martedì 3 giugno 2025

"KALLOCAINA" DI KARIN BOYE

 

Kallocaina è un romanzo pubblicato nel 1940 dalla poetessa e scrittrice svedese Karin Boye.
Si tratta di un romanzo scritto otto anni prima del più celebre 1984 di George Orwell, che descrive un futuro distopico in cui uno Stato totalitario controlla in modo assoluto le vite dei cittadini.
Lo Stato totalitario immaginato da Boye controlla in modo stringente ogni aspetto della vita dei cittadini, puntando al totale annullamento dell'individualità a favore della collettività, così da rendere ognuno solo un ingranaggio a servizio del macchinario. C'è una sorveglianza totale, occhi e orecchie dello Stato sono ovunque, perfino nelle camere da letto.
Il protagonista della vicenda, il chimico Leo Kall, inventa un siero che, iniettato endovena, obbliga chi interrogato a dire la verità. Mentre in 1984 il protagonista familiarizza con alcuni ribelli e prova a fuggire dal controllo della dittatura, in Kallocaina l'autrice racconta di un fanatico che aiuta convintamente gli oppressori a controllare i pensieri della gente oltre che le azioni. Leo Kall è però un fanatico inquieto, nel senso che si rifugia nel fanatismo per nascondere a sé stesso l'inquietudine generata da quegli istinti che reclamano a gran voce maggiore libertà di sfogo; la conoscenza della verità finisce per rivelarsi un danno per lui, perché la struttura protettiva in cui si è rifugiato vacilla a contatto con le idee di un gruppo di sovversivi, costringendolo ad un faccia a faccia con il proprio malessere.
A differenza di 1984, col quale il parallelo è d'obbligo, vista la comunanza di temi, Kallocaina si sofferma meno sulla descrizione del funzionamento dello Stato totalitario, e non immagina gli interventi sistematici sul linguaggio. Karin Boye lavora di più sulla psicologia dei personaggi, che non riescono a reprimere il bisogno di libertà pur fingendo di non sentirlo, lasciando quindi spazio alla riflessione circa il reale funzionamento di un sistema che annichilisce l'Uno a favore della collettività.

Kallocaina, come tutta la letteratura distopica del Novecento, è un romanzo che andrebbe assolutamente letto per capire meglio i nostri tempi. Queste opere nacquero infatti dalla mente di chi aveva osservato da vicino grandi dittature quali la Germania nazista o l'URSS comunista, le esperienze più drammatiche ed efficaci del totalitarismo (almeno fino al Novecento). 
Leggere questi romanzi deve prima di tutto mostrarci le similitudini tra la nostra società attuale e le distopie immaginate dai grandi scrittori, perché il processo di annichilimento del singolo a favore della collettività è da decenni in corso in tutto l'Occidente. Tante menti pensanti, tanti spiriti critici concentrati sulla propria felicità sono impossibili da sottoporre ad un controllo totale, è molto più facile indirizzare le persone rendendole tanti pezzi di un puzzle, che hanno senso solo inseriti nel disegno generale. 
Anche i meccanismi di controllo immaginati da Orwell e Boye non sono poi così lontani dalla realtà. Orwell descriveva l'impoverimento del linguaggio finalizzato all'indebolimento del pensiero critico (la neolingua), e questo deve necessariamente farci pensare ai tanti decreti di Trump col quale si vieta l'uso di parole "scomode" nei documenti ufficiali degli USA. Boye invece ci mostra il mito della realizzazione attraverso il lavoro, mentalità tossica che negli anni il capitalismo ha usato per imbrigliarci negli schemi che più facevano comodo ai gruppi che di volta in volta si sono succeduti al potere.
Dobbiamo leggere questi libri e porci delle domande sul mondo in cui viviamo, altrimenti non ci salveremo.

Francesco Abate

2 commenti:

  1. Solo la partecipazione alla vita sociale ci rende esseri umani e non semplici ingranaggi di un meccanismo spesso incomprensibile e astruso.

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    1. Certo, purché questa partecipazione sia libera e non annichilisca l'essenza del singolo.

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