sabato 4 giugno 2022

LA LETTERATURA MORIBONDA

 

La letteratura nasce come forma d'arte, è il tentativo di comunicare qualcosa di profondo attraverso il bello, cioè raccontando una bella storia (o scrivendo una bella poesia) lo scrittore cerca di esprimere un'idea che gli sbatte dentro e pretende di uscire fuori.
Nella letteratura intesa come forma d'arte il ruolo del lettore è fondamentale. Chi legge il libro non è solo uno che per passare il tempo scorre gli occhi su una pagina e immagazzina informazioni, questo lo fa chi legge un manuale tecnico o scientifico; il lettore ha il compito non semplice di comprendere e interiorizzare, cioè capisce cosa intende dire l'autore e lo modella a misura della propria anima, così da trasformarlo in un'idea personale.
Senza il lettore, la letteratura non esisterebbe.

Alla luce del ruolo fondamentale che il lettore ha nella letteratura, rabbrividisco pensando al modo in cui oggi si leggono i libri.
A differenza del passato, i libri sembrano tornati interessanti. Su internet, la principale piattaforma di condivisione di idee ed esperienze di cui oggi disponiamo, cresce di continuo il numero di utenti che commentano i libri o che ne discutono con altri. Questo fermento sarebbe un ottimo segnale, ma il modo in cui viene svolto il ruolo di lettore desta non poche perplessità. 
Guardando le foto di questi lettori, specialmente di quelli che si propongono come influencer, ci si rende conto di come il libro sia solo un oggetto marginale, mentre il soggetto principale è sempre il corpo della persona. Sebbene l'argomento del post sia il libro, la fotografia cerca di colpire col corpo, quindi l'immagine prende subito il sopravvento sul contenuto. Si punta a colpire l'occhio, non a comunicare il pensiero; qualcuno dirà che serve per catturare il potenziale lettore, ma se così fosse si cercherebbe di creare un'immagine accattivante al cui centro ci sia il libro, invece questo diventa un semplice elemento decorativo del soggetto principale che è il corpo. L'effetto di questa scelta è molto spesso il dirottamento dell'attenzione del potenziale utente-lettore sul corpo e non sul libro, quindi molti guardano la foto e del libro finiscono per ricordare a stento il titolo. I post associati a queste foto sono poi sempre qualitativamente molto scarsi, spesso poco personali, perché chi propone così il libro lo fa per pubblicizzare il proprio corpo, non certo la letteratura.
Un altro segnale della malattia del lettore contemporaneo è evidente nei commenti lasciati dagli utenti sulle pagine social dedicate ai libri. Si tratta molto spesso di pochi aggettivi, rare sono le argomentazioni e quasi mai originali, spesso poi si degenera nel giudizio morale sull'autore e si dimentica l'opera. 
Non mancano su queste piattaforme le gare di bravura, ci si vanta del numero di libri letti. Forse proprio perché si punta a leggere tanto ci si dimentica di leggere bene; come ho già detto sopra, leggere non significa solo scorrere gli occhi sulla pagina, ma richiede un'elaborazione interiore. Già nella nostra società frenetica è difficile ritagliare spazio per un'attività lenta, se poi questa si trasforma in una gara di velocità è la fine. A che serve leggere cento libri all'anno se poi si riesce solo a lasciare commenti come "bello", "brutto" o "non mi è piaciuto"? Il libro è un organismo complesso, contiene profondità e dimensioni infinite, come lo si può ridurre a un semplice aggettivo? Di fronte a un commento secco riguardo un libro, che sia un saggio o un romanzo, in genere mi convinco che il lettore non l'abbia capito o non l'abbia letto veramente.
Tutto quello che ho scritto sopra si può riassumere in una frase: l'apparenza conta più della sostanza. Si tratta di una frase con cui oggi si può descrivere un po' tutto, non solo la lettura. Per i lettori del web conta più dire di aver letto mille libri che averne capito qualcuno, è più importante fare la foto col libro in mano che posare il culo su un divano e leggerlo. Oggi si parla tanto dei libri, ma pochi leggono davvero.

La superficialità che ha contagiato i lettori finisce per inquinare anche la scrittura, rovinando la letteratura su due livelli.
Gli scrittori sono (o dovrebbero essere) anche lettori; se leggono con superficialità, hanno idee superficiali (se ne hanno), quindi possono scrivere solo cose banali. A questo dobbiamo poi aggiungere le regole di mercato, che spingono le case editrici a produrre ciò che si vende; se il contenuto non interessa a nessuno, è normale che si punti di più su romanzi fotocopia costruiti sulla base di una ricetta perfetta, così da offrire agli pseudo-lettori una storia veloce e fatta di tante banalità facili da memorizzare e adatti a una discussione sterile. 
L'arte va capita, richiede uno sforzo, le parole vuote invece puoi incastrarle tra una foto e una diretta.

Francesco Abate

2 commenti:

  1. Direi, purtroppo, che è il risultato di una politica trentennale (se non più vecchia) di ignoranza brada spacciata come intelligenza.
    La gente ha il cervello nei cellulari, i libri nemmeno sanno cosa sono. Gli editori fanno pena, la qualità non viene premiata e il risultato si vede.
    Baci.

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    1. L'ignoranza genera una società acritica, che è molto più facile da controllare. Senza il pensiero critico non c'è la vera opposizione, quindi chi detiene il potere può manipolarci come vuole.

      Baci.

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