martedì 14 luglio 2020

COMMENTO AL CANTO "NELLE NOZZE DELLA SORELLA PAOLINA"


Poi che dal patrio nido
i silenzi lasciando, e le beate
larve e l'antico error, celeste dono,
ch'abbella agli occhi tuoi quest'ermo lido,
te nella polve della vita e il suono
tragge il destin ...
Composto a Recanati tra ottobre e novembre del 1821, Nelle nozze della sorella Paolina è un canto patriottico che Leopardi scrisse prendendo spunto dalle annunciate nozze di sua sorella. Si trattava di un matrimonio d'interesse, consigliato a Paolina dallo stesso Giacomo, che andò a monte perché si scoprì che il futuro sposo, il nobile di Urbino Andrea Peroli, non era ricco come pensavano.

Si tratta di una canzone composta da sette strofe di quindici versi ciascuna. Tutte le strofe hanno lo stesso schema, a eccezione della quarta che presenta delle differenze nei primi sei versi.

Nelle nozze della sorella Paolina è un canto patriottico, qui però il poeta si concentra sull'educazione da impartire alle future generazioni. Egli auspica che i giovani ricevano un'educazione eroica, opposta a quella cristiana che invece promuove la passività.

Alla sorella dice che i suoi figli saranno infelici (miseri) oppure codardi, questo perché i costumi corrotti hanno creato un dissidio tra la fortuna e il valore, e le augura che siano infelici perché così la loro virtù sarà glorificata nei secoli successivi. Non può accadere che il loro valore sia riconosciuto prima della morte perché "virtù viva sprezziam, lodiamo estinta".
Nella terza e nella quarta strofa Leopardi si rivolge alle donne in generale. Nella terza sottolinea il ruolo fondamentale che hanno nell'educazione dei giovani, nella quarta invece esorta le fanciulle a non innamorarsi dei vili che non provano piacere di fronte alle manifestazioni potenti della vita ("...O spose, / o verginette, a voi / chi de' perigli è schivo, e quei che indegno / è della patria e che sue brame e suoi / volgari affetti in basso loco pose, / odio mova e disdegno").
Le ultime due strofe del canto rimandano all'episodio di Virginia, figlia del plebeo Lucio Virginio, uccisa dal padre per essere salvata dalle voglie di Appio Claudio. Leopardi la cita come esempio di virtù che vive nell'eternità perché preferì la morte alla perdita della propria dignità.

Il canto Nelle nozze della sorella Paolina offre diversi spunti, ma voglio segnalarlo anche come occasione per scoprire la figura molto interessante di Paolina Leopardi.
Paolina non fu solo la sorella di Giacomo, fu una donna molto colta (parlava correntemente il francese ed eccelleva in altre materie) che collaborò attivamente ai progetti culturali del padre. Ebbe una vita poco felice a causa del dissesto familiare e delle eccessive ristrettezze a cui la costrinse la madre. Solo una volta fu innamorata davvero, ebbe però la forza di rinunciare alle nozze quando scoprì di non essere amata.
Paolina Leopardi è un personaggio di cui poco si sa e poco si parla, eppure a mio parere è molto interessante e va approfondito.

Francesco Abate

4 commenti:

  1. Sai che Leopardi mi ha sempre messo una certa angoscia a leggerlo?
    Lo sto rivalutando dopo aver visto il film Il giovane favoloso.
    Baci.

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    1. Diciamo che la sua visione della vita, un po' come quella di Schopenhauer, è molto fosca e questo ci rende prevenuti nella lettura.
      La sua visione malinconica però merita di essere approfondita perché non è superficiale e ci proietta nei tormenti di un'epoca storica instabile. Inoltre la sua profondità permette di studiare gli abissi dell'angoscia e di comprenderla, vedendo come da essa possano nascere cose straordinarie come la poesia.
      Baci.

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  2. Interessante.... Penso sia stata la stessa famiglia a far sì che entrambi fossero così tristi.

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    1. Di sicuro l'ambiente familiare non fu dei migliori dal punto di vista sentimentale, tra finanze dissestate e genitori oppressivi, però bisogna dar merito all'ambiente familiare di aver formato dei figli molto eruditi e capaci di riflessioni profonde.

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