lunedì 11 maggio 2020

RECENSIONE DE "IL PIACERE" DI GABRIELE D'ANNUNZIO

Il piacere è una delle opere più importanti dello scrittore italiano Gabriele D'Annunzio.
Pubblicato la prima volta nel 1889, è un romanzo che mostra la decadenza della società aristocratica e dell'ideale aristocratico della bellezza.

Protagonista de Il piacere è il nobile Andrea Sperelli, il quale è amante del lusso e in generale pone la bellezza e i piaceri sensuali sopra ogni cosa. Sperelli è bravo nell'arte dell'incisione ed è bravissimo a comporre versi rassomiglianti per eleganza e temi a quelli degli antichi poeti stilnovisti, inoltre sa vivere nell'alta società e sa farsi amare dalle donne.
Il protagonista intrattiene una relazione passionale con la vedova Elena Muti, finché lei non lo abbandona per rimediare ai propri guai economici con un matrimonio di convenienza. 
Sperelli, persa Elena, si lancia nel corteggiamento di tante donne diverse, finché non entra in urto con lo spasimante di una di queste e rimedia in duello una grave ferita.
In cura presso la cugina, Sperelli prende coscienza della propria miseria morale e decide di dedicarsi interamente all'arte. Il suo proposito frana quando a casa della cugina arriva la bellissima Maria Ferres. Lui inizia a corteggiare la nuova arrivata e, nonostante lei resista perché sposata e animata da profondi valori religiosi, riesce a sedurla.
Mentre Sperelli vive la relazione clandestina con Maria Ferres, in città torna Elena e in lui si accende nuovamente il vecchio desiderio.

Come per tutta l'opera di D'Annunzio, Il piacere si distingue innanzitutto per il linguaggio molto raffinato con cui è scritto.
In contrasto con le tendenze delle correnti letterarie di fine Ottocento, su tutte Naturalismo e Positivismo, D'Annunzio con il linguaggio e con la sua stessa esistenza si dedicò alla ricerca estrema della perfezione estetica. Per il lettore è evidente come la scelta di ogni singolo termine e l'abbondante uso di elisioni siano stati concepiti per costruire un discorso raffinato e di alto valore estetico.
Il tipo di linguaggio usato dall'autore si abbina perfettamente con la natura del protagonista, Andrea Sperelli, il quale si mostra amante della raffinatezza e della bellezza.

Il personaggio intorno a cui ruota l'opera intera è Andrea Sperelli, ma importantissime sono anche le due donne su cui riversa buona parte della sua passione, cioè Elena Muti e Maria Ferres.
Andrea Sperelli è un nobile amante del lusso, dell'arte (soprattutto antica) e della raffinatezza. Ha una grande capacità di muoversi nella vita mondana, è infatti apprezzato in tutti i salotti, ha ottime capacità artistiche ed è un grandissimo seduttore. Ha numerose relazioni clandestine, oltre le due principali con le protagoniste, e una di queste gli costa quasi la vita. Ama con trasporto e senza dozzinalità; nonostante cambi amante di frequente, non tollera i suoi amici che parlano degli aspetti più intimi delle loro conquiste con leggerezza, perché in fondo per lui il gioco della seduzione è pur sempre un'espressione d'arte ottenuta con la sapiente miscelazione del bello e del patetico. Sebbene viva le passioni profondamente, è molto ipocrita: anche quando sente di amare davvero, non riesce mai a esprimersi dicendo la verità, ma ricorre sempre a parole false pensate per addolcire il cuore della donna che corteggia. Tanto è intriso di arte da risultare incapace di uscire dalla simulazione. 
Elena Muti è la prima grande amante di Sperelli, cioè la prima con cui intrattiene una relazione lunga. Si tratta di una donna molto opportunista, infatti vive la sua passione con Sperelli poi, stritolata dai debiti, si salva con un matrimonio d'interesse. Ha altri amanti oltre al protagonista; con lui si comporta esattamente come lui con le amanti, cioè lo seduce e sfoga la sua passione senza esitare a mentirgli, recita la parte dell'innamorata sofferente quando invece lo abbandona solo per sistemare la propria posizione economica.
Maria Ferres è l'esatto opposto di Elena. Donna molto colta, estremamente religiosa e legata alla figlia Delfina; ama davvero il protagonista, per lui viola i suoi principi morali e accetta di buon grado la rovina. 
Elena è la passione ipocrita e vuota, Maria il vero amore. Andrea Sperelli insozza il sentimento puro sovrapponendolo a quello falso e la povera Maria, una volta scoperta l'ossessione che lui ha per Elena, va via in rovina e senza quell'amore per cui ha rinnegato sé stessa.
In Andrea Sperelli, visto come rovina consapevolmente la dolce Maria, e visto poi come la perde, si può ravvisare una tendenza allo stesso tempo distruttiva e autodistruttiva. Lui è consapevole della propria miseria morale, la comprende appieno durante la convalescenza dopo la ferita rimediata in duello, ma non fa nulla per riscattarsi.

