, senza Dio e senza idea del bene, prende forza e tenta di rovesciare l'intera società, favorita da una vecchia generazione incapace di vedere la portata reale del pericolo, accecata com'è dalle frivolezze e da un liberalismo già largamente diffuso.
Il titolo I demoni viene da un passo del Vangelo di Luca nel quale si racconta dei demoni che, cacciati da Gesù, escono dal corpo di un malato e vanno ad impossessarsi di un branco di maiali, che poi si gettano nel precipizio. Nella visione di Dostoevskij, i nichilisti sono i maiali posseduti dai demoni, e come questi si abbandonano all'istinto di autodistruzione. Il romanzo però, attraverso le parole di uno dei suoi protagonisti, si chiude con una visione carica di speranza: la malata guarirà e siederà ai piedi di Gesù, guardata con meraviglia dagli altri. La società russa quindi sarà liberata dai suoi demoni, tornerà nel solco delle proprie tradizioni cristiane e riprenderà a splendere.
Il tema principale è quello del nichilismo, che si impossessa della nuova società e la distrugge, complice la vecchia generazione. Questa colpa dei padri si vede chiaramente nel rapporto tra Stepan Trofimovic Verchovenskij e suo figlio Petr: il primo è un intellettuale convinto di essere liberale, che solo alla fine rinnega il suo passato; suo figlio invece è un subdolo manipolatore, non crede in niente e trama per esercitare il proprio potere sulle persone che lo circondano.
In questo romanzo, attraverso i suoi complessi personaggi, sono presentate tre diverse varianti di nichilismo:
1) Kirillov è un nichilista tormentato dall'idea dell'uomo-Dio, sceglie di uccidersi perché convinto che l'uomo possa essere davvero libero solo vincendo la paura della morte, quindi togliendosi la vita per coraggio e non per disperazione;
2) Satov rappresenta il messianesimo russo, è convinto infatti che il popolo russo sia l'unico "portatore di Dio" e non debba rassegnarsi ad avere un ruolo secondario nella storia dell'umanità;
3) Sigalev pensa che nella società perfetta tutti debbano essere uguali nella schiavitù, quindi l'umanità debba essere sottomessa ad un ristretto gruppo di capi.
Queste tre varianti del nichilismo finiscono, loro malgrado, per sottomettersi al gioco perverso di Petr Verchovenskij, infatti la morte di Kirillov viene usata per depistare le indagini su un omicidio, Satov viene ucciso perché tenta di difendere la propria indipendenza spirituale e di uscire gruppo di terroristi, la teoria di Sigalev viene presentata come originale anche se in realtà nessuno le dà importanza. Qui l'autore ci mostra come il terrorismo e la brama di potere usino le varie tendenze nichiliste per predicare la morte dei vecchi valori e giungere al potere.
In origine il protagonista del romanzo doveva essere proprio Petr Verchovenskij, anche perché la narrazione prende spunto da un fatto di cronaca dell'epoca (l'uccisione di uno studente ad opera di un gruppo di terroristi) che viene richiamato con l'uccisione di Satov. Procedendo nella stesura, però, l'autore scelse di dare maggior rilievo a Nikolaj Stavrogin, che divenne il vero protagonista. Stavrogin è un giovane viziato, annoiato e immorale, uno che distingue il male dal bene ma non sceglie nessuno dei due, cerca di avere solo comportamenti "estremi" per vivere un brivido. Stavrogin è un tiepido, e nell'Apocalisse c'è scritto, ricorda lui stesso, che i tiepidi saranno vomitati dalla bocca di Dio.

Man mano che si procede nella lettura de I demoni, non si può fare a meno di analizzare con gli occhi di Dostoevskij la situazione mondiale attuale.
I complotti di Petr Verchovenskij ci mostrano come chi ha brama di potere riesca a manipolare ignoranza e disperazione: come lui si fa apprezzare dalla buona società che vuole distruggere, così oggi chi vuole piegare la società alle proprie voglie si presenta avvolto dall'aura di benefattore; allo stesso modo, come lui usa le convinzioni autolesioniste di Kirillov per i propri fini e sopprime Satov che vuole essere libero, così gli aspiranti potenti di oggi si avvantaggiano della disperazione della gente e tentano di reprimere qualsiasi manifestazione di libertà individuale. Oggi il mondo è pieno di Petr Verchovenskij e, grazie all'apatia di buona parte della società civile, hanno sempre più potere.
Un personaggio che risulta molto attuale è anche quello di Stepan Trofimovic, che è il perfetto simbolo dello pseudointellettuale contemporaneo, che si crede libero, o finge di esserlo, ma non fa altro che crogiolarsi nei propri sogni di gloria, abdicando al proprio ruolo di guida della società e favorendo la nascita e la crescita dei vari Petr Verchovenskij.

