sabato 16 novembre 2024

DI COSA MI ACCUSATE?

 

Di cosa mi accusate? è una poesia contenuta nella raccolta Inferno.
In questa poesia parlo della detenzione illegale in Egitto dell'attivista Patrick Zaki, detenuto per più di un anno senza un'accusa formale solo perché colpevole di aver denunciato sui social i crimini del regime egiziano.
La vicenda di Zaki, insieme a quella di Regeni, va ricordata perché deve ricordarci cosa i nostri governanti sono disposti a tollerare in nome degli accordi economici e sui migranti, e soprattutto sono vicende che vanno ricordate quando qualcuno cerca di proporre l'Egitto come paese sicuro per il rimpatrio dei migranti.
Nella poesia faccio parlare lo stesso Zaki, vittima della detenzione illegale, che chiede ai suoi carcerieri:
Di cosa son colpevoli gli occhi
che private della luce del sole?
E ancora:
Son colpevoli i miei occhi
se hanno visto gli spari sulla folla?
Questa poesia, sebbene ispirata dalla vicenda di Zaki e scritta per essa, è valida per tutte quelle persone incarcerate ingiustamente dai regimi totalitari di tutto il mondo.


Vi ricordo che potete acquistare Inferno in tutte le librerie e in tutti i collegamenti che trovate in questa pagina.
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Francesco Abate

martedì 12 novembre 2024

LABORATORIO PALESTINA DI ANTONY LOEWENSTEIN

 

Laboratorio Palestina è un saggio pubblicato nel 2023 dal giornalista d'inchiesta australiano Antony Loewenstein.
In questo libro, l'autore ci racconta come Israele abbia usato l'occupazione della Palestina per affinare i propri strumenti di morte e di controllo, diventando uno dei più potenti esportatori di tecnologie militari e spionistiche. Israele nel corso della storia, sia più remota che più recente, ha venduto le proprie armi e tecnologie tanto a nazioni ufficialmente "corrette" (anche se fa ridere considerare corretto chi usa le bombe per esportare la democrazia) quanto a governi corrotti e sanguinari. Non solo USA ed UE hanno potuto usufruire delle potenti armi israeliane, ma anche la Russia ha acquistato software per il controllo, così come Myanmar ha potuto perpetrare il genocidio dei Rohingya usando i preziosi strumenti di morte acquistati da Israele.
Loewenstein ci mostra come Israele abbia lucrato e lucri tuttora sulla vendita di armi, prodotti testati sui palestinesi sin dal 1948. La lettura di questo libro però non serve solo a dimostrare il totale spregio dei diritti umani del governo israeliano, che stiamo vedendo chiaramente da quando è iniziata questa nuova e terrificante fase del genocidio palestinese, ma getta una luce inquietante sul futuro di tutti noi.
Israele sui palestinesi non sta testando solo armi e strumenti di morte, sta anche affinando hardware e software utili al controllo della popolazione e dei singoli individui. Alcuni di questi strumenti, come ad esempio i droni, vengono già usati dall'Unione Europea nel mar Mediterraneo per il controllo dei flussi migratori. L'uso sui territori dei nostri paesi di tecnologie utili al controllo delle persone apre la strada ad un futuro inquietante; come è facile prevedere, cominceranno a controllare gli immigrati irregolari, dei cui diritti purtroppo interessa poco a tutti (basta vedere le deportazioni in Albania), poi passeranno ai delinquenti, infine controlleranno tutti i cittadini, un po' come già avviene in Cina.
La lettura di questo saggio, oltre ad illuminare oscuri scenari neanche troppo futuri, evidenzia anche l'ipocrisia della comunità internazionale, solita applicare quei doppi standard che negli anni l'hanno spogliata di ogni autorità. L'autore riflette come sia ambiguo da parte della comunità occidentale (USA ed UE su tutti) condannare senza appello i controlli troppo invasivi fatti sulla popolazione dalla dittatura cinese, salvo poi non pronunciare verbo sui controlli biometrici che i palestinesi devono subire ad ogni check point israeliano quando si spostano all'interno del proprio territorio. L'ambiguità si rivela anche di fronte al genocidio: dure parole di condanna sono state pronunciate dall'occidente contro il genocidio degli uiguri perpetrato dalla Cina nella regione dello Xinjiang, invece chiunque provi in Europa o negli USA a parlare di genocidio palestinese viene accusato di antisemitismo. Come si spiega questo doppio standard? Facile: se tutti i paesi europei e gli USA sanno di aver bisogno delle tecnologie israeliane, è ovvio che si guardino bene dall'indispettirne i governanti che, consapevoli del loro potere, ne approfittano e calcano la mano senza pietà.
La realtà è questa: Israele perpetra un genocidio sui palestinesi e per farlo affina le proprie tecnologie militari, che poi rivende a chiunque ne faccia richiesta, e questo spinge gli altri governi a non essere mai troppo duri con loro. E le vittime di questo sistema marcio, perverso e sanguinario, dove i soldi valgono più del sangue e delle anime, sono i palestinesi, vittime di un invasore prepotente e privi di sostenitori, perché dal loro massacro tutti sentono di poterci guadagnare. Laboratorio Palestina è quindi un saggio sulla nostra epoca, un tempo in cui denaro e potere valgono più di qualsiasi diritto umano, alla faccia di tutta la fetida retorica che sgorga come liquame dai parlamenti e dai giornali.

