"Cieli uguali, terre uguali, fiumi uguali e mari uguali. Notti e giorni si susseguivano senza soluzione di continuità, così uguali tra loro da non essere distinguibili. Se qualcuno avesse chiesto a Francesco da quanto fosse in viaggio, non avrebbe saputo rispondere. Anche i discorsi del suo interlocutore sembravano sempre uguali e ormai non portavano da nessuna parte; camminavano a casaccio nell'attesa che succedesse qualcosa, ma niente cambiava.
A volte, si crede che in una giornata non sia successo niente, perché si dimenticano piccoli eventi apparentemente non significativi, i quali, se fossero stati sfruttati meglio, avrebbero potuto portare svolte inaspettate. Non era questo il caso. Non succedeva davvero niente. Non incontravano anima viva, né uomini né animali, l'ambiente circostante era sempre uguale e piatto, il tempo era sempre sereno e tiepido, la strada era sempre piana e ben battuta, il cammino non subiva né accelerazioni né frenate. C'era calma piatta, una totale assenza di stimoli che aveva fatto perdere la cognizione del tempo al povero viaggiatore.
Come si può misurare il tempo, se gli attimi che si susseguono sono sempre uguali? Cosa distingue un secondo da un altro, se sono identici? Che senso ha misurarlo, il tempo, se si trasforma in un'unica retta dritta e infinita?"
Se volete scoprire quale risposta Francesco darà a queste domande, non dovete fare altro che leggere Eudemonìa.
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Francesco Abate





