domenica 8 novembre 2020

RECENSIONE DEL ROMANZO "L'AMMAZZATOIO" DI EMILE ZOLA

 

L'ammazzatoio di Emile Zola è un romanzo che iniziò a essere pubblicato a puntate sul giornale Le bien publique nel 1876, salvo poi essere bloccato per le proteste dei lettori. Dopo la pubblicazione su un secondo giornale, La Republique des letres, ebbe un enorme successo. Fu definitivamente pubblicato come libro nel 1877.
L'opera si colloca nel ciclo I Rougon-Macquart (di cui fa parte anche Nanà).

Protagonista della storia è Gervasia, una donna che vive in condizioni misere col compagno Lantier e i suoi due figli. Si trova a vivere nei bassifondi di Parigi perché, ancora ragazzina, fuggì con l'attuale compagno. A dispetto delle speranze e della romantica fuga d'amore, Gervasia vive una vita d'inferno: subisce i continui tradimenti del marito e spesso viene anche picchiata.
Gervasia ama Lantier nonostante tutto, eppure lui di punto in bianco fugge con un'altra ragazza, lasciandola sola e in miseria con due figli da mantenere.
Sebbene decida di dedicarsi solo al lavoro e alla crescita dei figli, si innamora di Coupeau, un brav'uomo che non beve (a differenza di Lantier) e che è davvero innamorato di lei. Si sposano e vanno a vivere insieme, nonostante la gelosia della sorella e del cognato di Coupeau. 
La nuova vita con Coupeau procede alla grande, tanto che Gervasia riesce a mettere dei soldi da parte e aprire una bottega, ma un incidente sul lavoro fa precipitare l'uomo nell'alcolismo, dando inizio a una nuova discesa inesorabile nella miseria economica e morale.

L'ammazzatoio è un romanzo che presenta diversi temi, ma quello principale è senza dubbio l'alcolismo. Gli uomini di Gervasia, Coupeau soprattutto, abusano di alcol e finiscono per imbruttirsi moralmente e rovinarsi economicamente. Coupeau è un uomo buono e laborioso, eppure l'alcol lo trasforma in un nullafacente che scialacqua il denaro guadagnato dalla moglie, lo fa diventare violento e prepotente con lei.
L'alcol non rovina soltanto chi in esso annega, ma causa dolori forse più intensi anche a chi gli sta intorno. Lo vediamo con la vicenda di Gervasia, ma in modo ancora più drammatico Zola ce lo mostra con la famiglia Bijard, i vicini di casa. Il signor Bijard è un'alcolista che, ubriaco, non risparmia mai alla moglie una pesante razione di botte; a seguito di uno dei soliti pestaggi, la povera donna muore. Morta la sig.ra Bijard, il marito inizia a sfogare la sua furia sulla figlia Laila di otto anni, finendo per far morire anche lei di percosse e di stenti.
La vicenda dei Bijard, insieme a quella di Gervasia stessa, introduce anche un altro tema fondamentale nel romanzo: la violenza domestica, principalmente quella sulle donne. Gervasia viene picchiata da Lantier e da Coupeau, i quali esercitano con durezza il ruolo di padroni nonostante sia lei a guadagnare i soldi che loro sperperano; a sua volta picchia quando deve difendersi, ma principalmente è costretta a subire.
Il destino da martire delle donne è rappresentato non solo dalle botte subite, ma anche dall'atteggiamento delle vittime nei confronti delle violenze domestiche: le subiscono con amarezza, rabbia e rassegnazione, senza mai tentare davvero la fuga da uno stato di cose tanto crudele e ingiusto. Per le donne l'unica vera liberazione dalla vita miserevole a cui sono destinate è la morte: solo morendo Gervasia si sottrae alla miseria e al degrado in cui l'alcolismo del marito l'aveva trascinata, e il becchino che la chiude nella bara si presenta come "il consolatore delle donne".
Altro tema dell'opera è il contrasto tra il benessere e la miseria. A poca distanza e all'interno della stessa città, cioè Parigi, ci sono una parte sfarzosa e bella e più nascosti i quartieri dei miserabili, dove vive la gente povera abbandonata a sé stessa e alla mercé dei vizi.
Pur non essendo uno dei temi principali dell'opera, L'ammazzatoio pone anche la questione della svalutazione del lavoro operaio a causa della tecnologia. Goujet, un amico di Gervasia, le fa vedere le macchine che ci sono nell'azienda in cui lavora e manifesta il timore che queste facciano perdere valore al lavoro dell'operaio umano; la previsione di Goujet si rivela, infatti gli operai subiscono un abbassamento dei salari.

