domenica 13 gennaio 2019

VICTOR HUGO E I MONASTERI DI CLAUSURA

"Questo libro è un dramma che ha l'infinito come personaggio principale.
L'uomo è il secondo.
Ciò posto, poiché un convento s'è trovato sulla nostra strada, vi siamo dovuti entrare. Perché? Fatto è che il convento, ... , è uno degli apparecchi ottici applicati dall'uomo sull'infinito".
Con questo incipit si apre il libro settimo della parte seconda de I miserabili di Victor Hugo. Dopo averci narrato dell'ingresso dei protagonisti in un antico monastero situato a Parigi, l'autore dedica tutto il libro sesto alla descrizione dello stesso e in quello successivo, appunto il libro settimo, esprime alcune considerazioni personali circa il monachesimo di clausura. Non dobbiamo dimenticare che I miserabili è un romanzo storico, come tale presenta parecchie digressioni su particolari periodi storici o condizioni sociali e non mancano considerazioni che l'autore esprime sugli stessi. Nella stessa opera, ma parecchie pagine prima, troviamo una lunghissima descrizione della battaglia di Waterloo impreziosita dalle opinioni dell'autore, che si impegna a sottolineare il ruolo della Provvidenza nell'evento che segnò le sorti dell'intera Europa.
Tornando al monachesimo di clausura, come già detto sopra, Hugo dedica tutto il libro settimo ad analizzarlo e valutarlo. In quest'articolo proverò a sintetizzare il pensiero dell'autore sulla questione.

L'analisi di Hugo parte molto duramente, definendo i monasteri come "nodi nella circolazione" e affermando che laddove essi prosperano i paesi si impoveriscono. Man mano che approfondisce la sua analisi, l'autore però mitiga la propria durezza.
I monasteri per Hugo furono istituzioni utili all'alba della civiltà, quando servirono per porre un freno alle brutalità della società. Essi possono e devono essere ancora guardati con rispetto, ma come tutto ciò che è passato va rispettato purché resti morto. Lo scrittore si scaglia molto duramente contro coloro che, usando svariate argomentazioni, premono per un rifiorire degli ordini monastici di clausura: li paragona agli antichi auspici che sfregavano una giovenca nera col gesso per poi dire che era bianca.
Nella vita del monastero di clausura lo scrittore vede una cambiale pagata per ottenere la vita eterna: si accetta di non vivere, quindi una forma di morte terrena, pur di assicurarsi la beatitudine celeste. Nonostante egli ritenga questa scelta un errore, la trova degna di rispetto e si guarda bene dal giudicarla troppo duramente o dal deriderla. Le suore di clausura sono per lui creature che accettano di stare sull'orlo dell'abisso e guardare verso l'infinito. 
Se il monastero nella sua forma teorica è degno di rispetto, cioè non si può denigrare la scelta spirituale di condurre un tipo di vita puramente contemplativa e rivolta a Dio, tutte le deviazioni sorte al suo interno gli danno un valore negativo. 
Hugo critica prima di tutto le gravi torture a cui erano sottoposte le suore di clausura. Per rispondere a chi ai suoi tempi ne negava l'esistenza, riporta l'esempio concreto dell'Abbazia di Villers, vicino Bruxelles. In essa le suore dormivano sul pavimento umido di celle piccolissime, inoltre spesso espiavano i propri peccati venendo riposte in una cassa di granito le cui dimensioni non permettevano loro né di stendersi né di restare in piedi. Secondo punto che segna la rovina del concetto spirituale di monastero sono fenomeni come le clausure forzate, evento comune nell'antichità, al fine di preservare l'intero patrimonio di una famiglia benestante per un unico figlio. 
Se quindi il monastero nasce con fini buoni, la sua trasformazione storica l'ha reso per Hugo un ostacolo alla crescita delle nazioni.

Le pagine dedicate da Hugo alla clausura, inframezzate anche da una rapida riflessione circa l'esistenza di Dio e una critica al Nichilismo, sono molto interessanti e meritano di essere lette. La visione che l'autore ha della vita monastica si riflette in tutte le pagine della storia ambientate all'interno del monastero, esse sono infatti dominate da un'atmosfera tetra pur narrando sostanzialmente la salvezza dei protagonisti. Hugo ci descrive un moribondo già completamente coperto dalle piaghe della malattia mortale, al suo interno fa però brillare barlumi di amore vero e di salvezza per le anime buone.

Francesco Abate

2 commenti:

  1. Mi è piaciuto moltissimo questo articolo, riesce a sintetizzare perfettamente e a rendere semplice il pensiero di Hugo. Grazie per averlo pubblicato

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    1. Grazie a te per la lettura, sono contento tu l'abbia apprezzato.

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