Pubblicato nel 1913, Canne al Vento è il romanzo più importante della scrittrice italiana Grazia Deledda, unica donna italiana ad aver vinto il premio Nobel per la letteratura.
Il romanzo narra la storia di Efix, vecchio servitore della famiglia Pintor. Molto legato alle tre sorelle Pintor, uniche superstiti della famiglia, assiste impotente alla loro rovina.
Le sorelle vivono una vita grigia arroccata nel loro palazzo, nascondendo al mondo la miseria sopraggiunta dopo la morte del padre, don Zame, e la fuga della sorella Lia.
La vita monotona della famiglia viene sconvolta dall'arrivo di Giacinto, figlio della defunta Lia. Il ragazzo seduce tutti col suo modo di fare, ma ben presto si rivela un fannullone attratto dalla vita mondana e dal gioco d'azzardo, e non esita a contrarre debiti falsificando le firme di parenti e conoscenti.
Le malefatte di Giacinto complicano la vita delle sorelle Pintor, che perdono l'unica cosa positiva delle loro esistenze, la tranquillità. Efix all'inizio non ha il coraggio di cacciarlo via, come aveva promesso di fare nel caso in cui il ragazzo avesse creato problemi.
L'arrivo di Giacinto non solo accelera la rovina delle sorelle Pintor caricandole di debiti, ma tira fuori delle scomode verità sulla morte di don Zame e la fuga di Lia.
Canne al Vento è un romanzo che mischia contenuti concreti e realistici alla religiosità magica tipica delle campagne sarde di inizio Novecento. Da un lato ci mostra la decadenza della nobiltà, che cede il passo all'emergente classe mercantile, e dall'altro colora luoghi e tempi degli angeli e dei mostri che abitano le fantasie della gente semplice.
L'arrivo di Giacinto mette in contatto il mondo campagnolo con quello urbano, portando a uno scontro di mentalità che a fatica si frammischiano e generano un turbine di eventi, capaci di travolgere tanto le semplici persone di campagna quanto i giovani sognatori di città.
Canne al Vento è anche un romanzo sulle verità nascoste. Efix cela nella sua memoria il segreto sulla morte di don Zame, e questo riposa tranquillo fin quando un'improvvisa perturbazione, cioè l'arrivo di Giacinto, non smuove il fondo di omertà riportando alla luce la verità.
Questo è soprattutto un romanzo sulla vita e l'uomo. L'uomo è come una fragile canna scossa da un vento, il destino, che non può in alcun modo vincere. La metafora dell'uomo-canna è ripresa dal filosofo francese Blaise Pascal, per cui l'uomo è una canna pensante.
I personaggi principali del romanzo sono Efix, i membri della famiglia Pintor, Giacinto e Grixenda.
Efix è l'umile servo della famiglia Pintor. Personaggio di grande semplicità, serve però con amorosa laboriosità le sorelle, tanto da continuare a lavorare per loro nonostante spesso i pagamenti gli arrivino in ritardo. Tanto è forte il suo amore da aver aiutato Lia nella fuga tanti anni prima. E' un personaggio chiave non solo per il suo ruolo di protagonista, ma soprattutto per la sua visione del mondo notturno, della natura e della vita ultraterrena, che permette alla scrittrice di creare le pagine più memorabili e poetiche del romanzo. Sebbene sia un uomo semplice e dalle idee elementari, in sé contiene quelle credenze magiche tipiche di una religiosità mista alla superstizione. Alla fine muore quando una delle sorelle Pintor cede agli eventi per salvare la famiglia dalla rovina, così può continuare ad appartenere al vecchio mondo nonostante quello nuovo si faccia prepotentemente avanti.
Le sorelle Pintor sono l'immagine di una nobiltà che, sebbene in declino, prova a mantenere l'aura di superiorità ereditata dai secoli passati. Distrutte economicamente dalla morte di don Zame, ferite nella reputazione dalla fuga della sorella Lia, si arroccano nel loro palazzo come assediate dal mondo moderno, resistendo disperatamente i tentativi della modernità di entrare nelle loro vite. Nonostante la difficile situazione economica, Noemi rifiuta con altezzosità una proposta di matrimonio vantaggiosa, spinta dall'orgoglio dei fasti che furono, mentre Ester si dedica solo ed esclusivamente alla religione, e Ruth sopravvive inerte quasi come un vegetale. Per loro l'arrivo di Giacinto si rivela un cavallo di Troia, infatti porta dentro alla loro fortezza quel turbamento e quella crisi da cui cercavano disperatamente di fuggire, costringendole al cedimento finale.
Giacinto è il giovane di città, incapace di accettare la frenetica vita cittadina e attratto dalle vecchie tradizioni campagnole, ma incapace di adattarsi alla tranquilla vita bucolica. Arriva sognando una vita pacifica, poi la rifiuta e corre dietro le feste e il gioco d'azzardo, sconvolgendo la vita delle zie che lo ospitano. Il suo arrivo è un turbine che tutto travolge, apre una breccia nel muro che le sorelle Pintor hanno alzato contro il mondo esterno, scopre il terribile segreto nascosto nel cuore di Efix e accende d'amore il cuore della povera e semplice Grixenda. Destinato a perdersi dietro i suoi vizi, viene salvato proprio dall'amore per la giovane.
Grixenda è in realtà un personaggio secondario, merita però di essere menzionata perché col suo amore semplice e appassionato, privo di interessi e totalizzante, riesce a riportare lo scapestrato Giacinto sulla retta via.
Canne al Vento è un romanzo straordinario che vale la grande fama della sua autrice.
In questo libro Grazia Deledda riesce a mischiare il realismo della vicenda principale, che descrive la difficile strada per la sopravvivenza di tre nobili decadute, oltre che le condizioni di vita di un semplice servitore, alla magia della religione semplice e pregna di superstizione che abita le menti più semplici. Questo miscuglio è tanto sapientemente preparato da creare pagine meravigliose e molto poetiche, dove la lettura diventa piacevole pur trascurando la vicenda principale. Molto commovente è la descrizione della morte di Efix, che vediamo attraverso gli occhi del servitore vestita di immagini molto suggestive. Vale però la pena di leggere anche le sue visioni notturne, nelle quali la natura si anima di creature misteriose e spesso tetre.
Nonostante le descrizioni poetiche, la Deledda è però brava nel mantenere la narrazione semplice e scorrevole, così il lettore non si stanca mai nonostante le pause dalla storia principale, che non sono mai troppo lunghe.
Canne al Vento è un romanzo di cui consiglio la lettura perché fa riflettere, agita l'animo con tanti sentimenti diversi e fa conoscere un luogo che pare sospeso tra il mondo reale e quello ultraterreno.
Francesco Abate
Molto interresante, vorrei leggerlo.
RispondiEliminaTe lo consiglio: è un gran bel libro.
EliminaLetto e mangiato, anni fa, come si suol dire.
RispondiEliminaL'ho trovato molto più realistico dei romanzi verghiani, ci credi?
Ti abbraccio.
A me ha ricordato molto la letteratura sudamericana, come ad esempio "Cent'anni di Solitudine" di Garcia Marquez o l'"Aleph" di Borges, dove giocano con la miscelazione tra realismo e magia.
EliminaUn abbraccio.
Non l'ho ancora letto, perciò non ho un'opinione sul romanzo.
RispondiEliminaSe però vuoi un libro che mescoli realtà e magia, ti consiglio "La maga delle spezie" di Chitra Banerjee Divakaruni.
Baci.
Prendo nota. Mi piacciono i libri in cui un po' di magia colora la realtà.
EliminaBaci.