Francesco Abate

martedì 5 novembre 2024

XINJIANG

 

Xinjiang è una poesia contenuta nella raccolta Inferno.
In questa poesia parlo della persecuzione degli uiguri portata avanti dalla Cina, la quale nella regione dello Xinjiang ha costruito veri e propri campi di concentramento in cui la popolazione musulmana è costretta ai lavori forzati, oltre ad essere sottoposta ad una dura rieducazione. La dittatura cinese vuole cancellare una popolazione non eliminandola fisicamente, ma prova a cancellarne l'anima.
A differenza che col genocidio palestinese, su questa violazione dei diritti umani l'Occidente si è fatto sentire, perché perpetrato da un nemico, ma sono state chiacchiere buttate al vento, perché molti paesi occidentali continuano a fare affari con questa dittatura crudele e disumana. I soldi vincono su tutto.

Guarda l'amore di mamma tua
che tanto ti stringe da toglierti il fiato,
respiro blasfemo che ti fa parlare
una lingua che lei non capisce.


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Francesco Abate

lunedì 21 ottobre 2024

IL DOTTOR ZIVAGO DI BORIS PASTERNAK

 

Il dottor Zivago è un romanzo scritto dall'autore russo Boris Pasternak, pubblicato nel 1957 dall'editore Feltrinelli e trasposto in un fortunato film omonimo vincitore di 5 premi Oscar nel 1965.
In questo romanzo Pasternak racconta la vita di Jurij Andreevic Zivago, dottore e poeta russo, ed attraverso la sua esistenza ci mostra la rivoluzione d'ottobre spogliata dalla retorica eroica con la quale all'epoca l'Unione Sovietica e i partiti comunisti mondiali la vestivano. L'Unione Sovietica in cui si muove Zivago non è né un paradiso socialista né una caserma di eroici proletari rivoluzionari, bensì è una regione del mondo prostrata dalla miseria e dalle violenze, un luogo dove la vita umana sembra non valere più granché e dove tutto è sacrificabile in nome dell'interesse supremo della rivoluzione.
Zivago all'inizio è un ragazzo qualunque che subisce il fascino dei tumulti ideologici del suo tempo, con le idee socialiste che prendono sempre più forza e un nuovo ordine che batte alla porta e pare inarrestabile. Parte per la Grande Guerra come medico, mantenendo di fatto la neutralità dell'osservatore, e può toccare con mano la tragedia in cui si traduce un conflitto bellico. La guerra è per Zivago solo l'inizio delle peripezie, infatti il mondo cambia velocemente e arriva la rivoluzione d'ottobre, seguita poi dalla guerra civile tra bianchi e rossi. Sebbene l'ordine politico-sociale venga stravolto, l'uomo rimane tale e la sua anima non smette di vivere; Zivago è sposato con la cugina Tonia, ma già in guerra è travolto dalla passione per la crocerossina Lara Antipov, passione che riesplode in seguito ed a cui entrambi si abbandonano. Mentre il mondo cambia, l'ordine sociale si distrugge e tutto crolla nella miseria, l'amore continua a palpitare ed a sfuggire a qualsiasi controllo morale e politico.
