Romanzi che trattano in modi più o meno diversi il tema della Resistenza ce ne sono tanti, all'indomani della fine del secondo conflitto mondiale molti sentirono il bisogno di raccontare gli eventi dal proprio punto di vista. Affrontare un tema tanto delicato, che ancora oggi divide, era però una grande responsabilità allora più di oggi. Calvino non si sottrasse a tale responsabilità, decise però di affrontare il tema in un modo molto originale e scrisse Il sentiero dei nidi di ragno.
Quando si affrontano temi tanto complessi e delicati come la Resistenza, spesso si finisce per cadere nella retorica ed avvolgere i personaggi e gli eventi dell'aura che la storia ci suggerisce. Calvino riuscì ad evitare questo errore guardando la storia con gli occhi di un bambino. Il suo romanzo sulla Resistenza ha come protagonista un bambino, le riflessioni sono quindi private della profondità e della solennità che acquistano quando sono partorite da menti adulte, i personaggi sono analizzati senza la malizia e la capacità di comprensione di un adulto. La scelta di Calvino, secondo me, lo ha portato a creare un romanzo grandioso. Noi infatti vediamo attraverso gli occhi di Pin, il protagonista, un'epoca storica fatta di tradimenti, di perdita dei valori, di crudeltà e di dolore. Mentre tutti gli adulti però, in un momento così triste della storia italiana, vedrebbero solo questo, il giovane Pin riesce a scorgere quei piccoli raggi di sole che almeno per un momento scacciano le ombre, i piccoli segni dell'umanità che ancora sopravvive nei corpi stanchi che animano il paese. Pin vede così la passione amorosa, pur non comprendendola coi suoi occhi di bambino, scopre l'amicizia col partigiano Cugino, e riesce a vivere momenti di gioia spensierata giocando con i partigiani divenuti suoi amici.
La storia ci insegna che i partigiani combatterono per liberare l'Italia dal nazi-fascismo. Agli occhi di Pin però si rivela la verità più complessa, cioè che ogni uomo combatte per una propria ragione ed all'interno dello stesso gruppo non c'è unione di vedute. I partigiani in questo romanzo sono spogliati della dimensione eroica, sono solo uomini, ciascuno dei quali con la sua storia e i suoi difetti: c'è Mancino, il cuoco tradito dalla moglie; c'è Dritto, il capobanda che manda tutto all'aria cedendo alla passione amorosa; c'è Cugino, che odia tutte le donne a causa di una delusione. Ogni partigiano ha la propria storia e ognuno combatte per un proprio motivo. Nonostante questa disomogeneità, all'interno del romanzo i partigiani mantengono la loro azione salvifica. Pin è infatti un bambino a cui è stata rubata l'infanzia, gli altri bambini lo allontanano e socializza solo coi grandi, questi però non esitano ad usarlo per i loro fini. Finisce anche per essere arrestato e picchiato dai fascisti. I partigiani entrano in gioco prima con Lupo Rosso, che lo libera, poi con Cugino, che lo porta al sicuro ed alla fine della vicenda diventa suo amico. Sono i partigiani a restituire, seppur a modo loro, l'infanzia a Pin ed a riscattarlo dalla spirale fatale in cui cade all'inizio del romanzo.
La scelta di affidare il ruolo di protagonista ad un bambino ha anche permesso a Calvino di trattare un tema tanto spinoso senza rinunciare alla propria originalità e senza produrre un romanzo appesantito da riflessioni politico-filosofiche. L'unica riflessione accurata e approfondita è affidata al commissario Kim nel capitolo IX, poi nel resto del romanzo vediamo solo persone vivere a modo loro un periodo tanto difficile da mettere in crisi anche i valori più elementari.
Ho amato Calvino quando ho letto Il cavaliere inesistente ed ora, nonostante questo sia un romanzo molto differente, lo amo ancora di più. Calvino ha avuto il potere di trattare questioni spinose e profonde con apparente leggerezza, ha scritto romanzi che si leggono con leggerezza pur senza essere vuoti anzi, pur essendo pregni di significati profondi.
Il sentiero dei nidi di ragno non ci racconta di battaglie, di eroi e di torture, di buoni e di cattivi. Ci racconta di quella che era l'Italia nelle città rese misere dalla guerra e sulle montagne divenute campi di battaglia, ci presenta l'umanità che agonizza nella miseria della guerra e che in essa trova modo di resiste e sopravvivere. Pur senza raccontarci la storia, questo romanzo ci fa capire meglio cosa fu la Resistenza.
Francesco Abate
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