giovedì 9 marzo 2017

COMMENTO DE "LA SIGNORA DALLOWAY" DI VIRGINIA WOOLF

Ho sempre amato la letteratura inglese, per un periodo l'ho anche preferita a quella italiana, quindi per me era d'obbligo leggere qualcosa di Virginia Woolf, considerata una delle autrici inglesi più importanti dello scorso secolo. Della Woolf ho incontrato in libreria questo romanzo e subito ho deciso di fare questa nuova conoscenza.
Mi duole dire che in questo romanzo ho incontrato un po' tutto quello che non mi piace della letteratura. Prima di tutto non vi è una vera trama, è il racconto di una giornata in cui non succede niente di particolarmente importante ai protagonisti (se si eccettua il povero Septimus Smith), vi è semplicemente l'incontro di un gruppo di vecchi amici ad una festa. Ovviamente la Woolf non ha scritto il romanzo tanto per perdere tempo, la sua intenzione era quella di sezionare la psicologia dei personaggi e per farlo ha usato la tecnica del "flusso di coscienza". Il risultato della scelta dell'autrice però, a mio parere, non è dei più felici. Chiunque abbia letto L'Ulisse di James Joyce sa quanto sia difficile leggere il flusso di pensieri senza perdersi, è infatti una tecnica che rende perfettamente l'evoluzione del pensiero in libertà, ma per farlo spesso crea periodi confusi e difficili da seguire. Questo succede anche ne La signora Dalloway, in special modo durante i dialoghi tra i personaggi, quando si alternano senza soluzione di continuità cose dette e pensate, formando un turbine di parole difficili da seguire. Il romanzo perciò non mi ha mai invogliato alla lettura e ho dovuto impormi di portarlo a termine (per fortuna non è lungo quanto L'Ulisse di Joyce, altrimenti mi sarei arreso).
Anche i personaggi del romanzo non mi hanno colpito granché. La signora Clarissa Dalloway è una donna dell'alta borghesia che vive di ricordi e passa il tempo organizzando feste al fine di sentirsi viva; Peter Walsh è l'uomo più passionale, innamorato di lei e respinto, che con le donne e nella vita non riesce ad avere successo. L'unico personaggio davvero interessante è Septimus Smith, il quale impazzisce a seguito di un trauma di guerra ed incontra una fine tragica. La vicenda di Septimus è l'unica degna di essere seguita, anche se per lunghi tratti si fa fatica perché diventa il lungo flusso di pensieri di un pazzo. 
Nel complesso non mi è piaciuto questo romanzo e non credo leggerò altro della Woolf, soprattutto ricordando le tante pagine che l'autrice ha dedicato agli inizi della vicenda al semplice passaggio di un auto della famiglia reale ed alle reazioni da questa suscitata tra la gente. Già lì si presagiva la pesantezza e la piattezza dell'intero libro.

Francesco Abate

Nessun commento:

Posta un commento

La discussione è crescita. Se ti va, puoi lasciare un commento al post. Grazie.