Fontamara è il primo romanzo di
Ignazio Silone e mostra lo scontro eterno tra i “cafoni”, l’ultimo anello della
catena sociale, e i potenti. I secondi esercitano sui primi ogni tipo di
sopruso sin da quando l’uomo ha memoria e i cafoni sono ormai assuefatti allo
stato di cose e lo accettano passivamente. L’avvento del fascismo peggiora però
le cose, con i soprusi a danno dei cafoni che vengono apertamente promossi dal
Governo e che diventano ancora più odiosi e insopportabili, finendo per far
svanire l’eterna rassegnazione degli ultimi e portarli ad un’inattesa rivolta.
Centrale nel romanzo è
la figura di Berardo Viola, l’unico che mai accetta i soprusi di cui sono
vittima i cafoni, ma che viene seguito più con divertimento che con
convinzione. Solo verso la fine della vicenda, subito l’ennesimo sopruso e
vista svanire l’ennesima opportunità, renderà concreta la sua ribellione e
spingerà i paesani a seguire la sua strada.
La vicenda si svolge in
un paesino abruzzese, appunto Fontamara, abitato da piccoli braccianti che
vivono del loro lavoro e sembrano staccati da ogni realtà nazionale. I cafoni
però imparano che non ci si può alienare dal resto del mondo, si può credere di
farlo, ma si finisce solo per non capire quali nuove armi possono usare i
potenti per truffarli.
La vita dei cafoni di
Fontamara peggiora sempre più, fino ad arrivare al drammatico finale, è questo
dimostra una certa rassegnazione. Finché i cafoni di Fontamara subiscono
passivamente, vedono peggiorare le proprie condizioni di vita, quando poi si
decidono a reagire, finiscono anche peggio. Come nel Verismo di Verga, non si
può fuggire dal proprio destino, solo che in Fontamara non è un destino mosso
dalla Provvidenza, ma è la malvagità dei ricchi e dei potenti a portare le
sventure sui cafoni.
Nella descrizione delle
ingiustizie perpetrate dai fascisti contro i cafoni di Fontamara, Silone mostra
anche le contraddizioni del fascismo che, dopo essersi presentato come
movimento del popolo, usa violenza contro lo stesso popolo che dovrebbe
proteggere. Se il programma del Partito Fascista era di stampo socialista, le
azioni andarono in tutt’altra direzione.
L’evoluzione del modo di pensare di Berardo
Viola, figura centrale del romanzo, mostra anche la vicenda personale dell’autore.
Silone infatti crebbe tra i contadini di Pescina e in gioventù si iscrisse al
Partito Comunista per tutelarli, poi entrò in dissenso con il partito e ne
uscì, ciò però non bastò ad evitargli noie con il fascismo e così fu costretto
all’esilio. Allo stesso modo Viola prima propaganda ai paesani la necessità di
ribellarsi anche con azioni violente, poi però cambia idea e finisce per
abbandonare i propositi rivoluzionari perché desideroso di sposare la bella
Elvira, infine la sua vicenda si conclude con l’aperto contrasto al fascismo.
Francesco Abate
Devo leggere questo libro e non ho voglia.
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Io ti consiglio di leggerlo. E' un romanzo che dà molto, inoltre non è pesante come si potrebbe credere leggendone la trama.
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