Ieri sera finalmente ho avuto modo di vedere il docu-film No other land, dopo che per ben due volte la Rai ne ha rinviato la messa in onda.
Non voglio condividere con voi le mie impressioni, perché sono riassumibili in due semplici parole: rabbia e tristezza. Nemmeno scrivo il post per dirvi di cosa parla il film, perché riassunti ne trovate a iosa sul web, e poi i fatti che racconta sono noti a tutti quelli che non nascondono la testa sotto la sabbia.
Scrivo per condividere con voi la ragione per cui, secondo me, chi ci governa ha tanta paura di questo film. No other land ci permette di guardare l'orrore senza veli, ci libera della confortevole protezione del filtro che noi applichiamo alle vittime, quei palestinesi che immaginiamo come esseri provenienti da un pianeta diverso; ci fa vedere che il palestinese è l'uomo che si costruisce la casa con le sue mani, la donna che dice al figlio di coprirsi bene perché fa freddo, il ragazzo che ha studiato e vorrebbe costruirsi un futuro, il bambino che si diverte guardando gli animali e gioca con quello che trova. No other land ci libera dal torpore, ci fa vedere che le vittime del genocidio sono persone identiche a noi. A molti sembrerà poca cosa, ma vi assicuro che non lo è, perché ci permette di metterci nei loro panni, di essere noi l'uomo che un mattino vede demolire la casa che ha costruito con tanta fatica, di essere noi la donna che vede il figlio agonizzare e morire dentro una grotta, di essere noi il bambino che vede uomini armati irrompere di notte nella propria casa. La visione di questo film ci permette di sentire sulla pelle quello che stanno provando i palestinesi, in più ci permette di capire che, quel che oggi succede a loro, domani potrebbe succedere a noi.
No other land fa tanta paura perché toglie il velo dall'orrore e lo mostra in tutta la sua crudezza. Se il Governo ha tentato con tanta forza di bloccarne la trasmissione è per la stessa ragione per cui Israele uccide i giornalisti nella striscia di Gaza: si vuole impedire la comprensione delle vittime, lasciando che "i palestinesi" restino dei numeri e poco altro.
Vi invito con tutto il cuore a guardare questo documentario, solo allora potrete dire di aver compreso appieno cosa stanno soffrendo milioni di persone la cui vita è resa un inferno tanto in Cisgiordania quanto a Gaza. La visione del film è anche un test: se guardandolo riuscirete a non provare pietà per le vittime e rabbia contro i carnefici, dovrete correre ai ripari perché l'umanità in voi è morta.
Francesco Abate