Francesco Abate

sabato 1 febbraio 2025

LA "PRESA DI CRISTO NELL'ORTO" DI CARAVAGGIO

 

Presa di Cristo nell'orto è un quadro di Michelangelo Merisi, detto Caravaggio, dipinto nel 1602 e commissionato da Ciriaco Mattei durante il periodo romano dell'artista.
Di quest'opera attualmente esistono due versioni: una conservata alla National Gallery di Dublino e un'altra nella collezione privata dell'antiquario Mario Bigetti. Riguardo la prima, non tutti la riconoscono come opera di Caravaggio, molti infatti nelle caratteristiche dell'opera vedono caratteristiche tipiche della pittura di Gerard van Honthorst. 
Per molti anni dopo la sua scoperta, avvenuta ad opera di Roberto Longhi nel 1943, la Presa di Cristo oggi ritenuta originale fu considerata opera degli allievi di Caravaggio, questo a causa di tentativi maldestri di restauro fatti nel corso del tempo. Solo nel 2003, dopo numerose radiografie, si è attribuita la paternità dell'opera allo stesso Merisi.
Il quadro ritrae il momento in cui i soldati catturano Gesù nell'orto degli ulivi. Lo sfondo è completamente scuro e non mostra alcun particolare, privando l'immagine di una collocazione spaziale definita e ambientando la scena in uno spazio metafisico, un luogo indefinito che può essere ovunque e da nessuna parte, così da permettere all'osservatore di entrarci in prima persona. L'unica fonte di luce è una lanterna tenuta in mano da un personaggio (che è l'autoritratto dell'autore), il quale assiste con curiosità all'intera scena, così a rappresentare l'umanità che cerca di comprendere le verità di fede. Ci sono quattro soldati romani ad afferrare Giuda e Gesù; il traditore sta ancora abbracciando il suo maestro e tiene il volto vicino al suo, segno che il tradimento si è da poco consumato. Gesù tiene una posa molto particolare, non tenta né di divincolarsi né di reagire, tradisce la rassegnazione di chi conosce e accetta il proprio destino, con le mani giunte in attesa che questo si compia. Alle spalle di Gesù c'è Giovanni, l'apostolo che amava, che invece tradisce le emozioni umane dell'uomo di pace travolto dalla violenza: la sua posa è scomposta in un urlo, a mostrare tutta la sua paura. 

Ho avuto la fortuna di vedere la Presa di Cristo nell'orto proprio oggi, essendo il quadro esposto nel Complesso San Michele di Salerno fino al 23 marzo.
Il quadro permette di immergersi in un momento cruciale della storia dell'umanità e di vedere come attraverso un'immagine si possa esprimere un'idea, infatti l'autore dipinge la propria voglia di studiare e comprendere ciò che è scritto nelle Sacre Scritture.
In un'epoca in cui chiamiamo "arte" anche una banana appesa al muro, forse è il caso di riavvicinarci a questi capolavori e guardarli con la dovuta attenzione.

Francesco Abate

domenica 26 gennaio 2025

ARMENIA

 

Armenia è una poesia inclusa nella raccolta Inferno.
In questa poesia parlo del Grande Crimine, il nome col quale gli armeni indicano il genocidio perpetrato nei loro confronti dall'Impero ottomano tra il 1915 e il 1916. Ad oggi la Turchia ancora si rifiuta di riconoscere questo terribile crimine e addirittura persegue chi ne parla.
Al di là delle ragioni che causarono il genocidio armeno, la cosa più importante da ricordare è che fece circa tre milioni di morti, cioè spezzò tre milioni di esistenze, cosa che ancora oggi si tende a sottovalutare quando si discute di fatti del genere.
Vi lascio i versi conclusivi della poesia, che riassumono tutto il concetto:
"Il Grande Crimine ci ha strappato le madri
e il turco finge che non c'era
ma sua era la sciabola che vibrava i colpi
sotto cui i nostri cuori si fermavano."


Vi ricordo che potete acquistare Inferno in tutte le librerie e in tutti i collegamenti che trovate in questa pagina.
Se volete, potete anche seguirmi sui social alle seguenti pagine: FacebookMeWe. Potete seguire anche il mio account Instagram f.abate_scrittoresa.
Se vi fa piacere, fatemi sapere cosa pensate dei miei libri commentando sul blog, sulle pagine social o lasciando una recensione sulle piattaforme di acquisto.

Francesco Abate

sabato 25 gennaio 2025

FINALISTA DEL PREMIO NABOKOV CON UN RACCONTO INEDITO

 

Con grande gioia annuncio che per il secondo anno consecutivo sarò tra i finalisti del Premio Nabokov, quest'anno con il racconto inedito Il ladro.
Sarà una grande emozione salire di nuovo sul palco del Teatro Comunale di Novoli, avrò inoltre il piacere di visitare ancora la bellissima Lecce.
Non vedo l'ora che arrivi il 29 marzo, giorno della premiazione.