Con questo romanzo Pasternak mostra il vero volto di quella che fu la rivoluzione d'ottobre: l'ordine sociale fu distrutto, ma non si riuscì a ricostruirne uno nuovo e tutti i cittadini furono precipitati nella miseria. Anche i diritti umani vennero di fatto azzerati, con arruolamenti forzati per la guerra e per i vari gruppi rivoluzionari (lo stesso Zivago è costretto ad allontanarsi dalla famiglia perché arruolato a forza in uno di questi gruppi armati) o con assalti a cittadini inermi colpevoli solo di aver dato appoggio a persone della parte politica avversa. La rivoluzione diventa guerra civile e di colpo i fratelli diventano nemici, scompaiono ogni dignità ed ogni pietà, aprendo così la strada a massacri ed altri crimini.
La visione disillusa e spietata che Pasternak dà della rivoluzione d'ottobre costò tanto sia al romanzo che all'autore. Il romanzo in URSS venne stroncato, così Pasternak fu costretto a inviare il manoscritto in russo ad alcuni amici in Occidente; la pubblicazione si deve a Giangiacomo Feltrinelli, il quale nel 1957 diede alle stampe l'opera in italiano. Anche all'editore la pubblicazione de Il dottor Zivago costò seri grattacapi, fu infatti espulso dal PCI che lo considerò un traditore. Il romanzo grazie a Feltrinelli (ed alla CIA, che lo usò come arma per screditare il regime comunista sovietico) trovò subito diffusione planetaria e Pasternak fu premiato nel 1958 col premio Nobel per la Letteratura, premio che non poté ritirare per l'opposizione dell'allora leader sovietico Nikita Krusciov. Pasternak fu inoltre espulso dall'Unione degli scrittori dell'URSS e privato della nazionalità sovietica; accusato di tradimento, dovette chiedere la grazia a Krusciov.
Se Il dottor Zivago è un ottimo romanzo, piacevole da leggere ed allo stesso tempo profondo, la sua storia contribuisce a renderlo immortale. Le peripezie di Jurij Andreevic Zivago ci mostrano gli effetti reali della rivoluzione d'ottobre, quelli nascosti dalla politica comunista o enfatizzati all'eccesso da quella capitalista; la storia dell'opera, invece, tra censure e strumentalizzazioni, ci mostra come anche sotto una delle più spietate dittature lo spirito critico e l'estro artistico di alcune menti non siano stati oscurati, dimostrando quanto avesse ragione Bulgakov (altro autore inviso alla dittatura sovietica) nello scrivere che "I manoscritti non bruciano".

Francesco Abate

mercoledì 9 ottobre 2024

VERITA'

 

Verità è una poesia che fa parte della raccolta Inferno.
La poesia è dedicata a Giulio Regeni, la cui vicenda è tristemente nota ma merita di essere ricordata. Presente in Egitto in qualità di ricercatore, fu rapito a Il Cairo il 25 gennaio 2016 e ritrovato senza vita il 3 febbraio successivo con evidenti segni di tortura sul corpo. La tipologia di torture riscontrate sul corpo del giovane, il luogo del ritrovamento (nei pressi di una prigione dei servizi segreti egiziani) e altre circostanza emerse poi nel corso delle indagini danno modo di pensare con ragionevole certezza che ad ucciderlo siano stati i servizi segreti egiziani. L'Egitto, come prevedibile, non ha mai collaborato davvero alla scoperta della verità e l'Italia, impegnata in importanti accordi commerciali col paese nordafricano, non ha mai esercitato una vera pressione diplomatica, anzi ha più volte represso le richieste di verità.
Quella di Giulio Regeni è perciò l'ennesima storia di negazione dei diritti umani insabbiata in nome di accordi commerciali, politici o militari.

