lunedì 21 ottobre 2024

IL DOTTOR ZIVAGO DI BORIS PASTERNAK

 

Il dottor Zivago è un romanzo scritto dall'autore russo Boris Pasternak, pubblicato nel 1957 dall'editore Feltrinelli e trasposto in un fortunato film omonimo vincitore di 5 premi Oscar nel 1965.
In questo romanzo Pasternak racconta la vita di Jurij Andreevic Zivago, dottore e poeta russo, ed attraverso la sua esistenza ci mostra la rivoluzione d'ottobre spogliata dalla retorica eroica con la quale all'epoca l'Unione Sovietica e i partiti comunisti mondiali la vestivano. L'Unione Sovietica in cui si muove Zivago non è né un paradiso socialista né una caserma di eroici proletari rivoluzionari, bensì è una regione del mondo prostrata dalla miseria e dalle violenze, un luogo dove la vita umana sembra non valere più granché e dove tutto è sacrificabile in nome dell'interesse supremo della rivoluzione.
Zivago all'inizio è un ragazzo qualunque che subisce il fascino dei tumulti ideologici del suo tempo, con le idee socialiste che prendono sempre più forza e un nuovo ordine che batte alla porta e pare inarrestabile. Parte per la Grande Guerra come medico, mantenendo di fatto la neutralità dell'osservatore, e può toccare con mano la tragedia in cui si traduce un conflitto bellico. La guerra è per Zivago solo l'inizio delle peripezie, infatti il mondo cambia velocemente e arriva la rivoluzione d'ottobre, seguita poi dalla guerra civile tra bianchi e rossi. Sebbene l'ordine politico-sociale venga stravolto, l'uomo rimane tale e la sua anima non smette di vivere; Zivago è sposato con la cugina Tonia, ma già in guerra è travolto dalla passione per la crocerossina Lara Antipov, passione che riesplode in seguito ed a cui entrambi si abbandonano. Mentre il mondo cambia, l'ordine sociale si distrugge e tutto crolla nella miseria, l'amore continua a palpitare ed a sfuggire a qualsiasi controllo morale e politico.
Con questo romanzo Pasternak mostra il vero volto di quella che fu la rivoluzione d'ottobre: l'ordine sociale fu distrutto, ma non si riuscì a ricostruirne uno nuovo e tutti i cittadini furono precipitati nella miseria. Anche i diritti umani vennero di fatto azzerati, con arruolamenti forzati per la guerra e per i vari gruppi rivoluzionari (lo stesso Zivago è costretto ad allontanarsi dalla famiglia perché arruolato a forza in uno di questi gruppi armati) o con assalti a cittadini inermi colpevoli solo di aver dato appoggio a persone della parte politica avversa. La rivoluzione diventa guerra civile e di colpo i fratelli diventano nemici, scompaiono ogni dignità ed ogni pietà, aprendo così la strada a massacri ed altri crimini.
La visione disillusa e spietata che Pasternak dà della rivoluzione d'ottobre costò tanto sia al romanzo che all'autore. Il romanzo in URSS venne stroncato, così Pasternak fu costretto a inviare il manoscritto in russo ad alcuni amici in Occidente; la pubblicazione si deve a Giangiacomo Feltrinelli, il quale nel 1957 diede alle stampe l'opera in italiano. Anche all'editore la pubblicazione de Il dottor Zivago costò seri grattacapi, fu infatti espulso dal PCI che lo considerò un traditore. Il romanzo grazie a Feltrinelli (ed alla CIA, che lo usò come arma per screditare il regime comunista sovietico) trovò subito diffusione planetaria e Pasternak fu premiato nel 1958 col premio Nobel per la Letteratura, premio che non poté ritirare per l'opposizione dell'allora leader sovietico Nikita Krusciov. Pasternak fu inoltre espulso dall'Unione degli scrittori dell'URSS e privato della nazionalità sovietica; accusato di tradimento, dovette chiedere la grazia a Krusciov.
Se Il dottor Zivago è un ottimo romanzo, piacevole da leggere ed allo stesso tempo profondo, la sua storia contribuisce a renderlo immortale. Le peripezie di Jurij Andreevic Zivago ci mostrano gli effetti reali della rivoluzione d'ottobre, quelli nascosti dalla politica comunista o enfatizzati all'eccesso da quella capitalista; la storia dell'opera, invece, tra censure e strumentalizzazioni, ci mostra come anche sotto una delle più spietate dittature lo spirito critico e l'estro artistico di alcune menti non siano stati oscurati, dimostrando quanto avesse ragione Bulgakov (altro autore inviso alla dittatura sovietica) nello scrivere che "I manoscritti non bruciano".

Francesco Abate

mercoledì 9 ottobre 2024

VERITA'

 

Verità è una poesia che fa parte della raccolta Inferno.
La poesia è dedicata a Giulio Regeni, la cui vicenda è tristemente nota ma merita di essere ricordata. Presente in Egitto in qualità di ricercatore, fu rapito a Il Cairo il 25 gennaio 2016 e ritrovato senza vita il 3 febbraio successivo con evidenti segni di tortura sul corpo. La tipologia di torture riscontrate sul corpo del giovane, il luogo del ritrovamento (nei pressi di una prigione dei servizi segreti egiziani) e altre circostanza emerse poi nel corso delle indagini danno modo di pensare con ragionevole certezza che ad ucciderlo siano stati i servizi segreti egiziani. L'Egitto, come prevedibile, non ha mai collaborato davvero alla scoperta della verità e l'Italia, impegnata in importanti accordi commerciali col paese nordafricano, non ha mai esercitato una vera pressione diplomatica, anzi ha più volte represso le richieste di verità.
Quella di Giulio Regeni è perciò l'ennesima storia di negazione dei diritti umani insabbiata in nome di accordi commerciali, politici o militari.

"Verità!" grida la madre,
"verità!" fa eco il popolo,
"verità!" pregano i sassi,
ma il verde del dollaro
e il bianco della paura
e il rosso della vergogna
ascoltano solo il chiasso
dei mercanti che insozzano il tempio.
Questo passaggio della poesia racchiude tutta la vicenda: richieste di indagini approfondite e imparziali arrivano dalla società civile, ma l'Italia, frenata da interessi economici, dalla paura di perdere un partner strategico e forse dalla vergogna di dover giustificare l'imbarazzante silenzio tenuto in casi simili (perché in Egitto le torture degli oppositori politici sono prassi comune), preferisce fingere di bersi le versioni della dittatura egiziana.

Vi lascio un link alla pagina di Amnesty International dedicata alla ricerca di verità per Giulio Regeni.


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Francesco Abate