sabato 18 gennaio 2025

EUGENIO MONTALE: POETA SIMBOLO DEL NOVECENTO, VIVE ANCORA OGGI

 

Eugenio Montale può essere definito il poeta del male di vivere. Ci basti rievocare alla mente i bellissimi versi della poesia Spesso il male di vivere ho incontrato, dove rende magistralmente il senso di angoscia e smarrimento dell'uomo del suo tempo (Ossi di seppia fu pubblicato nel 1925) mostrandoci un fiume strozzato che fatica a scorrere, una foglia accartocciata e un cavallo stramazzato.
Anche nelle opere successive il senso di angoscia della poesia montaliana non si attenua, anzi pare accrescersi, alimentato dal secondo conflitto mondiale e dal progresso tecnologico in cui si smarrisce l'uomo. La poesia stessa, in epoche tanto sanguinarie e confuse, perde la capacità di comunicare l'essenza dell'uomo ("Codesto solo oggi possiamo dirti, / ciò che non siamo, ciò che non vogliamo"). Eppure attraverso il correlativo oggettivo Montale, ispirato da T.S. Elliot, riesce a comunicare le emozioni che agitano il cuore del poeta semplicemente accostando delle immagini, riuscendo così a mantenere inalterata la potenza comunicativa della poesia nonostante l'inasprimento del linguaggio. La poesia diventa così sempre meno aulica, forse anche sempre meno "utile", ma riesce a non perdere la propria influenza sull'anima dell'uomo.
Montale nel suo viaggio discendente verso un'angoscia sempre più marcata si fa accompagnare, a partire dalla raccolta Le occasioni, dalla figura femminile di Clizia. Immagine poetica della sua amante Irma Brandeis, Clizia solleva il poeta dal vuoto esistenziale e ne La bufera e altro diventa una donna-angelo che lo accompagna tra gli orrori della guerra. Ne La bufera e altro alla figura di Clizia si affianca anche quella della moglie di Montale, che si assume il compito di accompagnarlo nel suo confronto con le cose terrene.

I tratti della poesia di Montale, che sopra ho riassunto molto velocemente, lo rendono sì un poeta simbolo del Novecento, ma allo stesso tempo ne sanciscono la straordinaria attualità. Anche oggi l'uomo è tormentato dal pensiero della guerra, sebbene almeno nel nostro paese ancora non ci sia toccato di viverla sulla pelle, e la straordinaria velocità del progresso tecnologico lo ha completamente smarrito, così dilagano confusione e paura. In questo contesto, versi come quelli finali di Meriggiare pallido e assorto, che paragonano la vita ad un muro con sopra cocci aguzzi di bottiglia, risuonano con grande forza nel cuore del lettore e non possono lasciarlo indifferente.
Leggere Montale oggi è come confidarsi con un amico più grande che ha già vissuto quello che noi siamo vivendo, può aiutare noi uomini d'oggi, così incapaci di ascoltare e comprendere i nostri stati d'animo e le nostre paure, a capirci e a non soccombere al terrore.
La lettura di Montale è inoltre indispensabile per chi, come me, ha l'ambizione di scrivere poesia. Montale è riuscito a comunicare profonde inquietudini con versi scarni e poco aulici, questo grazie ad un magistrale uso delle immagini, del linguaggio e delle figure retoriche. Oggi spesso ci si nasconde dietro l'alibi della libertà stilistica per scrivere poesie che sono delle spiegazioni scritte andando d'accapo a casaccio, trascurando del tutto armoniosità dei suoni ed efficacia delle immagini. La poesia, così come la vedo io, deve essere arte, quindi l'espressione della propria essenza attraverso il bello, ma a differenza di Montale molti spesso dimenticano di ricercare il bello e si limitano ad esprimere le proprie idee. 
Dobbiamo leggere Montale, e dopo averlo letto dobbiamo rileggerlo e rileggerlo ancora, perché nella sua poesia c'è la medicina che può aiutarci a sopportare meglio il peso di questa epoca incerta.

Francesco Abate

Nessun commento:

Posta un commento

La discussione è crescita. Se ti va, puoi lasciare un commento al post. Grazie.