La protagonista assoluta del romanzo è Gervasia, una giovane e bella donna che vive nei sobborghi di Parigi. Si tratta di una ragazza semplice, che vuole una vita tranquilla in cui crescere i figli con la certezza di dagli da mangiare e vestirli decentemente. Il suo progetto semplice viene però rovinato dagli uomini: prima dall'approfittatore Lantier, poi dall'alcolista Coupeau. Lei è parsimoniosa e lavoratrice, capace di mettere da parte i soldi guadagnati duramente, ma lentamente cade in rovina dietro agli uomini della sua vita e, sempre a causa loro, subisce una tremenda trasformazione morale. La donna laboriosa e parsimoniosa, avvilita dai danni subiti dagli uomini, degenera in una scialacquatrice esibizionista, un'alcolista, e finisce addirittura per prostituirsi a causa della fame. Anche il suo fisico si trasforma e segue l'anima di pari passo: all'inizio è giovane, con una lieve zoppia che non ne sminuisce per niente la bellezza, poi lentamente ingrassa in maniera abnorme e la sua andatura diventa palesemente claudicante, trasformandola in una figura grottesca. Muore in un sottoscala dove fino a poco prima aveva dormito un mendicante, sola e dimenticata da tutti.
Coupeau è il marito di Gervasia. All'inizio è un brav'uomo, l'ama davvero e la sposa nonostante lei abbia già due figli. Si rivela un compagno amorevole e laborioso, ma dopo l'incidente cambia drasticamente, diventa pigro e scivola nell'alcol. L'alcolismo lentamente lo trasforma, facendolo diventare scialacquatore e cattivo nei confronti della moglie. Anche fisicamente subisce i danni dell'alcol, infatti comincia ad avere problemi mentali e muore in manicomio, preda di spaventose allucinazioni.
Lantier è il primo compagno di Gervasia, un'opportunista che seduce le donne per succhiarne gli averi, poi le abbandona dopo averle ridotte in miseria. Lascia Gervasia sola con i suoi due figli, salvo poi ricomparire quando lei ha la bottega che fa buoni affari. Contribuisce alla rovina economica di Gervasia non senza prima averla sedotta, poi passa alla preda successiva.
Goujet è forse l'unico personaggio maschile positivo del romanzo. E' un uomo buono e laborioso, ama Gervasia e la corteggia perfino quando questa è diventata un'alcolista e fisicamente si è imbruttita. Può essere identificato come simbolo di una classe operaia virtuosa e lontana dai vizi della miseria, che viene però nascosta e perfino derisa da quella numericamentoe predominante, che invece è sciatta e preda dei peggiori impulsi.
Una citazione la meritano anche i signori Lorilleaux, il cognato e la sorella di Coupeau. Essi disapprovano le nozze dell'uomo con Gervasia perché perderanno il suo contributo economico, visto che lui alloggia presso casa loro, e per questo prendono lei in odio. Quando la donna risale la china e si sistema bene, diventano gelosi e non perdono occasione per diffondere pettegolezzi contro di lei. Quando alla fine lei va in rovina, godono nel vederla nel fango e ne sparlano in tutto il quartiere.

Il romanzo si chiama L'ammazzatoio perché pone come centro del peggiore dei mali, l'alcolismo, una bettola che si chiama "L'ammazzatoio di papà Coulombe". Un ruolo importantissimo svolge secondo me l'alambicco usato in questo locale; è tanto importante da farmelo considerare alla stregua di un personaggio.
Zola presenta l'alambicco come un diavolo tentatore, una sirena che col suo suono allo stesso tempo ripugna e seduce, respinge e attira, finendo per confondere la vittima col succo del suo lavoro e precipitarla nella rovina. Emblematica è la scena in cui Gervasia, seduta al tavolo con Coupeau, guarda l'alambicco con sentimenti contrastanti, temendolo e desiderandolo, odiandolo e amandolo; la scena precede l'inizio della definitiva caduta della donna nell'inferno degli alcolizzati.

L'ammazzatoio è un romanzo che presenta l'umanità nella sua immagine peggiore, deturpata dall'alcol e infangata dalla miseria. Così come in Nanà, Zola ci racconta una storia di rivalsa sociale che finisce male, in cui la protagonista riesce a rialzarsi dal fango solo per un attimo e poi ci affonda del tutto.
Si tratta di un'opera che affronta temi molto delicati ma anche molto attuali. Le epoche sono cambiate, ma alcol e droga mietono ancora tante vittime dopo averle private della dignità e deturpate nello spirito, così come le mura domestiche sono ancora troppo spesso sede di crudeltà e ingiustizie contro donne e bambini, e anche il tema della svalutazione del lavoro non è per niente superato.
A differenza di quello che la cultura di massa oggi ci fa credere, Zola ci insegna che volere non sempre è potere. Ci sono categorie sociali che non hanno alcuna possibilità di farcela: sono tartarughine indifese in viaggio verso il mare, ignare dei gabbiani che in picchiata calano inesorabili verso di loro. Anche oggi ci sono tante Gervasia, non solo donne, che vengono devastate da approfittatori, prepotenti, invidiosi, e private della speranza cadono nella trappola dei vizi, finendo per rovinarsi definitivamente. Zola prima ci ricorda che esistono, poi ci indica che sono a pochi passi da noi; se aguzziamo la vista riusciamo di certo a vederle.
Consiglio la lettura di questo romanzo per assimilare la lezione di Zola e per imparare che non dobbiamo condannare chi scivola nel fango, perché spesso è solo una vittima. Canta Branduardi in Domenica e lunedì: "Non è da tutti catturare la vita / non disprezzate chi non ce la fa".

Francesco Abate

4 commenti:

  1. Amo Zola, mi piace il suo modo di scrivere e di scandagliare l'animo umano. Tra i suoi romanzi il mio preferito è "Dietro la facciata" dove descrive bene l'ipocrisia della gente. Ottima la tua recensione.
    Buon pomeriggio!

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    1. Grazie mille!
      Anche in questo romanzo si vede chiaramente l'ipocrisia delle persone, le quali si comportano in modo diverso a seconda della presenza o dell'assenza di Gervasia, o ancora mutano i propri sentimenti in base alla sua condizione sociale.
      Di questo romanzo è comunque fantastico il modo in cui descrive il processo di deperimento morale della protagonista: ci mostra il suo spirito mentre precipita nel baratro.

      Buona serata.

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  2. Zola non lo conosco, di lui ho letto solo Germinale e ammetto che devo rifarmi un po'.
    Baci!

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    1. Germinale non l'ho letto, ma di Zola ho adorato sia questo romanzo che Nanà. Descrive con grande precisione lo squallore in cui può precipitare l'anima delle persone.
      Baci!

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