mercoledì 13 aprile 2022

LA RUSSIA DI PUTIN SCRITTO DA ANNA POLITKOVSKAJA

La Russia di Putin è un libro giornalistico scritto nel 2004 da Anna Politkovskaja, giornalista russa assassinata nel 2006 a Mosca.
Si tratta di un libro molto chiaro sin dall'incipit, nel quale l'autrice dichiara di voler parlare di Putin senza toni ammirati, in un modo, accusa, che non è molto in voga in Occidente. La giornalista motiva la propria scarsa stima col fatto che, divenuto presidente, Putin non è riuscito ad abbandonare la forma mentis e i modi di agire assimilati durante la lunga carriera al KGB. "Siamo solo un mezzo, per lui. Un mezzo per raggiungere il potere personale. Per questo dispone di noi come vuole" dichiara l'autrice.
Nelle pagine di questo libro-denuncia, Anna Politkovskaja mostra con chiarezza la profonda corruzione che il regime di Putin ha tollerato, e spesso promosso, in tutta la Russia. Ci viene mostrato un paese dove il pesce grosso può disporre a proprio piacimento di quello piccolo, tanto nell'esercito quanto nella vita lavorativa, dove i giudici sono alla mercé dello Stato e per questo non esiste giustizia per chi subisce un abuso dai potenti, dove anche il più elementare diritto umano può essere negato senza conseguenze, dove il razzismo nei confronti dei ceceni è pane quotidiano. Tutto questo ci viene mostrato con la chiarezza propria del libro giornalistico, che partendo da episodi particolari arriva a descrivere la realtà generale.
Particolarmente impressionanti sono le pagine dedicate alle violenze contro i soldati e le loro famiglie. Come ho già detto, il pesce grosso può disporre del piccolo come vuole, quindi non mancano casi di abusi sfociati in torture e omicidi, con le famiglie che dopo aver incassato il lutto devono subire l'oltraggio della giustizia negata. L'autrice cita inoltre tanti casi di soldati morti durante la seconda guerra di Cecenia i cui corpi non sono mai stati restituiti alle famiglie, in barba a ogni regola di umanità e buon senso.
Oltre alle ingiustizie, il libro ci offre un'immagine dell'esercito molto diversa da quella che si potrebbe immaginare. La Russia è una potenza nucleare e ha uno degli eserciti più grandi del mondo, eppure ci vengono mostrati soldati lasciati alla fame e abbandonati senza supporto in zone remote del paese. Anche a livello militare, la cura delle persone è pari a zero: al regime interessa solo l'efficienza delle armi.
Ci sono molte pagine dedicate a due fatti che tutti più o meno conosciamo e che non lasciano dubbi su quello che è il regime di Putin: l'assalto al teatro Dubrovka (2002) e quello alla scuola di Beslan (2004). In entrambe le situazioni ci fu un attacco terroristico e il potere, quindi Putin, preferì difendersi con la forza senza nemmeno provare a salvare gli ostaggi civili anzi, ne uccise gran parte per poi nascondere le prove del misfatto. In quei casi vedemmo tutti, perché grande risonanza ebbero anche da noi quei fatti, che la vita umana per Putin non significava niente e che il sistema giudiziario russo asseconda ogni esigenza del potere.
Le pagine conclusive del libro in poche righe hanno il merito di inchiodare tutto l'Occidente alle proprie responsabilità. Scrive l'autrice: "Né ci potrà aiutare l'Occidente, che poco si cura della <<politica antiterrorismo>> di Putin e che invece mostra di gradire la vodka, il caviale, il gas, gli orsi e un certo tipo di persone...". Tutti abbiamo avuto il modo di vedere le violazioni dei diritti umani perpetrate da Putin in Russia e in Cecenia, gli arresti arbitrari di ceceni accusati di terrorismo senza alcuna prova, gli avvelenamenti degli oppositori politici, ma il gas russo è stato più importante di tutto. Solo adesso, che Putin ha mostrato di non esitare a rivoltarsi anche contro di noi, ci siamo risvegliati dall'opportunistico torpore.

