Berlinguer deve morire è un saggio scritto dai giornalisti Giovanni Fasanella e Corrado Incerti.
Il libro mostra al lettore il risultato di un'attenta inchiesta su quello che fino ad ora è stato considerato un semplice incidente, il sinistro stradale che coinvolse l'allora leader del PCI, Enrico Berlinguer, a Sofia il 3 ottobre 1973. Quel giorno l'auto che portava Berlinguer all'aeroporto di Sofia, da cui sarebbe rientrato in Italia al termine di un incontro col primo ministro bulgaro Zhivkov, fu colpita in pieno da un mezzo pesante che viaggiava contromano, e per poco il leader del più importante partito comunista dell'occidente non rimase ucciso. Ricoverato in un ospedale di Sofia, sebbene i medici consigliassero un prolungamento della sua permanenza, Berlinguer insistette per tornare in Italia, dove fu curato. Per anni tutti hanno creduto che si fosse trattato solo di un incidente, ma all'inizio degli anni Novanta cominciò a trapelare qualcosa di diverso: lo stesso Berlinguer ai tempi aveva rivelato ad Emanuele Macaluso ed alla famiglia di sospettare che si fosse trattato di un attentato. Forse, stando ai sospetti di Berlinguer, il PCUS aveva tentato di uccidere un leader comunista occidentale ritenuto scomodo.
Il saggio ruota attorno all'indagine condotta dagli autori e con puntualità individua tante evidenze che rafforzano il sospetto di Berlinguer. La lettura è però molto interessante perché, per indagare le circostante e le cause del presunto attentato, permette al lettore di rileggere un'interessante pagina della storia italiana ed europea, una pagina di cui tanto si parla ma poco si capisce.
Quella di Berlinguer, e dell'attentato subito, è la storia di un uomo che lesse il clima sociale teso di quegli anni e decise di cambiare bruscamente la rotta del partito comunista più importante d'occidente. Oggi dall'estrema sinistra la condanna è unanime, perché il "compromesso storico" ha diluito le forze di sinistra fino a renderle incolori ed incapaci d'incidere, così come il centrosinistra sta tentando di ricollocarsi sotto l'ombra di Berlinguer, un uomo capace di sollevare la questione morale e di plasmare un'idea meno estremista di comunismo.
Si capisce, tornando a quegli anni turbolenti, come Berlinguer avesse scelto la strada del compromesso storico dopo aver visto la repressione della primavera di Praga operata dai sovietici e il colpo di stato cileno favorito dagli USA. Il PCI non esitò a criticare l'atteggiamento liberticida sovietico, esponendosi alle ritorsioni provenienti da quelli che si ergevano a guida dei comunisti di tutto il mondo e generando al proprio interno divisioni importanti con l'ala più filosovietica guidata da Armando Cossutta. Berlinguer cercava una via italiana al comunismo capace di evitare pericolosi contrasti con gli USA, che in Cile avevano favorito un colpo di stato per rovesciare il socialista Allende, ed allo stesso tempo per rendersi più indipendente da un'Unione Sovietica, che voleva svolgere il ruolo di padre-padrone dei governi comunisti. Se è vero che la sua scelta ha finito per annacquare il comunismo italiano, è pur vero che il clima storico e sociale richiedeva una strategia capace di proteggere l'Italia dai due giganti che si contendevano il mondo: la scelta che operò può essere condivisa o meno, ma di certo fu coraggiosa e retta da motivazioni non da poco.
La scelta di Berlinguer ovviamente generò contrasti con i sovietici e con i leader comunisti più sottomessi al PCUS, tra cui il presidente bulgaro Zhivkov, col quale il leader del PCI ebbe una discussione piuttosto accesa proprio in occasione della visita culminata col presunto attentato.
Berlinguer deve morire è un'inchiesta rigorosa su un fatto che avrebbe potuto sconvolgere la storia d'Italia e d'Europa.
Il saggio è però anche un'occasione per approfondire una figura iconica della politica italiana, quella di un leader politico che, non senza commettere errori, in un momento delicato fece una scelta coraggiosa e non ebbe paura di imporla anche ad alleati pericolosi.
Nelle pagine di questo libro si torna in un'epoca decisiva della nostra storia, ma anche molto complessa, fatta di eventi che non si possono né ignorare né giudicare con superficialità.
Berlinguer deve morire è anche la fotografia di un modo diverso di fare politica, una politica ancora fatta di ideali e di scelte coraggiose, fatta da uomini capaci di leggere la realtà in cui vivevano e di trovare una strada da percorrere per cambiarla in meglio. Certo, nella politica di allora non mancavano gli intrighi e il malaffare, come dimostra lo stesso attentato, ma la grandezza di certi uomini si evidenzia anche dal modo in cui riuscirono a lottare contro certi mostri senza cedere alla paura e senza lasciarsi sporcare.
Francesco Abate
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