mercoledì 20 gennaio 2021

"VIAGGIO AL TERMINE DELLA NOTTE" DI LOUIS-FERDINAND CELINE

 

Pubblicato per la prima volta nel 1932, Viaggio al termine della notte è il primo e forse più importante romanzo dello scrittore francese Louis-Ferdinand Céline.
Tanto grande fu l'impatto dell'opera da spingere anni dopo Bukowski a designarne l'autore come lo scrittore migliore degli ultimi duemila anni, perché "si è tolto le viscere e ci ha riso sopra".

Il romanzo narra le vicende di Ferdinand Bardamu, la cui vita lo porta ad attraversare i tempi e il mondo.
Affascinato dagli ideali patriottici, Bardamu si arruola e parte per la Grande Guerra. Finisce ben presto schiacciato dalle angherie di ufficiali stupidi e vanagloriosi, e arriva alla conclusione che la sua unica vera missione debba essere portare a casa la pelle.
Tornato dalla guerra, finisce nelle colonie francesi in Africa e si ritrova alla mercé delle malattie e delle intemperie che infestano la zona.
Finita la sua breve e tremenda esperienza coloniale, riesce a fuggire negli Stati Uniti. Una volta nel Nuovo Mondo che tanto lo incuriosiva, entra come operaio in una fabbrica di automobili. 
Anche lì però dura poco e torna in Francia, dove termina gli studi e intraprende la carriera di medico. Quest'ultima fase della sua vita è a sua volta poco fortunata e altro non può fare che osservare la miseria economica e morale del mondo che lo circonda.

Il protagonista è Ferdinand Bardamu, che viaggia di mondo in mondo alla ricerca di una sua dimensione che non trova mai, finendo così per essere spettatore del mondo e co-protagonista di tante storie altrui, ma mai davvero protagonista di una propria.
Rilevante è poi il ruolo del suo amico Robinson, che a più riprese compare dal nulla e sprona Ferdinand a raggiungere una nuova tappa del suo viaggio. A differenza di Bardamu, Robinson riesce a essere più estremo nel bene e nel male: scende a livelli più bassi, arrivando a compiere furti e anche un omicidio; alla fine riesce però a scegliere una morte coraggiosa invece di sottomettersi a una vita impantanata in sentimenti fasulli.

Il tema principale del romanzo è il viaggio; non dobbiamo però intenderlo come un movimento attraverso i luoghi, bensì un attraversamento di vari pezzi d'umanità.
Attraverso gli occhi del protagonista, vediamo prima di tutto quanto sia inutile e disumano quel gioco fatto sulla pelle di gente ignara: la guerra. Ben presto diventa chiaro come sia stupido ogni ideale patriottico e come l'unico vero valore debba essere la sopravvivenza, come l'eroismo sia nella realtà sostituito da inettitudine e disinteresse nei confronti del benessere altrui.
Nell'esperienza statunitense di Bardamu, invece, vediamo la società americana all'alba del fordismo. L'uomo è ridotto al rango di macchina, è fatto solo per lavorare e per lanciarsi in una disperata ricerca del divertimento a tutti i costi. Non ci sono sentimenti, o almeno laddove appaiono vengono schiacciati, e tutta la vita si riduce a un'oscillazione tra lavoro e finta felicità, tra i rumori della fabbrica e quelli delle feste notturne. Un po' un precursore del "Produci. Consuma. Crepa" con cui Palahniuk identifica la società moderna nel romanzo Fight club.
Nell'ultima parte vediamo il protagonista impantanato in un piccolo centro fuori Parigi, in mezzo a una mediocre piccola borghesia che vive di espedienti e appare priva di qualsiasi regola morale. 
Tutto questo viaggio si svolge in un'aria impestata di malattie e sofferenze, dove mai il raggio di sole di un sentimento sincero riesce a scacciare del tutto le nuvole degli inganni e degli espedienti.

Degno di nota in Viaggio al termine della notte è il linguaggio scelto da Céline.
Si tratta di un linguaggio molto vicino al parlato delle classi medio-basse, tanto brutto da tenere il lettore costantemente immerso nella melma morale in cui la voce narrante, quella del protagonista, vede impantanati il mondo e sé stesso.

Viaggio al termine della notte è un romanzo che ha segnato la nostra cultura ed è una fedele descrizione di una società ferita che, evitando di curarsi, lascia le proprie piaghe infettarsi ed emanare una puzza che soffoca l'anima.
Dovendo scegliere un'immagine collegabile al romanzo, come faccio all'inizio di ogni post, ho scelto una distesa di fango. Leggendo le avventure narrate in prima persona da Ferdinand Bartomu, si ha infatti come l'impressione di procedere in una melma sporca e puzzolente, di imbrattarsi con ogni sorta di schifezza e di restare per sempre segnati dalla puzza.
Céline ci mostra il peggio del mondo che lo circonda e ha sicuramente il merito di farlo con straordinaria efficacia. Nonostante ciò, ritengo questo un buon romanzo, non un capolavoro.
A mio modo di vedere, quel linguaggio tanto originale ed efficace che usa lo scrittore francese è proprio il tallone d'Achille dell'opera: il viaggio che ci propone si rivela tremendamente pesante e procede a fatica, rendendo molto appetibile l'idea di un abbandono precoce.
Nonostante l'eccessiva pesantezza e la scarsa bellezza del romanzo, ne consiglio comunque la lettura a chi ama addentrarsi nei meandri più oscuri della coscienza umana. A volte una strada dissestata e fangosa merita lo stesso di essere percorsa, perché ci sono mete che è sempre bene raggiungere.

 Francesco Abate

2 commenti:

  1. Ho capito di che romanzo parli, anche se non l'ho letto.
    Il suo difetto l'ho rilevato anche nel romanzo di Peter Bieri (aka Pascal Mercier) Treno di notte per Lisbona.
    La storia c'è ma il linguaggio usato a volte frena la narrazione.
    Ti abbraccio.

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    Risposte
    1. Non conosco il romanzo di Bieri. Per quanto riguarda quello di Celine, l'autore fa una scelta coraggiosa che gli permette di comunicare con efficacia il suo messaggio, sacrificando però la leggibilità.
      La mia è in realtà un'opinione poco condivisa, perché proprio il linguaggio è stata una delle ragioni che portò quest'opera al successo.

      Un abbraccio.

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