La Russia di Putin è un libro importante da leggere, soprattutto in questo periodo. La Russia è diventata prepotentemente un problema di tutti noi; fino a qualche mese fa si sorrideva dell'estremo decisionismo di Putin, ci si facevano i meme e non mancavano tanti suoi estimatori sia tra i politici che nella società civile (tutta l'estrema destra europea gli lecca le natiche da anni, invogliata dai rubli e sempre pronta ad abbracciare chi reprime le libertà). Adesso che sembra diventato possibile un attacco contro di noi, di colpo Putin è brutto e cattivo; un po' come accadde coi talebani, le cui politiche repressive e oscurantiste non interessavano a nessuno finché gli USA non decisero di attaccarli. 
La politica gioca da sempre manipolando la realtà dei fatti e la storia, a noi non resta che essere bene informati in modo da non cadere nelle sue trappole. Oggi tanti straparlano di geopolitica e di Russia, ma pochi conoscono la realtà dei fatti. L'attacco contro l'Ucraina può aver sorpreso solo chi si era perso il massacro dei ceceni, il teatro Dubrovka e Beslan, chi era distratto quando fu seminato polonio-210 per Londra o quando Navalny si trovò il veleno nelle mutande. Viviamo in un mondo complesso, e a tutti piace esprimere le opinioni personali, quindi non possiamo permetterci ingenuità o disinformazione.
Anna Politkovskaja in questo libro fa una denuncia chiara, ci mostra come in Russia ci sia il KGB al potere, come sia tornato a galla il peggio dell'Unione Sovietica. La giornalista pagò il suo coraggio con la vita, ma le sue parole non saranno vane finché i suoi libri apriranno gli occhi della gente su uno dei personaggi più pericolosi del mondo.

 Francesco Abate

4 commenti:

  1. Non mi piace questa linea anti Russia tout court: perché non parli anche di Biden, degli affari che ha in Ucraina, perché non parli del massacro del Donbass cominciato nel 2014 da parte del battaglione ucraino filonazista Azov, perché non parli del colpo di Zelenskj appoggiato dagli USA e dall'UE? Perché non dici che Draghi promulga la guerra e invia armi (andando contro l'art. 11 della Costituzione italiana) solo per diventare segretario Nato?
    Basta con questo finto buonismo: prima eravate ciechi con la finta pandemia, ora siete asserviti all'America...
    Ma quando comincerete ad avere un pensiero vostro?
    Ciao.

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    1. Definire "ciechi" chi la pensa diversamente non è carino, e se foste voi "bastian contrari" a sbagliarvi? Non è un po' troppo comodo pensare che ci siano degli altri che sono rincoglioniti, invece di capire il loro punto di vista e mettere in discussione il proprio?
      Biden è un guerrafondaio, come sono gli USA da sempre, e la NATO sappiamo tutti cos'è, ma la Russia ha invaso l'Ucraina e per questo non può che avere torto. Poi possiamo discutere sulle ingerenze occidentali in favore di Zelensky, ma non dimentichiamoci del governo fantoccio di Yanukovich messo lì dalla Russia, dei continui attentati russi contro i gasdotti ucraini a ogni crisi politica, dell'annessione russa della Crimea. La Russia dall'inizio dell'era Putin tiranneggia i paesi limitrofi, l'Ucraina è solo l'ultima delle vittime.
      Per quanto riguarda la Costituzione, spero la smettano presto tutti di tirarla in mezzo impropriamente. L'Italia ripudia la guerra come strumento di offesa e come mezzo per la risoluzione di controversie, ma noi adesso stiamo aiutando una nazione aggredita a difendersi. Perché gli ucraini forse non saranno santi, ma in questo momento sono le vittime di un'aggressione e per questo vanno difesi. Come possiamo parlare di libertà e democrazia per poi lasciare che una nazione ne distrugga un'altra? Abbiamo sbagliato ad accettarlo quando lo hanno fatto gli USA (Afghanistan, Iraq, giusto per citare i più recenti), non stiamo sbagliando ora a non tollerare che lo faccia la Russia (benché lo facciamo per ragioni egoistiche di auto-conservazione).

      Al di là delle opinioni, che sono libere, ti prego la prossima volta di evitare accuse di cecità o cose simili. Questo è un blog di cultura, se non si ha l'umiltà di accettare il pensiero differente è meglio andare da un'altra parte. Io non voglio cancellare i commenti, pretendo però discussioni rispettose e corrette.

      Ciao.

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  2. Io dico solo che quando c'è una guerra hanno entrambe le parti torto: bisognerebbe farla finita e soprattutto, almeno noi come paese, starne fuori.
    Ti abbraccio.

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    1. Non è vero che quando c'è una guerra hanno entrambe le parti torto. Se una Nazione attacca e l'altra si difende, ha ragione chi si difende. L'uso della violenza è sempre da condannare, ma ciò non vuol dire che se ti prendono a schiaffi tu debba porgere l'altra guancia.
      Domani celebreremo la Resistenza. I partigiani furono combattenti in guerra contro i nazifascisti, ma certo non avevano torto.
      Io capisco l'avversione per la guerra, posso garantirti che sono da sempre contro ogni forma di violenza (e credo di averlo manifestato più volte), ma di fronte a un'aggressione la neutralità equivale alla complicità.

      Un abbraccio.

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