Come sempre, questi riconoscimenti sono l'occasione per ringraziare tutti voi che mi seguite e che leggete quello che scrivo.

Francesco Abate 

sabato 18 gennaio 2025

EUGENIO MONTALE: POETA SIMBOLO DEL NOVECENTO, VIVE ANCORA OGGI

 

Eugenio Montale può essere definito il poeta del male di vivere. Ci basti rievocare alla mente i bellissimi versi della poesia Spesso il male di vivere ho incontrato, dove rende magistralmente il senso di angoscia e smarrimento dell'uomo del suo tempo (Ossi di seppia fu pubblicato nel 1925) mostrandoci un fiume strozzato che fatica a scorrere, una foglia accartocciata e un cavallo stramazzato.
Anche nelle opere successive il senso di angoscia della poesia montaliana non si attenua, anzi pare accrescersi, alimentato dal secondo conflitto mondiale e dal progresso tecnologico in cui si smarrisce l'uomo. La poesia stessa, in epoche tanto sanguinarie e confuse, perde la capacità di comunicare l'essenza dell'uomo ("Codesto solo oggi possiamo dirti, / ciò che non siamo, ciò che non vogliamo"). Eppure attraverso il correlativo oggettivo Montale, ispirato da T.S. Elliot, riesce a comunicare le emozioni che agitano il cuore del poeta semplicemente accostando delle immagini, riuscendo così a mantenere inalterata la potenza comunicativa della poesia nonostante l'inasprimento del linguaggio. La poesia diventa così sempre meno aulica, forse anche sempre meno "utile", ma riesce a non perdere la propria influenza sull'anima dell'uomo.
Montale nel suo viaggio discendente verso un'angoscia sempre più marcata si fa accompagnare, a partire dalla raccolta Le occasioni, dalla figura femminile di Clizia. Immagine poetica della sua amante Irma Brandeis, Clizia solleva il poeta dal vuoto esistenziale e ne La bufera e altro diventa una donna-angelo che lo accompagna tra gli orrori della guerra. Ne La bufera e altro alla figura di Clizia si affianca anche quella della moglie di Montale, che si assume il compito di accompagnarlo nel suo confronto con le cose terrene.

I tratti della poesia di Montale, che sopra ho riassunto molto velocemente, lo rendono sì un poeta simbolo del Novecento, ma allo stesso tempo ne sanciscono la straordinaria attualità. Anche oggi l'uomo è tormentato dal pensiero della guerra, sebbene almeno nel nostro paese ancora non ci sia toccato di viverla sulla pelle, e la straordinaria velocità del progresso tecnologico lo ha completamente smarrito, così dilagano confusione e paura. In questo contesto, versi come quelli finali di Meriggiare pallido e assorto, che paragonano la vita ad un muro con sopra cocci aguzzi di bottiglia, risuonano con grande forza nel cuore del lettore e non possono lasciarlo indifferente.
Leggere Montale oggi è come confidarsi con un amico più grande che ha già vissuto quello che noi siamo vivendo, può aiutare noi uomini d'oggi, così incapaci di ascoltare e comprendere i nostri stati d'animo e le nostre paure, a capirci e a non soccombere al terrore.
La lettura di Montale è inoltre indispensabile per chi, come me, ha l'ambizione di scrivere poesia. Montale è riuscito a comunicare profonde inquietudini con versi scarni e poco aulici, questo grazie ad un magistrale uso delle immagini, del linguaggio e delle figure retoriche. Oggi spesso ci si nasconde dietro l'alibi della libertà stilistica per scrivere poesie che sono delle spiegazioni scritte andando d'accapo a casaccio, trascurando del tutto armoniosità dei suoni ed efficacia delle immagini. La poesia, così come la vedo io, deve essere arte, quindi l'espressione della propria essenza attraverso il bello, ma a differenza di Montale molti spesso dimenticano di ricercare il bello e si limitano ad esprimere le proprie idee. 
Dobbiamo leggere Montale, e dopo averlo letto dobbiamo rileggerlo e rileggerlo ancora, perché nella sua poesia c'è la medicina che può aiutarci a sopportare meglio il peso di questa epoca incerta.

