Laboratorio Palestina è un saggio pubblicato nel 2023 dal giornalista d'inchiesta australiano Antony Loewenstein.
In questo libro, l'autore ci racconta come Israele abbia usato l'occupazione della Palestina per affinare i propri strumenti di morte e di controllo, diventando uno dei più potenti esportatori di tecnologie militari e spionistiche. Israele nel corso della storia, sia più remota che più recente, ha venduto le proprie armi e tecnologie tanto a nazioni ufficialmente "corrette" (anche se fa ridere considerare corretto chi usa le bombe per esportare la democrazia) quanto a governi corrotti e sanguinari. Non solo USA ed UE hanno potuto usufruire delle potenti armi israeliane, ma anche la Russia ha acquistato software per il controllo, così come Myanmar ha potuto perpetrare il genocidio dei Rohingya usando i preziosi strumenti di morte acquistati da Israele.
Loewenstein ci mostra come Israele abbia lucrato e lucri tuttora sulla vendita di armi, prodotti testati sui palestinesi sin dal 1948. La lettura di questo libro però non serve solo a dimostrare il totale spregio dei diritti umani del governo israeliano, che stiamo vedendo chiaramente da quando è iniziata questa nuova e terrificante fase del genocidio palestinese, ma getta una luce inquietante sul futuro di tutti noi.
Israele sui palestinesi non sta testando solo armi e strumenti di morte, sta anche affinando hardware e software utili al controllo della popolazione e dei singoli individui. Alcuni di questi strumenti, come ad esempio i droni, vengono già usati dall'Unione Europea nel mar Mediterraneo per il controllo dei flussi migratori. L'uso sui territori dei nostri paesi di tecnologie utili al controllo delle persone apre la strada ad un futuro inquietante; come è facile prevedere, cominceranno a controllare gli immigrati irregolari, dei cui diritti purtroppo interessa poco a tutti (basta vedere le deportazioni in Albania), poi passeranno ai delinquenti, infine controlleranno tutti i cittadini, un po' come già avviene in Cina.
La lettura di questo saggio, oltre ad illuminare oscuri scenari neanche troppo futuri, evidenzia anche l'ipocrisia della comunità internazionale, solita applicare quei doppi standard che negli anni l'hanno spogliata di ogni autorità. L'autore riflette come sia ambiguo da parte della comunità occidentale (USA ed UE su tutti) condannare senza appello i controlli troppo invasivi fatti sulla popolazione dalla dittatura cinese, salvo poi non pronunciare verbo sui controlli biometrici che i palestinesi devono subire ad ogni check point israeliano quando si spostano all'interno del proprio territorio. L'ambiguità si rivela anche di fronte al genocidio: dure parole di condanna sono state pronunciate dall'occidente contro il genocidio degli uiguri perpetrato dalla Cina nella regione dello Xinjiang, invece chiunque provi in Europa o negli USA a parlare di genocidio palestinese viene accusato di antisemitismo. Come si spiega questo doppio standard? Facile: se tutti i paesi europei e gli USA sanno di aver bisogno delle tecnologie israeliane, è ovvio che si guardino bene dall'indispettirne i governanti che, consapevoli del loro potere, ne approfittano e calcano la mano senza pietà.
La realtà è questa: Israele perpetra un genocidio sui palestinesi e per farlo affina le proprie tecnologie militari, che poi rivende a chiunque ne faccia richiesta, e questo spinge gli altri governi a non essere mai troppo duri con loro. E le vittime di questo sistema marcio, perverso e sanguinario, dove i soldi valgono più del sangue e delle anime, sono i palestinesi, vittime di un invasore prepotente e privi di sostenitori, perché dal loro massacro tutti sentono di poterci guadagnare. Laboratorio Palestina è quindi un saggio sulla nostra epoca, un tempo in cui denaro e potere valgono più di qualsiasi diritto umano, alla faccia di tutta la fetida retorica che sgorga come liquame dai parlamenti e dai giornali.
Francesco Abate