mercoledì 5 agosto 2020

RECENSIONE DEL ROMANZO "IL FU MATTIA PASCAL" DI LUIGI PIRANDELLO


Pubblicato nel 1904, Il fu Mattia Pascal è il romanzo più famoso del celebre scrittore e drammaturgo Luigi Pirandello.
In quest'opera immensa, Pirandello riesce a racchiudere le principali caratteristiche della sua opera sia letteraria che drammaturgica.

Protagonista e narratore dell'opera è Mattia Pascal, che la scrive per poi lasciarla nella biblioteca di Boccamazza dove lavora. Il consiglio di mettere per iscritto la sua insolita esistenza gli viene dato dal suo collega nella biblioteca, don Eligio Pellegrinotto.
Mattia Pascal è un uomo privo di grandi qualità e aspirazioni, vive una giovinezza tranquilla mentre lentamente gli averi accumulati dal defunto padre vengono sperperati. La sua vita cambia quando decide di aiutare l'amico Pomino a sposare Romilda, la quale però si innamora di lui. Mattia e Romilda si uniscono e lei resta incinta così, dopo una serie di equivoci causati dalle mire del furbo e opportunista Batta Malagna, si sposano.
Dopo il matrimonio i sentimenti di Romilda nei confronti di Mattia si deteriorano, così la vita coniugale per i due diventa un incubo anche a causa delle continue ingiurie a cui lui è sottoposto dalla suocera. Romilda partorisce due gemelle; una muore dopo pochi giorni, l'altra dopo circa un anno. La seconda figlia muore nello stesso giorno in cui viene a mancare la madre di Mattia.
La vita di Mattia Pascal dopo la morte delle figlie diventa un supplizio. Incapace di trovarsi un buon lavoro e di dare sicurezza alla famiglia, devastato dal lutto per la figlia e per la madre, maltrattato dalla moglie e dalla suocera. Decide così di fuggire verso Marsiglia per poi partire alla volta dell'America, ma arrivato a Nizza legge un opuscolo che spiega come vincere alla roulette, quindi di reca a Montecarlo dove vince tanto da diventare ricco.
In possesso di una gran somma di denaro, Mattia decide di tornare a casa per mettere a posto suocera e moglie. Durante il tragitto in treno legge una notizia che lo sconvolge: nel suo paese si è suicidato un uomo che è stato identificato come Mattia Pascal. Essendo ormai considerato morto, decide di cambiare vita. Si fa chiamare Adriano Meis e, dopo aver girato un po' il mondo, si trasferisce in una stanza ammobiliata in affitto a Roma.
A Roma conosce Adriana, dolce e mite figlia del padrone di casa, se ne innamora e viene ricambiato. Si trova però di fronte all'impossibilità di ufficializzare il proprio amore perché per l'anagrafe non esiste. Lo stesso problema si presenta quando subisce un furto e si rende conto di non poterlo denunciare, poi viene offeso e scopre di non potersi rivalere. Consapevole di non poter vivere una vita da non-esistente, Adriano Meis simula il suicidio facendo credere di essersi buttato nel Tevere, poi torna nel suo paese.
Tornato a Miragno, Mattia rivela di non essere morto, ma scopre che Pomino ha sposato Romilda e ora vive con lei. Non pretende di tornare con l'ex moglie, con cui aveva vissuto un matrimonio infernale; lascia i due liberi di vivere insieme e si accontenta di una vita ritirata passata nella biblioteca di Boccamazza con don Eligio. Ogni tanto si reca sulla tomba dell'ignoto suicida seppellito come Mattia Pascal e vi depone una corona di fiori.

Ne Il fu Mattia Pascal la vicenda ruota tutta intorno al protagonista, che è l'unico personaggio davvero degno di nota. Non che gli altri personaggi non siano ben delineati; essi semplicemente rappresentano in modo diverso la stessa cosa, cioè la mediocrità: sono vili truffatori come Batta Malagna, o vecchi persi dietro fantasticherie come Anselmo Paleari (il padrone di casa a Roma), o donne tanto miti da sconfinare nella passività come Adriana e la madre di Mattia, o ancora persone opportuniste e prive di vero amore come Romilda e la madre.
Mattia Pascal è un inetto, un mediocre, privo di valori e concentrato solo su sé stesso. Si sposa con Romilda ma non appare mai capace di badare alla famiglia, infatti non riesce a trovare che un lavoro da poco nella biblioteca e solo grazie all'aiuto di un amico, poi quando la vita familiare lo schiaccia decide di fuggire e lasciare sola la moglie con la suocera. Parte per fare fortuna in America ma si ferma a giocare alla roulette; gli va bene, ma ciò non toglie che la sua rinascita sia frutto di un colpo di fortuna, non di un merito o di un'assunzione di responsabilità. Cambiata vita, si rende conto dell'impossibilità di condurre un'esistenza nascosta dalla legge, non ufficiale, quindi è costretto a tornare al passato. Si tratta di un uomo privo di qualità che trova la sua realizzazione nella non-esistenza quando si rifugia nella vecchia biblioteca.