Francesco Abate

domenica 12 gennaio 2025

SORRISO E GHIGNO

 

Sorrideva quando ti chiamava
"fratello"
e sorrideva quando gli chiedevi aiuto.
E' facile mutare il sorriso in ghigno,
più difficile è riconoscerli entrambi:
tu non ci riuscisti
e gli sorridevi mentre ti lasciava
morire.
Questa poesia, dal titolo Sorriso e ghigno, è contenuta nella mia raccolta Inferno.
Mi è stata ispirata dalla storia di Selimovik, un immigrato che ha vissuto e lavorato venti anni a Salerno ma che, per ragioni burocratiche, si è visto di colpo negare il diritto al medico di base ed alle cure per la sua malattia, morendo senza la necessaria assistenza. Quella di Selimovik è una vicenda i cui dettagli conosco poco, ma è la storia di tantissimi, anzi troppi, esseri umani che vengono sfruttati dal sistema e poi gettati nella spazzatura quando hanno bisogno. Gli immigrati vanno bene finché svolgono un lavoro, diventano però un peso quando hanno bisogno dell'assistenza che non dovrebbe essere negata a nessun essere umano. Gli sorridiamo finché generano per noi un profitto, ghigniamo quando hanno bisogno di aiuto.


Vi ricordo che potete acquistare Inferno in tutte le librerie e in tutti i collegamenti che trovate in questa pagina.
Se volete, potete anche seguirmi sui social alle seguenti pagine: FacebookMeWe. Potete seguire anche il mio account Instagram f.abate_scrittoresa.
Se vi fa piacere, fatemi sapere cosa pensate dei miei libri commentando sul blog, sulle pagine social o lasciando una recensione sulle piattaforme di acquisto.

Francesco Abate

domenica 5 gennaio 2025

"LE ANIME MORTE" DI NIKOLAJ GOGOL

 

Le anime morte è un romanzo pubblicato nel 1842 dallo scrittore russo Nikolaj Gogol.
Quest'opera rappresenta un vero e proprio spartiacque nella letteratura russa, è infatti il primo romanzo che analizza le condizioni morali e sociali del popolo russo.
Il protagonista del romanzo è Pavel Ivanovic Cicikov, un truffatore che compra dai proprietari terrieri le anime morte, cioè quei contadini morti dopo l'ultimo censimento per i quali i padroni dovranno pagare le tasse fino a quello successivo. Lo scopo di Cicikov è accumulare un buon numero di servitori fantasma per poi ipotecarli, così da ricevere denaro in cambio di niente. La storia narrata da Gogol è ispirata a un fatto realmente accaduto.
La storia di Cicikov è il pretesto col quale Gogol ci mostra il livello di corruzione della società russa. I rapporti in società sono intrisi di ipocrisia, influenzati dagli interessi materiali e dalle condizioni economiche delle persone. A spadroneggiare sono inoltre avidità e ingordigia, si specula perfino sui morti, inoltre sono tantissime le scene in cui a tavola i personaggi si ingozzano senza ritegno.
Uno sguardo particolarmente critico è gettato poi sui funzionari pubblici, corrotti oltre ogni decenza e pronti a vendersi anche per pochi copechi. Molto significativo è il discorso del principe, con cui si conclude il romanzo, pronunciato dopo che è stata smascherata la truffa delle anime morte ed è stato chiarito quanto nella sua riuscita abbiano inciso l'incapacità e la mala fede dei funzionari pubblici; le parole del principe suonano come una resa alla bassezza morale di coloro che dovrebbero garantire il funzionamento delle istituzioni. Per Gogol quindi vince l'indolenza russa, che invece di combattere le piaghe che ne sfigurano il corpo sociale si limita ad allargare le braccia ed accettare lo stato di cose.

Le anime morte per i suoi contenuti è un vero e proprio romanzo di denuncia sociale, ma il progetto iniziale di Gogol era diverso e più complesso.
Nelle intenzioni dell'autore questo romanzo avrebbe dovuto essere solo la prima parte di un viaggio di redenzione in stile dantesco all'interno del popolo russo. Con Le anime morte Gogol avrebbe mostrato la parte abietta della società russa, rappresentando così l'Inferno della Russia, poi le opere successive avrebbero rappresentato un crescendo, fino ad arrivare alle virtù, quindi al Paradiso. Il progetto non si è però mai concretizzato ed alle stampe è stato dato solo questo romanzo che, preso singolarmente, rappresenta una pesante denuncia sociale.

Leggendo Le anime morte non ho potuto fare a meno di pensare alla nostra epoca. L'ipocrisia che denuncia Gogol è oggi viva e forte, e non prospera solo in Russia, ci basti guardare la differenza di trattamento riservata agli stranieri poveri (i migranti) e a quelli ricchi (turisti e sceicchi vari). Lo stesso discorso vale per l'avidità e l'ingordigia, per non parlare poi della corruzione, di cui soprattutto noi italiani siamo ogni giorno testimoni e (spesso) complici.
Come tutti i grandi capolavori, Le anime morte non smette mai di essere attuale.

Francesco Abate