"Verità!" grida la madre,
"verità!" fa eco il popolo,
"verità!" pregano i sassi,
ma il verde del dollaro
e il bianco della paura
e il rosso della vergogna
ascoltano solo il chiasso
dei mercanti che insozzano il tempio.
Questo passaggio della poesia racchiude tutta la vicenda: richieste di indagini approfondite e imparziali arrivano dalla società civile, ma l'Italia, frenata da interessi economici, dalla paura di perdere un partner strategico e forse dalla vergogna di dover giustificare l'imbarazzante silenzio tenuto in casi simili (perché in Egitto le torture degli oppositori politici sono prassi comune), preferisce fingere di bersi le versioni della dittatura egiziana.

Vi lascio un link alla pagina di Amnesty International dedicata alla ricerca di verità per Giulio Regeni.


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Francesco Abate

mercoledì 25 settembre 2024

"INFERNO" PREMIATO AL VI PREMIO LORD BYRON PORTO VENERE GOLFO DEI POETI

 

Sono felice di annunciarvi che Inferno ha ricevuto la Menzione d'Onore nella sezione Poesia Edita alla VI edizione del Premio Lord Byron Porto Venere Golfo dei poeti, dedicata al bicentenario della morte del celebre poeta inglese Byron.

Continua il viaggio della mia prima raccolta di poesie, che mi porterà nella bellissima Portovenere (SP) il 13 ottobre per la cerimonia di premiazione.

Francesco Abate

domenica 15 settembre 2024

DANZE D'AMORE E DUENDE DI GIANPAOLO G. MASTROPASQUA

 

Danze d'amore e duende è una raccolta di poesie scritte dal poeta italiano Gianpaolo G. Mastropasqua.
Non è facile spiegare con precisione cosa contiene quest'opera, che si presenta carica di significati mistici sin dalla sua struttura. Divisa in sette sezioni da sette poesie ciascuna, ogni sezione è introdotta da sette notazioni, ciascuna delle quali riporta: il nome di un arcangelo, una vocale gnostica, il nome di un pianeta a cui corrisponde un giorno della settimana, una chiave musicale, un grado della scala musicale, una nota musicale, un metallo alchemico, una delle sette lettere alchemiche (lettere che formano la parola Vitriol) ed infine il nome di un chackra. Il richiamo a Vitriol, acronimo della frase "Visita Interiora Terra Rectificando Invenies Occultum Lapidem" ("visita l'interno della Terra e rettificando ritrova la pietra occulta"), chiarisce subito che siamo in presenza di un'opera che non ha per oggetto il semplice amore in qualche sua manifestazione, bensì una forma più alta dello spirito raggiungibile attraverso una comprensione possibile solo con l'amore.
Con un linguaggio ricco di simboli, alto e semanticamente ricco, Mastropasqua non ci indica una via per la conoscenza, ma ci mostra uno stato dell'anima che si può raggiungere solo attraverso una totale penetrazione nel superiore oggetto dell'amore, l'oltrefemmina. L'anima che raggiunge questa condizione superiore entra in risonanza con le altre, diventando inoltre padrona di una lingua "rapida come le nuvole, profonda come un oceano, danzante come una danza", quella lingua che appunto il poeta mette nelle sue poesie.
Come tutte le opere del suo genere, Danze d'amore e duende non si presta ad una lettura superficiale. Le poesie sono come i dolci finemente speziati, vanno assaporate più e più volte, lentamente, e assimilate fino a farle proprie. Chi avrà la volontà e la capacità di approcciarsi al libro con la giusta voglia di capirlo e di entrare in risonanza con l'anima dell'autore sarà proiettato in un lungo viaggio dentro un inquieto fluido infinito.

Francesco Abate