I rapporti tra la Santa Sede e la Germania nazista sono tutt'ora oggetto di numerosi studi e dibattiti.
Il nazismo è ideologicamente anti-cristiano, infatti è una dottrina politica che predica la guerra tra razze e la purificazione attraverso la violenza, mentre il Cristianesimo predica l'amore tra gli uomini e condanna ogni forma di violenza. Nonostante ciò, la folle ideologia nazista riuscì a prendere piede in Germania nonostante la maggior parte della popolazione fosse cristiana (perlopiù protestanti, ma era forte anche la presenza cattolica). Lo stesso Hitler si professava cattolico e nel regime nazista non mancarono movimenti cristiani che associavano le due dottrine, spesso unendo i simboli della croce e della svastica.
La visione della religione nella Germania nazista era però diversa da quella tradizionale, lo si vide anche nell'Italia fascista: non poteva tollerare in alcun modo che vi fosse una forma di libertà di coscienza, un segmento di pensiero (seppur non politico) non controllato direttamente dallo Stato. Hitler e i nazisti volevano una religione sottomessa allo Stato, addirittura il disegno iniziale prevedeva l'abbattimento della religione tradizionale e la sua sostituzione con un paganesimo nazista. L'obiettivo non morì mai del tutto, ma per attecchire in una nazione dalle radicate tradizioni cristiane era impossibile scagliarsi subito contro la religione, rimase quindi un obiettivo a lunghissimo termine, ma nel frattempo la propaganda nazista provvide a fondere elementi del paganesimo nazista con quelli cristiani. Una famosa immagine dell'epoca ritrae Adolf Hitler con in mano la bandiera nazista sulla cui testa cala la colomba, una chiara associazione dell'immagine del futuro cancelliere a quella del battesimo di Gesù Cristo. Hitler non esitò a dire più volte di essere stato mandato da Dio a compiere una missione, quindi il nazismo non attaccò frontalmente la religione, ma ci si intrufolò e la rese qualcosa di proprio.
La Chiesa cattolica, soprattutto nella persona dell'allora papa Pio XI, guardava con attenzione alla Germania nazista, ma come tutti i capi di Stato delle altre nazioni europee non colsero (o non vollero cogliere, secondo alcuni) il reale pericolo rappresentato da Hitler. In quel periodo il Vaticano era preoccupato principalmente dal comunismo sovietico, che invece la religione l'aveva attaccata frontalmente predicando l'ateismo. La Santa Sede si occupò della questione nazista, ma pensò prevalentemente a tutelare gli interessi dei propri fedeli in Germania, non curandosi più di tanto delle crescenti persecuzioni che vennero perpetrate a danno degli Ebrei.
Nel 1933 la Santa Sede firmò con la Germania un Concordato. Come detto sopra, il Vaticano si preoccupò di mantenere una certa indipendenza sul piano della predicazione religiosa e tutelò le associazioni cattoliche, in cambio i suoi vescovi avrebbero dovuto giurare fedeltà al governo tedesco e mai avrebbero dovuto predicare contro il nazismo.
Col senno di poi si può dire che il Concordato fu un grosso errore del Vaticano, infatti Hitler venne subito meno ai patti attaccando i dirigenti di diverse organizzazioni cattoliche. Dal punto di vista politico inoltre, il Concordato migliorò notevolmente la reputazione di Hitler nel mondo e nella stessa Germania, rendendo ancor più solida la sua posizione.
Un grido di allarme arrivò alle orecchie di Pio XI il 12 aprile 1933, quando Edith Stein, atea di origini ebraiche convertitasi al cattolicesimo, scrisse una lettera al papa chiedendogli di non tacere più sulle persecuzioni a cui erano sottoposti gli Ebrei. La Stein non ne fece solo una questione di tutela degli Ebrei, ma anche degli stessi cristiani, dato che nel paese non erano pochi gli Ebrei convertiti al Cristianesimo e venivano comunque perseguitati in nome della purezza della razza. L'appello della Stein, che poi fu battezzata Teresa Benedetta della Croce, non ottenne risposta e lei stessa fu vittima delle persecuzioni che aveva denunciato, perendo nei campi di concentramento. L'1 ottobre 1998 Teresa Benedetta della Croce fu santificata da Giovanni Paolo II.
L'atteggiamento della Chiesa nei confronti del nazismo mutò e divenne più deciso allo scoppiare della guerra civile spagnola. Come tutti sappiamo, in Spagna vi fu uno scontro tra i nazifascisti, corsi soprattutto da Italia e Germania a sostegno del dittatore Franco, e comunisti, giunti a sostegno dei repubblicani da tutta Europa. In questo scontro furono uccisi senza pietà anche uomini religiosi, costringendo perciò la Chiesa ad una dura presa di posizione. La Santa Sede non si schierò, anche perché non avrebbe potuto abbandonare la sua posizione anti-comunista, quindi papa Pio XI scrisse due encicliche. La prima enciclica era contro il comunismo, la seconda (Mit brennender Sorge - "Con bruciante preoccupazione") la scrisse in tedesco (cosa eccezionale, resta tutt'oggi l'unica scritta in lingua tedesca) per facilitarne la diffusione in Germania e la diresse ai vescovi che la fecero leggere in tutte le chiese durante le celebrazioni della Domenica delle Palme. La reazione di Hitler ovviamente fu furibonda, il regime vietò la lettura dell'enciclica nelle chiese e furono inasprite le persecuzioni anche nei confronti di religiosi, che a decine di migliaia morirono nei campi di sterminio come la già citata Teresa Benedetta della Croce.
Dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale, il Vaticano aiutò molti gerarchi nazisti a fuggire in Sud America fornendo loro documenti falsi. Questa verità venne fuori quando nel 1995 furono aperti gli archivi segreti USA allo scadere dei 50 anni. Se gli USA hanno fornito documenti importanti, il Vaticano invece ha sempre negato ogni supporto ad indagini e la stessa Italia si è macchiata di mancanza di trasparenza. Tra i tanti gerarchi riusciti a fuggire grazie al prezioso aiuto del Vaticano vi fu anche Adolf Eichmann, che fu nascosto in un monastero e poi aiutato a fuggire in Sud America con l'aiuto economico della Caritas. Eichmann fu poi rintracciato dai servizi segreti israeliani, processato e giustiziato nel 1962.
Francesco Abate
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