domenica 23 settembre 2018

RECENSIONE DE "LA NOTTE DELLA REPUBBLICA" DI SERGIO ZAVOLI

La notte della Repubblica è la trasposizione su libro della fortunata trasmissione di Sergio Zavoli che andò in onda in 18 puntate tra il 12 dicembre 1989 e l'11 aprile 1990. La stesura del libro è stata curata dallo stesso Zavoli, presenta una struttura molto simile a quella della trasmissione, solo i dibattiti di fine puntata sono stati omessi ed è stata mantenuta esclusivamente la parte documentale, così da consentire al lettore di crearsi una propria opinione.
La scelta della foto con cui ho aperto la recensione non è casuale. La cosiddetta "notte della Repubblica" fu il periodo della storia recente in cui la democrazia italiana fu chiamata alla prova più dura. In questa celebre foto vediamo uno dei più autorevoli rappresentanti della politica, Aldo Moro, segretario della DC in procinto di formare il Governo, sequestrato dal più famoso e pericoloso gruppo sovversivo italiano, le Brigate Rosse: lo Stato tenuto in scacco dal suo peggior nemico. Il sequestro Moro fu uno dei momenti più tragici, ma anche più importanti, di quel periodo, e forse ne accelerò addirittura in qualche modo la fine.
Ne La notte della Repubblica troviamo tutti gli eventi più drammatici che segnarono la storia della seconda metà del secolo scorso: gli attentati come quello alla stazione di Bologna, lo scandalo della P2, gli omicidi politici. Il libro, riprendendo una trasmissione che fu girata quando le ferite erano ancora aperte, riesce non solo a esporre la storia e analizzarla, ma trasporta il lettore nel clima di agitazione, di rabbia, di paura e di smarrimento che si visse allora. Grazie a un lavoro di documentazione molto scrupoloso, Zavoli riesce a dare un'idea della grande galassia di gruppi terroristici fascisti e comunisti che nacquero e operarono in quegli anni, analizzando con grande cura i principali, su tutti le Brigate Rosse.
Leggendo il libro di Zavoli, il lettore ha un quadro completo e dettagliato degli eventi e del clima politico-sociale in cui si svolsero. Sono riportate nelle pagine che lo compongono anche le interviste che vennero realizzate, così il lettore può entrare in diretto contatto col punto di vista di vittime e carnefici, capirne le ragioni anche al di là delle semplici questioni politiche. Considero questo libro una lettura indispensabile, permette infatti di conoscere meglio una fase della nostra storia evitando le banalizzazioni e le faziosità a cui oggi la sua lettura è soggetta.
Leggere La notte della Repubblica, in special modo le interviste realizzate ai terroristi, non permette solo di conoscere la storia, ma anche di osservare un particolare meccanismo che scattò nella mente di chi uccise o ferì in nome di un ideale. Leggendo le parole dei terroristi, diventa chiaro come l'appassionata e totale adesione all'ideale politico spinse molte persone a vedere la realtà in modo distorto, essi infatti videro nei loro atti violenti una rivoluzione, pur non avendo alle spalle un popolo che li appoggiasse, inoltre smisero di considerare le loro vittime come persone, erano solo nemici meritevoli di morte, cessarono di vederli come esseri umani con famiglie e sentimenti. L'inquietudine morale e politica del tempo attecchì tanto in coloro che scelsero di vivere in clandestinità e uccidere da spingerli in una realtà parallela assolutamente priva di fondamento. Combattevano una rivoluzione che vedevano solo loro e sostituivano il ruolo politico all'umanità. Da questo punto di vista, il libro offre anche notevoli spunti di natura psicologica e sociologica.
Il periodo storico abbracciato dal libro va dal Sessantotto, fatto di movimenti turbolenti ma di natura pacifica, al fenomeno del pentitismo, che portò alla fine del terrorismo. In mezzo è documentata una lunghissima scia di dolore e sangue, nata dall'obiettivo dichiarato di sovvertire lo Stato democratico così com'era allora strutturato. Si vede come lo Stato fu per molto tempo incapace di gestire il fenomeno del terrorismo, così come era stato incapace di cogliere i mutamenti sociali e ideologici in seno alla società, come i servizi segreti deviati addirittura depistarono le indagini su alcuni attentati, fino alla risposta finale che decretò la vittoria della democrazia sui terroristi. Essendo un'opera giornalistica, destinata quindi a un pubblico ampio, l'argomento è trattato con tanta semplicità quanta completezza, non è necessario possedere importanti rudimenti di storia per riuscire a seguirlo.

Dopo aver terminato la lettura di un libro, mi chiedo sempre se sia valsa la pena leggerlo. I giorni passati a leggere La notte della Repubblica sono stati tra quelli meglio spesi della mia vita di lettore, mi hanno permesso infatti di orientarmi meglio in un argomento appassionante e scottante, di cui in genere si parla tanto pur sapendo poco e male, di cui oggi ognuno dissotterra solo ciò che sente conveniente. Zavoli mi ha insegnato che il terrorismo fu un fatto molto complesso, non sintetizzabile con etichette come "esaltati comunisti" o "fascisti violenti", fu in realtà un black out dell'umanità di un gran numero di persone, le quali provarono a trasformare in guerra quel che nel paese reale era solo un confronto democratico, seppur molto aspro. Il libro spiega anche come sia ingiusto addossare la colpa del terrorismo alla sinistra parlamentare e ai sindacati, che ne presero le distanze e furono essi stessi vittima delle BR (non dimentichiamo Guido Rossa), e come in generale sia riduttivo associarlo a una sola fazione politica. Fortunatamente mostra anche come una democrazia, rimanendo saldamente ancorata ai suoi valori costituzionali, possa sviluppare gli anticorpi contro certe ideologie distruttive e ridurle a un brutto ricordo.

Francesco Abate

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