In questo romanzo leggiamo del tentativo di un uomo qualunque di ribellarsi agli schemi della vita ed essere pienamente sé stesso. Fugge dalla gabbia che gli si è costruita intorno e prova a ripartire da zero, diventando un uomo nuovo e privo di passato. Finisce suo malgrado per sperimentare l'impossibilità di vivere al di fuori delle regole imposte dalla società, perché senza un'identità sociale non può far valere i propri diritti ed è alla mercé di chiunque. La lezione di Pirandello è importante: viviamo in un mondo di leggi ed è impossibile per chiunque uscirne, perché al di fuori di queste si perde la possibilità di vivere perfino i propri sentimenti, quindi si rimane prigionieri di una dimensione in cui l'anima è prigioniera del nulla, in cui si desidera ma non si può avere.
L'autore in questo romanzo ci mostra anche l'impossibilità di reprimere all'infinito i moti dell'animo. Adriano Meis sa di non dover legarsi sentimentalmente per non tradire la sua mancanza di passato e la sua legale non-esistenza; ci riesce per un po', poi incontra Adriana e se ne innamora, venendo risucchiato in una serie di eventi che lo spinge alla nuova fuga. L'uomo può decidere di non ascoltare quello che ha dentro, di anestetizzarsi l'anima, ma prima o poi questa si risveglia e inizia a dettare la sua legge.
In questo romanzo io ci leggo anche l'inesorabilità della vita. L'uomo imbocca delle strade nel corso della sua esistenza e spesso se ne pente, sperando di poter tornare indietro. Il fu Mattia Pascal ci dimostra come ciò non sia mai del tutto possibile: il protagonista fugge, addirittura ha un colpo di fortuna che lo rende ricco, eppure non riesce a cancellare i suoi errori nonostante ci provi, alla fine si trova costretto a tornare nel paese da cui era fuggito, alla famiglia da cui era scappato. Non c'è modo di ricominciare da zero e gli errori, in un modo o nell'altro, ci segnano per sempre.

Quest'opera fu accusata dalla critica di essere inverosimile. La storia del presunto morto che fugge e cambia identità, per poi tornare indietro e addirittura omaggiare la tomba che porta il proprio nome, a molti parve troppo lontana dalla realtà.
Pirandello rispose che la verosimiglianza è una condizione richiesta nei romanzi perché sono irreali, perciò devono sembrare veri, mentre la realtà essendo vera non sempre è verosimile. 
A sostegno della sua tesi, l'autore riportò un articolo del Corriere della Sera datato 27 marzo 1920 in cui si narrava di un elettricista, Ambrogio Casati, riconosciuto morto dalla moglie all'indomani del ritrovamento di un cadavere in un canale, mentre in realtà era in carcere; la donna lo fece per potersi risposare e fuggire col nuovo marito. Il signor Casati, uscito dal carcere, scoprì di essere morto; non si perse d'animo e andò perfino a far visita alla propria tomba. 
Citando l'articolo, Pirandello mostrò come la storia da lui pensata ne Il fu Mattia Pascal non fosse poi così lontana dalla realtà.

Il fu Mattia Pascal è uno dei pochi romanzi che ho letto due volte. La prima volta lo lessi che ero ragazzo, quindicenne o giù di lì, poi l'ho riletto a distanza di quasi vent'anni. Ricordo che allora mi colpì molto l'originalità della storia e l'apprezzai tantissimo, adesso invece l'ho apprezzata di più per i messaggi in essa contenuti e l'ho trovata più triste rispetto ad allora.  
Si tratta di un romanzo gradevole, scritto in modo semplice e per questo adatto a tutti, e appunto per la sua originalità adatto ad essere apprezzato anche dai più giovani. 

Francesco Abate
  

2 commenti:

  1. Il fu Mattia Pascal è, come pochi alti libri di altri autori, un'opera emblema della crisi dell'uomo nel Novecento e di come essa si possa risolvere solo attraverso cambiamenti drastici.
    Più che surreale, come la definirono ai tempi, la ritengo molto tragica.
    Bella ma tragica.
    Ti abbraccio.

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    1. Sono d'accordo con te. Ti confesso che la tragicità dell'opera l'ho colta solo con la rilettura "matura", perché da ragazzo invece non la captai.
      L'uomo del romanzo di Pirandello è in trappola, ingabbiato in una vita frustrante e vuota, in una totale assenza di valori, e scopre con la sua avventura che non c'è alcuna via di fuga.

      Grazie del commento.
      Baci.

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