Ieri, all'età di 93 anni, è morto Shimon Peres, ex presidente dello Stato di Israele.
Di lui tutti ricordano il premio Nobel per la pace assegnatogli nel 1994 insieme a Yasser Arafat per gli accordi di Oslo, che nel mondo accesero la speranza di una pace nella martoriata terra di Palestina. Il ricordo del Nobel ha portato i media a dipingere Peres come uomo di pace, eppure definirlo tale è azzardato, soprattutto considerando il suo passato ed anche le sue scelte politiche successive al Nobel.
Shimon Peres nacque il 2 agosto 1923 a Vishnievo, un paesino oggi in Polonia ma allora in Bielorussia. All'età di 11 anni emigrò in Palestina, seguendo il viaggio che il padre aveva fatto qualche anno prima.
La sua carriera politica iniziò presto, dopo un po' di anni nel kibbutz Geva venne scelto nel kibbutz Alumot per organizzare il movimento laburista Hanoar Haoved. A soli 20 anni Peres divenne segretario del movimento e proprio in qualità di segretario di Hanoar Haoved partecipò nel 1946 al Congresso Mondiale Sionista dove incontrò David Ben-Gurion, il primo firmatario della Dichiarazione d'indipendenza israeliana e prima persona a ricoprire il ruolo di Primo Ministro d'Israele.
Nel 1947 venne arruolato nel nucleo che poi costituirà le Forze di Difesa Israeliane e fu nominato responsabile per il personale e per l'acquisto di armi. L'anno dopo fu capo della marina nel corso della guerra d'indipendenza israeliana. Finita la guerra, fu nominato direttore della delegazione israeliana negli USA.
Negli anni '50 ricopre il primo incarico governativo di peso, è infatti ministro della Difesa. Proprio in qualità di ministro è protagonista della crisi di Suez che si ebbe quando Israele, Francia e Gran Bretagna occuparono il Canale di Suez per contenderne la gestione all'Egitto. La crisi si risolse solo perché l'URSS (che temeva l'allargamento del conflitto) minacciò di intervenire contro gli invasori mentre gli USA non assicurarono alcun intervento e fecero appello ad una soluzione pacifica del conflitto.
Nel 1959 fece il suo ingresso in Parlamento con il Partito Mapai. Fu però costretto ad abbandonare il partito quando risultò tra i coinvolti nello scandalo dell'affare Lavan. Ebrei egiziani erano stati arruolati per compiere attentati contro civili in Egitto e poi far ricadere la colpa sui Fratelli Mussulmani, così da spingere la Gran Bretagna a mantenere nel paese nordafricano le sue truppe di occupazione (per 51 anni Israele ha negato responsabilità, ma nel 2005 i partecipanti che erano sopravvissuti sono stati premiati proprio dal Governo).
Nel 1974 si candidò per la prima volta al ruolo di Primo Ministro, ma fu battuto dal suo compagno di partito (che nel 1968 era diventato Partito Laburista Israeliano) Yitzhak Rabin. Tre anni dopo però Rabin fu costretto a dimettersi a causa di un conto estero tenuto dalla moglie, così Peres ascese alla carica di Primo Ministro. Il successo per Peres durò poco, infatti alle elezioni successive il Partito Laburista fu sconfitto e lui perse la carica.
Dopo una parentesi come vicepresidente dell'Internazionale Socialista e una nuova sconfitta elettorale, nel 1984 Peres riuscì a riconquistare il ruolo di Primo Ministro. Per ottenere la carica però il leader laburista dovette formare una coalizione che includeva anche il Likud, il partito nazionalista di centrodestra.
Nel 1994, in qualità di ministro degli Esteri del governo Rabin (contro cui aveva perso le primarie del Partito Laburista) firmò gli accordi di Oslo con il leader palestinese Yasser Arafat. Tali accordi prevedevano il ritiro delle forze israeliane da alcune aree della Striscia di Gaza e della Cisgiordania più il riconoscimento di un governo palestinese, l'ANP (Autorità Nazionale Palestinese). Tali accordi valsero sia a Peres che ad Arafat il Nobel per la pace, ma si trattò sostanzialmente di un tentativo fallimentare. Come ampiamente prevedibile, il movimento estremista palestinese di Hamas non accettò l'accordo e continuò i suoi atti terroristici, infatti l'organizzazione non riconosceva il diritto a esistere di Israele che di fatto era uno Stato invasore. In un certo senso, guardando agli accordi con disillusione postuma, il tentativo di Peres fu un più tentativo di fermare la ribellione contro lo stato invasore al fine di preservarne la sopravvivenza che una reale pacificazione.
Dopo aver ottenuto il Nobel per la pace, l'11 aprile 1996 Peres, diventato Primo Ministro l'anno prima dopo l'uccisione di Rabin, autorizzò l'Operazione Grappoli d'Ira. Si trattò di un massiccio attacco terrestre, navale e aereo sul Libano contro gli Hezbollah, colpevoli di fare guerriglia contro lo Stato d'Israele. In 16 giorni Israele sganciò 35.000 bombe e il 18 aprile bombardò una base delle Nazioni Unite in cui si erano rifugiati 800 civili, uccidendo 102 persone e ferendone 120. Ufficialmente Israele dichiarò di non sapere che i civili si fossero rifugiati nella base, ma un'indagine delle Nazioni Unite li smentì. I militanti Hezbollah uccisi nei raid alla fine non furono ufficialmente nemmeno una ventina, le vittime civili furono cinque volte di più.
Dopo la salita al potere di Netanyahu, per Peres si aprì una fase di declino. Tale fase fu interrotta nel 2006 quando decise di unirsi a Sharon (quello del muro costruito nel 2002 che divide ancora oggi israeliani e palestinesi e che più volte è stato dichiarato illegale dalle Nazioni Unite) e fondare il partito centrista Kadima. Questa trasformazione gli valse, il 13 giugno 2007, l'elezione a presidente d'Israele, carica che ricoprì fino al 2014.
Simon Peres è stato senza dubbio una delle figure più importanti della politica israeliana ed internazionale. Per tutta la seconda metà del '900 è stato uno dei protagonisti delle vicende mediorientali e fino ad un paio di anni fa è stato un personaggio di primo piano nello Stato d'Israele. Il premio Nobel per la pace che ricevette nel '94 può però spingere ad una valutazione affrettata e buonista dell'operato di Peres, cosa che tra l'altro ci concediamo sempre quando si parla di un personaggio ormai passato a miglior vita. La sua storia ci parla di qualcosa di diverso dall'uomo di pace, ci parla di un politico che per rafforzare il suo paese non esitò ad organizzare attentati contro civili in un altro paese, di un uomo che con degli accordi di pace ha provato a rendere più sicura la sua nazione facendo accettare un compromesso ingiusto ad un paese invaso, di un Primo Ministro che fece bombardare un villaggio pieno di civili per colpire un pugno di nemici. C'è chi poi lo giustifica parlando di "un falco che diventò colomba", cioè un uomo di guerra che poi lottò per la pace, ma al di là della discutibile volontà pacificatrice dietro gli accordi di Oslo, non dobbiamo dimenticare che nemmeno due anni dopo aver ricevuto il Nobel fece bombardare i civili in Libano e che nel 2006, pur di ritornare sulla cresta dell'onda, si alleò con un uomo che di pace sapeva ben poco, Ariel Sharon.
Francesco Abate
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