Nonostante il ruolo centrale nella cultura italiana di D'Annunzio e l'importanza de Il piacere, devo dire che non ho amato per niente questo romanzo.
Il linguaggio usato da D'Annunzio, benché motivato da una precisa scelta ideologica, è troppo affettato; risulta spiacevole da leggere e molte descrizioni sono così pesanti da far valutare l'abbandono.
Oltre al linguaggio, anche la costruzione dei personaggi non mi è piaciuta. Sperelli è una sorta di superuomo: grande artista, dotato di buon gusto, ottimo poeta, grande seduttore. Un personaggio troppo bello per essere vero, almeno a mio modo di vedere. Si tratta di un uomo così "perfetto" da risultare odioso e vi confesso che in occasione del duello ho sinceramente sperato che morisse. 
Anche i personaggi femminili a mio modo di vedere rispecchiano più la fantasia d'annunziana che una ipotetica realtà. Elena Muti è l'unica ad avere una propria personalità. Maria Ferres è una santa così pura da essere patetica, però cede all'irresistibile fascino di Andrea Sperelli, che probabilmente avrebbe trascinato nel peccato anche la Vergine Maria; alla fine incassa la totale rovina semplicemente andando via, senza una vera reazione. Anche i personaggi femminili minori sono stati delineati male, sembrano infatti delle comparse messe lì solo per cedere al corteggiamento del protagonista o di qualche suo amico.
La storia poi la considero tremendamente banale. Al netto di qualche riflessione, siamo di fronte a un libro che parla di un nobile che vive nel lusso e si diverte a sedurre dame. Ci sono tante descrizioni fatte con grande affettazione, tante poetiche professioni d'amore, ma nel suo insieme in questo romanzo c'è ben poco di significativo.
A mio modo di vedere il successo di questo romanzo è dovuto più al fascino dell'autore (uno Sperelli del mondo reale ma senza soldi) che al suo effettivo valore artistico. 
Nello stesso anno de Il piacere, Verga pubblicò Mastro-don Gesualdo e mostrò che la letteratura aveva preso una strada diversa. D'Annunzio volle rinnegare tale svolta letteraria (che già prima di Verga aveva avuto i suoi nobili esponenti) e secondo me ottenne un risultato davvero mediocre.

Francesco Abate

6 commenti:

  1. Bene, qui si genera uno "scontro".
    Scherzo, è che a me D'Annunzio non piace come scrittore.
    Non ho mai apprezzato fino in fondo il suo stile, preferisco altri scrittori della sua epoca.
    Ti abbraccio.

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    1. Sono d'accordo con te.
      Credo che D'Annunzio sia uno scrittore e un personaggio di cui non c'era bisogno. Anche Wilde fu un esteta, ma riuscì col personaggio di Dorian Gray a costruire una perfetta critica all'Edonismo e diede vita a un romanzo fantastico; nel De Profundis fu più lirico, ma mai patetico e affettato come D'Annunzio.
      D'Annunzio fu semplicemente un uomo che amava vivere nel secolo precedente al suo, amava darsi delle arie ed era cultore della vuotezza, legato inoltre alla peggiore versione del concetto di superuomo nietzeschiano.
      Baci.

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    2. Meno male!
      Pensavo di essere la sola a non essere innamorata di questo autore.
      Certo, la splendida villa che ha lasciato al popolo italiano è un gioiello, ma le sue opere sembrano una replica malfatta del dandismo inglese.
      Baci!

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    3. No, tranquilla. D'Annunzio credo che o si ami o si odi. Francamente io già non amavo il personaggio ma ho voluto dargli una chance come scrittore, devo però constatare che qualitativamente era lontano anni luce da geni suoi contemporanei come Wilde, Zola o Verga.

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  2. È un libro che non ho letto, quindi non saprei proprio che dire...
    Ti auguro una buona domenica!

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    1. Non ti sei persa niente, c'è decisamente di meglio.
      Buona domenica a te.

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